Il ciclide Mikrogeophagus ramirezi in natura

Traduzione dell'articolo "Ram Cichlid Mikrogeophagus ramirezi in the wild" di Ivan Mikolji.

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È con viva e vibrante soddisfazione che proponiamo la traduzione di un secondo articolo del grande Ivan Mikolji.
Questa volta l’esploratore venezuelano ci rende partecipi di gioie e dolori di una spedizione volta alla ricerca dei magnifici Ram.


Il ciclide Mikrogeophagus ramirezi in natura

Dopo molti anni passati a investigare ed esplorare i corpi d’acqua dolce del Venezuela, posso dire di aver nuotato accanto a una gran varietà di ciclidi. Alcuni di essi sono estremamente rari nell’hobby acquariofilo, come Laetacara fulvipinnis, mentre altri sono molto più diffusi, come Heros severus o Mikrogeophagus ramirezi, questi ultimi comunenemente conosciuti come “Ram” in acquariofilia.

L’habitat del Ram varia molto per via della loro estesa distribuzione. In alcune aree inondate possono essere visti migrare a milioni.
In questo articolo scriverò a proposito di un punto veramente speciale lungo il fiume Morichal, che ho esplorato ripetutamente anno dopo anno. Ciò che rende questo punto così speciale è che ospita un gruppo di Ram, compreso fra i sei e i dieci esemplari adulti, in un’area specifica di meno di cinque metri quadrati.
Questo non significa che non ci siano Ram per un kilometro a monte o a valle lungo il fiume, ma non ho mai visto un Ram adulto nei duecento metri a valle o a monte di questo luogo.
È incredibile andarci una o due volte l’anno, nella stagione secca o delle piogge, e ritrovare lo stesso gruppo di esemplari, nello stesso punto!
In natura, probabilmente, i Ram vivono al massimo un anno o poco più, quindi questo deve essere un punto realmente speciale per la permanenza di Ram adulti.

Voglio iniziare la mia storia dagli ultimi due giorni di una spedizione che ne è durata diciassette, attraverso il territorio venezuelano.

Mi sveglio alle sei della mattina nella piccola città di El Temblador, che significa letteralmente “anguilla elettrica”, e guido per due ore verso nord, in direzione del territorio dei Ram vicino al delta dell’Orinoco, e le cose non potrebbero andare meglio! Il sole splende e non si vedono nuvole in cielo. È una cosa molto positiva per la fotografia subacquea.
In quest’area normalmente piove ogni giorno, durante la stagione delle piogge e, quando non piove, il cielo è coperto per tutto il tempo da nubi grigie, che abbassano drammaticamente la possibilità di scattare belle immagini.
Devio dall’autostrada per inoltrarmi in una piccola e sconnessa strada di campagna, che si trasforma in una sporca strada sterrata, la quale mi porta a una strada sterrata ancora peggio (se si può chiamare “strada” quando ti costringe ad azionare il 4×4).

Panoramica del biotopo di un corso d'acqua chiara
Panoramica del biotopo di un corso d’acqua chiara, Monagas, Venezuela.

Arrivo più vicino possibile al fiume, parcheggio il fuoristrada e, come di consueto, spruzzo del repellente sui miei vestiti, e mi gusto una buona colazione, che consiste in una scatoletta di tonno con dei cracker, seduto sulla sbarra che fa da cancello.
Ad accompagnare questo eccellente pasto da gourmet, che mi sono sorbito continuativamente per gli ultimi quattordici giorni, ho un bicchiere di soda calda sgasata. Al momento sto pensando intensamente ad una bella bistecca grigliata con purè.
Una volta finito di mangiare, preparo tutta la strumentazione e mi metto la muta, mi spruzzo nuovamente il repellente e inizio la camminata di duecento metri che mi condurrà al territorio dei Ram.

La fatica di una camminata di duecento metri può sembrare poca cosa, se non fosse che l’attrezzatura ha un peso di dieci kili, dati da custodia impermeabile in plastica con annessa fotocamera e videocamera, tutti i rispettivi accessori subacquei e termometro, pHmetro, etc.
L’altra cosa da dover trasportare è la borsa con l’attrezzatura da snorkelling, contenente maschera, pinne, e tutte le altre cose sciolte, quali liquidi o snack. Normalmente ci metto anche la cintura di piombo da sei kilogrammi, ma questa volta ho deciso che era meglio indossarla piuttosto che doverla trasportare.

Il viaggio di duecento metri attraverso la boscaglia alta fino alla cintola, con tutta questa pesante attrezzatura, viene rallentato a metà del percorso da un cancello di filo spinato. Questo cancello ha cinque filamenti di filo spinato ad intervalli di trenta cm l’uno dall’altro.
Essendo da solo, faccio scivolare la pesante borsa piena di “delicata” strumentazione al di sotto del filo e lancio la borsa con l’attrezzatura da snorkeling dall’altro lato. Decidere come oltrepassare il cancello filo spinato è tutta un’altra cosa. I fili sono troppo ravvicinati per passarvici in mezzo. Posso passarvici sopra o strisciare ventre a terra al di sotto.

Decido di passarci sopra, pensando che bilanciarmi al di sopra di un filo spinato alto un metro e mezzo sia molto più facile che trascinarmi nella sterpaglia piena di insetti e spine. Appena inizio a bilanciarmi sul fine filo spinato scoppio a ridere, pensando a cosa potrebbe pensare un locale vedendo una persona nella giungla, nel bel mezzo del nulla, che indossa una muta da sub cercando di scavalcare goffamente un cancello!
Una volta che anche la saga del filo spinato è finita, devo ancora fare altri centro metri. Avendo addosso una muta, sotto il sole tropicale con 33 gradi, grondo sudore e ora spero solo in una nuvola passeggera o in un po’ di pioggia! Mi cospargo nuovamente di repellente: la mia muta è a maniche e braghe corte e la boscaglia ed il sudore lo portano via.

Arrivato, alla fine, nel territorio dei Ram, butto l’attrezzatura sulla riva del fiume e mi fiondo nella zona più profonda del fiume per rinfrescarmi. Seduto lì, il pensiero che tra un paio d’ore dovrò attraversare la stessa odissea per tornare indietro mi irrita, ma l’acqua fresca raffredda i miei bollenti spiriti.

Dopo cinque minuti esco dall’acqua e inizio a cercare i Ram dalla riva del fiume. Lo spot dei Ram non ha alberi lungo le rive, quindi non c’è ombra; i Ram vengono trovati di solito in punti con meno di mezzo metro d’acqua.

Cercarli dalla riva ha molti vantaggi.
Primo, è più facile individuarli perché, cercandoli in immersione, le piante acquatiche renderebbero molto più complicato vederli.
Secondo, da fuori i pesci sono meno impauriti e non scappano, come invece farebbero se camminassi in acqua.
Terzo, camminando sulla riva, lascio il loro habitat intatto, senza danneggiare le piante o intorbidire l’acqua.
Quarto, una volta individuati, posso scattare una foto dall’esterno del loro habitat ancora imperturbato e, fatto più importante di tutti, posso osservare il loro comportamento. Ho scoperto che prendendosi il tempo necessario per osservare i pesci dall’esterno, prima di entrare in acqua, si finirà sempre per ottenere foto e video migliori.

Per me è importante contare quanti individui sono presenti. Sono in riproduzione o già con gli avannotti? Se li spavento passando la mia mano sull’acqua o saltando, dove vanno a nascondersi? Di quanto tempo necessitano per uscire dai loro nascondigli? Quanto è forte la corrente? Dove è meglio che mi posizioni in acqua per scattare le foto?
A questo punto sono solito anche misurare il pH e la temperatura dell’acqua. I parametri sono: il pH è 6.2 e la temperatura, nel punto poco profondo (circa 30 cm) in cui vivono i Ram, è di 28 °C.

Individuo sei Ram adulti, i loro colori brillanti possono essere notati a due metri di distanza in quell’acqua così bassa. Noto che ci sono molte piante acquatiche che rallentano la corrente, e che è presente una piccola area senza vegetali nella quale escono di tanto in tanto a cibarsi.
Decido che quell’area aperta di appena mezzo metro quadro è l’unico punto in cui sarei in grado di fotografarli. A questo punto la mia testa è così calda che penso potrei cucinarci sopra una bistecca; ancora, la mia testa viaggia ad una bella bistecca con purè.
Faccio velocemente una foto della zona dall’esterno dell’acqua, pianto un bastoncino di un metro nella riva del fiume, infilandolo dieci cm nel terreno, in corrispondenza del punto in cui ho individuato i Ram; metto assieme la camera subacquea, prendo un sorso della mia soda bollente, metto la maschera ed entro in acqua una quindicina di metri a valle del punto prescelto per le foto, dove l’acqua è più profonda.

Inizio a trascinarmi lentamente su per il fiume, controcorrente, in direzione del bastoncino che ho piantato come riferimento ai margini del corso d’acqua. Dico trascinarmi anziché nuotare perché ho la mia cintura di pesi da 6 kili legata alla vita, in mezzo metro d’acqua. La cintura mi serve per evitare di essere continuamente trascinato a valle dalla corrente.

Come mi avvicino all’area profonda solo 30 cm, l’enorme ammasso di piante acquatiche mi impedisce di vede a più di cinque centimetri dal mio naso. L’unica maniera che ho per orientarmi è tirare la testa fuori dall’acqua e guardare al bastoncino.
Mentre la profondità diminuisce e la quantità di piante aumenta, la corrente si fa sempre meno intensa. Rallentando, la corrente lascia depositare tutta la materia organica che l’acqua porta con sé e che non ha più la forza o l’inerzia di trasportare via.
L’assenza di corrente fa sì che il fondo di sabbia silicea si ricopra di qualcosa descrivibile come delle sabbie mobili di materia organica. Tutte le volte che mi trascino più vicino alla riva, affondo sempre più in questo denso miscuglio di limo, legnetti, foglie in decomposizione, il tutto combinato con sabbia silicea. Questa poltiglia è spessa 10-15 cm e solo al di sotto si trova un solido fondo di sabbia silicea.

Presto riesco a raggiungere la radura di mezzo metro quadro e notare la completa assenza di Ram. Aspetto pazientemente che si mostrino nello spiazzo per cibarsi sul detrito. Neanche dieci minuti dopo sembrano essersi completamente abituati alla mia presenza ed escono a mangiare come se io non esistessi.

In quel momento realizzo di avere un paio di altri problemi. Essendo io, ora, in appena 30 cm d’acqua, la mia schiena non è più sommersa. Le zanzare stanno iniziando a banchettare attraverso la muta. Cerco di scuotermi per spaventarle e farle scappare, facendo sì, però, che in un attimo il detrito si sollevi, riempiendo tutta la colonna d’acqua di particelle in sospensione, e rendendo impossibile fotografare. Decido di concentrami e disconnettere mentalmente in miei nervi della schiena, con poco successo.

Mikrogeophagus ramirezi by Ivan Mikolji 2015
Mikrogeophagus ramirezi, di Ivan Mikolji / 2011.

Il mio altro problema è che sono posizionato contro la debole corrente, e tutto ciò che posso vedere è la parte posteriore dei Ram. Poiché nuotano sempre contro corrente, ho solo pochissime occasioni nelle quali si girano ed si trovano in una buona angolazione per scattare una foto.
Il risultato è che devo passare molto tempo in attesa che si mettano correttamente in “posa” e sperare di essere abbastanza concentrato da premere il pulsante al momento giusto.

Col passare del tempo, osservando sott’acqua i Ram, tutto d’un tratto, cala la pace e mi scordo del mondo. Posso solo descrivere quel sentimento come estrema rilassatezza. Tutti i pensieri scivolano via e mi sento come se io debba essere lì, vivere con i Ram, come se fossi uno di loro.

I Ram nel loro ambiente naturale passano il 90% del loro tempo nutrendosi, ed il resto vibrando le pinne contro altri Ram o scacciando altri pesci che si introducono nelle aree in cui si cibano.
Per mangiare, aspirano del detrito con la bocca e iniziano a “masticarlo”. Poco dopo sputano fuori la gran parte del materiale non commestibile e ingoiano ciò che trovano edibile, filtrando ed espellendo gli avanzi più piccoli attraverso gli opercoli.
Durante questo processo sollevano piccole nuvole di sabbia. Se quattro Ram stanno mangiando simultaneamente diventano impossibili da fotografare, in quanto rendono l’acqua molto torbida.

M. ramirezi selvatico che si nutre nel suo ambiente naturale.
M. ramirezi selvatico che si nutre nel suo ambiente naturale.

Dopo più di due ore e 346 foto, decido che ho abbastanza buone immagini, così chiudo la fotocamera e la appoggio tra le piante acquatiche.
Guardo i Ram e mi dimentico del “lavoro”, li osservo e basta, come sono, nel loro ambiente naturale.

Dopo un bel po’, esco dall’acqua, prendo la videocamera e, dopo aver ripetuto lo stesso approccio, giro alcuni video. Al momento, i Ram non sono più spaventati da me, il che rende più veloce filmare.
Prima che si faccia troppo tardi esco dall’acqua e inizio il mio viaggio di ritorno verso il fuoristrada. Questa volta, con la muta bagnata e completamente rilassato, il viaggio di ritorno di duecento metri, pur con il cancello da scavalcare, sembra paradisiaco.

Coppia di M. ramirezi nel loro habitat naturale.
Coppia di M. ramirezi nel loro habitat naturale.

Sul tardi, ho di nuovo un bel pranzo alla sbarra-cancello.
Questa volta consiste in cracker e tonno in scatola, una gradevole variazione rispetto a tonno in scatola e cracker. La soda che ho messo in acqua adesso è a 28 °C, decisamente più fredda della temperatura dell’aria!

Guido per un paio d’ore e arrivo alla città di Maturin, nella quale incontro un mio vecchio amico canadese, che si sta occupando della pulizia di alcune piattaforme petrolifere. Mi offre di ospitarmi in una casa che ha affittato per lui e i suoi lavoratori.
Ci mangiamo una bella bistecca per cena con una montagna di patate, e ritorniamo verso casa per le otto.

Una volta nella casa, mi mostra un letto spartano al secondo piano. Sistemando dei vestiti puliti sento del baccano al piano di sotto. Scendo e sento che alcuni lavoratori stanno chiedendo al mio amico di essere sistemati in un hotel.
Quando chiedo il perché, mi rispondono che la casa è infestata e da molte notti non sono in grado di chiudere occhio. Mi dicono che ogni notte vedono il fantasma o lo spettro di una giovane ragazza del villaggio, che cammina attorno ai loro letti o in cucina, mentre preparano il cibo.

Dopo alcuni minuti di discussione, il mio amico decide di portarne alcuni ad un vicino hotel. I più coraggiosi restano nella casa, dicendo che hanno visto la ragazza fantasma, ma non gli interessa.
Decido di restare nella casa con la telecamera in mano, giusto in caso l’avessi vista, ma dopo aver tentato per un po’ di dormire con un occhio aperto, mi addormento definitivamente fino all’indomani.
Di mattina presto mi sveglio e guido per dodici ore verso casa, senza neppure una foto del fantasma ma con un sacco di belle immagini dei Ram.


Questo articolo è stato pubblicato su:
– Tropical Fish Hobbyist Magazine – Giugno 2011

Articolo ed immagini: © Ivan Mikolji www.mikolji.com
Tutti i diritti sono riservati. L’articolo non può essere riprodotto, copiato, distribuito o usato senza l’esplicita autorizzazione scritta di Ivan Mikolji.