La Legge del Minimo descrive la maniera con cui è regolata la crescita delle piante.
Tale principio è uno dei fondamentali dell’agronomia, tuttavia trova applicazione anche in altri campi.
Vediamo come questo principio valga anche con le piante d’acquario e come possiamo sfruttarlo a nostro vantaggio.
Cosa dice la Legge del Minimo?
La Legge del Minimo è nota anche come Legge di Liebig, dal nome del chimico tedesco Justus Von Liebig che l’ha resa famosa intorno alla metà dell’Ottocento.
In realtà la Legge è stata scoperta dal botanico tedesco Carl Sprengel, considerato il fondatore dell’agrochimica; Liebig, infatti, ha solo reso famosa tale scoperta e ha adombrato, con la sua fama, la figura di Sprengel.
La Legge del Minimo è un concetto relativamente semplice, anche se non scontato: afferma che la crescita di un organismo vegetale è regolata non dall’ammontare totale delle risorse disponibili, ma dalla disponibilità di quella più scarsa.
Cosa significa questo?
Le piante hanno bisogno di vari elementi nutritivi per crescere: acqua, anidride carbonica, azoto, fosforo, ferro e diversi altri.
La Legge del Minimo ci dice che la crescita delle piante è regolata dalla presenza di questi elementi, in particolare è regolata da quello meno presente, non dall’abbondanza degli altri.
Un esempio visivo di questo principio è quello del cosiddetto Barile di Liebig (anche se in realtà sembra che l’esempio sia di un certo Dobenecks e non di Liebig):
Ogni doga del barile rappresenta un nutriente e la quantità d’acqua presente la crescita della pianta.
L’acqua che il barile è capace di contenere è limitata dall’altezza della doga più bassa, non dall’altezza delle altre, né dall’altezza media, né dall’altezza più alta: solo ed esclusivamente da quella più bassa.
Un’altra analogia è quella con le maglie di una catena: la forza di una catena è data da quella della maglia più debole, non dalle altre.
Come possiamo applicare tutto questo in acquario?