Micobatteriosi nei pesci d’acquario

Traduzione di Mycobacterioris in Aquarium Fish Plants di Diana Walstad (versione maggio 2017).

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Micobatteri negli allevamenti di pesci zebra (Danio rerio)

Molti laboratori di ricerca usano correntemente i pesci zebra per studiare i fattori di infettività dei micobatteri coinvolti nelle malattie dell’uomo. Ironicamente, vari allevamenti che riforniscono questi laboratori hanno avuto devastanti epidemie di micobatteriosi.
Per prevenire e gestire questi problemi, gli scienziati coinvolti hanno documentato attentamente le loro scoperte. Queste informazioni pubblicate possono essere molto utili per gli acquariofili alle prese con un problema molto complesso.

Prima di tutto, si impara che persino le strutture in grado di fornire le migliori cure ai pesci non sono immuni al problema. Ci saranno sempre potenziali micobatteri patogeni negli acquari e ci saranno sempre pesci vulnerabili.
I lavoratori negli allevamenti, lavorando con svariati acquari, potrebbero non accorgersi di un pesce con una micobatteriosi senza sintomi. Il pesce infetto cronicamente, quindi, comincia a rilasciare in acqua grandi numeri di batteri nella colonia. La micobatteriosi può quindi diffondersi agli altri acquari attraverso schizzi d’acqua o micobatteri negli aerosol oppure attraverso del cibo vibo infetto.

M. marinum ha tormentato un allevamento di pesci zebra per anni [29]. Nel 2010, il problema ha raggiunto il picco quando M. marinum ha infettato tre lavoratori (“sindrome dell’acquario”).
L’epidemia c’è stata nonostante l’allevamento avesse avviato l’attività con uova sterilizzate, usato filtri sterilizzatori, fornito eccellenti cure ai pesci e usato un programma di pesci sentinella. (Per monitorare micobatteriosi latenti, molti allevamenti usano “pesci sentinella” nelle sump, dove ricevono l’acqua direttamente dagli acquari principali, prima di essere filtrata e sterilizzata. I ricercatori quindi effettuano l’autopsia dei pesci sentinella dopo vari mesi e li esaminano alla ricerca di micobatteriosi e altre malattie croniche [23]).
Controlli a campione hanno trovato contaminazioni di M. marinum nella struttura – nelle colture di cibo vivo, nei tubi dell’acqua e persino nella tastiera di un computer nella fish-room.

Come contromisura, l’allevamento ha potenziato i controlli. I pesci sentinella venivano controllati più frequentemente (3 mesi anziché 6). Le colture di cibo vivo sono state spostate lontano dagli acquari per evitare contaminazioni attraverso schizzi o aerosol. Gli acquari con i pesci più vecchi sono stati spostati in basso, mentre quelli con i pesci più giovani (infetti con minore probabilità) sono stati posizionati in alto. I pesci più vecchi di due anni e al termine del periodo riproduttivo sono stati eliminati.
Gli acquari sono stati svuotati e sterilizzati per mezzo del calore ogni tre settimane, per eliminare i biofilm.
I ricercatori hanno studiato attentamente la procedura di sterilizzazione delle uova e hanno osservato che esporre le uova fecondate a 30 ppm di ipoclorito di sodio per 10 minuti era altamente efficace.
Nel 2015, M. marinum non è stato completamente eliminato dall’allevamento ma la diffusione è stata riportata sotto controllo e il suo impatto minimizzato [29].

Distruggere tutti i pesci e ripartire daccapo non elimina i micobatteri ma può eliminare con successo un patogeno radicato. Una specie di M. haemophilum, molto infettiva, ha costretto un allevamento a disinfettare tutto e ripartire con nuovi pesci zebra [43].
Già dopo 4 settimane dall’introduzione dei nuovi pesci (da embrioni sterilizzati), i ricercatori hanno trovato micobatteri. Mesi dopo, cinque specie di micobatteri (M. abscessus, M. chelonae, M. fortuitum, M. gordonae e M. phocaicum/mucogenicum) avevano colonizzato gli acquari e le sump.
Due anni dopo, la totale pulizia sembra aver avuto successo. Ogni tanto, un pesce esaminato rivela micobatteri della specie M. chelonae. Tuttavia non ci sono più epidemie di micobatteriosi o tracce dell’originale M. haemophilum che aveva causato così tanti problemi.