L’impianto CO2 in acquario è spesso argomento dibattuto, tra chi ne propugna l’uso assoluto ed obbligatorio e chi grida “vade retro“.
Chi ha ragione?
Scopriamolo insieme, comprendendo quello che l’impianto fa!
A cosa serve l’impianto CO2 in acquario?
L’impianto CO2 serve per immettere anidride carbonica (CO2) in acquario.
Gli scopi principali di questa immissione sono due:
- immettere carbonio in acqua, affinché possa essere usato dalle piante;
- acidificare l’acqua, ovvero abbassarne il pH.
Vediamo nel dettaglio.
1. Immissione di carbonio in acqua
Il carbonio è uno degli elementi nutritivi più richiesti dalle piante e, quasi sempre, negli acquari è il fattore limitante.
Il fattore limitante è quell’elemento che, secondo la Legge del Minimo, limita (da cui il nome) lo sviluppo della pianta.
Immettendo anidride carbonica, inseriamo carbonio e quindi andiamo a fornire proprio quell’elemento che nella maggior parte dei casi manca per un vigoroso sviluppo della flora.
2. Acidificazione dell’acqua
Inserendo anidride carbonica in acqua si ha un abbassamento del pH dell’acqua.
Tale acidificazione è spesso gradita, sia per chi tiene le piante (che generalmente apprezzano un pH sub-acido) sia per chi tiene alcune specie di pesci che richiedono un pH minore.
Ma serve l’impianto per la CO2 nell’acquario?
L’unica risposta sensata a questa domanda è: dipende.
Diffidare da chi dice diversamente, poiché probabilmente non ha capito bene a cosa serva l’impianto e dunque lo ritiene o sempre necessario o sempre inutile.
Abbiamo visto che gli scopi dell’impianto sono principalmente due, ovvero fornire carbonio alle piante e acidificare. Vediamo quindi di spiegare meglio il dipende.
Fornire carbonio alle piante
Negli acquari è sempre presente del carbonio, anche dove non c’è erogazione artificiale.
Questo carbonio proviene dalla decomposizione della sostanza organica (mineralizzazione), prima nella forma di POC e poi di DOC.
Il POC è il particolato ad inizio decomposizione (i residui che vediamo nel fondo o nei materiali filtranti) mentre il DOC, Carbonio Organico Dissolto, può essere visto come lieve ingiallimento dell’acqua.
La decomposizione batterica della sostanza organica, passando nelle forme prima di POC e poi di DOC, rilascia CO2 (quindi carbonio) come prodotto di scarto.
Altro carbonio proviene, inoltre, dal discioglimento in acqua dell’anidride carbonica presente in atmosfera (nel 2018, circa 410 ppm, in aumento), che avviene per ragioni di equilibri gassosi.
Altro carbonio ancora, infine, è presente nei carbonati e nei bicarbonati presenti nell’acqua usata per riempire l’acquario oppure provenienti da pietre e altri materiali calcarei.
Per dare qualche numero, tra CO2 presente in equilibrio e CO2 data dalla decomposizione, è possibile arrivare ad avere circa 5-8 mg/l di CO2 disciolta in acqua, più o meno il triplo di concentrazione rispetto a quella che ci sarebbe solo per l’equilibrio con la CO2 atmosferica.
Viceversa, con un impianto di erogazione artificiale, si possono arrivare a decine di milligrammi/litro di anidride carbonica disciolta (in media 20-40 mg/l).
Le piante hanno quindi sempre bisogno di erogazione artificiale di CO2?
Come si può intuire, la risposta è no, non sempre ne hanno bisogno.
Senza erogazione di CO2, il carbonio presente sarà certamente minore di quello che avremmo con impianto presente. Le piante, quindi, cresceranno più lentamente, adeguando il loro ritmo di crescita al fattore limitante (di solito, proprio il carbonio).
Erogando CO2 artificialmente, invece, acceleriamo la crescita delle piante e consentiamo ad alcune piante una crescita molto più agevole in acquario.
Questo è particolarmente vero per le piante che solitamente vivono in forma emersa o comunque in prossimità della superficie.
Ad esempio, varietà di Alternanthera, Cabomba, Myriophyllum o Limnophila in natura vivono emerse o comunque sulla superficie, dove è massima la concentrazione di CO2 proveniente dall’atmosfera.
Viceversa, le piante più lente (solitamente le piante sciafile, ovvero amanti dell’ombra, come le Anubias) o le galleggianti non beneficiano più di tanto dell’erogazione di CO2.
Le piante lente, infatti, hanno un metabolismo… lento, per cui, generalmente, in acquario, non hanno necessità di maggiori quantità di anidride carbonica rispetto a quella naturalmente presente.
Le piante galleggianti, invece, prelevano il carbonio direttamente dalla CO2 atmosferica (“vantaggio aereo”), dunque a loro non interessa la concentrazione di CO2 in acqua.
Quando può tornare utile l’impianto?
Se si hanno piante a crescita rapida e che in natura crescono emerse o nei pressi della superficie, l’erogazione di CO2 può essere senz’altro utile.
In particolare, se l’acquario ha molte piante, come un plantacquario o un acquario olandese o danese, l’erogazione di CO2 è praticamente fondamentale, specialmente se sono presenti specie particolari.
Viceversa, in un acquario mediamente piantumato, con piante a crescita media, l’impianto CO2 può anche essere superfluo. Ci si dovrà “accontentare” di una crescita media delle piante, ma alla fine credo che lo scopo dell’acquariofilo sia quello di avere piante belle e in salute, non potare secchi di piante…
Acidificare l’acqua
Il secondo scopo degli impianti CO2 è quello di acidificare, ovvero abbassare il pH.
L’acidificazione per mezzo della CO2 dipende da vari fattori e quindi il risultato non è sempre quello sperato. Ad esempio, tra i fattori che influenzano questo effetto abbiamo: movimento della superficie dell’acqua, sostanze tampone presenti ed efficienza del mezzo di diffusione.
Quindi ho sempre bisogno di erogazione artificiale di CO2 per acidificare?
No, l’acidificazione si può fare per mezzo tanti altri mezzi.
Ad esempio:
- cambi d’acqua per abbassare la durezza temporanea, il KH, che rende più difficoltose le variazioni del pH;
- inacidimento naturale dato dall’attività batterica (nitrificazione);
- inserimento di acidificanti inorganici (acido cloridrico, solforico etc; ad esempio i vari pH-minus che si trovano in commercio);
- inserimento di acidificanti organici (legni, foglie, pigne, torba; quindi tannini, acidi umici, fulvici etc).
Quando può tornare utile l’impianto?
Se lo scopo è solo (o principalmente) quello di acidificare, l’impianto CO2 non è la scelta migliore. Questo perché c’è il rischio di dover inserire troppa CO2 per ottenere l’acidificazione desiderata. Troppa CO2 può dar fastidio ai pesci e alle piante, oltre a non fornire alcun beneficio aggiuntivo, oltre all’acidificazione.
Se serve abbassare il pH, le soluzioni migliori sono quelle di fare cambi d’acqua per abbassare le durezze ed eventualmente poi aggiungere sostanze acidificanti.
Tra le sostanze acidificanti, foglie e legni sono probabilmente i più graditi ai pesci poiché non solo acidificano ma rilasciano anche sostanze utili e benefiche (chelanti naturali, blandi antibatterici, sostanze lenitive etc) e, se aggiunte in abbondanza, possono dare gradevoli tonalità ambrate all’acqua.
Se non si vuole l’acqua ambrata, esistono estratti decolorati, che mantengono le proprietà benefiche di legni, foglie etc ma senza ambrare.