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Intervista a Diana Walstad

Acquario Diana Walstad

Quella che segue è la traduzione dell’intervista rilasciata da Diana Walstad al sito croato Aquariss.

Ringraziamo sia l’amministrazione di Aquariss sia la dottoressa Walstad per averci gentilmente accordato il permesso di tradurre e pubblicare l’intervista.

È possibile trovare l’intervista originale nel sito aquariss.net


Diana Walstad – Acquari naturali piantumati

Gentile signora Diana, grazie per averci offerto il suo tempo per questa intervista, così da poter condividere le sue conoscenze e la sua esperienza con noi.
Per cominciare, ci dica qualcosa riguardo della sua vita. Qual è il suo background nel mondo degli acquari? Da quanto tempo ha questo hobby?

Sono nata nel 1945 in una famiglia che ha sempre avuto acquari e laghetti. Da bambina ho tenuto rane e gambusie, successivamente sono passata ai gourami e ai guppy.
Tuttavia ho abbandonato l’hobby per diversi anni dopo un’invasione di Camallanus (un verme parassita) a scapito dei miei amati guppy. Non riuscivo a sbarazzarmi del parassita.

Nel frattempo ho ricevuto una laurea in Microbiologia e ho lavorato come tecnico di ricerca in vari campi legati alla medicina.
Nel 1988, ho deciso di riprovare con gli acquari. Questa volta avevo sufficiente esperienza di ricerca, determinazione e denaro per provare nuovi metodi e indagare i problemi.
Ad esempio, quando è tornato l’indesiderato Camallanus ad infettare i miei guppy, ho consultato un veterinario specializzato nella cura dei pesci. Questa volta ho ricevuto i farmaci e un trattamento che hanno funzionato con successo ed hanno eradicato il parassita.

Il tuo libro Ecology of the Planted Aquarium è stato il culmine di tanti anni di lavoro. Può dirci in breve cosa l’abbia ispirata inizialmente e quale fosse l’obiettivo originale del progetto?

Mi creda, non c’era alcun programma di scrivere questo libro.
Quando ho cominciato a tenere acquari nuovamente, nel 1988, ero determinata ad avere un acquario piantumato. Tutti i tentativi precedenti erano falliti, così quella volta tentai qualcosa di diverso – mettere del terriccio nell’acquario.
Ero stata ispirata da un’intervista a Dorothy Reimer [NdT: un’acquariofila che ha iniziato la sua attività negli anni Sessanta, con un approccio che oggi definiremmo low-tech, i cui allestimenti prevedevano l’uso di comune terriccio]. Descriveva la coltivazione di alcune piante meravigliose usando terriccio per vasi.

Dopo aver provato anch’io il terriccio per vasi, ottenendo risultati spettacolari, mi sono convertita.
Notavo anche che i pesci stavano piuttosto bene in questi acquari, nonostante gli interventi minimi di manutenzione.
Nel 1991, ho inviato un articolo sul mio metodo ad una rivista di acquariofilia. L’articolo è stato prontamente rifiutato.
Ho quindi deciso di scrivere articoli scientifici più sostanziali, usando le informazioni scientifiche che avevo iniziato a trovare nelle biblioteche universitarie. Non avevo difficoltà a recuperare articoli scientifici pubblicati nelle varie riviste.

Durante questo periodo, ho notato quante informazioni interessantissime fossero presenti nelle biblioteche ma ignorate dall’hobby acquariofilo!
Quando ho trovato Limnology di Robert Wetzel, capii di aver colpito la vena d’oro. Ho realizzato che molti dei concetti sui laghi e i fiumi, da lui descritti, avrebbero potuto essere applicati agli acquari. Ero estasiata da quel che leggevo nel suo libro e dagli articoli scientifici da lui citati.
Non appena avevo un momento libero, visitavo le biblioteche di biologia e botanica delle tre università che avevo vicino a me. Queste meravigliose biblioteche hanno come un forziere del tesoro pieno di riviste scientifiche sulla chimica dell’acqua, sulle piante acquatiche etc.

Avevo anche iniziato a compilare un Indice di Ecologia Acquatica degli articoli scientifici, cosa che mi ha consentito di rendere fattibile, in seguito, la stesura del libro.
Indicizzavo per argomento ogni articolo, prima che questo finisse nel mio archivio. Ad esempio, un articolo poteva discutere dei chelanti dei metalli e degli acidi umici dalla prospettiva dell’assimilazione del ferro, mentre un altro articolo avrebbe potuto parlarne in termini di pioggia acida o riduzione della tossicità dei metalli nei pesci.
Avrei quindi classificato entrambi gli articoli sotto “chelanti” e “acidi umici”.
Alla fine, potevo andare nel mio Indice e cercare vari articoli con informazioni sui chelanti e sugli acidi umici.
L’Indice ora è lungo oltre 100 pagine, grazie agli oltre 800 articoli che ho letto e indicizzato. Senza l’Indice, un libro con così tanti argomenti apparentemente scorrelati sarebbe stato estremamente difficile da scrivere.

Ad un certo punto, ho deciso che avrei potuto unire i vari articoli che avevo scritto su argomenti così disparati in un libro. È stato qualcosa che è valso la pena.

Acquario di Diana Walstad da 190 litri.

Potrebbe descrivere i principi fondamentali del suo approccio verso gli acquari naturali con piante a chi non ne ha familiarità?

Il mio metodo imita il ciclo dei nutrienti in natura. Usa le piante per mantenere i pesci in salute, assorbendo i loro rifiuti. In cambio, i pesci e il terriccio forniscono i nutrienti necessari alle piante.
Le piante acquatiche possono avere un ruolo importante nell’acquario. Ad esempio, le piante tengono le alghe sotto controllo, assorbono l’ammoniaca tossica e ossigenano il substrato.
Le piante riducono la necessità di cambi frequenti e pulizia del fondo, mantenendo comunque i pesci in salute.

Ciononostante, molte pratiche comuni (pulizie frequenti, substrati di solo ghiaino, aerazione vigorosa etc) non permettono alle piante di crescere bene. Per questi motivi, molti acquariofili hanno difficoltà nel coltivare le piante.
Non apprezzano il ruolo della decomposizione nel fornire i nutrienti e l’anidride carbonica alle piante, dunque tengono l’acquario troppo pulito per le piante.
Non comprendono il valore del terriccio nell’acquario, dunque tentano di coltivare le piante nel solo ghiaino.
In altre parole, non comprendono l’interazione tra batteri, terriccio, pesci e piante.

Usare il mio metodo senza comprendere queste interazioni può portare a problemi.
Ad esempio, gli acquariofili usano il terriccio nei loro acquari per imitare il mio metodo. Eppure, non comprendono la chimica del substrato, dunque mettono un fondo troppo spesso. Le piante muoiono e le alghe invadono tutto.
Questi acquariofili non comprendono che il terriccio è fondamentale per la crescita delle piante ma che un substrato troppo profondo può diventare fortemente anaerobico e uccidere le radici delle piante.
Non capiscono che c’è un periodo iniziale di instabilità del fondo negli acquari appena allestiti, che costringe a fare vari cambi d’acqua.

Tutte queste cose sono spiegate nel mio libro, ma molti vogliono semplicemente emulare il mio metodo ciecamente, senza leggere prima il mio libro e comprendere l’ecologia dell’acquario.

È possibile tenere un acquario senza alcuna tecnologia, senza che diventi una palude in un mese o due?

Assolutamente. Uno deve semplicemente guardare ai fiumi e ai laghi per vedere che una palude non è inevitabile.
Tuttavia i miei acquari hanno tutti della tecnologia. Hanno tutti riscaldatore e forte illuminazione artificiale (la luce dalla finestra non è sufficiente). Ho filtri o aeratori per creare un leggero movimento d’acqua. Questo accelera la decomposizione degli escrementi dei pesci e la loro trasformazione in nutrenti per le piante e anidride carbonica.

Quasi tutti gli acquariofili usano qualche tipo di biocondizionatore per rimuovere il cloro prima del regolare cambio d’acqua, anche quelli che vogliono tenere un allestimento estremamente low-tech. Ci sono degli effetti negativi di questi prodotti, anche minimi, in un acquario stabile e piantumato?

Non credo.
Non riesco ad immaginare che una piccola quantità di solfato di sodio (se di questo stiamo parlando) possa fare male a qualcosa.

Parliamo un po’ di piante. Che specie ha nei suoi acquari naturali con piante? Che specie di piante si adattano meglio a questi tipi di allestimento?

Piante che si sono adattate bene nei miei allestimenti, nel lungo periodo, sono Echinodorus bleheri, Echinodorus major, Echinodorus tenellus, Echinodorus “Ozelot”, Sagittaria subulata e Sagittaria graminae per una rapida crescita.
Credo che gli Echinodorus siano ottimi per prevenire le alghe negli acquari più grandi.
Anubias nana, Cryptocoryne wendtii, Cryptocoryne balansaea
e Microsorum pteropus richiedono più tempo per ambientarsi ma, una volta stabiliti, crescono bene.
Le migliori piante galleggianti per me sono la Ceratopteris thalictroides e il Limnobium laevigatum. Anche piante a stelo quali Bacopa monnieri e Rotala rotundifolia mi hanno sempre dato soddisfazioni.

La maggior parte delle piante acquatiche non avrà problemi negli allestimenti naturali. Tuttavia, le piante a stelo, che non riescono ad usare i bicarbonati, cresceranno bene solo all’inizio. Ad esempio, la Rotala macrandra è cresciuta benissimo nei primi 6-12 mesi dopo l’avvio, per poi morire lentamente.
Alcune specie di piante semplicemente non possono competere in presenza di specie più robuste dal momento in cui il terriccio rilascia sempre meno anidride carbonica e altri nutrienti nell’acqua.

È interessante osservare che sono riuscita a tenere specie più esigenti, ma da sole, senza la presenza di specie più rustiche.
Ad esempio, nei miei due acquari avviati all’asciutto (DSM – Dry Start Method), sono stata in grado di tenere piccole piante da pratino per oltre un anno. L’Hemianthus callitrichoides e la Glossostigma elatinoides sono morte ma l’Eleocharis acicularis, la Marsilea quadrifolia e l’Hemianthus micranthemoides crescono benissimo.
Non sarei mai stata in grado di tenere queste tre specie di piante nei miei acquari principali, dove avrebbero dovuto competere con piante più grandi e robuste.
Credo che gli acquariofili debbano semplicemente capire quali piante funzionino meglio nel loro allestimento.

I due acquari di Diana Walstad avviati con DSM.

Cosa pensa di quei meravigliosi acquari da esposizione (“scuola giapponese”), allestiti non per durare ma distrutti appena dopo la mostra o appena dopo esser stati fotografati?

Ah! Non sapevo che quegli acquari venissero smantellati dopo la mostra.
Gli acquari con piante sono facili da allestire ma farli durare è un altro paio di maniche.
Le mostre di aquascaping aiutano le persone ad innamorarsi degli acquari con piante. Non è male.
Alcune di queste persone alla fine si stancheranno di tutto il lavoro richesto, compreranno il mio libro e cominceranno a tenere acquari naturali con piante.

Molti neofiti non hanno idea di dove cominciare quando si tratta di acquari con piante e aquascaping. Cosa consiglierebbe ad una persona che crea il primo acquario? Qual è la base per allestire acquari con piante in salute e pesci felici?

Sono dell’opinione che potrebbero iniziare a leggere il mio articolo Piccoli acquari con piante per gamberetti.
I neofiti possono cominciare con piccoli acquari poco costosi. Con un piccolo acquario e dei gamberetti possono imparare come gestire il terriccio (non è facile come sembra).
Non dovranno preoccuparsi di malattie dei pesci, piuttosto comuni nel’hobby.
Impareranno quali piante crescono meglio con il loro terriccio, la loro luce e la loro acqua. Se il piccolo acquario ha successo, avranno pure una buona fornitura di potature di piante già adattate, da mettere in un acquario più grande.

La base per allestire un acquario piantumato con pesci felici è quella di creare buone condizioni per la crescita delle piante e per evitare malattie dei pesci.
Non è una sfida da poco per un neofita. Un piccolo acquario con gamberetti è un modo facile per cominciare.

Qual è lo scopo principale del suo libro? Cosa spera che la gente impari, leggendolo?

Spero che gli acquariofili imparino a considerare le piante più di un semplice arredo o uno strumento da aquascaping. Che imparino come usare le piante per avere acquari in salute, con meno fatica e costi.

Molti dei concetti degli acquari naturali con piante sono del mondo naturale. Pertanto, mantenere un acquario è legato alla biologia, alla chimica del suolo e ad altre scienze naturali.
Trovo questa integrazione eccitante. Se ho trovato ciò così eccitante, il mio ragionamento è stato che ci sarebbe dovuto essere qualcun altro a cui sarebbe piaciuto vederla.
Fortunatamente, alla fine si è rivelato essere così!

Molti dei suoi lettori sono acquariofili con elevata istruzione, soprattutto con lauree in scienze naturali. Ma sono certo che sia a conoscenza che molti considerino il suo libro una lettura piuttosto pesante. Sta pianificando di scrivere qualcosa per i più giovani e tutti quelli meno ferrati in chimica e biologia?

No. Ci sono svariati tipi di libri “semplici” sulla gestione dell’acquario con piante e sulle piante stesse. Non ho alcun interesse nello scrivere un libro del genere. Lascio però il campo aperto agli acquariofili che desiderano spiegare i miei metodi a chi è meno sofisticato.

Vorrei che il mio libro diventasse un riferimento, nel lungo periodo, per l’acquariofilo consapevole, per i biologi e altre figure accademiche. In questo modo, saranno in grado di resistere all’enorme commercio nell’hobby dell’acquario e a tutte le procedure sciocche basate sull’esperienza comune.

È triste che tutte le vitali informazioni scientifiche presenti nel mio libro non fossero disponibili qualche decina di anni fa. Ovviamente, c’è molto più denaro da ottenere col vendere gadget, fertilizzanti etc che col promuovere i sistemi naturali.

Grazie infinite, signora Diana, è stato un piacere ed un privilegio!

Prego, assolutamente!

Diana Walstad (da dianawalstad.com)

C’è qualche cosa che desidera aggiungere alla fine di questa intervista?

Sì, grazie per averlo chiesto 🙂

Il mio sito web ha due articoli gratuiti disponibili per il download. Sono:

Il mio sito web è dianawalstad.com

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