Il lago Vembanad
Mi fermo quindi per una notte a Kochi per due conferenze sull’importanza della preservazione dei bacini d’acque dolci all’Università di Scienze Oceaniche e Ittiologiche del Kerala. In particolare, le conferenze vertevano sul mio viaggio personale da naturalista ad ambientalista e sul ruolo di fonti alimentari alternative e più sostenibili nella nutrizione dei pesci.
Sono rimasto stupito dall’aver ricevuto il benvenuto da parte di oltre un centinaio di studenti, laureati, dottorandi e docenti, tutti estremamente interessati al mio punto di vista e intenti nel fare la differenza nei rispettivi campi di studio. La parte di domande e risposte, alla fine, è durata quasi quanto la conferenza!
Ricaricato da ancora maggiore motivazione, il giorno successivo, dopo aver raggiunto Alappuzha, mi sono fermato a fare colazione e quindi ho aspettato per imbarcarmi in una delle tipiche imbarcazioni per un’uscita notturna – questa notte sarei andato a cercare pesci d’acqua salmastra!
Siamo partiti con la barca nel pieno caldo di mezzogiorno e abbiamo viaggiato da Kochi verso sud-est per circa 50 km, nella regione del lago vicino a Moonnatiingmugham. Ci siamo fermati per pranzare e fare una breve escursione.
Mi sono fermato presso un negozio locale ai bordi del lago, dove avevano del pesce appena catturato, granchi e gamberi, tutto sotto ghiaccio dal mattino stesso. Il pesce che mi ha attratto di più è stato il ciclide Etroplus suratensis, localmente chiamato “Karimeen”.
Dopo essere tornati sull’imbarcazione con gamberi e karimeen per cena, siamo salpati per la gita notturna, abbiamo cenato e quindi mi sono preparato per entrare nell’oscurità e vedere quali tesori acquatici avrei trovato.
La maggior parte del lago è circondata da terreni agricoli con piantagioni di palma da cocco e risaie che si estendono a perdita d’occhio.
Poiché le radici delle palme non penetrano in profondità a sufficienza, non mantengono compatti gli argini (a differenza di quello che fanno gli alberi delle foreste primarie); perciò quasi tutte le rive sono rinforzate con massi, nel tentativo di limitare il processo di erosione.
Dopo aver camminato per alcune ore e aver incontrato solo muretti e canali artificiali per irrigare le risaie, mi imbatto in un piccolo rivolo semi-naturale, tra un muro e un argine, con un substrato quasi di ghiaino, alcune alghe e parecchie rocce.
Con torcia, retino e macchina fotografica, in questo piccolo corso d’acqua di due o tre metri, passo almeno tre ore alla ricerca di pesci e alla fine qualcosa di interessante lo trovo (suppongo).
Le specie che vivono in questo punto sono Aplocheilus lineatus, un gambero nero, probabilmente una specie di Caridina con una coda arancione e un giovane esemplare di Channa marulius che è saltato fuori dal mio retino e via dalle mani prima di riuscire a fotografarlo.
Sono stato in grado di osservare anche Pseudosphromenus cupanus che dormiva nelle zone meno profonde, fra le rocce: si tratta di una specie solitamente associata a vegetazione densa e quindi si può trovare facilmente nelle risaie.
La temperatura dell’acqua era di 28.9 °C, il pH 7.2 e la salinità dello 0.1%.
Tornato sull’imbarcazione, ho scritto alcune note e sono andato a dormire.
Abbiamo raggiunto nuovamente Alappuzha alle 8:30 del mattino e mi sono avviato per un viaggio di circa 160 km per raggiungere la città di Poovar nel distretto di Thiruvananthapuram, dove volevo esplorare le zone paludose e salmastre del basso fiume Neyyar.
Situato al centro di una fitta foresta di mangrovie, la parte più bassa del Neyyar è un habitat d’acqua salmastra molto iconico.
Quando l’acquariofilo medio pensa all’acquario d’acqua salmastra, si rivolge solitamente verso le solite specie, come i pesci palla Tetraodon, Monodactylus, Scatophagus e così via. Ma qui, nell’estuario del Neyyar, passo diverse ore nel corso di tre giorni vagando tra le zone umide sconfinate, piene zeppe di biodiversità.
Osservo sia specie che mi sono nuove sia specie che conosco molto bene e in un punto, con alcuni movimenti del retino nel mezzo del letto di foglie, riesco a recuperare un dolcissimo Pseudosphromenus dayi e un Pseudogobiopsis oligactis estremamente interessante.
Dopo vari tentativi andati a vuoto, capisco che devo usare una tecnica differente per catturare alcune delle specie che si muovono dove l’acqua è più in movimento.
Non avendo reti a strascico, sono obbligato ad adottare la vecchia tecnica del “sta’ fermo e aspetta”.
Questi momenti, in cui si è seduti nell’immobilità e nel silenzio della natura, sono solitamente fra i più piacevoli e quelli in cui impari di più – nonostante abbia rischiato di morire quando un serpente corallo rosso vivo e velenoso è caduto da un albero direttamente sul mio grembo. Come per tutte le creature selvatiche, era più spaventato lui di me (affermazione forte) ed è subito tornato in acqua, nuotando via.
Più tardi sono riuscito a prendere alcune altre specie, incluso un piccolo caracide gregario (Horadandia atukorali) e il più piccolo ricefish trasparente, Oryzias setnai, noto anche come Ricefish indiano in miniatura o Indian Glasskilli. Ho trovato anche un maschio maturo di Aplocheilus lineatus con colori molto vivi e meravigliosi occhi verdi.
Altre specie osservate ma non catturate sono: Dawkinsia filamentosa, Awaous grammepomus e una coppie di Etroplus suratensis. Ho osservato due delle prime predare gli avannotti dell’altra, oltre a un modesto numero di Haludaria fasciata.
Durante la notte, sono stato in grado di raccogliere e osservare altre specie, incluso l’amorevole Pseudetrophus maculatus, che ho trovato mentre dormiva in modo del tutto simile a come fanno Satanoperca e altri ciclidi nel Rio delle Amazzoni.
In un paio di occasioni, ho visto con la coda nell’occhio alcune di quelle che sono sembrate delle Caridina dai colori accesi ma che rimarranno un mistero, in realtà.
Come bonus, sono riuscito però a scattare una foto parecchio fortunata durante un corteggiamento notturno di Pseudogobiopsis.
La temperatura dell’acqua nella zona è attorno ai 27.3 °C, il pH è di 6.8, i TDS sono pari a 503 ppm, la salinità all’1.2% circa ed è interessante notare una bassissima concentrazione (0.1 mg/l) di nitriti, che uno studio di G. Ajesh et al. (2003) suggerisce crescere durante la stagione piovosa dei monsoni. Sospetto che questo possa essere a causa dell’uso agricolo di pesticidi e concimi.
Dopo un’altra buona notte di sonno tranquillo, interrotto soltanto dal ronzio di alcune zanzare attorno alle mie orecchie, ho avuto l’occasione di fotografare alcune altre creature non acquatiche comunque molto interessanti. Quindi mi sono avviato verso l’aeroporto per tornare a casa.
L’India è un Paese indimenticabile, un posto tanto meraviglioso quanto impressionante, con una ricchissima biodiversità circondata da un’invasione di costruzioni, coltivazioni, allevamenti, discariche di plastica – un disastro.
Lascio questi posti illuminato, ispirato e grato, ma preoccupato per alcuni luoghi che ho visto e che probabilmente non riuscirò più a rivedere.
Articolo ed immagini: © Chris Englezou – cefishessentials.com
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Crediti
Mappa Ghati [modificata]: Di Nichalp – Opera propria, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=179162
Posizione del Lago Vembanad: Domaine public, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=244935