I micobatteri ambientali non sono patogeni per forza
Beran et al. [6] hanno studiato 6 acquari, ben stabili e apparentemente normali, alla ricerca di micobatteri (Tabella 3).
I ricercatori hanno isolato numerose specie di micobatteri (come M. fortuitum, M. chelonae etc) nell’ambiente – lumache, filtri, biofilm superficiali, piante, pesci etc.
Nessuno dei 19 pesci di cui è stata fatta l’autopsia avevano i granulomi caratteristici della micobatteriosi. Alcuni pesci avevano micobatteri, ma le specie erano le stesse presenti nell’acquario – lumache, piante, detriti sul fondo, nel filtro e sul vetro.
Molto probabilmente, il numero di micobatteri era insufficiente per causare malattia. Da notare che non è stato trovato alcun M. marinum.
I micobatteri ambientali sono parte degli ambienti naturali, dunque chiunque si aspetterebbe di trovarli anche negli acquari e nei pesci. Sfortunatamente, molte ricerche non quantificano la presenza di micobatteri nei pesci o nei loro ambienti. Elencano solo le specie trovate. Questo deriva dalla tradizione per cui se un laboratorio trova una singola colonia, questa è sufficiente per una diagnosi di malattia.
Oltre a questo, le procedure standard di coltura uccidono, senza volerlo, il 99.9% dei micobatteri effettivamente presenti [2].
I micobatteri entrano nei pesci attraverso la bocca e non attraverso le branchie o la pelle [17]. La digestione non uccide i micobatteri [12, 33], dunque ci si aspetterebbe di trovare micobatteri vivi nell’intestino, nelle feci [32] e nei detriti sul fondo dell’acquario.
I ricercatori [17] hanno trovato M. fortuitum negli intestini di 9 su 18 pesci zebra apparentemente in salute. Nessun pesce aveva granulomi o infiammazioni.
8 dei 9 pesci, dopo coltura per micobatteri, avevano da una a 20 colonie e solo nell’intestino. Un pesce, invece, aveva 400 colonie nell’intestino e qualche M. fortuitum nel fegato e nella milza.
Il fatto che M. fortuitum fosse stato in grado di oltrepassare le pareti intestinali del pesce e invadere fegato e milza potrebbe far supporre che questo pesce fosse ad elevato rischio di sviluppare la micobatteriosi.
I micobatteri ambientali probabilmente costituiscono una piccola frazione della microflora normalmente presente nell’intestino. Gli altri batteri aiutano a tenere sotto controllo il numero di micobatteri ingeriti, privandoli dei nutrienti e posti di insediamento nell’intestino.
La malattia potrebbe quindi svilupparsi quando la flora intestinale viene intaccata improvvisamente, ad esempio da un trattamento antibiotico.