L’acquario naturale è una tipologia di allestimento non ben definita, in quanto ne esistono svariate interpretazioni.
Alcune di queste sono:
- acquario naturale nel senso di “privo di tecnica“, quindi senza filtro, aeratore, impianto CO2…;
- acquario naturale nel senso di “acquario con minimi interventi da parte dell’acquariofilo“, quindi lasciando che la natura e gli equilibri che si instaurano nell’acquario facciano liberamente il loro corso;
- acquario naturale nel senso di “piantumato“, quindi con tantissime piante e pochi pesci;
- acquario naturale nel senso di “acquario che imita le forme o gli scorci naturali“, come i Nature Aquarium di Takashi Amano;
- varie combinazioni delle precedenti e tante altre.
In questo articolo, ci concentreremo su uno specifico tipo di allestimento, ovvero l’acquario naturale secondo Diana Walstad. Questa tipologia di allestimento è nota anche come acquario low tech o, specialmente all’estero, come El-Natural o NPT (Natural Planted Tank – Acquario Naturale Piantumato).
Partiamo subito!
L’acquario naturale secondo Diana Walstad
Sull’acquario “alla Walstad” è stato detto di tutto e di più, con svariate (mis)interpretazioni: cercheremo quindi di fare innanzitutto un po’ di chiarezza su questa gestione, spiegando come funzioni e cosa la caratterizzi.
Dopo questa spiegazione, ci saranno alcune domande poste a qualcuno che di acquari “alla Walstad” se ne intende davvero, domande sia molto frequenti, sia mai poste 😉
L’acquario naturale
Quasi tutto quello che riguarda l’acquario naturale può essere trovato nel libro Ecology of the Planted Aquarium di Diana Walstad, autopubblicato per la prima volta nel 1999 e attualmente in commercio nella terza edizione del 2012.
Purtroppo non ne è attualmente disponibile una traduzione in italiano, dunque è necessario leggere il libro in inglese; tale versione si trova comunque facilmente, sia cartacea, sia come e-book Amazon Kindle (costo circa 15 euro).
Personalmente consiglio la lettura diretta del libro sia perché contiene il massimo numero di materiali (testi, tabelle, immagini) sia perché alla fine di ogni capitolo c’è una ricchissima bibliografia di articoli e libri scientifici sui vari aspetti trattati nel libro, che rappresentano una miniera di informazioni per l’acquariofilo più smaliziato.
Tutto ciò premesso, bando alle ciance e iniziamo davvero a parlare di questo acquario naturale.
Fattori chiave dell’acquario naturale
Citando Diana Walstad, in una sua intervista: “il mio metodo imita il ciclo dei nutrienti in natura. Usa le piante per mantenere i pesci in salute, assorbendo i loro rifiuti. In cambio, i pesci e il terriccio forniscono i nutrienti necessari alle piante“.
Già in questa frase abbiamo quattro fattori chiave dell’acquario naturale: i pesci, le piante, il terriccio e l’equilibrio.
Un acquario naturale “alla Walstad” è quindi un acquario piantumato, dove si ricerca un equilibrio tra pesci, piante e fondo.
Vediamo nel dettaglio tutti i fattori.
Acquari
Va bene qualsiasi tipo di acquario, da una piccola boccia per caridina fino ad acquari da centinaia di litri.
Ad esempio, Diana Walstad usa acquari da circa 8 litri per le caridina, mentre usa acquari da 150-220 litri per i guppy.
Fondo
Come fondo, Diana Walstad utilizza del comune terriccio da vasi, non fertilizzato (titoli NPK in etichetta il più bassi possibile), ben compostato e senza perlite, che galleggia. Questo terriccio è poi coperto da uno strato di ghiaino fine (granulometria di 2-4 mm) o sabbia, che ha la funzione di isolare parzialmente il terriccio dall’acqua, evitando che quanto contenuto nel terriccio finisca in colonna.
Indicativamente, servono circa 2.5 cm di terriccio con altrettanto spessore di ghiaino. Nel caso si usi la sabbia, è consigliabile uno spessore minore, per quest’ultima (circa 1.5-2 cm al massimo)
Bisogna evitare di fare un fondo troppo sottile, poiché le piante non attecchiscono, così come un fondo troppo spesso, perché questo può essere causa di zone anossiche, ovvero prive di ossigeno, in cui alcuni ceppi batterici possono produrre sostanze tossiche (come i batteri solforiduttori).
Acqua
In linea generale va bene l’acqua di rete, per un NPT. Tuttavia è bene verificare le analisi del fornitore per determinare se c’è qualche problema, come sodio o nitrati alti oppure durezze bassissime, giusto per citare i più comuni.
In particolare, Diana Walstad consiglia di usare acqua con durezza totale maggiore di 6 dGH, per garantire un minimo apporto di sali nutrienti (calcio, magnesio etc).
È bene lasciar riposare l’acqua per un tempo sufficiente (un giorno va bene) o trattarla con un biocondizionatore, affinché il cloro usato per la disinfezione venga eliminato.
Se l’acqua di rete non va bene o non è utilizzabile, si possono usare acqua da osmosi inversa addizionata con appositi sali per remineralizzazione.
Se l’acqua di rete è troppo tenera (GH minore di 5-6 dGH) o priva di qualche macroelemento, si può “indurirla” con sali singoli (cloruro di calcio, solfato di magnesio e cloruro di potassio).
Ad esempio, spesso accade che la durezza totale dell’acqua (GH) sia data quasi esclusivamente dal calcio, per cui può essere utile inserire del magnesio.
Tecnica
L’acquario naturale secondo Diana Walstad prevede l’uso di tecnica, contrariamente a quanto si potrebbe pensare.
In particolare, si fa uso di:
- Luce artificiale, dato che l’equilibrio dell’acquario si basa sulla crescita vigorosa delle piante e la luce è l’unica fonte – per loro – di energia in ingresso nel sistema-acquario; la luce dovrebbe avere una buona intensità, indicativamente almeno 0.4-0.5 watt/litro (30-40 lumen/litro). La luce naturale indiretta, per quanto gradita in questo tipo di allestimento, è insufficiente.
- Filtro, specialmente negli acquari più grandi, per mantenere una buona circolazione del calore e delle sostanze nutritive. Sebbene in un acquario di questo tipo la rimozione dei composti dell’azoto sia effettuata soprattutto dalle piante, il filtro è comunque di supporto e comunque utile per il filtraggio meccanico. È comunque possibile non mettere un filtro, basta valutare bene, anche considerando i pesci che si inseriranno.
- Aeratore, da usare principalmente in caso di difficoltà di respirazione dei pesci (dovuti ad alte temperature, temporanee presenze di nitriti etc). Non è da usarsi continuamente, poiché disperde l’anidride carbonica disciolta nell’acqua.
- Riscaldatore, per mantenere una temperatura adeguata.
- Lampada UV-C, utile specialmente in caso di alghe unicellulari (volvox) e durante l’inserimento dei nuovi pesci nell’acquario.
Piante
Purtroppo non tutte le piante si possono tenere in un acquario di questo tipo, visto che la fertilizzazione è quasi nulla, non vi è immissione artificiale di CO2 e il pH rimane mediamente alto.
Giusto per dare un’indicazione di massima a tal riguardo, nei plantacquari con iniezione di CO2 si possono avere facilmente 20-30 mg/l di CO2 disciolta, mentre in un acquario naturale la concentrazione media è attorno ai 3-8 mg/l.
In questi allestimenti, Diana Walstad consiglia di provare con vari tipi di piante, meglio se coltivazione sommersa (così non devono adattarsi) e tenere quelle che sopravvivono e prosperano bene.
Giusto per dare qualche orientamento, in generale le specie di Echinodorus, Sagittaria, Anubias, Bacopa e Cryptocoryne riescono a prosperare bene. Oltre a queste, le galleggianti, come Limnobium, Hydrocotyle o Pistia, avendo il “vantaggio aereo” (assorbono CO2 direttamente dall’aria), di solito vivono bene.
Pesci e lumache
Nessuna raccomandazione particolare, tuttavia è necessario scegliere specie adeguate per le dimensioni dell’acquario, allestimento e valori dell’acqua.
C’è da dire che Diana Walstad non si pone molto questo problema, allevando solamente guppy e caridina, tuttavia afferma che per pesci con esigenze particolari, questo tipo di allestimento può non essere appropriato. Penso, ad esempio, ad alcune specie che richiedono pH e durezze molto basse o acqua con conducibilità quasi nulla.
In generale, la popolazione deve essere bassa, in numero e carico organico, poiché tanto più è il carico organico da smaltire, tanto più alto è il rischio di avere problemi (questo, tra l’altro, vale con qualsiasi allestimento).
Le lumache sono apprezzate, poiché sminuzzano i resti di cibo in frammenti più piccoli, facilitandone la decomposizione.
Diana Walstad tiene lumache in tutti i suoi acquari.