Mikrogeophagus altispinosus è un ciclide nano diffuso principalmente nella parte boliviana del bacino del Rio delle Amazzoni.
In passato, era stato identificato con Crenicara altispinosa e Papiliochromis altispinosus.
Per quanto riguarda l’etimologia del nome, Mikro viene dal greco mikros, che significa piccolo mentre geophagus deriva dalle parole greche gea+phagein a significare che si nutre di terra.
Altispinosus, invece, deriva dal latino altus+spinosus, ovvero alto+appuntito, con riferimento alla caratteristica pinna dorsale.
Distribuzione in natura
Mikrogeophagus altispinosus è una specie endemica del bacino amazzonico.
Viene chiamato anche “ram boliviano” (in inglese ha anche altri nomi come “bolivian ram”, “Bolivian butterfly” o “ruby crown cichlid” [2]).
Si trova nell’area attorno al confine settentrionale della Bolivia, vicino al Brasile. In particolare, diversi esemplari sono stati trovati vicino all’immissione del Rio Mamoré sul Rio Madeira.
Habitat naturale
L’habitat preferito dai piccoli boliviani pare essere tra i ruscelli affluenti, le zone di esondazione e piccoli laghi che si formano attorno ai due fiumi citati sopra.
Il fondale è caratterizzato da substrati di sabbia e fango, dove il Mikrogeophagus passa la maggior parte del tempo.
Il colore dell’acqua è chiaro, a differenza di altri fiumi che meglio caratterizzano la fama del bacino amazzonico.
Diverse analisi di questi corsi d’acqua evidenziano una bassa concentrazione di tannini e, infatti, Rio Mamoré e Rio Madeira vengono classificati tra i fiumi di acqua chiara, o bianca, del complesso idrologico del Rio delle Amazzoni.
Per esempio, la visibilità del Madeira infatti non supera i 60 cm: per questo viene classificato come “bianco”. [1]
La conducibilità varia tra i 40 e i 140 μS/cm e il loro pH è quasi vicino al neutro.
Durante l’anno sono evidenziabili due stagioni: in una, durante i nostri mesi invernali, il livello dell’acqua è molto basso, e la conducibilità tende all’estremo superiore. Al contrario, nei mesi per noi estivi, il livello dell’acqua si alza, abbassando la conducibilità verso l’estremo basso[1].
I parametri dell’acqua durante l’anno cambiano abbastanza, almeno nei due fiumi principali. Gli effetti delle piene portano considerevole detrito, che andrà a formare il fondale caratteristico delle zone abitate dai bolivian ram.
Il DOC (Carbonio Organico Dissolto) si avvicina a una media di circa 270 mg/l, ma con varianza abbastanza elevata [3].
Descrizione di Mikrogeophagus altispinosus
Sono caratterizzati da colori meno sgargianti dei cugini dell’Orinoco (Mikrogeophagus ramirezi), tratto probabilmente derivante dalle acque più chiare che abitano.
Hanno una pinna caudale con le estremità leggermente allungate, la parte inferiore e superiore di essa è di un rimarcato colore rosa/fucsia.
Le pinne laterali sono leggermente inclinate verso l’alto, probabilmente per facilitare il nuoto vicino al substrato.
La dorsale è ben sviluppata, con circa 22 raggi, le prime tre punte sono caratterizzate da un colore nero verso la fine, mentre le altre terminano con un tocco di rosa.
La pinna anale e le pettorali sono rosa intenso, ma in base all’umore del pesce potrebbero cambiare.
Nel periodo riproduttivo sono uno sfoggio di colori e, in generale, se in condizioni idonee non hanno nulla da invidiare ai cugini più famosi.
Tuttavia, se tenuti male, non offriranno altro che colori spenti vicino al giallino, una riga nera poco rimarcata ed evidenti segni di stress.
Il corpo ricorda quello del ramirezi, ma è leggermente più tozzo, e l’aspetto complessivo appare più voluminoso.
Infatti raggiungono circa i 7 cm da adulti, col maschio leggermente più grande della femmina.
L’occhio è caratterizzato da una banda nera verticale, che prosegue sotto di esso, tipo tatuaggio bellico.
Sul muso presentano quattro recettori abbastanza visibili, poco sopra la bocca, che è rivolta verso il basso per facilitare il razzolamento del fondale.
Hanno una grossa macchia arancione poco sotto la bocca e che copre la parte inferiore delle branchie e l’attacco delle pinne pettorali, essa acquisisce un tono particolarmente intenso durante la riproduzione e la cura degli avannotti.
Dimorfismo sessuale
Durante il periodo non riproduttivo il sesso degli esemplari potrebbe essere difficile da contraddistinguere. Tuttavia, negli esemplari adulti, il maschio è leggermente più grande della femmina.
Le pinne del maschio sono solitamente più allungate, soprattutto la dorsale e la caudale.
Le pinne pettorali della femmina sono simili a dei triangoli con un angolo retto. Mentre quelle del maschio hanno l’angolo, opposto all’attaccatura, quasi ottuso.
Tutte le caratteristiche appena descritte potrebbero dipendere dall’esemplare in questione.
È quindi consigliabile sessarli durante il periodo riproduttivo, infatti la femmina mostrerà l’ovodepositore, che ha una caratteristica forma cilindrica tozza, mentre il maschio mostrerà una specie di cono.
Comportamenti tipici
M. altispinosus è uno tra i pochi ciclidi nani ad essere gregario anche da adulto.
Osservare i ram boliviani significa vederli spesso sul fondo, essi infatti prendono un po’ di sabbia, la muovono setacciandola, e la risputano, in parte dalle branchie, in parte dalla bocca.
Quando non sono in periodo riproduttivo tendono a sopportare bene altri esemplari, è infatti interessante poter osservare lo stabilirsi di gerarchie all’interno del gruppo.
Ignorano pesci che vivono in zone diverse della colonna d’acqua, purché questi a loro volta ignorino i nostri piccoli bentofagi.
Riproduzione
Dopo una fase di corteggiamento, che potrebbe durare anche poche ore, la coppia trova un’area a essa gradita.
Questa è spesso caratterizzata da una buona circolazione dell’acqua, una zone difendibile da altri ospiti, nonché un riparo verso le acque aperte (per esempio all’ombra di un legno o vicino un gruppo di piante).
Cercano un sasso, un pezzo di legno o una superficie abbastanza piatta e isolata dal fondale circostante. Per qualche ora puliscono l’area di deposizione.
I miei esemplari hanno deposto sia sopra sassi piatti, sia sopra delle noci di cocco. Nel video seguente, si può vedere una loro deposizione.
Dalle uova, passano circa tre giorni fino alla schiusa. Dopodiché spostano le larve in delle buche appositamente scavate nella sabbia, fino a quando esse non termineranno le riserve del sacco vitellino, e saranno in grado di nuotare.
A questo punto gli ormai avannotti inizieranno a muoversi attorno i genitori. In questo momento l’acquariofilo può iniziare ad alimentarli, consiglio di usare cibo di piccole dimensioni, quali naupli di artemia salina o microworms. Sembrano accettati anche cibi congelati, quali i cyclops o altri di piccole dimensioni.
La somministrazione del cibo deve essere piuttosto frequente, gli avannotti devono avere la pancia piena, del colore del nutrimento somministrato.
In circa un mese arrivano a una forma quasi completa, questo periodo dipende fortemente dalla temperatura e dalle condizioni chimiche dell’acqua; potrebbe quindi allungarsi di parecchio. Passato questo tempo i genitori solitamente interrompono le cure parentali, non più necessarie, e spesso si preparano per una nuova deposizione.
Nel caso la riproduzione fallisca, in condizioni ideali non perderanno tempo, riprovandoci già dopo pochi giorni.
Comportamenti verso conspecifici e altri inquilini
Sono tra i ciclidi più tranquilli, tuttavia non vanno abbinati con pesci che occupano la stessa zona. Il fondo è l’unica porzione di acquario in cui stanno abitualmente.
Da evitare abbinamenti con altri ciclidi nani, a meno di vasche veramente grandi. Sono da evitare anche locaridi o Corydoras, in quanto occupano le stesse zone di nuoto, infastidendo i piccoli boliviani.
Io li tenevo con dei P. scalare e non c’erano grossi problemi, ma la vasca era troppo piccola per tenerli entrambi, non era infatti un abbinamento ideale: nelle riproduzioni lo stress era troppo elevato, impedendo alle stesse di essere portate a termine.
L’acquario per Mikrogeophagus altispinosus
Dimensioni dell’acquario
Consiglio di partire da una vasca con una base di 100×40 cm come limite inferiore. Essa potrà ospitare un piccolo gruppo di circa sei esemplari di Mikrogeophagus altispinosus.
Le misure invece minime per la sola coppia si aggirano attorno ai 60 cm per il lato lungo.
Sconsiglio però l’allevamento in vasche di così ridotte dimensioni, in quanto questi pesci tendono a razzolare molto sul fondo, e un’area più ampia non può che giovare loro, oltre al fatto che queste dimensioni precludono qualsiasi abbinamento e limitano l’allevamento alla sola coppia in monospecifico.
Potrei concepire una vasca di così piccole dimensioni solo per allevare una coppia di esemplari wild, in modo da avere maggiore sicurezza di successo riproduttivo.
Allestimento per Mikrogeophagus altispinosus
Il fondo deve essere di sabbia molto molto fine.
Fondi di ghiaino, anche di ridotte dimensioni, possono dare problemi all’alimentazione durante i giorni di ambientamento.
Se la vasca scelta è sufficientemente grande, è possibile giocare con il layout.
Consiglio quindi qualche legno, preferibilmente usando legni con punte fini e belli intrecciati, in modo da non occupare troppo lo spazio di fondo. Ad essi abbinerei delle rocce piatte e tonde, non di grosse dimensioni. Non so quanto i sassi siano diffusi nei fiumi abitati dagli altispinosa, ma sicuramente li troveranno una buona soluzione per deporre.
Nel caso si vogliano evitare le pietre, è possibile mettere qualche mezza noce di cocco. Non serve bucarla come si fa solitamente con altre specie di nani, in quanto deporranno sopra di essa e non dentro.
Consiglio il posizionamento di diverse noci o sassi, per lasciare libera scelta agli esemplari sul migliore spot di riproduzione.
Mi limiterei quindi a mettere sole piante galleggianti, magari con radici lunghe, quali Limnobium laevigatum o Pistia stratiotes. Esse aiuteranno la gestione dell’acquario, senza togliere spazio sul fondo.
Un effetto più da “zona di esondazione” invece si potrebbe ottenere da un fondo sempre sabbioso (lo richiede la specie ospitante), e delle piante emerse nel lato posteriore dell’acquario.
Qualche piantina immersa tra i legni, i soliti sassi o noci, e ampio spazio per lasciar ai nostri amati mangia-fondo la libertà di comportarsi naturalmente.
Nel caso si opti per un acquario aperto consiglio di lasciare un buon bordo senz’acqua.
Tutti i pesci potrebbero saltare, e ospitando un gruppo di ciclidi, non vorrei mai che una lite costringesse il sottomesso a cercare una fuga disperata.
Non hanno paura di una buona illuminazione, purché il fondo abbia sufficienti zone d’ombra. Nel caso in cui la luce sia forte, consiglio comunque di utilizzare una centralina per l’alba e tramonto, in quanto l’accensione istantanea dell’impianto potrebbe spaventare eccessivamente i pesci.
Coinquilini per Mikrogeophagus altispinosus
Possiamo abbinare un piccolo gruppo di Carnegiella strigata oppure di Nannostomus trifasciatus, che non dovrebbero predare gli avannotti.
Forse è possibile la convivenza con qualche grande ciclide: immagino che in una vasca di sufficienti dimensioni (sopra il metro e mezzo di lato lungo e con una colonna sufficiente), sia possibile tenere anche un gruppo di P. scalare. Sconsiglio invece discus e affini, in quanto necessitano di temperature più alte dei M. altispinosus.
Ad ogni modo, essendo una specie un po’ particolare, che si presta molto bene ad essere allevata in allestimenti diversi dal “classico monospecifico per singola coppia”, tipico degli Apistogramma, gli eventuali coinquilini andrebbero discussi caso per caso.
A tale proposito si consiglia un salto nel forum dove io e gli altri utenti (con esperienza diretta con questa specie) saremo ben contenti di dare una mano.
Parametri dell’acqua
L’acqua ideale per i ram boliviani deve essere molto tenera, con durezze dell’ordine delle poche unità (consiglierei di stare attorno a KH 1 dKH e GH 2 o 3 dGH).
La conducibilità rimarrà bassa, attorno al centinaio di microsiemens/centimetro.
Non hanno grossi problemi nel caso questa si aggiri attorno ai 200 μS/cm, tuttavia non supererei questo valore.
Il pH per loro deve aggirarsi attorno al 6, ci si può avvicinare al 6.5, ma per fini di riproduzione non andrei oltre. Non è necessario portare il pH più in basso di 6, nemmeno nel periodo riproduttivo, infatti come evidenziato sopra, anche in natura il pH in cui vivono è vicino al neutro.
Possiamo affermare, che per esemplari non wild, se assicuriamo una conducibilità bassa, delle durezze basse, e un buon ricambio d’acqua, il pH può non dare problemi, infatti esso stesso tenderà col tempo a stabilizzarsi poco sotto il neutro.
Come tutti i ciclidi nani sono sensibili agli inquinanti, i nitrati ad esempio non dovrebbero mai superare i 10 mg/l per periodi prolungati. Sarebbe preferibile quindi evitare fertilizzazioni troppo spinte.
Vanno inoltre cadenzati bene i cambi d’acqua, sia per aiutare a mantenere nitrati e fosfati bassi, sia per assicurare il ricambio costante d’acqua che hanno anche in natura.
Per stimolare la riproduzione è possibile fare qualche cambio di piccola entità con sola acqua d’osmosi, così da simulare le piogge.
La bassa sopportazione ad inquinanti, e la necessità di spazio sul fondo, li rende esemplari poco adatti per essere inseriti in acquari olandesi, o acquari dove le piante hanno priorità.
Esse infatti, nell’acquario dei ciclidi, devono essere un aiuto di gestione, e non parametro di decisione. Sconsiglio quindi qualsiasi tipo di fertilizzazione.
Temperatura
La temperatura dell’acqua varia durante l’anno.
Sotto i 22 °C iniziano a soffrire, e diventano apatici. Consiglio di configurare il riscaldatore a 23 °C, sarà la temperatura stessa ad alzarsi naturalmente durante il periodo estivo.
Essa però non dovrebbe mai superare i 30 °C per periodi prolungati, infatti i nostri boliviani stanno a temperature leggermente più basse dei loro cugini, senza mai incontrare più di 28 °C nei loro fiumi.
Dall’esperienza di altri membri del forum, mi viene anche segnalato che superati i 30 °C tendono ad interrompere le riproduzioni.
Sempre da esperienze di altri utenti, riporto che esemplari commerciali hanno superato indenni la torrida estate 2017 (sopportando temperature superiori ai 30 °C per alcune settimane).
Non si tratta certo di una situazione ideale ma lascia intendere che su buona parte del territorio nazionale è possibile allevarli senza l’ausilio di ventole o refrigeratori.
Non mi sento di assicurarlo per gli esemplari wild, che potrebbero dimostrarsi più delicati in questo senso.
Ambientamento
Vorrei spendere un paragrafo sull’ambientamento.
Esso infatti è parte delicata dell’allevamento dei ciclidi nani. Infatti i nostri pesci preferiti vivono spesso a valori di durezze bassi in natura.
Il corretto allevamento ci suggerisce quindi di cercare di imitare quei valori. Però nei negozi vengono spesso tenuti in acqua di rubinetto con valori non meglio specificati.
Consiglio quindi l’allestimento di una piccola vasca di quarantena, in cui i valori siano meno estremi, e vicini ai valori del “sacchetto”. In questa vasca monitoreremo la salute dei pesci per qualche giorno, poi facendo cambi settimanali, abbasseremo i valori fino a portarli a quelli desiderati.
Una volta arrivati a dei valori simili a quelli dell’acquario che li ospiterà, potremo pescarli e metterli delicatamente in uno o più sacchetti con l’acqua della quarantena. Possiamo benissimo conservare i sacchetti dati dal negozio al momento dell’acquisto per riutilizzarli in casi come questo.
Procediamo quindi ad ambientarli: io per esempio uso un tubicino da aeratore con un nodo, che per qualche ora verserà l’acqua dell’acquario nel sacchetto goccia dopo goccia (il nodo serve a regolare la velocità delle gocce).
Quando il sacchetto si riempie troppo, svuoto un po’ di acqua senza rimetterla in acquario (green tip: date l’acqua scartata alle piante da appartamento, spesso gradiscono l’acqua morbida).
In inverno, per tenere la temperatura dei sacchetti costante, uso un secchiello pieno d’acqua, con un riscaldatore all’interno, quest’acqua avrà la temperatura dell’acquario, e scalderà i sacchetti che verranno fissati al bordo del secchiello.
Alimentazione
Superato il periodo di ambientamento, gli esemplari non wild accettano anche cibo secco. Consiglio di fornire loro cibo congelato almeno una volta a settimana.
Gli altri giorni possiamo alternare cibi secchi di alta qualità, per esempio io mi trovo bene con i Tropical della linea Soft Line, oppure con i NorthFin.
La loro dieta in natura non è prettamente proteica, consiglio infatti di alternare del cibo ricco di vegetali, per esempio delle pastiglie per pesci da fondo vegetariani.
Tassonomia
Dominio | Eukaryota |
Regno | Animalia |
Phylum | Chordata |
Classe | Actinopterygii |
Ordine | Perciformes |
Famiglia | Cichlidae |
Genere | Mikrogeophagus |
Specie | altispinosus |
Desidero, infine, ringraziare Riccardo Trevisanato per i consigli e i suggerimenti per la stesura di questa scheda, grazie anche alla sua esperienza diretta di allevamento della specie.