Betta channoides

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Betta channoides (Kottelat & P. K. L. Ng, 1994) è una piccola specie di pesce che vive nelle acque stagnanti del Borneo, in una piccola area del Kalimantan Orientale, Indonesia.

Kalimantan orientale
La provincia del Kalimantan Orientale è una delle più estese dell’Indonesia.

Il nome channoides significa “dalla forma simile a Channa“. Effettivamente ci assomigliano, solo in versione tascabile.

Ora, sono sicuro che morite dalla voglia di sapere qualcosa in più a proposito di questo simpatico pinnuto (altrimenti che state leggendo a fare?), tipo comportamenti, dimorfismo sessuale, condizioni di allevamento, ma prima un po’ di…

Tassonomia

… in una comoda tabella offerta gentilmente dalla fonte del sapere universale (Wikipedia per gli amici):

Snakehead betta
Regno: Animalia
Phylum: Chordata
Classe: Actinopterygii
Ordine: Anabantiformes
Famiglia: Osphronemidae
Genere: Betta
Specie:
B. channoides

 

L’ordine degli Anabantiformi (che comprende Nandoidei, Channoidei a Anabantoidei) è composto da un gruppo di pesci accomunati da un organo respiratorio, il labirinto, che permette loro di respirare anche aria atmosferica, in aggiunta all’ossigeno disciolto in acqua.

Ciò ha permesso loro di colonizzare stagni e corsi d’acqua con bassissima concentrazione di ossigeno disciolto. A questo proposito devo dire che in due anni e oltre di allevamento di questa specie non ho mai visto un esemplare salire in superficie per prendere “una boccata d’aria”; sottolineo però che utilizzo filtri ad aria che forniscono normalmente una più che buona ossigenazione in vasche piccole (per chi non ha dimestichezza con il suddetto filtro, in pratica, si ha sempre un ossigenatore attivo in vasca).

Ora che noi tutti conosciamo la tassonomia riguardante questo piccolo pesce, passiamo a qualcosa di più interessante. Per esempio qui un maschio mentre rutta.

Betta channoides maschio

Morfologia di Betta channoides

Le specie Betta channoides e Betta albimarginata costituiscono insieme il sottogruppo albimarginata, un insieme di specie strettamente correlate all’interno del genere, diverse da tutti gli altri membri nel disegno della livrea e dal possesso di 9-12 spine nella pinna anale vs. 0-4.

Betta channoidesFortunatamente, non è necessario contare i raggi delle pinne per riconoscere questo pesce: come detto,  si tratta di una specie piccola, circa 5 cm di lunghezza massima da adulto, con uno spiccato dimorfismo sessuale. I maschi si presentano di uno sgargiante colore rosso, mentre le femmine, normalmente in mimetica grigio-marrone, in riproduzione mostrano una attraente livrea bandeggiata. Le pinne si mostrano bardate di nero e bianco e la forma della testa è leggermente schiacciata, distinguendosi dalla forma classica dei Betta e ricordando (guarda un po’) le Channa.

Distinguere B. channoides da B. albimarginata

Se il gruppo albimarginata è decisamente caratteristico, distinguere B. channoides e B. albimarginata è molto più complicato, e si basa principalmente su lievi differenze nel pinnaggio (a meno di un test del DNA sottomano).

Betta channoides
Mi scuso per il riflesso nella foto ma è forse l’immagine in mio possesso che meglio mette in mostra le pinne.

La colorazione delle pinne in B. albimarginata, ad eccezione delle pinne pettorali, è costituita da una larga fascia distale bianca, ampia banda sottomarginale scura, con margine esterno acuto e margine interno meno acuto, e una porzione interna rossa chiara, mentre in B. channoides la pinna dorsale è quasi interamente rossa con solo una sottile fascia bianca distale e la fascia sottomarginale nera,  che nella pinna caudale non arriva alla parte più alta della pinna.

La colorazione di base del corpo differisce tra le due specie, tendendo verso un rosso mattone leggermente spento in B. albimarginata maschio, mentre è di un brillante rosso scarlatto in B. channoides. In generale la livrea di B. albimarginata si presenta, nei maschi più spenta. Questa caratteristica è però influenzata pesantemente da altri fattori (primo tra tutti lo stato di stress dell’animale), rendendo possibile l’identificazione certa solo ad occhi esperti e dopo un adeguato periodo di acclimatazione (non sperate di distinguerli in negozio).

In altre parole: buona fortuna!

Distribuzione e habitat di Betta channoides

Purtroppo non ho molto da aggiungere rispetto a quel che ho scritto in apertura di articolo. Si tratta di una specie con un areale di distribuzione piuttosto ristretto: si ritrova solo nell’isola del Borneo (Indonesia), nella regione del Kalimantan Orientale (o Kalimantan Timur).

Il classico habitat di questo pesce sono stagni e corsi d’acqua a scorrimento lento, caratterizzati pochissima profondità, acqua molto acida e durezze inesistenti, con grandi quantità di tannini disciolti (che conferiscono un colore scuro, marrone) dovuti alla gran quantità di materiale vegetale immerso. In pratica vivono nascosti in distese di foglie secche cadute, allagate da decina di centimetri scarsi d’acqua.

Valori in natura

La conducibilità si attesta su valori inferiori a 200 µS/cm (nella stagione delle piogge arriva a meno di 40 µS/cm), mentre il pH non sale sopra a 6.5 mentre può raggiungere valori decisamente minori, attorno a 4.
La temperatura dell’acqua è abbastanza alta: difficilmente scende sotto i 22/23 °C ma può arrivare a più di 30 °C, senza grandi fluttuazioni stagionali o giornaliere.

Un habitat minacciato

Inserisco in questa sezione una particolare notizia di fondamentale importanza. Si tratta di una specie minacciata ed è perciò classificata come “endangered” dalla IUCN Red List. L’areale di distribuzione è limitato, ristretto a tre sole località, si sta restringendo ulteriormente e la popolazione è in calo. Quindi, lasciando da parte gli scherzi per un attimo, pongo l’attenzione su un fatto di vitale importanza: è una specie a rischio di estinzione, è preziosa.

Gli esemplari che circolano tra i privati vanno preservati e, per quanto possibile, riprodotti, in modo da limitare il più possibile il prelievo in natura e mantenere questa specie, per lo meno in cattività. Scegliete esemplari riprodotti in cattività e, per quanto possibile, riproduceteli e cedeteli a vostra volta!

Comportamenti di Betta channoides

Gli abbracci riproduttivi

B. channoides è una specie di anabantide incubatore orale maschile. Le uova sono rilasciate poco alla volta, fecondate durante i molteplici abbracci riproduttivi (la fecondazione è esterna è l’abbraccio deve avvenire correttamente perché le uova siano fecondate), e raccolte in bocca dalla femmina. Alla fine dell’accoppiamento le uova fecondate vengono passate dalla femmina al maschio. Da questo momento inizia il periodo di incubazione.

L’incubazione orale e la crescita degli avannotti

Il maschio si nasconde tra le foglie e rimane pressoché immobile per i successivi venti giorni circa, ossigenando e movimentando le uova all’interno della cavità orale (a.k.a. la bocca). Dopo circa tre settimane (a 25 °C circa), il maschio rilascia una ventina di avannotti, scuri, completamente formati, senza sacco vitellino, pronti per iniziare ad alimentarsi. Il maschio non mangia gli avannotti né li attacca; nei primi giorni e anche successivamente si mostra abbastanza tranquillo, senza però proteggere attivamente la nidiata.

Le femmine sono tutto il contrario: come nella maggior parte degli incubatori orali maschili, le femmine si occupano di sfogare tutta l’aggressività. Si mostrano aggressive verso le altre femmine, verso i maschi non dominanti, verso i giovanili, e cacciano gli avannotti sin da appena schiusi. Belle tipette eh…

Infatti, viene spesso consigliato il trio invertito (2M – 1F) ma sinceramente ho trovato che la gestione più semplice sia la coppia, altrimenti il maschio “sottomesso” piglia un po’ troppe botte.

Appena nati gli avannotti sono scuri (alcune notizie da parte di allevatori riportano che in B. albimarginata gli avannotti siano chiari), e mantengono una colorazione marrone grigio fino alla maturità sessuale, quando nei maschi, compare la caratteristica (e meravigliosa) livrea scarlatta.

Comportamenti di Betta channoides

I maschi dominanti mantengono la livrea scarlatta costantemente se mantenuti al meglio. Se sottomessi o stressati, la livrea si spegne e vira verso il marrone. Sulle pinne rimane un lieve bandeggio bianco-nero.

Le femmine invece rimangono in tenuta mimetica, tranne  quando virano verso la livrea tigrata da parata, sfoggiata davanti al maschio o davanti agli avversari, siano essi maschi sottomessi, giovanili non maturi o altre femmine. Anche il maschio quando vuole mostrarsi aggressivo verso altri esemplari, pur rimanendo scarlatto, mostra la bandeggiatura verticale, soffusa in sottofondo.

A volte compaiono delle macchie marroni sulle pinne (o raramente sul corpo), che io ho interpretato come segni di stress, ma senza aver trovato nessun riscontro su questa mia teoria. In qualsiasi caso vanno e vengono, non si tratta di una condizione particolarmente preoccupante.

Si tratta di una specie dal forte istinto cacciatore. In pochi mesi ha eliminato una fiorente colonia di caridine adulte, grandi la metà dei Betta (daphniae e baby caridine non sono durate più di un paio di giorni, specialmente le seconde).
Se viene somministrato cibo vivo vi si fiondano.

L’acquario per Betta channoides

Per esperienza personale questa specie può essere ospitata al meglio anche in acquari relativamente piccoli, se si mantiene la coppia. Per il trio ci vogliono invece acquari un po’ più “grandi”. Consiglio l’allevamento di questa specie in mono-specifico, una vasca tutta per loro: vi ripagheranno.

Acquario Betta
Vista dall’alto del mio acquario, per mostrare cosa intendo con “tappeto di foglie.

Esperienza con Betta channoides

Porto la mia esperienza come esempio.
La vasca principale in cui li mantengo è in realtà una tartarughiera bassa di 60×30×20 cm. Inizialmente ho inserito 5 esemplari (3M e 2F), con una coppia decisamente più grande del restante trio. Appena arrivati hanno convissuto sufficientemente bene per qualche mese dividendo sommariamente i territori. Ma presto, quando la femmina più grande ha raggiunto la maturità sessuale, essa ha stressato fino ad ucciderli gli esemplari più piccoli. Sono rimasto con un trio invertito in cui i due maschi tutto sommato si ignoravano, avendo accettato una specie di divisione egualitaria della vasca, ma con una netta dominanza di uno sull’altro.

Il problema è sempre stata la spiccata aggressività della femmina, che prendeva di mira il non-dominante. Tutto ciò per dire che sono pesci piccoli, che non creano problemi dal punto di vista del carico organico. D’altra parte, va tenuto conto la loro spiccata aggressività intraspecifica.

Sono pesci che stanno prevalentemente sul fondo, tra le foglie, ma una volta acclimatati non è raro vederli uscire e sostare al di sotto di strutture quali rami in superficie o piante galleggianti. Sono abbastanza timorosi se non sono presenti strutture galleggianti o se la luce è troppo intensa, ma sono perfettamente in grado di stressarsi a morte pur con un acquario pieno di nascondigli. Reputo che la coppia sia la soluzione più semplice e godibile, in un acquario piccolo. Un gruppo è molto interessante e gestibile se si può fornire una area di base adeguata (80-100 cm di lunghezza con molti nascondigli).

In acquari piccoli

In acquari più piccoli (per esempio 40×30 o 30×30 cm) la convivenza diventa più complicata. Non sono pesci che hanno necessità particolari di nuoto ma dimensioni così contenute portano ad avere grosse difficoltà nella convivenza della coppia. Maschio e femmina, spostati in un acquario così piccolo spesso mal si sopportano. Diventa una possibilità solo per allevatori che possono pescare gli esemplari da un gruppo folto fino a trovare una coppia che funzioni (suppongo che il fattore maggiormente discriminante sia principalmente l’età: più gli esemplari sono vecchi, meno sono inclini ad accettarsi). Ciò implica anche di avere vasche di appoggio. Insomma: non comprate una coppia già adulta per metterla in un acquario troppo piccolo sperando funzioni, perché spessissimo non è così.

Io quando ho provato a spostare una coppia/trio in un acquario così piccolo ho dovuto fare 5/6 tentativi coinvolgendo altrettanti pesci diversi del gruppo. I primi maschi (adulti ormai da un po’) non hanno minimamente accettato la femmina anche se pronta all’accoppiamento. Io ho tre vasche di vario litraggio che ospitano questa specie e fortunatamente sono riuscito a evitare danni  ai pesci, ma non mi sento di consigliare acquari così piccoli a nessuno che non abbia vasche di appoggio e esperienza sufficiente per leggere i comportamenti di questi pesci.
Ovviamente il litraggio deve essere sempre sufficiente a mantenere una elevata qualità dell’acqua e i corretti parametri (pur essendo pesci piccoli sconsiglio di scendere sotto i 25/30 litri).

Gruppo di Betta channoides

Volendo ospitare un gruppo consiglio acquari dall’area di base decisamente maggiore per gestire l’aggressività. Sono pesci che vivono in pochi centimetri d’acqua in natura e non sfruttano particolarmente la colonna ma, ovviamente, la presenza di nascondigli, quali legni e piante, sviluppati in altezza, è sicuramente un aiuto per gli esemplari presi di mira.

Ad ogni modo, non eccederei: dovendo dare dei parametri, anche a seconda del numero degli esemplari, non scenderei sotto 70×30 con un po’ di colonna e molti nascondigli. Se le condizioni sono corrette, con un buon numero di avannotti, consiglierei una base più ampia (almeno 80-100 cm, anche con colonna d’acqua limitata) per mantenere più esemplari in maniera più consona (e semplice).

Se si riescono a reperire esemplari nati in cattività si tratta di pesci abbastanza robusti, ma per essere allevati al meglio consiglio:

  • acqua morbida (GH e KH minori di 3 punti ciascuna)
  • pH da subacido ad acido (minore di 6.5)
  • presenza di tannini

Betta channoides wild

In caso volessimo cimentarci con esemplari wild meglio estremizzare un po’ i valori, usando acqua d’osmosi pressoché pura, con durezze nulle, acidificanti (meglio se naturali), pH 6 e ricchezza di tannini.
Più le condizioni si avvicinano a quelle descritte per i wild, maggiori sono le percentuali di schiusa.

Temperatura

Sulla temperatura ho raccolto informazioni più contrastanti. Si tratta di una specie di acqua calda, che mal sopporta temperature inferiori ai 20-22 °C. Consultandomi con un noto allevatore italiano (thanks Massimo Tavazzi) mi era stato consigliato di allevarli a temperatura “bassa”, diciamo anche sotto i 20 gradi, in modo che i pesci non si stressassero per via di un metabolismo troppo accelerato, e fossero in grado di sopportare i picchi estivi (over 28-30 gradi).

Io però non supero mai i 25/26 °C e sinceramente ho notato un po’ di stress (comparsa delle macchie, livrea più spenta) e apatia abbassando la temperatura sotto i 22-23 gradi. Non avendo nessun caldo torrido da dover contrastare ho deciso di impostare il riscaldatore su 24 gradi così da avere non meno di 23 gradi in vasca. Durante un trasloco però mi è successo che si fulminasse un riscaldatore e i pesci sono rimasti per un certo periodo a circa 19 gradi. Non ho notato particolare mortalità legata alla temperatura (varie taglie), ma un sensibile calo nel metabolismo. In questo senso, valuto che la proposta di dare una certa ciclicità ai pesci sia sensata.

Nell’ambiente da cui provengono non sperimentano temperature così basse, ma non dimentichiamo mai che i pesci che alleviamo, anche cercando di ricreare fedelmente le condizioni in natura, vivono in acquario e questo spesso porta ad accortezze necessarie per farli vivere la meglio.

Filtraggio, illuminazione e arredo

Sono pesci che non vivono certo in forte corrente, per questo ho optato per un filtro ad aria. Questo mi permette di ottenere tutta la filtrazione di cui ho bisogno e, al contempo, facilitare la proliferazione di microfauna, estremamente utile come integrazione alimentare (essenziale per gli avannotti). E fornisce ossigeno in abbondanza.

Non sono pesci timidi, ma escono molto più volentieri se hanno qualcosa sopra la testa e un’illuminazione non esagerata. Consiglio di utilizzare delle galleggianti in quanto sono apprezzate da avannotti e adulti. Io ho usato della Salvinia ma qualsiasi galleggiante va bene. Inoltre si possono utilizzare delle Cryptocoryne e del Microsorum pteropus (volendo usare piante originarie dell’isola). Anche piante a stelo e muschi possono rivelarsi utili nell’allestimento.

Ciò che secondo me non deve mancare sono le foglie. In natura vivono in distese di foglie cadute e riproporre questo ambiente aiuta ad allevare questi pesci al meglio. Quindi via libera a foglie e legni (rigorosamente secchi). Ottime la catappa (senza esagerare), la magnolia, la quercia e il faggio.

Sempre Massimo (l’allevatore di cui ho parlato sopra) consigliava di fornire nascondigli (quali rami, piante) anche nella parte superiore dell’acquario, in quanto aveva osservato i suoi maschi incubare anche tra gli ostacoli vicino alla superficie. Personalmente, i miei maschi si sceglievano una foglia e rimanevano lì nascosti per quasi tutto il periodo di incubazione. Li ho sempre visti rintanarsi tra le foglie, coperti di detrito vegetale. Inoltre, la distesa di foglie crea nascondigli ideali per gli avannotti, che al suo interno, oltre che rifugio, trova la microfauna essenziale per il sostentamento nel primo mese di vita.

Attenzioni per il letto di foglie

Il letto di foglie però può essere una scelta poco saggia, se non gestito al meglio. Parlando con Massimo e confrontando le nostre esperienze di allevamento, l’elevato materiale organico che deriva dalle foglie stesse risulta essere un problema serio, soprattutto in concomitanza dei picchi estivi.

Il consiglio è che, in presenza di elevate quantità di foglie e legni, si applichino ulteriori attenzioni in preparazione dell’estate. Giocando in anticipo, si può pensare a rimuovere un po’ di materiale organico (soprattutto detrito e foglie) dall’acquario ad inizio estate. Bisogna porre particolare attenzione a mantenere l’acqua pulita e ossigenata, particolarmente nei periodi in cui la temperatura sale sopra i 27/28 °C per più giorni, eventualmente aumentando la frequenza dei cambi.

Ambratura e fondo

Non è necessario, per il benessere del pesce, che siano immersi nella Coca-cola: una leggera ambratura è più che sufficiente. Il resto è dettato dai gusti personali dell’allevatore, ma mi sento di sconsigliarne l’allevamento in assenza di ambratura, con acqua cristallina e magari luce forte. I pesci si mostrerebbero poco e anche la livrea ne risentirebbe.

 

Betta channoides
Trova il Betta!

Il fondo non è di particolare importanza, unica accortezza che sia assolutamente inerte, in modo da non contrastare gli acidificanti che inseriremo (naturali o non).

Sconsiglio l’allevamento con altri pesci, anche perché la mia personale esperienza si limita all’allevamento in monospecifico. Immagino però che la presenza di qualche microciprinide, come Boraras, Microdevario o Sundadanio non dia particolare fastidio ai betta.

Alimentazione di Betta channoides

Femmina Betta channoides
Non è facile da vedere, ma questa è una femmina di Betta quasi adulta con una caridina adulta in bocca (era lunga quasi la metà di lei, si vede spuntare l’addome del crostaceo). RIP.

Sono pesci carnivori, che si nutrono principalmente di invertebrati acquatici e insetti. Accettano anche il secco se opportunamente condizionati, ma preferiscono il congelato (e, ovviamente, il vivo). Una valida alternativa potrebbe essere rappresentata dal canned food (delle lattine di cibo cotto a bassa temperatura – apprezzatissimo dai pinnuti), ma visto le quantità esigue che consumano la vedo una soluzione vantaggiosa soprattutto se si allevano altre specie oltre a questa.

Come alimenti base, ottimi sono daphniae, artemia e mysis. Molto apprezzati sono i chinomorus, ma è meglio non esagerare, mentre i tubifex, altrettanto apprezzati, tendono a gonfiarli molto. In generale possono essere somministrati tutti gli invertebrati acquatici, ma con moderazione e buonsenso, rispettando sempre la buona pratica di qualche giorno a settimana di digiuno.

Per gli avannotti è bene non far mai mancare del cibo (microworms, nauplii di artemia, cichlops, anche canned food o, alla peggio, congelato, etc), per poi abituarli gradualmente a qualche giorno di digiuno settimanale.

Riproduzione di Betta channoides

Betta channoides riproduzione
Appena concluso il passaggio delle uova dalla femmina (ancora in livrea riproduttiva) al maschio (con la bocca piena).

Inizio questo paragrafo con una precisazione importante: il periodo di maggior fertilità e di più alto successo riproduttivo si ha tra il primo e il secondo anno di età. Non sono pesci che crescono velocemente; ci mettono circa 10/12 mesi ad arrivare a maturità sessuale completa. Passati i due anni, però, il successo riproduttivo cala vistosamente: la femmina è meno fertile, il maschio ha maggior difficoltà a portare a compimento l’incubazione ed entrambi i sessi sono notevolmente meno inclini ad accettare altri esemplari nello stesso territorio. È bene quindi assicurarsi sempre dei riproduttori che siano nel loro miglior momento.

Ho già parlato dello spettacolare abbraccio caratteristico del genere. Ora dovrei ripetermi ma per fortuna (vostra e mia) sono riuscito a filmarlo, quindi lascio parlare le immagini.

Normalmente inizia di mattina presto e si protrae per qualche ora. Poi si può notare il maschio con una bocca gigantesca e la femmina notevolmente dimagrita. Il maschio quindi cerca un posto tranquillo dove restare a prendersi cura dell uova. Come detto, le ossigena e le muove con movimenti degli opercoli all’interno della bocca. Può arrivare ad “ospitare” ben più di 20 uova. Dopo circa tre settimane gli avannotti sono pronti per essere rilasciati. Il maschio esce allo scoperto e inizia a cercare un luogo tranquillo per rilasciare gli avannotti.

Interventi durante la riproduzione

Personalmente questo è il momento in cui intervengo se voglio garantirmi un buon numero di avannotti. Gentilmente, catturo il maschio e lo isolo in una nursery a rete, con qualche galleggiante e foglia sul fondo. Così facendo riduco lo stress al minimo e mi assicuro che la femmina non si cibi degli avannotti. Lascio lì il maschio tranquillo finché non sputa tutti gli avannotti. Il maschio non caccia gli avannotti quindi non c’è nessun rischio a lasciargli tutto il tempo che gli serve (normalmente dopo un giorno da quando sputa il primo, tutti gli avannotti sono rilasciati).

Quindi sposto il maschio in un’altra nursery a rete e sposto la nursery con gli avannotti, senza mai esporli all’aria, in una vaschetta. Li ambiento all’acqua della vasca di accrescimento (con valori simili/uguali alla vasca di riproduzione) ed, infine, ivi li rilascio. Si tratta a tutti gli effetti di betta in miniatura, lunghi un paio di millimetri al massimo, pronti ad alimentarsi. Sono decisamente robusti, e sopportano questo trattamento senza perdite.

Il maschio lo mantengo in isolamento un paio di giorni almeno, per avere la possibilità di alimentarlo a dovere, altrimenti si ri-accoppierebbe immediatamente, se la femmina dovesse essere pronta. Sopportano tranquillamente 2/3 riproduzioni consecutive ma non è certo una pratica che consiglio. Meglio dargli una pausa rigenerante.

Avanotto di Betta channoides
Avanotto di Betta channoides a un giorno di vita.
Avanotto di Betta channoides
Avanotto di Betta channoides a tre giorni di vita.

Alternativamente, per rallentare le riproduzioni si può condizionare la femmina… ma al contrario. In pratica si centellina il cibo dopo l’abbraccio riproduttivo. Mentre il maschio incuba, non si alimenta la femmina. O meglio la si alimenta molto poco, una volta a settimana (ovviamente funziona se non c’è cibo vivo in vasca).

Infine, la terza opzione è mimare una stagionalità, magari nei periodi più estremi dell’anno, estate ed inverno. Si alza la conducibilità in vasca con dei cambi mirati e, in teoria, con l’aiuto di temperature troppo basse o alte, si dovrebbero interrompere le riproduzioni, che invece avverrebbero in corrispondenza di primavera e autunno.

Gestione delle riproduzioni con un trio

Allevare un trio in teoria aiuterebbe la gestione delle riproduzioni. In condizioni ideali, come quelle dell’acquario, con parametri adatti e abbondanza di cibo, la femmina sviluppa delle uova pronte all’accoppiamento più velocemente di quanto  il maschio incubi. Ciò, in natura aiuta a massimizzare le riproduzioni, permettendo alla femmina di accoppiarsi con quanti più maschi possibile. Ecco che quindi un secondo maschio, pronto accoppiarsi mentre il dominante incuba, può meglio cadenzare le riproduzioni. Ma come detto sopra non è che si tratta di una reale alternanza nella dominanza. Nel mio caso, il maschio sottomesso continuava a prenderne di più e alla fine ne ha risentito tanto da costringermi a separarlo, lasciando la coppia.

Fallimento nell’incubazione

Se il maschio è giovane, magari alla prima riproduzione, spesso non è in grado di portare a termine il periodi di incubazione. In questi casi, nell’arco di un paio di giorni ingoia le uova e si gonfia come un pallone per via della massa ingerita (avete presente i casi di idropsia?!). È normale e non si può agire in nessuno modo (magari non alimentatelo). In qualche giorno le uova vengono digerite e la coppia riproverà la riproduzione non appena anche la femmina sarà nuovamente pronta.

Separare gli avannotti, ovviamente, ne massimizza la sopravvivenza, ma se la vasca è adeguatamente gestita e piena di nascondigli, non è raro che un buon numero di avannotti raggiunga la maturità anche in vasca. E sì… appena diventano abbastanza grandi se le danno.

Ringraziamenti

La mia gratitudine prima di tutto va allevatore che me li ha dati, assieme ad un sacco di conoscenza decennale sull’allevamento di questa specie (li chiameremo Eric).
Un grazie enorme al Massimo Tavazzi che mi ha fornito delle info utili per attuare l’allevamento di questa specie stupenda anche in Italia (sì, io sono emigrato). E a Diego per l’editing di questo e di tutti gli altri articoli che vedete in archivio.

Bibliografia

  1. Kottelat, M. and P. K. L. Ng, 1994 – Ichthyological Exploration of Freshwaters 5(1): 65-78 Diagnoses of five new species of fighting fishes from Banka and Borneo (Teleostei: Belontiidae).
  2. Tan, H. H. and P. K. L. Ng, 2006 – Ichthyological Exploration of Freshwaters 17(2): 97-114 Six new species of fighting fish (Teleostei: Osphronemidae: Betta) from Borneo.
  3. Tan, H. H. and P. K. L. Ng, 2005 – Raffles Bulletin of Zoology Supplement 13: 43-99 The fighting fishes (Teleostei: Osphronemidae: Genus Betta) of Singapore, Malaysia and Brunei.
  4. Tan, H. H. and P. K. L. Ng, 2005 – Raffles Bulletin of Zoology Supplement 13: 115-138 The labyrinth fishes (Teleostei: Anabantoidei, Channoidei) of Sumatra, Indonesia.
  5. Wheaterspark.com Kalimantan Timur
  6. Wikipedia. Betta channoides
  7. SeriouslyFish. Betta channoides
  8. Fishbase. Betta channoides

Crediti

Cartina Indonesia: By TUBS – Own workThis W3C-unspecified vector image was created with Adobe Illustrator. This file was uploaded with Commonist. This vector image includes elements that have been taken or adapted from this: Indonesia location map.svg (by Uwe Dedering), CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=16763659