Tipi di filtraggio nell’acquario dolce
Filtraggio meccanico
Il filtraggio meccanico consiste nella rimozione dei materiali solidi in sospensione: deiezioni dei pesci, foglie morte, avanzi di cibo, polvere dal fondo, detriti, sedimenti… e non solo!
Il filtraggio meccanico solitamente si ottiene per mezzo materiali filtranti sintetici di diverso tipo, che riescono a bloccare le particelle di varie dimensioni. I materiali filtranti più usati in acquariofilia per il filtraggio meccanico sono le spugne e la lana (o ovatta) di perlon; le prime bloccano i materiali più grossolani mentre la seconda blocca i materiali più fini.
Filtraggio chimico
Il filtraggio chimico consiste nella rimozione di composti chimici disciolti in acqua, ad esempio: ammonio, silicati, fosfati, farmaci, fertilizzanti, sostanze coloranti etc.
Il filtraggio chimico solitamente si ottiene per mezzo di alcuni materiali o sostanze che vengono posizionate nel filtro; senza entrare nel dettaglio sul loro funzionamento e sull’opportunità del loro utilizzo, in acquariofilia i materiali più usati per il filtraggio chimico sono la zeolite e le resine anti-qualcosa (anti-nitrati, anti-fosfati, anti-silicati…).
I carboni attivi invece, compiono un filtraggio meccanico-chimico: la loro azione è infatti paragonabile a quella di un materiale filtrante meccanico con uno spazio fra le «maglie» di dimensioni simili a quelle delle molecole, con un’ulteriore capacità di bloccare le molecole, adsorbendole.
In altre parole, con l’adsorbimento, i carboni attivi non solo bloccano nelle loro “maglie” le particelle filtrate ma anche le legano a sé in maniera quasi permanente (servono condizioni molto particolari affinché i carboni attivi rilascino le sostanze adsorbite; tali condizioni sono estremamente rare negli acquari).
I carboni attivi consentono di rimuovere molte sostanze disciolte nell’acqua, ad esempio farmaci, antibiotici, chelanti, fertilizzanti e sostanze coloranti, come i tannini, gli acidi umici e similari, rilasciati dai legni.
Filtraggio biologico
Il filtraggio biologico consiste nell’elaborazione, da parte di opportune colonie batteriche, principalmente dell’azoto proveniente dal metabolismo dei pesci e dalla decomposizione della materia vivente.
Pur essendo chiamato “filtraggio biologico”, non si tratta di un’azione diretta da parte dei filtri, che sono solo un luogo favorevole per l’insediamento delle colonie batteriche: saranno queste ultime a filtrare biologicamente l’acqua.
Per favorire l’insediamento batterico – e dunque il filtraggio biologico – si usano solitamente materiali dotati di grande superficie disponibile; si tratta di materiali estremamente porosi che offrono ai batteri superfici di decine di metri quadrati in pochi grammi di materiale. I più comuni sono i cannolicchi, dei cilindri cavi di vetro sinterizzato, ovvero sottoposto ad alte pressioni per mantenere la forma, o altri materiali comunque porosi (ceramica, lapillo…).
Esistono anche materiali filtranti di forma diversa dai cannolicchi; basti pensare ai Micromec della JBL (sfere) o ai Mini-Siporax della Sera (a forma di compressa).
Sono stati anche sviluppati oggetti di forma complessa, per offrire la maggior superficie possibile in rapporto al volume, come ad esempio le bio-balls o le superfici interne di alcuni filtri.
Infine, alcuni batteri preferiscono insediarsi sulle spugne; si può quindi prevedere anche una spugna a trama abbastanza fitta che faccia sia filtraggio meccanico che biologico.