Traduzione Archivi · Acquario.top La Scienza in Acquario. Thu, 19 Sep 2019 19:39:42 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.7.2 Incontri Ravvicinati con il genere Cichla https://acquario.top/incontri-ravvicinati-genere-cichla/ https://acquario.top/incontri-ravvicinati-genere-cichla/#respond Wed, 18 Sep 2019 19:25:11 +0000 https://acquario.top/?p=4476 Con i pesci del genere Cichla bisogna pensare in GRANDE, ci dice Ivan Mikolji. Andiamo alla scoperta dell’ambiente naturale di questo magnifico genere di pesci e vediamo da quanto osservato come si può progettare un acquario adeguato per loro. Ringraziamo Ivan Mikolji per averci permesso di condividere anche questo suo viaggio! Incontri ravvicinati con il […]

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Con i pesci del genere Cichla bisogna pensare in GRANDE, ci dice Ivan Mikolji.
Andiamo alla scoperta dell’ambiente naturale di questo magnifico genere di pesci e vediamo da quanto osservato come si può progettare un acquario adeguato per loro.

Ringraziamo Ivan Mikolji per averci permesso di condividere anche questo suo viaggio!


Incontri ravvicinati con il genere Cichla

Se potessimo trasformarci in un pesce, quale sceglieremmo?
Il primo che mi è venuto in mente è un altum, perché è il mio pesce preferito, ma mi sono subito fermato e mi sono preso qualche momento per analizzare meglio la questione. Gli altum sono fortemente minacciati nel loro ambiente naturale, dunque non è una buona scelta.
Sebbene adori i cardinale, certamente non vorrei essere uno di quei pesciolini che vengono mangiati dalla maggior parte degli altri: pretendo di stare alla cima della catena alimentare!
Quindi ho cominciato a pensare alle piragna, ma no!, spesso mangiano carogne, che danno pesantezza allo stomaco. Poi sono passato ai pesci lupo [NdT: Anarhichas lupus]… troppo aggressivi.
E che dire delle anguille elettriche? Troppo pizzicose!
Infine, ho pensato ai Cichla: hmmmm… niente di negativo, solo vantaggi.

Fiume Orinoco
Fiume Orinoco, Venezuela.
Fiume Cinaruco
Fiume Cinaruco, Venezuela.
Palme moriche
Palme moriche (Mauritia flexuosa).

Quello dei Cichla è un genere di pesci che sono comunemente chiamati, in inglese, Peacock bass e, lasciatemelo dire, sono fra quei pesci che è sempre un piacere osservare in natura.
Nuotano in maniera maestosa, alla giusta velocità – né troppo piano, né troppo veloci. Fanno sempre le loro attività da Cichla e le fanno perfettamente. Quando nuotano, nuotano con un piano: sanno dove stanno andando. La forma del corpo, i colori meravigliosi e le livree sono una delizia da osservare.

Se confrontati con la maggior parte degli altri pesci, i Cichla sono piuttosto timidi. Solo pochi Cichla più navigati ti si avvicinano e ti guardano fisso: ti analizzano. Questi sono gli Incontri Ravvicinati con il genere Cichla.
Non appena si annoiano, nuotano via, riprendendo i loro affari quotidiani.

Ci sono attualmente circa 15 specie descritte, tutte limitate al Sud America. In Venezuela ne abbiamo cinque e quella più diffusa e numerosa è Cichla orinocensis.

Quindi, sono questi i pesci da sogno per l’acquario? Sì, lo sono, e puoi tenerli, se hai un acquario molto grande, lungo almeno due metri e mezzo e largo almeno 90 centimetri. Qui le dimensioni contano: tanto maggiori, tanto meglio!

I Cichla sembra abbiano un territorio, un po’ come i leoni o altri predatori terrestri, e sembra lo conoscano a memoria. Sebbene, crescendo, tendano a muoversi in habitat diversi, mantengono sempre un territorio specifico in questi habitat. Ho avuto modo di fotografare esemplari con tratti caratteristici anno dopo anno, sempre nella stessa posizione.

I Cichla nascono in grandi spazi acquei come i fiumi principali e i laghi. Quando raggiungono i 15 cm circa di lunghezza, una parte migra nei corpi d’acqua minori, come tributari o affluenti dei fiumi maggiori e dei laghi. Lì spendono una parte della loro vita nutrendosi e crescendo. Una volta raggiunti i 35-40 cm, abbandonano definitivamente questi piccoli corsi d’acqua e tornano nei corsi principali.

I Cichla sono pesci pelagici che trascorrono la loro vita nuotando nelle acque aperte e non in prossimità del fondo. Anche se tendono a nuotare vicino alle rive dei fiumi, non vivono nella zona litorale: si limitano a nutrirsi.
Nelle acque aperte e profonde non c’è un menu tanto lungo da cui scegliere. Lì i pesci o sono troppo grandi o hanno ottimi meccanismi di difesa.
Le mie osservazioni concludono che i Cichla vivono nell’area di transizione fra le rive e le acque aperte. Quindi, se volessi imitare in acquario il loro habitat, dovrebbe essere presente solo acqua? Per certi versi questo è corretto, sebbene un biotopo per Cichla debba essere adattato alle dimensioni e all’età del pesce, se si vuole mirare alle riproduzioni. Un acquario di biotopo per un Cichla adulto non è lo stesso per un giovanile, come spiegherò nel seguito dell’articolo.

Ho tenuto numerose specie diverse del genere Cichla e, in generale, un acquario di biotopo per loro deve prevedere ampie zone libere con poche decorazioni, se non nessuna. L’arredo di questo acquario di biotopo sarà maggiormente diretto a far felici i pesci che vivranno con i Cichla, più che i Cichla stessi.

Le specie che possono convivere con i Cichla sono piuttosto limitate. Le poche opzioni includono alcuni grandi pesci gatto e razze di fiume. In natura, i Cichla si possono osservare nuotare a fianco di Semaprochilodus kneri, grandi ciclidi come Heros severus, grandi appartenenti al genere Geophagus, grandi Satanoperca o Crenicichla.

Quando dico grandi, intendo grandi almeno quanto i Cichla stessi.
Non tenere piccoli Corydoras o pesci come Otocinclus assieme a loro: a volte vengono ingeriti con conseguenze tragiche per i Cichla. Un buon coperchio è altresì neccessario, poiché un pesce in fuga potrebbe saltare fuori dall’acquario.

Cichla orinocensis
Cichla orinocensis, Rio Apure, Venezuela.
Cichla orinocensis
Cichla orinocensis, Rio Apure, Venezuela.
Cichla orinocensis
Cichla orinocensis, Rio Apure, Venezuela.

I Cichla sembrano ben vivere in tutti i tipi di acque o di ecosistema acquatico dove riescono a trovare grandi quantità di cibo. Li ho osservati in quasi tutti i corsi d’acqua che ho visitato nel bacino dell’Orinoco. Sembrano ben sviluppati anche nei bacini e nei corsi artificiali dove sono stati introdotti; esempi di queste introduzioni sono le Everglades negli Stati Uniti o il Lago di Maracaibo nel Venezuela.
I parametri dell’acqua più frequenti sono un pH fra 5.5 e 6.5 e una temperatura fra i 25 e i 27 °C.

In Venezuela sono gli unici pesci d’acqua dolce protetti dalla legge. È consentito tenerne solo due esemplari quando si pesca. Questa forma di tutela li ha salvaguardati  dal venire pescati eccessivamente e possono quindi essere visti frequentemente in natura. A volte, però, mi chiedo perché siano l’unica specie protetta. Penso si riesca a vederli troppo spesso proprio perché sono gli unici protetti. Però, la tutela e le limitazioni hanno senso e funzionano.
Gli individui più grandi di solito si vedono da soli o in coppia, mentre gli adolescenti spesso sono in gruppetti fino a venti esemplari o poco più. Più le acque sono chiare e più tendono a fare gruppi.

Ho visto grandi femmine prendersi cura dei loro piccoli. Credo sia una delle scene più impressionanti che abbia visto sott’acqua. Centinaia di “bambini” da 5-6 cm seguono la loro mamma, che va in giro a nutrirsi. Lei quindi si avvicina alle rive del fiume poco profonde e ricche di vegetazione e quindi ci nuota in mezzo. Questo disturba e spaventa centinaia di piccoli pesci e gamberetti, che si nascondono o vivono fra la vegetazione, e che ora scappano nelle acque aperte, dove diventano cibo per pesci e facili prede per i piccoli Cichla.
Questa è un po’ come l’istruzione domestica, con un continuo insegnamento. Crescendo, i Cichla perfezionano le loro abilità di caccia: imparano anche a fare gli agguati, molto affascinanti da osservare.

Si può vedere un bell’esempio di queste abilità nella The Fish Guys Expedition 2 part 17, a partire dai 33:59.

Quando ho filmato questo agguato di un giovane Cichla orinocensis contro un testarossa Hemigrammus rhodostomus, sono rimasto colpito.
Qui è dove centinaia di ore di osservazioni subacquee vengono in aiuto e ti consentono di catturare il momento. Quel che ha attratto la mia attenzione è stato il nuoto troppo lento e troppo vicino al fondo del Cichla. Questo mi ha fatto immediatamente fermare e concentrare l’attenzione su di esso. Come ho detto prima, i Cichla nuotano sempre in maniera perfetta e se non lo fanno, o c’è qualcosa che non va o sta succedendo qualcosa di interessante.

Tornando a noi, il Cichla nuotava lentamente e molto vicino al fondo verso una grosso legno mezzo sprofondata nella sabbia. Avvicinatosi al legno, ha cambiato completamente colore e livrea, passando da una graziosa varietà di colori a un marrone scuro uniforme, molto simile a quello del pezzo di albero.
Quindi ha ispezionato il legno e trovato un’apertura cava, simile a una grotta, dove è entrato, scomparendo. Dopo un paio di secondi, è uscito appena con la testa, giusto il necessario per osservare i pesci che passavano nelle vicinanze. Poiché la “grotta” gli consentiva di vedere in una sola direzione, dove non c’erano pesci in vista, ha deciso di uscire e aspettare nei pressi del legno, in una posizione dalla quale poteva vedere in tutte le direzioni. Lì si è fermato, rimanendo immobile. Non appena ha ritenuto il testarossa entro il suo raggio d’azione, ha colpito alla velocità della luce.

Riguardando il filmato al rallentatore, osserviamo che i Cichla hanno un’ottima distanza di scatto, confermando che un acquario di grandi dimensioni è essenziale.
Avevo già osservato in precedenza dei Cichla nascondersi dietro a piante acquatiche ma mai nascondersi dietro ai legni per fare agguati alle prede.

Cichla Peacock Bass Cichla Peacock Bass

Cichla orinocensis nel loro ambiente naturale.

Quando si progetta per tenere i Cichla bisogna pensare in GRANDE. Richiedono GRANDI quantità di cibo e un GRANDE acquario perché quando crescono diventano GRANDI.
Ho visto troppi acquari con Cichla scheletrici, affamati da un’alimentazione “a giorni alterni”. I Cichla richiedono uno o due grossi pasti al giorno per mantenere il peso ideale.

Ricordo di aver visitato un acquario pubblico e di aver visto un Cichla rachitico in uno degli acquari. Dopo averlo fatto notare a un “manager” che mi stava facendo la visita guidata, mi ha risposto: “lo chiamiamo mazza da baseball”. Non appena si è accorto che la battuta non mi faceva ridere, ha detto imbarazzato: “cominceremo a nutrirlo di più”.
Quel pesce probabilmente non si è più ripreso. Una volta che un Cichla diventa troppo magro è molto difficile recuperarlo.

I Cichla sono ben conosciuti nella comunità dei pescatori come ottimi pesci per la pesca sportiva.
Localmente sono considerati dalle popolazioni indigene come un’eccellente fonte di cibo.

Oh, credo di aver appena pensato a un lato negativo: se vieni pescato nell’ambiente naturale da qualcuno del luogo, sicuramente ti mangerà!
Anche se la gente dice che i Cichla siano i migliori pesci d’acqua dolce da mangiare, personalmente li trovo un po’ secchi – i Geophagus sono molto meglio.

Peacock bass


Articolo ed immagini: © Ivan Mikolji www.mikolji.com
Tutti i diritti sono riservati. L’articolo non può essere riprodotto, copiato, distribuito o usato senza l’esplicita autorizzazione scritta di Ivan Mikolji.

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Lo Spaventacory – Corydoras aeneus in natura https://acquario.top/corydoras-aeneus-in-natura/ https://acquario.top/corydoras-aeneus-in-natura/#respond Wed, 08 May 2019 08:53:22 +0000 https://acquario.top/?p=4228 Com’è l’ambiente naturale di Corydoras aeneus? In questo articolo, Ivan Mikolji ci accompagna in un loro habitat naturale, facendoci vedere come vivono questi pesci e quali siano i loro comportamenti e le loro abitudini (e no, non includono stracci o aspirapolvere). Ringraziamo Ivan Mikolji per averci permesso di condividere anche questo suo viaggio! Lo Spaventacory […]

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Com’è l’ambiente naturale di Corydoras aeneus?

In questo articolo, Ivan Mikolji ci accompagna in un loro habitat naturale, facendoci vedere come vivono questi pesci e quali siano i loro comportamenti e le loro abitudini (e no, non includono stracci o aspirapolvere).

Ringraziamo Ivan Mikolji per averci permesso di condividere anche questo suo viaggio!


Lo Spaventacory – Corydoras aeneus in natura

Ivan Mikolji al lavoro in un corso d'acqua

Sono in piedi, fermo, in mezzo al corso d’acqua. Il cielo è azzurro e senza nuvole, il Sole risplende. Una brezza tropicale molto delicata fa ondeggiare il fogliame che a occhio è venti metri più in alto. Ragazzi, qui gli alberi sono proprio alti!

Albizia saman
Fotografia di Ivan Mikolji di un albero della pioggia, Albizia saman, nel suo ambiente naturale.

Adoro la brezza poiché dà sollievo dal caldo rovente e disturba alcuni insetti ematofagi. L’altro lato della medaglia è che la stessa brezza che tiene lontani gli insetti ti riempie di quelli che io chiamo “insetti kamikaze”. Questi insetti, che vivono fra i rami più alti degli alberi, sono buttati giù dal vento in grandi numeri.
Credetemi, è difficile stare fermi quando hai un paio di insetti sconosciuti che ti camminano sul collo o, ancora peggio, cercano di avventurarsi nel tuo orecchio. Scaccio gli insetti e ritorno nella mia posizione immobile, come una guardia reale, ma in muta umida.

Termometro
Fotografia di come monitoriamo la temperatura in un corso d’acqua.

Ci sono due colori dominanti: verde e marrone. La superficie dell’acqua riflette il verde di tutta la vegetazione e, poiché l’acqua è limpida, si riescono a vedere i sedimenti marroncini sul fondo, aggiungendo ancora gli stessi colori ad un mondo bicromatico incredibilmente meraviglioso.
L’acqua è attorno ai 28 °C, con una debole corrente che scorre su rocce di tutte le misure.

Questo, amici, è un tipico corso d’acqua della Cordigliera della Costa.
La Cordigliera della Costa è il gruppo di montagne che corre lungo la costa centro-orientale del Venezuela.

Cordigliera della Costa
Fotografia della Cordigliera della Costa, monte Zapatero, Guaquira, Yaracuy, Venezuela.
Panoramica di un biotopo naturale
Panoramica di un biotopo naturale (Yaracuy, Venezuela).

Tornando a noi, sono ancora in piedi, fermo, al centro del corso d’acqua. Come al solito, sto indossando il mio vecchio e fedele cappello di paglia.
Scommetto tutto sul fatto che se rimango a lungo, abbastanza a lungo, non sembrerò una minaccia per i Corydoras bronzei – Corydoras aeneus – che vivono in questa sezione di fiume.

Corydoras aeneus è una specie relativamente piccola, bentica, di pesci siluriformi [NdT: Callichthyidae], piuttosto comune nell’hobby acquariofilo.
Corydoras aeneus ha la capacità di respirare aria attraverso l’intestino quindi è possibile vederli nuotare in superficie a prendere una boccata d’aria per poi tornare immediatamente sul fondo; è probabile che l’aria sia di aiuto anche per la digestione.

Corydoras aeneus selvatico
Corydoras aeneus selvatico nel suo ambiente naturale.

So, per esperienza, che i pesci si abituano piuttosto velocemente alla mia presenza, solitamente in un’ora o due.
Ho alcuni rituali che potrebbero apparire strani ad un passante ma che per me portano numerosi benefici.
Stando in piedi, decifro l’ecosistema che mi circonda e apprendo il comportamento degli animali attorno a me.

Lasciatemi raccontare quello che sto assorbendo.
Sopra di me, fra tutti gli alberi, quelli che trovo più maestosi sono gli alberi della pioggia Albizia saman, i cui rami si espandono come un gigantesco ombrello e sono piedi di piante epifite.
Sotto di me, i tetra Astyanax metae sono a caccia di insetti kamikaze che cadono in acqua. Sono così rapidi che un quarto del loro corpo esce dall’acqua quando si fiondano per mangiare un insetto, prima che qualcun’altro glielo porti via. Quando colpiscono il loro bersaglio, producono uno schiocco che sembra troppo intenso per essere fatto da un pesce così minuto.
Quando la brezza cessa, la superficie dell’acqua diventa silenziosa e tranquilla e i tetra attendono tranquilli. Quando il vento riprende e gli insetti cominciano di nuovo a cadere, la superficie dell’acqua ricomincia a ribollire e a risuonare in modo imprevedibile.

Gli insetti terrestri devono essere la fonte principale di cibo per così tanti pesci selvatici!

Astyanax metae
Astyanax metae nel suo ambiente naturale.

Il corso d’acqua stesso può essere diviso in pozze, punti piani e rapide. Sto in un’area piana, lunga circa 100 metri, larga 7 e profonda 40 cm ai bordi e 20 verso il centro – sì, è più profonda vicino alle rive.
Un’area piana di un fiume può essere descritta come una piscina poco profonda con la superficie calma e un fondo pressoché uniforme.
Il pH è di 7.5 e il KH attorno a 40 mg/l [NdT: circa 2.2 dKH].
La corrente è piuttosto lenta e l’acqua pulita poiché non piove da giorni.

Corydoras aeneus
Corydoras aeneus nel suo ambiente naturale.

OK, e ora arriva un banco di Corydoras aeneus, qui è dove vivono.

Si trovano solo nei punti piani del corso d’acqua; non vivono nelle pozze o nei punti dove la corrente è forte.
Sono pressoché al centro del fiume, rivolto verso la riva destra, che è illuminata meglio dalla luce del sole a quest’ora del giorno.
Cerco di stare il più immobile possibile e di tenere traccia mentale di quel che vedo.

I Corydoras nuotano controcorrente e inizio a contarli ma perdo il conto a 8: si muovono troppo in fretta e sono troppi! Ce ne saranno più o meno 150 che nuotano a zig-zag senza mai fermarsi.
Zig-zagando nell’acqua, di fronte ai miei piedi, la mia bocca si apre per lo stupore: il nuoto a zig-zag è assolutamente intenzionale. Si muovono fra le ombre create dalle fronde 20 metri più in alto.

Stando in piedi lì, le prime cose che mi viene in mente per analogia guardando questi pesci muoversi in gruppo attraverso percorsi intricati sono il sangue che scorre attraverso le vene o automobili che sfrecciano in una superstrada dal progetto folle.

È incredibile osservare come si impegnino a non uscire di strada, sebbene le ombre siano molto deboli.
Li guardo, la lunga linea di esemplari si muove vicino a me, paraurti contro paraurti, passando davanti ai miei piedi.

Due metri più in avanti, sulla mia sinistra, c’è un’area sabbiosa e priva di rocce, all’ombra. Alcuni dei Corydoras rallentano e iniziano a nuotare attorno, formando un cerchio. Questo comportamento mi fa venire in mente le diligenze attaccate dagli Indiani nei vecchi film sul Far West.

Corydoras aeneus, in gruppo
Fotografia a mezz’acqua di Corydoras aeneus, in gruppo, nel loro habitat naturale.

All’improvviso si fermano e si riposano per uno o due minuti, quindi riaccendono i motori e ricominciano a nuotare contro corrente nelle loro autostrade ombrose.
Decido di stare fermo e attendere l’arrivo di un altro gruppo. Non molto più tardi, si avvicina un banco più piccolo, sempre seguendo le stesse regole del precedente ma, avvicinandosi, attraversano rapidamente il corso d’acqua. Non nuotano mai nella parte centrale del fiume, ma quando lo attraversano, lo fanno il più velocemente possibile.
Mi giro attorno lentamente e li osservo scendere il corso d’acqua, vicino all’altra riva, sulla sinistra, che è più rocciosa e meno illuminata. È il percorso di ritorno dei Cory!
Fra le rocce si prendono il tempo per nutrirsi del perifiton [NdT: la microflora che si sviluppa nei substrati, comprendente alghe, batteri, detriti etc] incastrato sulla superficie delle rocce.

Corydoras aenenus nell'habitat naturale
Foto subacquea di Corydoras aeneus, in gruppo, nel loro habitat naturale.

Nelle fessure fra le rocce più grandi le foglie e i ramoscelli si depositano su un fondo di argilla sporca. L’argilla è ricoperta di materiale organico in decomposizione e i Corydoras si tuffano in quella porcheria come se si stessero sotterrando, creando piccole nuvole di detriti. Assomigliano a dei porcellini che si divertono nella melma, scavando alla ricerca del successivo pasto. Quindi questo è il loro posto per alimentarsi.

Il centro e la sposta destra, sabbiose, sembrano troppo pulite o sterili. I Corydoras, in questo corso d’acqua, usano la sabbia pulita sulla destra per risalire e poi mangiano sulla sponda sinistra, rocciosa, scendendo. Mi domando: perché non vanno su e giù solo sul lato sinistro?

Decido di fermarmi ancora, in piedi, a guardare nel verso della corrente, così da poter osservare entrambe le sponde contemporaneamente; qualcosa mi morde sul collo e spiaccico quella che sembra una formica rossa. Vedo i Corydoras scappare, spaventati dal mio brusco movimento.
Sorrido e rido; stando fermo con il mio cappello di paglia sono uno spaventapasseri per i pesci o, meglio ancora, uno spaventacory.

Ivan Mikolji
Ivan Mikolji al lavoro in un fiume. Foto di Orlando Escalante.
Ivan Mikolji
Ivan Mikolji. Foto di Orlando Escalante.
Ivan Mikolji
Ivan Mikolji. Foto di Orlando Escalante.

Dopo aver appreso il comportamento dei Corydoras, il movimento delle acque e l’illuminazione del biotopo, inizio a progettare come digitalizzarli. Comincio a pensare ad un piano per immortalare ogni comportamento.

Poiché io sono chi sono e non riesco a fare le cose se non alla maniera di Mikolji, provo a complicarmi il lavoro e a renderlo il più complesso possibile, portando le tecniche di fotografia al limite e facendo sudare un po’ di più le generazioni successive per potermi superare.

Lancio il cappello sul fogliame a bordo fiume e entro nell’acqua. Striscio verso la riva destra, sopra alla sabbia fine, e cerco un punto ombreggiato dove l’obiettivo della mia fotocamera possa stare metà in acqua e metà fuori.
Mi assicuro di trovare un punto dove ci sia ombra sia vicino all’obiettivo sia lontano, cosicché i Corydoras non appaiano in fila o in un gruppo troppo denso.

Corydoras aeneus nel suo habitat naturale
Corydoras aeneus nel suo habitat naturale (Yaracuy, Venezuela).

Voglio che stiano sparsi, seguendo le ombre vicino alla riva. Sistemo le impostazioni della fotocamera e aspetto immobile; come previsto, passano meravigliosamente davanti alla fotocamera e fanno quel che sanno fare meglio, essere dei cory.

Faccio le stesse cose nello spazio aperto e, di nuovo, mi circondano: sono i modelli migliori con cui lavorare.

Mi rialzo e faccio la riva sinistra, che è più complicata a causa del pulviscolo che alzano quando nuotano o mangiano. Ore di pazienza, tuttavia, ripagano.

Corydoras aeneus nel suo habitat naturale
Corydoras aeneus nel suo habitat naturale.

Finito il lavoro, faccio il mio ultimo rituale, che consiste nel mettere via la fotocamera e stare fermo sott’acqua, fingendo di essere un pesce, e sperare che il tempo si fermi.

Questo articolo è stato pubblicato su:
– Practical Fishkeeping Magazine – Febbraio 2017


Articolo ed immagini: © Ivan Mikolji www.mikolji.com
Tutti i diritti sono riservati. L’articolo non può essere riprodotto, copiato, distribuito o usato senza l’esplicita autorizzazione scritta di Ivan Mikolji.

 

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Dai torrenti di montagna alle paludi di mangrovie https://acquario.top/biotopi-acquatici-ghati-occidentali/ https://acquario.top/biotopi-acquatici-ghati-occidentali/#respond Wed, 20 Mar 2019 10:34:54 +0000 https://acquario.top/?p=3874 In questo articolo, Chris Englezou ci mostra alcuni biotopi indiani, molto diversi fra loro; in particolare vedremo alcuni corsi d’acqua nella catena montuosa dei Ghati e la zona circostante il lago Vembanad, il più grande lago dell’India. Ringraziamo Chris Englezou per averci consentito di tradurre il suo articolo e, senza perdere ulteriore tempo, andiamo a […]

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In questo articolo, Chris Englezou ci mostra alcuni biotopi indiani, molto diversi fra loro; in particolare vedremo alcuni corsi d’acqua nella catena montuosa dei Ghati e la zona circostante il lago Vembanad, il più grande lago dell’India.

Ringraziamo Chris Englezou per averci consentito di tradurre il suo articolo e, senza perdere ulteriore tempo, andiamo a scoprire questi luoghi di cui non si parla molto nell’acquariofilia generale.

Ghati Occidentali
I Ghati Occidentali si estendono negli Stati indiani Maharashtra, Goa, Karnataka, Tamil Nadu e Kerala.

Esplorando i biotopi acquatici nei Ghati Occidentali | Dai torrenti di montagna alle paludi di mangrovie

Siamo nel pieno della stagione secca, nei Ghati Occidentali. Sono qui, nel mezzo delle montagne dell’India meridionale, a 900 metri di altitudine, al confine fra due Stati, Tamil Nadu e Kerala, circondato da una fitta giungla.

La temperatura durante il giorno non è ancora rovente ma raggiunge in alcuni punti i 34 °C; le fronde mi tengono abbastanza all’ombra. Di notte la temperatura scende di oltre 20 °C e c’è rischio di subire shock termici.

Le zone attorno a me sono secche ma mi ricordano abbastanza i viaggi in Amazzonia, a esclusione dei giaguari, puma, anaconda e dei bushmaster [NdT: Lachesis spp.], qui sostituiti da tigri, pantere, pitoni e cobra. Ma nulla può replicare l’enorme maestosità del re della giungla, Elephas maximus indicus, l’elefante asiatico.

Mentre cammino lungo una traccia larga non più di mezzo metro, una polvere rossastra che impregna i rami degli alberi a livello degli occhi e alcuni mucchi di letame mi suggeriscono che le buche in cui ogni tanto inciampo sono le impronte degli elefanti: sto camminando dove sono passati i giganti.

Giungla indiana
Camminare tra le impronte degli elefanti selvatici lungo questo stretto sentiero nella giungla ti fa apprezzare l’abilità di questi enormi mammiferi nel muoversi nella giungla così delicatamente.

Continuo a seguire la mia mappa che, se ho studiato correttamente, dovrebbe portarmi ad un piccolo corso d’acqua poco prima di alcune ripide cascate. Si tratta di un tributario del fiume Maruthapuzha, nel bacido nel fiume Chaliyar; voglio studiare la zona prima delle cascate.

La giungla è stranamente silenziosa, eccetto per alcuni cinguettii di alcuni uccelli. Sebbene possa essere un’esperienza molto rilassante, c’è sempre l’amara incertezza di non sapere mai cosa ci sia davanti (o dietro) di te.
L’idea è quella di procedere speditamente, controllando l’ambiente ed emettendo quel senso di sinonimia con la giungla da ogni cellula del tuo corpo. La giungla non comprende altre lingue se non quella del corpo e la paura quindi diventa o potenza positiva o fallimento.

Corso acqua India

Mentre mi faccio strada lungo una discesa franata e scivolosa, vedo lo scorrere poco profondo e indisturbato di questo rivolo che serpeggia attraverso la giungla. Man mano che lo seguo, le cascate diventano sempre più visibili.

Sotto l’ombra di un enorme Artocarpus [NdT: Albero del pane], il corso d’acqua si allarga e forma una specie di piscina piena di rocce, al cui centro c’è un grumo lungo e intrecciato di alghe filamentose.
Ci sono dei punti in cui l’acqua si muove molto più lentamente, in particolare nelle zone sotto agli alberi e ai cespugli della zona ripariale.

Con un denso letto di foglie, acqua ricca di ossigeno e numerose radici a formare rifugi, questo punto ha tutti i requisiti per ospitare pesci e un piccolo riflesso iridescente mi suggerisce che sono proprio nel posto giusto.

Cascata
La cascata, piuttosto ripida, probabilmente funge da barriera ecologica fra alcune specie.

Mi fermo un momento per preparare il mio equipaggiamento e stringere i lacci delle scarpe: non c’è niente di peggio che perdere una scarpa in un metro di fango.
Procedo quindi lentamente nel corso d’acqua poco profondo e, non inaspettatamente, sprofondo fino al ginocchio nel limo e nelle foglie.
La mia posizione è comunque buona e, dopo il polverone innalzato all’inizio, la mia presenza inizia ad attrarre alcuni pesci iridescenti.

A prima vista sembrano essere qualche specie di Danio ma mi rendo subito conto che in realtà sono dei giovani Devario cf. malabaricus. Più in profondità e fra le rocce, con un retino catturo un meraviglioso esemplare adulto, che fotografo e rilascio immediatamente.

Corso d'acqua nella giungla indiana.
Qui il Sole è riuscito a penetrare il fogliame, consentendo alle alghe filamentose di crescere nel corso d’acqua. Haludaria e Devario si nascondevano fra le alghe.
Fondo ricoperto di foglie
Il fondo del corso d’acqua, in questo punto, è ricoperto da strati su strati di foglie dell’albero del pane, molto importanti per la sicurezza dei pesci adulti e giovani.

A fianco dei Devario vedo nuotare dei giovani barbi a strisce, che sospetto essere in particolare dei barbi melone (Haludaria fasciata); tuttavia i segni non sono molto corrispondenti a quelli che avevo visto in precedenza, oltre a mancare la striscia nera sul peduncolo caudale. H. fasciata è una specie piuttosto variabile, con numerose forme in base alla posizione, quindi suppongo di aver indovinato la specie.

Devario cf. malabaricus
In questo corso d’acqua Devario cf. malabaricus era presente in grande numero e tutti gli esemplari erano in ottime condizioni.
Haludaria fasciata
Giovanile di Haludaria fasciata dai confini montani fra Tamil Nadu e Kerala. Esemplare con solo tre strisce nere sul corpo.

Raccolgo un piccolo esemplare a strisce da un gruppo di circa cinquanta pesci, ma subito vedo un piccolo flash rosso con una punta di verde poco sotto una roccia. È un gruppo di 8-10 giovani maschi che nuota assieme in piena livrea riproduttiva.
Riesco a catturarne uno e a fotografarlo prima di lasciarlo ritornare ai suoi importantissimi affari.
Si tratta di una forma anomala, per questo posto, di H. fasciata, ma è davvero eccezionale. Purtroppo il colore rosso sbiadisce moltissimo togliendoli dall’acqua, quindi la foto non rende giustizia a questa meravigliosa creatura.

Haludaria fasciata
Questa forma interessante e anomala di Haludaria fasciata si può trovare ogni tanto nell’hobby acquariofilo.

Continuo a osservare e dopo un po’, con gli ultimi movimenti del retino, riesco a trovare un predatore del luogo, un carinissimo Snakehead (Channa cf. striata) nascosto in mezzo alle foglie. Stranamente mi lascia il tempo di fargli qualche foto e quindi, non appena rilasciato, torna rapidamente nel suo substrato.

Channa

Raccolgo le mie cose e mi preparo per un viaggio verso sud di circa 200 km, per raggiungere il lago Vembanad, un ampio bacino d’acqua salmastra lungo quasi 100 km (è il più lungo lago dell’India), tra Azheekkode e Alappuzha.

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Hemigrammus sp. aff. stictus https://acquario.top/hemigrammus-sp-aff-stictus/ https://acquario.top/hemigrammus-sp-aff-stictus/#respond Fri, 01 Mar 2019 08:40:06 +0000 https://acquario.top/?p=3853 Come si determina se un pesce appartiene a una nuova specie? La domanda è semplice ma la risposta non è così scontata. In questo articolo Ivan Mikolji ci mostra l’esempio di Hemigrammus sp. aff. stictus, un caracide che l’esploratore ha trovato più volte in Venezuela. Ringraziamo quindi Ivan Mikolji per averci fatto vedere cosa sia […]

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Come si determina se un pesce appartiene a una nuova specie?

La domanda è semplice ma la risposta non è così scontata.
In questo articolo Ivan Mikolji ci mostra l’esempio di Hemigrammus sp. aff. stictus, un caracide che l’esploratore ha trovato più volte in Venezuela.
Ringraziamo quindi Ivan Mikolji per averci fatto vedere cosa sia necessario fare per determinare in maniera scientifica come possa nascere una nuova specie.

[NdT: Hemigrammus stictus è una specie già identificata. Nella nomenclatura scientifica, sp. significa “una specie appartenente al genere non ancora identificata”, mentre aff. (dal latino affinis) significa “di aspetto simile”.
Perciò Hemigrammus sp. aff. stictus va interpretato come “una specie di Hemigrammus non ancora identificata simile alla specie stictus, già identificata”].


Hemigrammus sp. aff. stictus

Quando vi sedete di fronte a un acquario, a casa, vi siete mai chiesti come tutte queste piante, questi pesci o invertebrati siano entrati nel nostro hobby, per il nostro piacere?
Se avete un acquario d’acqua dolce o salata, la maggior parte degli organismi in esso presenti hanno seguito un certo percorso per poterci arrivare.

La maggior parte degli organismi che ci divertiamo osservare nelle nostre case è stata trovata da ricercatori, botanici, biologi, esploratori e così via. Persone che hanno l’opportunità di raccogliere esemplari in natura. Alcuni pesci vengono spediti in tutto il mondo “per sbaglio”, mescolati ad altri pesci.
Una volta giunti a destinazione, alcuni vengono individuati o acquistati dagli importatori e inviati ai biologi per l’identificazione.

Alcuni di questi sono stati “scoperti” molto tempo fa, come Panaque nigrolineatus, spesso conosciuto come Pleco Reale, descritto nel 1877. Altri, invece, sono relativamente nuovi nell’hobby acquariofilo, come Pseudolithoxus tigris, conosciuto come Pleco L257 e descritto nel 2000.
Altri ancora sono anziani nell’hobby ma non sono ancora stati descritti, come Hemiancistrus sp. L128 mentre altri, infine, sono piuttosto rari e non sono stati descritti ancora – è il caso di Apistogramma sp. “Caura River”.

Ad ogni modo, poiché i “nuovi e mai descritti” mammiferi sono sempre più rari, sono pesci e insetti le attuali “nuove specie” per la scienza.

Per me non è difficile trovare nuove specie di pesci. Alcuni mesi fa, Carlos DoNascimiento, un mio amico biologo, ha trovato una nuova specie di Trichomycterus in un fiume nel mezzo della città di Valencia, Venezuela, alcuni kilometri da casa mia!
Questa città ha più di tre milioni di abitanti e, quindi, il mio amico non è dovuto andare nel mezzo della giungla profonda a cercare una nuova specie di pesce.
In diverse occasioni in natura ho incontrato esemplari che potrebbero essere stati appartenenti a una nuova specie.

 La Pica River
Panorama di Caño La Pica River, Venezuela.

Spesso, quando mi immergo in un fiume, mi capita di osservare un pesce e dire: “WOW! Questo non l’ho mai visto prima!”.
Dopo aver cercato in letteratura o portato l’esemplare da uno specialista, scopro che alcuni sono di specie comuni che non avevo mai visto prima o di cui ignoravo l’esitenza.

La classificazione è materia insidiosa se non sei un vero esperto di una data famiglia di pesci. Ad esempio, dopo aver scattato foto a Farlowella in svariati fiumi del Venezuela, ho preso un atlante e ho detto immediatamente “è Farlowella acus“, guardando l’immagine nel libro più somigliante alle foto che ho fatto. Eppure, dopo aver mostrato le mie foto a un esperto, mi ha detto: “portami il pesce in laboratorio, non si può fare identificazione da una fotografia; dobbiamo contare i raggi e le scaglie perché in Venezuela ci sono un sacco di specie di Farlowella tutte simili a prima vista: Farlowella acus, Farlowella curtirostra, Farlowella mariaelenae, Farlowella martini, Farlowella odontotumulus, Farlowella oxyrryncha, Farlowella venezuelensis, Farlowella taphorni e Farlowella vittata“.
È fondamentale conoscere l’esatta posizione in cui il pesce è stato fotografato o raccolto e, per essere davvero sicuri, uno specialista deve osservare le caratteristiche morfologiche.
Tuttavia, con alcuni pesci questi test e queste ricerche non hanno successo, neppure mostrandoli a esperti, e quindi rimango senza informazioni.

Uno di questi casi infelici riguarda quello che chiamo Hemigrammus “mezzo rosso”. Questo Hemigrammus ricorda (o è quello che assomiglia di più a) Hemigrammus stictus. Ho osservato questi esemplari mezzi rossi in varie spedizioni nel Parco Nazionale del Fiume Capanaparo, nello Stato di Apure in Venezuela.

Capanaparo
Panorama all’alba sul fiume Capanaparo (Venezuela).

La prima volta in cui li ho visti è stato il 20 marzo 2007, in una spedizione con George Fear di Shark Aquarium.
Non avendoli mai visti in precedenza, ho sempre pensato si trattasse di una nuova specie o di una popolazione isolata di stictus con un pattern caratteristico.

Non avendo sufficienti conoscenze su come una nuova specie prenda vita nel mondo della scienza e su come fare per sapere se sia davvero una nuova specie, ho deciso di chiedere a uno specialista.

Sono andato alla Central University del Venezuela e ho avuto la possibilità di intervistare il professor Francisco Provenzano, che è il Curatore della collezione di pesci dell’Università. Ha descritto e mi ha aiutato a descrivere molte specie di pesci d’acqua dolce, come Acestridium dichromum, Pseudolithoxus anthrax e Pseudolithoxus tigris, giusto per nominarne qualcuno.
La sua specialità è l’ordine dei Siluriformes (pesci gatto) e ha alcune specie a lui dedicate, come Creagrutus provenzanoi, Lebiasina provenzanoi o Phenacorhamdia provenzanoi.

Il professor Provenzano è stato così gentile da dedicarmi del tempo per rispondere alle mie domande.
La mia prima domanda era sulla difficoltà nel determinare l’appartenenza di un pesce a una nuova specie; ho portato l’esempio degli H. stictus. Mentre cercavo di dirgli perché la ritenevo una nuova specie mi ha interrotto e mi ha detto: “è più facile se affronti la questione dal punto di vista opposto; prova a dire perché pensi non sia uno stictus“.

Il mio primo compito, quindi, era determinare cosa rendesse uno stictus uno sticus, per poter confrontare il mio Hemigrammus mezzo rosso.
Poiché non ho trovato che vaghe informazioni su Internet, ho scritto un’email al professor Donald Taphorn e ho chiesto la descrizione scientifica di stictus. Il professor Taphorn è un fantastico ittiologo americano che ha lavorato per molti anni con i pesci venezuelani – potrei dire che sia un guru dei pesci del Venezuela.
In non più di mezzora, mi ha mandato le informazioni e questo è un estratto:

Hemigrammus stictus è stato descritto da Durbin nel 1909. Durbin lo ha descritto come un pesce con una macchia rossa nel peduncolo caudale (tra la pinna caudale e il corpo), fino al livello della pinna adiposa frontale.
Gli esemplari sono stati raccolti in Guyana, nel fiume Essequibo, e crescono fino ad una lunghezza di 4 centimetri.

La conoscenza dei dati scientifici su stictus mi ha permesso di evidenziare alcune differenze.
Hemigrammus “mezzo rosso” è diverso da stictus perché la macchia rossa si estende oltre la pinna adiposa fino a metè della pinna dorsale. In effetti è rosso per metà.
Un altro tratto distintivo è il fatto che non ho mai visto esemplari più lunghi di 3.5 cm, con una lunghezza media di 2.5 cm. Avendo frequentato l’area estensivamente e per oltre due anni, sia durante la stagione secca sia durante quella delle piogge, escludo di aver visto solo esemplari sub-adulti.
Un’altra differenza è la posizione: lo stato di Apure, in Venezuela, è a oltre 1500 km di distanza dalla Guyana e dal bacino del fiume Essequibo. Sembra abbastanza distante, se devi spostarti a nuoto e se sei lungo solo 2-3.5 centimetri!

La seconda fase suggerita dal professor Francisco Provenzano è stata quella di raccogliere campioni in maniera rigorosa per consentire uno studio scientifico.
Il primo passo è quello di prendere nota di alcune informazioni basilari, inclusa una descrizione dell’habitat. Tra queste, dove possibile: posizione esatta, nome del fiume, temperatura, pH, conducibilità, tipo di substrato (argilla, sabbia, rocce…), specie di piante presenti, velocità della corrente, anche approssimativa.
Mi ha anche chiesto di catturare degli esemplari e posizionarne immediatamente alcuni in contenitori riempiti con una soluzione di formaldeide al 10% e altri in contenitori riempiti con etanolo al 100%, per gli studi sul DNA.
Si è raccomandato che i contenitori avrebbero dovuto essere sufficientemente grandi e alti da ospitare gli esemplari dritti, senza che venissero schiacciati dagli altri esemplari o dal contenitore stesso.
Sono necessarie due soluzioni di conservazione diverse, poiché sebbene la formaldeide sia il miglior conservante, non c’è modo di effettuare analisi del DNA su un campione conservato in essa.
Infine, avrei dovuto annotare la data, il metodo di raccolta (retino, amo e lenza…) e il nome della persona che ha effettuato il campionamento.

Sono quindi partito per raccogliere i campioni. Come al solito, ho iniziato il viaggio alle 4:30 del mattino, da Valencia. Il viaggio è durato 9 ore, fermandomi solo per fare rifornimento o comprare una gassosa. All’una e mezza stavo già scaricando i retini, i contenitori, le soluzioni di conservazione e l’apparecchiatura fotografica.
Ho cominciato facendo subito delle foto all’ambiente acquatico, prima di alzare polverone con il retino. Contemporaneamente ho anche misurato alcuni parametri dell’acqua e iniziato ad annotare tutti i dati richiesti.

Dopo aver scritto tutto, ho fatto alcuni video (più facili delle foto): la fotocamera vuole sempre mettere a fuoco le piante sullo sfondo e mai quei due centimetri di pesce! Anche se messa in modalità macro, è raro che la fotocamera ti capisca e metta a fuoco il piccolo pesce. Messa a fuoco manuale su un piccolo pesce che sfreccia controcorrente è praticamente impossibile.
La mia soluzione è andare di quantità e contare sulla fortuna. Più foto faccio, più alta è la probabilità di beccare un pesce a fuoco!
Quindi, dopo aver scattato oltre 90 foto, sono riuscito ad ottenerne circa quattro di buone.

Durante una seconda spedizione con George Fear e Oliver Lucanus ne abbiamo catturati alcuni e fotografati in piccoli acquari posizionati tra le radici degli alberi. Poiché i pesci si erano impauriti, avevano perso intensità dei colori, ma non completamente: il rosso era ancora visibile.

Dopo la sessione video-fotografica, ho raccolto alcuni esemplari con un retino. Poiché erano molto piccoli, ho deciso di fissarli in provette: ne ho posizionati quattro in una provetta riempita di soluzione al 10% di formaldeide e altri quattro in una con 100% di etanolo.
Questa è la parte che più mi rattrista, quella in cui gli animali vengono sacrificati in nome della scienza.
Il giorno successivo, dopo nove ore di guida, ero di nuovo a casa.

Il foglio che avevo scritto vicino al fiume conteneva i seguenti dati:

Data: 11 aprile 2008

Località: Venezuela, Stato di Apuro, Parco Nazionale Cinaruco Capanaparo, Caño La Pica, Tributario del fiume Capanaparo.

Temperatura: 28.3 °C

pH: 5.2

Contenuto di ferro: meno di 1 ppm

Substrato: sabbia giallognola, meno di 2 mm di diametro, con basso contenuto di limo

Piante acquatiche: Ludwigia inclinata (varietà: verticillata), Ludwigia sedoides

Metodo di cattura: due retini per acquari di medie dimensioni

Nome di chi ha effettuato la raccolta: Ivan Mikolji

Alcuni mesi dopo, ho consegnato gli esemplari raccolti a Carlos DoNascimiento, professore al Dipartimento di Biologia dell’Università di Carabobo ed ex-studente del professor Francisco Provenzano, chiedendogli di analizzare gli esemplari.
Molto gentilmente, mi ha inviato i seguenti dati per confrontare le due specie:

Hemigrammus “mezzo rosso” Hemigrammus stictus
Raggi dorsali 11 11
Raggi anali 25 26-31
Scaglie laterali 33 33-35
Scaglie linea laterale 9 15
Scaglie trasverse sopra linea laterale 6 6
Scaglie trasverse sotto linea laterale 4 4
Scaglie predorsali 10 9-11
Denti premascellari interni 5 5
Denti premascellari esterni 2 2-3
Denti mascellari 2 2

 

Con questi rislutati è possibile fare qualche ipotesi molto più accurata. Carlos DoNascimiento mi ha detto che se fosse stato possibile raccogliere un numero maggiore di esemplari e tutti questi avessero avuto uno numero di scaglie della linea laterale sempre inferiore e sempre il colore rosso fino a metà della pinna dorsale, sarebbe possibile avere sufficienti caratteristiche per avere una nuova specie, diversa da stictus, ma molto vicina.
Mi ha anche detto che per essere ancora più sicuri di avere una nuova specie sarebbe utile una comparazione con altre forme di stictus, da tutti i tributari del bacino dall’Apure all’Essequibo.
Alla fine di una tale indagine, si potrebbe arrivare ad avere varie specie di Hemigrammus simili da differenti aree.

Concludendo, ho compreso che identificare correttamente un pesce non è facile e determinare una nuova specie è molto complesso.
Il tempo e lo sforzo che tutte queste persone hanno impiegato nelle ricerche scientifiche in tutto il mondo è enorme ma poco conosciuto nell’hobby acquariofilo.
Uso frequentemente materiali scientifici per trovare specie rare in natura; poiché questi materiali contengono informazioni precise e accurate, sono come una sorta di “mappa del tesoro” che mostrano la “X” per tutte le specie descritte che ospitiamo nei nostri acquari.

Tutte queste pubblicazioni consentono alla gente di prendere i pesci che poi osservano a casa.
Sono sicuro che dopo la pubblicazione di questo articolo qualcuno lo leggerà e andrà a raccogliere Hemigrammus “mezzo rosso” e lo renderà disponibile nel commercio acquariofilo.

Questo articolo è stato pubblicato su:
– Tropical Fish Hobbyist Magazine – Marzo 2010


Articolo ed immagini: © Ivan Mikolji www.mikolji.com
Tutti i diritti sono riservati. L’articolo non può essere riprodotto, copiato, distribuito o usato senza l’esplicita autorizzazione scritta di Ivan Mikolji.

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Nuotando con i ciclidi https://acquario.top/nuotando-con-i-ciclidi/ https://acquario.top/nuotando-con-i-ciclidi/#respond Tue, 19 Feb 2019 19:57:35 +0000 https://acquario.top/?p=3613 I ciclidi in acquario sono tra le specie più ricercate per le loro complessità comportamentali: chiunque li allevi ha potuto notare le loro gerarchie, le cure parentali e un carattere pieno di sfaccettature. In questo articolo andiamo ad immergerci insieme a loro e ad osservare questi atteggiamenti in natura. Ringraziamo Ivan Mikolji per averci portato […]

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I ciclidi in acquario sono tra le specie più ricercate per le loro complessità comportamentali: chiunque li allevi ha potuto notare le loro gerarchie, le cure parentali e un carattere pieno di sfaccettature. In questo articolo andiamo ad immergerci insieme a loro e ad osservare questi atteggiamenti in natura.

Ringraziamo Ivan Mikolji per averci portato a nuotare assieme a loro!


Nuotando con i Ciclidi

Molti, dopo avermi conosciuto, mi chiedono quanti acquari abbia. La mia risposta, istantanea, è: “Non ne ho nessuno, li ho buttati via tutti”. Poiché di solito rimangono interdetti dopo questa risposta, aggiungo: “I corsi d’acqua sono i miei nuovi acquari”.

Avere la possibilità o trovare il tempo di nuotare a fianco dei pesci d’acqua dolce nei loro habitat naturali è estremamente affascinante. Crea dipendenza, per certi aspetti.
Ogni volta che torno nella mia routine civilizzata, dopo una spedizione, inizio a pensare ai momenti sereni trascorsi nella natura e sento come l’urgenza di andare a esplorare qualche nuovo posto.

Ci sono dei punti nei fiumi che sono così belli sott’acqua che potrei continuare a tornare sempre lì, senza annoiarmi. Andare in questi biotopi acquatici e dimenticare la routine quotidiana mi porta ad un livello in cui cerco di osservare molto più in profondità come funzionino le cose in natura.
Nell’istante in cui ti immergi in un fiume limpido e inizi a fare snorkeling, puoi capire davvero come i ciclidi si siano evoluti nella loro routine nell’ecosistema.

Puoi vedere Pike Cichlid [NdT: Crenicichla lepidota] seguire i loro piccoli, facendoli nuotare nel loro territorio, proteggendoli senza sosta, col maschio sempre in prima linea che controlla i confini con colori molto vividi e la femmina vicina al fondo e ai piccoli, come un soldato nelle retrovie.
Un Apistogramma va in parata davanti a un altro maschio, che si era avvicinato troppo alla femmina.
Dei giovani Heros severus si afferrano per la bocca per determinare quale dei due sia di rango più alto.

Heros severus
Heros severus che combattono, nel loro ambiente naturale. Quersta è stata la terza volta in cui ho visto dei severus combattere, non solo nel corso d’acqua dove è stata scattata la foto ma anche in altri fiumi del Venezuela. I combattimenti possono durare anche dieci minuti.

I Geophagus e i Satanoperca stanno sempre in gruppo, inghiottendo sabbia e vagliandola nelle loro bocche, cercando di separare la materia organica (che è il loro specialissimo alimento naturale), eliminando la sabbia attraverso la parte posteriore degli opercoli.

I Peacock Bass (Cichla sp.) stanno sempre fermi a mezz’acqua, in attesa di fiondarsi alla velocità della luce su qualche pesce che ha abbassato la guardia.

Sembra che i ciclidi conoscano molto bene i loro territori e i migliori posti dove osservare ciò sono gli habitat della Moricha Necoima [NdT: regione idrica tra Venezuela e Bolivia, circa 110 metri sopra il livello del mare].
Il nome deriva dalla moriche [NdT: Mauritia flexuosa], una palma che può vivere bene solo dove le sue radici sono sommerse. Sono ottimi posti dove cercare i ciclidi tutto l’anno, questo perché non si prosciugano durante la stagione secca e ospitano rare specie, come Apistogramma guttata e Satanoperca mapiritensis.

In questi ambienti, le rive dei fiumi sono ricoperte da milioni di radici di palma, dal diametro fra circa mezzo centimetro e un centimetro, le quali formano migliaia di tunnel e caverne.
I ciclidi amano entrare ed uscire da questi spazi, che sembrano conoscere a memoria. Cercano di scappare in una direzione nell’intrico delle radici e ne escono da tutt’altra parte: ti guardano un po’ incuriositi e si nascondono di nuovo.

Apistogramma megaptera
Apistogramma sp. “Breitbinden” non è stato ancora descritto. L’esemplare più grande che abbia mai visto misurava circa 8 cm. Li ho visti solamente durante la stagione delle piogge (giugno).

Sebbene ora possa ricreare questo ambiente in acquario, mi mancherà sempre lo stato di rilassamento in cui mi ritrovo dovo aver galleggiato nel loro ambiente, osservandoli.
Ammirare un acquario, a casa, non ha l’effetto di immersione che zanzare, gnat, tafani e indumenti inzuppati possono dare!

I ciclidi sono presenti in quasi tutti i fiumi del Venezuela; la loro distribuzione può variare (come per la maggior parte dei pesci e degli animali) a seconda della specie o del biotopo osservato.
Le misure che ho effettuato spaziano da acqua dura e salmastra con pH 8.4 in cui possiamo trovare Caquetaia kraussii fino ad acque molto tenere e acide, con un pH attorno a 5.6, abitate da Apistogramma guttata.
Per quanto riguarda le temperature, gli estremi potrebbero essere i 24 °C per Aequidens pulcher fino ai 31 °C per Apistogramma hoignei.
Alcune specie sono più diffuse di altre che hanno habitat molto specifici, spesso limitati da barriere naturali (ma è un discorso troppo complesso da trattare ora).
La maggior parte dei ciclidi sono pesci che si muovono poco e non migrano se non obbligati. Cercano di delimitare o conquistarsi un territorio e viverci – formano coppie, depongono uova e seguono gli avannotti sempre nello stesso punto, per tutta la vita.

Quando sono tornato in un fiume dopo un anno dalla mia ultima visita, ho trovato una coppia di ciclidi con un segno distintivo sul corpo, nello stesso punto con un nuovo gruppo di avannotti.
Anche quando un corso d’acqua si prosciuga durante la stagione secca, i ciclidi sono fra gli ultimi a spostarsi e talvolta rimangono bloccati nel fango, vittime del loro stesso istinto di non abbandonare il territorio.
I ciclidi migrano da un’area all’altra solo in condizioni straordinarie, come prosciugamento del fiume, arrivo di un nuovo maschio forte, mancanza di cibo o assenza di maschi o femmine.

Laetacara fulvipinnis
Laetacara fulvipinnis è stato descritto nel 2007. Il colore arancio vivo delle punte della pinna dorsale, il corpo giallognolo e la testa azzurrognola lo rendono un pesce da sogno.

Un bravissimo riproduttore di ciclidi venezuelano una volta mi ha detto: “Adoro i ciclidi: sono pesci intelligenti”.
Per certi aspetti quest’affermazione è assolutamente vera ed è uno dei tanti piccoli dettagli che rendono i ciclidi così affascinanti.

Questo articolo è stato pubblicato inizialmente su: Tropical Fish Hobbyist Magazine – Luglio 2008.


Articolo ed immagini: © Ivan Mikolji www.mikolji.com
Tutti i diritti sono riservati. L’articolo non può essere riprodotto, copiato, distribuito o usato senza l’esplicita autorizzazione scritta di Ivan Mikolji.

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Apistogramma lineata | Biotopo e prime foto dal vivo! https://acquario.top/apistogramma-lineata-biotopo-prime-foto/ https://acquario.top/apistogramma-lineata-biotopo-prime-foto/#respond Thu, 07 Feb 2019 14:31:17 +0000 https://acquario.top/?p=3788 In questo breve report di Chris Englezou osserviamo un biotopo di Apistogramma lineata, una specie di ciclide nano scoperta e descritta poco meno di dieci anni fa. Ringraziamo Chris Englezou per questo suo lavoro e per averci consentito di tradurlo per il pubblico italiano! Apistogramma lineata | Biotopo e prime foto dal vivo! Siamo nel […]

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In questo breve report di Chris Englezou osserviamo un biotopo di Apistogramma lineata, una specie di ciclide nano scoperta e descritta poco meno di dieci anni fa.

Ringraziamo Chris Englezou per questo suo lavoro e per averci consentito di tradurlo per il pubblico italiano!


Apistogramma lineata | Biotopo e prime foto dal vivo!

Siamo nel medio-basso Rio Atabapo, in Colombia, di ritorno da alcuni giorni di viaggio ed esplorazione della parte alta del fiume Atacavi, in Venezuela.

Ci fermiamo per preparare il pranzo nei pressi della comunità Piroa nativa a Guallovan Vitina. In questo villaggio troviamo i soli nativi Piroa mentre, nel resto del corso del fiume, i nativi sono conosciuti come Kuripaco.

Vista sulle foreste inondate con le montagne all'orizzonte.
Vista dall’isola sulle foreste inondate con le montagne all’orizzonte.

Mentre gli altri si accomodano per mangiare, mi arrampico sull’isola di origine vulcanica dove abbiamo ancorato la barca e passo un po’ di tempo alla ricerca di movimenti nell’acqua.

Decido di proseguire e dare un’occhiata da vicino e finisco per passare quasi due ore immergendomi nelle acque basse. Il substrato di sabbia è nascosto vari metri più in basso, dove l’acqua è più profonda, mentre il fondo nell’acqua bassa dove mi sono spostato è composto da rocce granitiche con qualche piccolo deposito di foglie in decomposizione.

Dove l’acqua è più profonda possiamo vedere emergere le cime degli alberi e la superficie rocciosa dell’isola è ricca di grotte e insenature sparse sia sopra sia sotto il livello dell’acqua.

Isola Apistogramma lineataIn una di queste cavità, a meno di un metro di profondità e nascosto dietro a una foglia, ho trovato, inaspettatamente, un esemplare di Apistogramma lineata.
Il giovane Apistogramma all’inizio si era nascosto da me ma, dopo aver spostato delicatamente la foglia che forniva lui protezione, ha iniziato a guardarmi direttamente, quasi sorpreso del fatto che non avessi intenzioni predatorie, mostrandosi interessato.
È stato un momento speciale per me.

Il senso di fiducia e affetto espresso al pesce mi ha consentito di spingere l’esemplare dall’eccezionale colorazione rossa nel mio retino e scattare, quindi, quelle che sono le prime fotografie dal vivo di questa specie che siano mai state pubblicate.
Come ringraziamento per la sua fiducia, mi sono ripromesso di riposizionare il pesce esattamente nello stesso punto in cui l’ho trovato, prima di lasciare definitivamente il posto.

I parametri dell’acqua sono i seguenti: temperatura 29.5 °C, pH 4.29 e conducibilità elettrica 12 μS/cm.
Specie simpatriche [NdT: che vivono nella stessa zona] osservate includono Mesonauta egregius in piccoli gruppi da 3-7 esemplari, osservati in acque leggermente più profonde.

Apistogramma lineataQuesta è una nuova locazione per Apistogramma lineata in questo fiume e A. lineata è una specie descritta solo recentemente, nel 2011, da Mesa e Lasso [1].
Hanno descritto Apistogramma lineata dall’olotipo [NdT: l’esemplare specifico su cui si basa la descrizione] e da paratipo [NdT: un esemplare della serie tipo, escluso l’olotipo] provenienti da Gaza e Chaquita, approssimativamente a 12 km di distanza: ora possiamo aggiungere questa locazione alla lista.

Biotopo Apistogramma lineata
Biotopo di Apistogramma lineata nel basso fiume Atabapo a Gualloval Vitina.
Mesonauta egregius
Mesonauta egregius si può trovare nei stessi luoghi.

Articolo ed immagini: © Chris Englezou – cefishessentials.com
Tutti i diritti sono riservati. L’articolo non può essere riprodotto, copiato, distribuito o usato senza l’esplicita autorizzazione scritta di Chris Englezou.

[1] NdT: Mesa S., L. M. y C. A. Lasso. 2011. III. Revisión del género Apistogramma Regan, 1913 (Perciformes, Cichlidae) en la cuenca del río Orinoco. Serie Editorial Recursos Hidrobiológicos y Pesqueros Continentales de Colombia. Instituto de Investigación de Recursos Biológicos Alexander von Humboldt. Bogotá, D. C., Colombia, 192 pp.

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Acquario wild https://acquario.top/acquario-wild-da-campo/ https://acquario.top/acquario-wild-da-campo/#respond Mon, 28 Jan 2019 20:21:20 +0000 https://acquario.top/?p=3672 Cos’è un acquario wild? Seguiamo Ivan Mikolji, il quale ci spiega l’utilità ambientale ed educativa di questo tipo di allestimento. Ebbene sì, anche gli acquari possono insegnare e salvare qualcosa! Come sempre, ringraziamo Ivan Mikolji per la sua attività a tutela degli ambienti naturali e per consentirci di proporre i suoi materiali in lingua italiana. […]

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Cos’è un acquario wild? Seguiamo Ivan Mikolji, il quale ci spiega l’utilità ambientale ed educativa di questo tipo di allestimento. Ebbene sì, anche gli acquari possono insegnare e salvare qualcosa!

Come sempre, ringraziamo Ivan Mikolji per la sua attività a tutela degli ambienti naturali e per consentirci di proporre i suoi materiali in lingua italiana.

NdT: Nell’articolo si è scelta come traduzione di “wild” la locuzione “da campo”, perché sembra quella che meglio descrive il tipo di allestimento. Traduzioni quali “selvaggio” o “selvatico” non sono sembrate rendere bene l’idea, pur essendo l’acquario allestito con pesci e materiali provenienti dagli ambienti naturali.


Acquario wild o da campo

L’acquario wild o da campo, nell’hobby acquariofilo, è un tipo di allestimento che prevede la visita di un habitat naturale, come un lago, un fiume o un torrente. Quindi viene allestito in situ un acquario, temporaneamente, con lo scopo di ricreare l’ambiente naturale visto nei dintorni.
Per la creazione di un acquario wild si usano solo materiali e creature raccolte nell’habitat circostante; una volta completato l’allestimento, queste vengono riposizionate dove sono state prese.

Storia dell’acquario wild

Il primo acquario wild è stato creato nel 2011 nello stato di Amazonas, in Venezuela, dal venezuelano Ivan Mikolji, fotografo e artista audiovisivo.
L’allestimento dell’acquario è stato ripreso e quindi caricato su YouTube con il titolo “Wild Aquarium 1” e conta oltre cinque milioni di visualizzazioni a novembre 2017 [NdT: oltre sei milioni a gennaio 2019]. In questo video possiamo vedere esemplari selvatici di Apistogramma hongsloi e Nannostomus anduzei.

Ivan Mikolji ha, ad oggi (novembre 2017), caricato quattro video sugli acquari da campo nel suo canale YouTube e, di conseguenza, altri acquari da campo sono stati ricreati da altri appassionati.
Giorgi Khizanishvili (Georgia), ne ha allestito uno basato sul fiume Mejuda a Gori, in Georgia centrale; poi possiamo nominare, ad esempio, Enrico Guida in Italia, Paweł Vogelsinger in Polonia e Elena Mazurek in Russia.

Riflessioni sull’acquario wild

La chiave per discriminare un acquario di biotopo da un acquario wild può essere illustrata da questo esempio: un acquario “di biotopo” del fiume Cinaruco può essere allestito ovunque nel mondo; viceversa, un acquario “wild” può essere creato solo ed esclusivamente nei pressi del fiume Cinaruco.

Un acquario da campo ha un enorme potenziale come strumento educativo e la sua forza viene dal fatto che esso è allestito esattamente con quello che si può trovare nel corso d’acqua. Questo è utile per evidenziare cosa sia necessario fare per conservare l’habitat.
Allestire un acquario di questa tipologia permette alle popolazioni locali di conoscere quali specie vivano nei corsi d’acqua del luogo e la creazione di questi acquari aiuta anche tutte le persone del mondo, mostrando cosa ci sia in quel particolare ambiente e come tutti gli organismi coesistano.

Un esempio di tutto ciò: molte persone in tutto il mondo allevano i “ram” (Mikrogeophagus ramirezi) ma non tutte sanno che provengono dal bacino del fiume Orinoco. Ma molte di più ignorano come sia veramente il loro habitat, portando molti acquariofili a pensare che sia assolutamente necessario un acquario riccamente piantumato.
La realtà è piuttosto diversa: sebbene alcuni M. ramirezi in effetti provengano da zone ricche di vegetazione, altri vivono in aree sabbiose con foglie in decomposizione, prive del tutto di piante.

Allestire più di un acquario wild in un dato corso d’acqua non toglie nulla al secondo allestimento, poiché i sistemi acquatici sono complessi e sono solitamente presenti più di un biotopo, ognuno con differenti organismi.
In un fiume potremmo avere un’area rocciosa su una riva, mentre dall’altro lato potremmo avere fondo sabbioso. Alcune specie vivono bene in aree dove c’è molto movimento d’acqua, mentre altre preferiscono i punti dove c’è meno movimento, pur essendo lo stesso corso d’acqua.

Galleria fotografica e video


Articolo ed immagini: © Ivan Mikolji e rispettivi proprietari www.mikolji.com
Tutti i diritti sono riservati. L’articolo non può essere riprodotto, copiato, distribuito o usato senza l’esplicita autorizzazione scritta di Ivan Mikolji.

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Acquario di biotopo per beneficienza al The Fish Barn https://acquario.top/allestimento-acquario-biotopo-nhamunda/ https://acquario.top/allestimento-acquario-biotopo-nhamunda/#respond Sat, 26 Jan 2019 11:21:01 +0000 https://acquario.top/?p=3634 Il Nhamundá è un fiume tributario del Rio delle Amazzoni, molto particolare poiché è un corso d’acqua sia chiara, sia scura, a seconda della posizione in cui ci troviamo lungo il corso del fiume. In questo articolo, possiamo vedere l’allestimento di un acquario di biotopo per discus e altre specie, ambientato proprio in questo fiume. L’allestimento […]

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Il Nhamundá è un fiume tributario del Rio delle Amazzoni, molto particolare poiché è un corso d’acqua sia chiara, sia scura, a seconda della posizione in cui ci troviamo lungo il corso del fiume. In questo articolo, possiamo vedere l’allestimento di un acquario di biotopo per discus e altre specie, ambientato proprio in questo fiume.

Nhamunda
Posizione del Rio Nhamundá nel bacino del Rio delle Amazzoni

L’allestimento è a cura di Chris Englezou, tra le altre cose esperto di allestimenti di acquari di biotopo, e prevede uno studio attento degli ambienti naturali e delle specie animali e vegetali presenti.

Ringraziamo quindi Chris per la collaborazione che continua e andiamo a scoprire un esempio di allestimento di biotopo ben fatto e ben documentato.


Acquario di biotopo per beneficienza al The Fish Barn

La domenica appena trascorsa sono stato invitato dai ragazzi del famoso negozio The Fish Barn a Crawley (West Sussex) a partecipare alla loro “Giornata del Discus”.
L’evento è cominciato alle 10 del mattino ed è andato avanti fino a pomeriggio inoltrato e, oltre ad un enorme assortimento di prodotti pensati per i discus, c’era una grande varietà di discus selvatici e di allevamento.
La ragione del mio invito era quella di allestire un acquario di biotopo autentico per discus, come parte della Giornata e aiutare a raccogliere fondi per il Freshwater Life Project, l’organizzazione di beneficienza che ho co-fondato nel 2016, il cui obiettivo è quello di conservare gli ecosistemi d’acqua dolce con un’attenzione particolare (ma non esclusiva) ai pesci d’acqua dolce.

Sono arrivato al mattino attorno alle 10:30, non molto dopo l’inizio dell’evento, e, come al solito, Alan ed Elliott, il duo padre-figlio che gestisce il negozio, mi hanno dato un caloroso benvenuto.
C’era anche un buon numero di clienti in attesa dell’attrazione principale, quindi non ho perso ulteriore tempo e ho iniziato a darmi da fare.

Il giorno dell’invito io ed Elliott abbiamo discusso sul necessario per rendere questo allestimento biotopicamente-corretto; il tempo a disposizione era poco, con una sola settimana per procurare tutto il materiale, inclusi pesci e decorazioni. Nonostante questo, gli ho mandato una lista dettagliata e, sorprendentemente, in qualche giorno è riuscito a procurare la maggior parte di quanto richiesto, con solo alcuni piccoli rimpiazzi.

Freshwater Life Project
Il team padre-figlio composto da Alan ed Elliott ha fatto una donazione di 150 sterline al Freshwater Life Project come gesto di supporto. Ha inoltre aiutato a raccogliere ulteriori 115 £ di donazioni durante la giornata.

L’allestimento si sarebbe dovuto basare sul Lago Nhamundá, nella regione del basso fiume Nhamundá, che ospita popolazioni di discus blu e marroni (Symphysodon haraldi), oltre ad altre varie specie che elenco più avanti; quelle evidenziate sono state usate per questo allestimento e le altre formano biocenosi [NdT: comunità] nel biotopo, assieme ai discus.

Lago Nhamunda
La foresta a várzea lungo il lago Nhamundá mostra l’habitat in cui vivono i discus durante il periodo in cui è inondata.

Un aspetto molto interessante del fiume Nhamundá, un tributario di acque solitamente scure del Rio delle Amazzoni, è quello per cui salendo lungo il percorso del fiume, questo si restringe sempre di più, passando da una struttura simile a quella di un lago a quella più tipica di un corso d’acqua. Durante questo passaggio, diventa di acque sempre più scure e tinte dai tannini, poiché la portata d’acqua è più bassa e non c’è più inondazione della foresta a várzea da parte delle acque chiare del Rio delle Amazzoni.
Nelle parti più basse queste inondazioni con acque chiare hanno una notevole influenza nella composizione dell’acqua e questo contrasto nella composizione funge anche da barriera ecologica, controllando la distribuzione geografica dei discus che lì vivono.

Nella parte più larga e bassa, dove le acque scure si disperdono in quello che giustamente è chiamato lago Nhamundá e si mescolano (specialmente durante le inondazioni stagionali) con le acque chiare ma torbide del Rio delle Amazzoni, possiamo trovare i discus blu e marroni (Symphysodon haraldi).
Nella parte più alta, dove le acque del fiume Nhamundá sono più scure, possiamo trovare solo popolazioni di Symphysodon discus – il discus Heckel, una specie che finora è stata trovata solo in habitat d’acque scure.

C’è una sola eccezione a questa regola e la spiegazione è ancora motivo di dibattito. Si crede che sia il risultato di una cattiva pratica nella cattura e nel commercio dei pesci ornamentali, un commercio che costituisce un’importante fonte di reddito per le comunità locali e che incentiva la protezione degli habitat naturali, preservandoli dalla distruzione.
Ci sono state, infatti, introduzioni di discus Heckel nel lago Nhamundá, probabilmente da parte di pescatori, che hanno portato al miscuglio delle popolazioni e all’ibridizzazione delle due specie.
A onor del vero, devo aggiungere che, a causa del graduale cambiamento della composizione dei fiumi, questa ibridazione potrebbe essere naturale e devo ancora avere prove serie a conferma delle introduzioni da parte dell’uomo, nonostante si tratti di “cosa nota a tutti”.

Ad ogni modo, proprio per questa ragione, quando Elliott mi ha detto di avere un discus Heckel da solo e mi ha chiesto se si sarebbe potuto introdurre nell’acquario di biotopo, ho pensato che sarebbe potuta essere una buona idea, con lo scopo di evidenziare questo importante problema di conservazione delle specie. E così lo abbiamo messo!

Habitat discus
La distribuzione dei Symphysodon nel fiume Nhamundá non è troppo chiara tuttavia sembra che la variazione nella composizione delle acque costituisca una barriera ecologica tra S. discus e S. haraldi.

L’acquario era già ben maturo, con un sistema di filtraggio molto efficiente e dotato di un ingresso per acqua da osmosi inversa per i rabbocchi. I discus erano già presenti nell’acquario e sono stati spostati temporaneamente per il riallestimento. Da un punto di vista microbiologico, era perfetto.

Come impostazione generale, ho voluto ricreare un argine del fiume ai bordi della foresta a várzea; várzea è il termine brasiliano per descrivere la foresta che si allaga durante la stagione delle piogge.

Le sponde del fiume sono composte di un substrato di sabbia bianca e foglie in decomposizione provenienti dagli alberi soprastanti; ogni tanto sono presenti rocce lateritiche di colore rosso scuro/marrone/nero, dall’aspetto rozzo. Per simularle, ho chiesto ad Elliott di procurarsi delle rocce laviche e, con mia grande sorpresa, è riuscito a procurarsi delle rocce dei colori corretti (quelle laviche più comuni sono rosso chiaro) e questo ha reso l’hardscape molto più autentico.
In quest’area sono presenti anche tronchi caduti e radici, dovuti alla graduale erosione delle rive da parte dell’acqua, oltre alle radici della vegetazione ripariale [NdT: che vive sui bordi del corso d’acqua].

Sponda fiume

I parametri chimici dell’acqua sono piuttosto variabili a seconda del periodo dell’anno e altri fattori. Il pH può variare da 5.8 a 7.2, ma può abbassarsi fino a 3.9 durante la stagione secca. La conducibilità è attorno ai 30 µS/cm e la temperatura media è di 27.5 °C.
La torbidità si può considerare come bassa/moderata; la luce penetra in queste acque ma gli alberi, le foglie e le radici sommerse forniscono aree ombreggiate. La superficie dell’acqua è leggermente increspata.

Allestimento lago Nhamunda

Pesci compatibili con questo biotopo sono: Acarichthys heckelii, Agoniates halecinus, Ancistrus dolichopterus, Anostomoides laticeps, Astrodoras asterifrons, Auchenipterichthys longimanus, Auchenipterichthys nuchalis, Boulengerella maculata, Dekeyseria scaphirhyncha, Farlowella nattereri, Fluviphylax sp., Goeldiella eques, Hemigrammus coeruleus, Hemiodus immaculatus, Heros sp.*, Hypostomus carinatus, Hypoptopoma incognitum, Hypostomus macushi, Laemolyta sp., Lasiancistrus schomburgkii, Leporacanthicus galaxias, Leporinus fasciatus, Limatulichthys griseus, Loricaria cataphracta, Mesonauta guyanae, Metynnis hypsauchen, Peckoltia vittata, Pseudolithoxus sp., Pseudoloricaria laeviuscula, Pterophyllum scalare, Rineloricaria lanceolata, Scorpiodoras heckelii, Symphysodon haraldi, Tatia aff. musaica*, Tatia nigra, Triportheus albus, Uaru amphiacanthoides.
Le specie usate in questo allestimento sono evidenziate.
[NdT: le specie con * sono discusse più avanti]

Allestimento di biotopo

Un mio grande amico, Hudson Crizanto, nel 2009 ha registrato uno dei suoi viaggi per raccogliere discus blu e marroni nel lago Nhamundá (vedi sotto).
Filmato durante le loro spedizioni di raccolta notturne (quando i pesci sono addormentati e più facili da catturare), il video ci fa vedere molto bene come vivano e ci mostra molti habitat dove sono presenti rocce – una cosa non molto nota all’allevatore di discus medio.

Altre note interessanti riguardanti le specie per questo allestimento di biotopo sono:

  • ho incluso un discus Heckel come memento sulla conservazione delle specie (come abbiamo già visto in precedenza);
  • poiché non disponibile, ho sostituito l’Heros presente nel Nhamundá con Heros liberifer (quindi è corretto solo a livello di genere);
  • questa mattina Elliott mi ha informato che già dopo un solo giorno nel loro allestimento di biotopo una coppia si è formata;
  • la specie di Tatia usata è Tatia musaica mentre nel Nhamundá troviamo Tatia aff. musaica, che deve essere ancora formalmente identificata e assomiglia molto a T. musaica; vive anche assieme a dei Centromochlus sp. con un pattern molto simile – probabilmente ne beneficiano mutuamente;
  • anche Peckoltia vittata sfrutta gli spazi fra le rocce e le radici e i rami degli alberi.
Peckoltia vittata
Foto di Peckoltia vittata scattata nell’ambiente naturale. Foto proveniente dall’articolo https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4426332/ (CC BY 4.0).

Come substrato abbiamo usato della sabbia bianca fine e inerte e ho usato foglie di Magnolia per sostituire quelle di Licania sp., nativa della regione. Ho usato anche foglie di Psidium, un’altra specie nativa della regione e, sopra l’acquario, ho usato l’epifita terrestre Monstera deliciosa come sostituta della Monstera lechleriana. Ho lavato le radici della pianta, eliminando il terriccio, e le ho sommerse in acqua; il grosso della pianta è poggiato ai rami, sopra la superficie.

Dietro all’acquario e sopra la superficie dell’acqua ho usato delle palme (Dypsis sp.) in vasi, come sostitute per Euterpe oleracea, poiché le foglie sono praticamente uguali come morfologia. Questo ha creato il senso di “sicurezza” che volevo raggiungere, ma in maniera non invasiva.

Altri componenti botanici che ho usato sono gusci di semi di Lecythis elliptica (nativa dell’area), che ho lasciato galleggiare sulla superficie come fossero appena caduti dagli alberi; altre decorazioni sono state fornite da Tannin Aquatics appositamente per questo allestimento e devo ringraziarli per ciò.

Per quelli interessanti all’allestimento vero e proprio dell’acquario, c’è il video della diretta Facebook filmato da The Fish Barn nella loro pagina Facebook.

Dopo aver completato lo scape, sono riuscito a ritagliarmi un momento per sgranocchiare uno snack e osservare l’incredibile torta preparata dalla bravissima Anita, la moglie di uno degli spettatori; mi sono accertato di averne una fetta messa da parte per quando me ne sarei tornato a casa.

Allestimento

I pesci sono stati lasciati nei loro sacchetti una mezzora per l’acclimatazione. Mi accerto sempre che le temperature siano uguali prima di procedere al mescolamento delle acque; credo che questo metodo sia un po’ più rispettoso per i pesci e renda il loro adattamento un po’ più facile. Ho inserito i discus per ultimi così avrebbero visto altri pesci attorno a loro.

Tutte queste piccole cose concorrono ad un avvio di successo dell’acquario di biotopo – l’idea è quella di creare un senso di equanimità e poi dare credito alla natura per quanto fatto.

Per dire, i pesci si sono ambientati quasi subito e dopo i primi 4-5 minuti di ambientamento erano già fuori a ispezionare il loro nuovo biotopo in un modo così calmo e tranquillo che ho sentito un grande senso di emozione – specialmente dopo che Elliott aveva evidenziato che i loro colori erano diventati molto più intensi rispetto a prima.

Tannin Aquatics

Nel complesso, questo sforzo da parte di tutti con ottimi risultati e il caldo benvenuto hanno reso questa una delle migliori giornate che abbia passato ultimamente – quantomeno dal mio ultimo allestimento di biotopo.

P.S. Ragazzi, non dimenticate di fare una donazione! (cliccate sul banner qui sotto)

Freshwater Life Project


Articolo ed immagini: © Chris Englezou – cefishessentials.com
Tutti i diritti sono riservati. L’articolo non può essere riprodotto, copiato, distribuito o usato senza l’esplicita autorizzazione scritta di Chris Englezou.

Crediti

Mappa: Public Domain, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=112927

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Il Pesce Foglia amazzonico Monocirrhus polyacanthus in natura https://acquario.top/pesce-foglia-monocirrhus-polyacanthus-natura/ https://acquario.top/pesce-foglia-monocirrhus-polyacanthus-natura/#respond Thu, 17 Jan 2019 17:20:07 +0000 https://acquario.top/?p=3409 Traduzione dell'articolo "Amazon Leaf Fish Monocirrhus polyacanthus in the wild" di Ivan Mikolji.

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Il Pesce Foglia Monocirrhus polyacanthus contiene l’essenza della giunga nel suo DNA, secondo Ivan Mikolji. Andiamo quindi assieme a Ivan alla scoperta dell’ambiente naturale di questo pesce dall’aspetto molto peculiare.

Ringraziamo nuovamente Ivan Mikolji per questa sua descrizione di un habitat del Pesce Foglia.
Queste descrizioni ci consentono di ricreare allestimenti più adeguati per le specie che ospitiamo, spingendo gli ospiti ad avere i loro comportamenti più spontanei.


Il Pesce Foglia amazzonico Monocirrhus polyacanthus in natura

Giro la testa a sinistra e vedo centinaia di neon cardinale nuotare in gruppo sulla riva del fiume. Alcuni punti delle mie orecchie sono senza pelle a causa del gran numero di tetra, Copella e Anostomus, che continuamente li mordicchiano. Sebbene i loro denti siano piccolini, l’enorme numero di pesci fa davvero danni alla pelle dopo che hai fatto snorkelling per alcuni giorni nel loro habitat.

Esplorando l’area, noto un Peacock bass [NdT: Cichla sp.] di bell’aspetto e dimensioni medie che nuota verso di me. È abbastanza distante da lasciarmi il tempo di preparare una bella inquadratura. Vado un momento in iperventilazione e prendo un respiro lungo e profondo. Mentre scendo verso il fondo del fiume, rilasso i muscoli e cerco di concentrarmi, ignorando il doloroso “peeling” alla pelle delle orecchie. Atterro delicatamente sul fondo del fiume alzando meno detrito possibile.

Il Cichla, ignorando ancora la mia presenza, si avvicina mentre rimango immobile un metro e mezzo più in basso. Cerco di anticipare la sua traiettoria, imposto accuratamente la macchina fotografica e cerco di inquadrarlo nello schermo della fotocamera.
Sono passati circa venti secondi – posso trattenere il respiro per circa un minuto, quindi va tutto bene, a meno che il pesce non si fermi durante il percorso.
All’improvviso un qualcosa di marrone si piazza di fronte alla mia maschera. Si alza e si posiziona così vicino al vetro sinistro della maschera che non riesco nemmeno a metterlo a fuoco. So per esperienza di cosa si tratta e cerco di ignorarlo.
Il Cichla continua a nuotare fino a sessanta centimetri circa da me e mi scopre: nella frazione di secondo in cui il pesce realizza cosa fare, scatto la foto.

Mi dirigo verso la superficie e la cosa marrone è ancora attaccata al vetro della maschera. Dopo aver riempito i polmoni di aria fresca, sorrido: so che la cosa marrone è un Monocirrhus polyacanthus che è venuto a tentare di catturare qualche pesce che assaggiava le mie orecchie. Ma, per me, è un vecchio amico che è venuto a dirmi: “Benvenuto in Amazzonia!”.

Monocirrhus polyacanthus
Monocirrhus polyacanthus nel suo ambiente naturale.

Non so perché, pur vedendo cardinale, Mesonauta e tante altre specie di pesci selvatico, solo Monocirrhus polyacanthus riesca a farmi sentire questo spirito amazzonico.
Si tratta di un pesce speciale che, secondo me, contiene l’essenza della giungla nel suo DNA. Le mie parole per descriverlo potrebbero essere: appartato, strano, raro, magico, mitico, misterioso – tutte riferite ad un superbo pesce tropicale da un estimatore degli acquari amazzonici.

Corso d'acqua chiara nella foresta amazzonica
Corso d’acqua chiara nella foresta amazzonica (Venezuela).

Monocirrhus polyacanthus è una specie ampiamente diffusa e presente in vari Paesi del Sud America, dalla Bolivia fino al fiume Orinoco, nel sud del Venezuela. Grazie all’ampia diffusione geografica, sicuramente abita vari tipi di biotopi acquatici.

Andiamo a vedere questi piccoli habitat di acque chiare dove li ho visti e che possiamo riprodurre o imitare a casa.
Le informazioni che vi darò non sono esaustive, per esempio non ho mai visto piante galleggianti in questi habitat ma non si può concludere che non siano presenti in altri posti. Gli habitat, inoltre, cambiano con le stagioni e questo aggiunge delle sfide interessanti per gli acquariofili più seri.
Userò le caratteristiche fisiche di Monocirrhus polyacanthus e le osservazioni sui suoi comportamenti nell’habitat per darvi l’opinione-Mikolji sull’acquario per Pesce Foglia.

Dunque, per ricreare il biotopo di M. polyacanthus, abbiamo bisogno di conoscere innanzitutto i suoi parametri dell’acqua, ovvero: pH sotto al 5, KH inferiore a 20 mg/l (ppm), GH inferiore a 10 mg/l (ppm) e temperatura fra i 26 e i 29 °C.
La parte del corso d’acqua dove possiamo trovare M. polyacanthus è con movimento lento, quindi è bene cercare di tenere al minimo il movimento d’acqua riducendo le portate dei filtri.
Il fondo dovrebbe essere di sabbia silicea bianca fra i 0.6 e gli 1.2 mm di diametro. Personalmente adoro questo tipo di sabbia poiché è quella presente nell’ambiente naturale, oltre ad essere chimicamente inerte (non altera i valori dell’acqua).

 Pesce Foglia selvatico
Foto subacquea di un riflesso di un Pesce Foglia selvatico.
Monocirrhus polyacanthus
Fotografia a livello d’acqua con Monocirrhus polyacanthus nel suo ambiente naturale. Nella parte superiore possiamo vedere un capanno indigeno.

M. polyacanthus ha sviluppato delle caratteristiche che gli consentono di simulare l’aspetto di foglie morte cadute dalla vegetazione ripariale, caratterizzata da piante che amano la presenza di acqua.
Usano il mimetismo criptico sia per difesa sia per cacciare le prede. Si muovono delicatamente sopra le foglie marcescenti sul fondo, muovendo lentamente le piccole pinne trasparenti. È incredibile come sembrino quasi volare o planare da un punto all’altro senza apparentemente muovere alcuna pinna.

La sabbia sul fondo del nostro allestimento dovrebbe essere ricoperta da foglie. La dimensione delle foglie non dovrebbe eccedere il doppio della lunghezza dei Monocirrhus polyacanthus e dovrebbero essere di colore attorno all’ocra, non verdi – è difficile trovare foglie verdi cadute sott’acqua nei loro habitat.
Monocirrhus polyacanthus è come un camaleonte acquatico: li ho visti di colore nero, marrone, rosso mattone, arancione e persino giallo brillante!

Monocirrhus polyacanthus
Foto a mezz’acqua di Monocirrhus polyacanthus, nel suo ambiente naturale.

Durante i miei anni di osservazioni, ho visto Monocirrhus polyacanthus strettamente a contatto con il fondo e solo raramente appena sotto la superficie dell’acqua. Non sono nuotatori nella parte media del corso d’acqua e, a dire il vero, sembrano pesci bentonici.
Quando vanno in superficie, stanno sotto le foglie mezze galleggianti e su queste non solo si nascondono ma anche depongono le uova.

Attraversano i fiumi su due livelli e con velocità diverse. Quando attraversano un corso d’acqua nella parte alta, sono piuttosto veloci, senza mai mostrare movimenti erratici e sembrano seguire la corrente anche quanto ci stanno nuotando contro.
Quando invece nuotano nei pressi del fondo, lo fanno molto più lentamente, come se stessero ispezionando l’area alla ricerca di prede o predatori.

Per ricreare l’area di biotopo nei pressi della superficie, suggerirei qualsiasi pianta, come quelle appartenenti al genere Philodendron, che possa essere tenuta in vasi fuori dall’acquario oppure con le radici immerse nell’acqua dell’acquario stesso, lasciando in ogni caso le foglie toccare la superficie.

Monocirrhus polyacanthus
Monocirrhus polyacanthus selvatico che protende la sua bocca.

Il nostro eroe, il Signor Pesce Foglia, è un ignobile predatore che inghiotte la sua preda intera.
Essendo un pesce che nuota e si muove lentamente, fa affidamento sul suo aspetto, sulla sua posizione di nuoto e sul suo camuffamento per fare imboscate alle prede.
Non appena arriva a portata di una succulenta, sfortunata e ignara creatura, usa la sua mandibola sporgente per risucchiare e intrappolare la preda nella sua bocca. La vittima non si renderà mai conto di cosa sia successo!

La mandibola sporgente è difficile da vedere quando usata per catturare una vittima, essendo molto veloce nel movimento, tuttavia possiamo vederla regolarmente poiché questo pesce ama “sbadigliare”.

Pesci che vivono vicino al Pesce Foglia ignorando la sua esistenza sono i piccoli Hyphessobrycon, Pristella e piccoli tetra come Paracheirodon axelrodi. Specie più grandi, come Satanoperca daemon lo disturbano, poiché muovono le foglie e la sabbia sul fondo.

Monocirrhus polyacanthus e un gruppo di Paracheirodon axelrodi
Monocirrhus polyacanthus e un gruppo di Paracheirodon axelrodi nel loro ambiente naturale.

Il fatto che il Pesce Foglia nuoti quasi sempre verticalmente con la bocca rivolta verso il basso mi fa pensare che le prede sul fondo siano più facili da catturare rispetto a quelle che nuotano nelle parti più alte, come i Cardinale. Se ci pensate, le creature sul fondo non possono scappare verso il basso.
Con questo concetto in mente, possiamo pensare a compagni di vasca che possano coesistere o nutrire il Signor Pesce Foglia.

Aggiungerei qualche specie poco costosa di piccolo gamberetto d’acqua dolce, come Palaemonetes sp., che terrà il letto di foglie pulito e sarà la fonte primaria di cibo.
Se abbiamo intenzione di aggiungere piccoli pesci, accettiamo che saranno mangiati dal Signor Pesce Foglia, se sono piccoli da essere inghiottiti; quindi potremmo tenere piccoli tetra economici.

Suggerirei inoltre di lasciare la colonna d’acqua abbastanza libera, così da poter tenere gruppi di tetra più grandicelli, come Hyphessobrycon, che sono abbastanza grandi da non essere mangiati ma non così grandi da riuscire a mangiare i gamberetti.

Monocirrhus polyacanthus
Monocirrhus polyacanthus nel suo ambiente naturale.

Durante la stagione riproduttiva, Monocirrhus polyacanthus va a caccia di avannotti di Apistogramma, Crenicichla o altre specie che non riuscirebbe a inghiottire da adulte.
Il Pesce Foglia caccia molti pesci che non hanno avuto la possibilità di crescere e riprodursi.

I piccoli crostacei diventano anche loro vittime del Pesce Foglia ma, contrariamente a quello che solitamente si pensa, gli invertebrati d’acqua dolce, gamberetti compresi, non sono molto abbondanti dei corsi d’acqua amazzonici. Tuttavia sono presenti nel letto di foglie e fanno parte del suo menu di crudités.
L’impatto di Monocirrhus polyacanthus nei corsi d’acqua amazzonici non mi è molto chiaro ma di certo sono una specie fondamentale nel tenere sotto controllo lo sviluppo della popolazione di piccola fauna.

La luce forte raramente penetra le acque dove vive il Pesce Foglia e quando la luce diretta penetra, lo fa in piccoli raggi che passano attraverso gli stretti spazi fra gli alberi soprastanti.
Non esagerate quindi con la luce, non è necessaria: usatene quanto basta per vedere i pesci. Come esempio, direi una cena romantica a lume di candela.
Tenete il movimento d’acqua e le correnti al minimo.
E non mettete foglie verdi sul fondo – credetemi, non diventerà verde!


Articolo ed immagini: © Ivan Mikolji www.mikolji.com
Tutti i diritti sono riservati. L’articolo non può essere riprodotto, copiato, distribuito o usato senza l’esplicita autorizzazione scritta di Ivan Mikolji.

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Il Neon Cardinale – Paracheirodon axelrodi – in natura https://acquario.top/cardinale-paracheirodon-axelrodi-in-natura/ https://acquario.top/cardinale-paracheirodon-axelrodi-in-natura/#respond Thu, 03 Jan 2019 10:06:42 +0000 https://acquario.top/?p=3434 Scopriamo assieme a Ivan Mikolji l'ambiente naturale del diffusissimo Cardinale, Paracheirodon axelrodi.

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Inauguriamo il nuovo anno con un articolo che ci parla di un pesce diffusissimo in acquariofilia, il Neon Cardinale (Paracheirodon axelrodi), pesce che purtroppo solitamente finisce in bocce, acquarietti microscopici con fondi di sassi enormi e colorati o altri allestimenti inadeguati, “tanto costa poco e si trova ovunque”.

Proponiamo, quindi, la traduzione di un articolo di Ivan Mikolji, che ci mostra l’ambiente naturale in cui vive il Neon Cardinale, con il suo ciclo delle stagioni e la sua descrizione accurata.
Questo dovrebbe suggerirci come allestire un acquario adeguato per i nostri pesci, ovvero informandoci anzitutto in maniera approfondita sugli ambienti naturali e ricreandoli, per quanto possibile, nei nostri allestimenti.


Il Neon Cardinale – Paracheirodon axelrodi – in natura

Paracheirodon axelrodi è conosciuto dagli acquariofili come Neon Cardinale ed è uno dei pesci tropicali più popolari negli acquari. La maggior parte di chi ha avuto un acquario d’acqua dolce quasi sicuramente ne ha tenuto almeno uno o, come nel mio caso, in un qualche momento ne ha avuti un banco da cinquecento in un grande acquario.
A mio parere, un bell’acquario piantumato con un gruppo di Neon Cardinale è probabilmente uno dei più attraenti allestimenti d’acqua dolce.

Ogni anno centinaia di migliaia di Neon Cardinale vengono catturati in natura in Colombia, Brasile e Venezuela e quindi esportati in tutto il mondo. Ma nonostante la loro diffusione nell’hobby acquariofilo, poco si sa sul loro habitat naturale e sul loro comportamento in natura.
Spero che le informazioni e le immagini in questo articolo possano guidare gli appassionati interessati a ricreare gli habitat naturali a dare a questo pesce il giusto allestimento.
Tutti questi dati possono aiutare anche a dare una più ampia visione su come tentare di riprodurli; in più, ci sono alcuni suggerimenti che possono aiutare nello scattare foto di acquari.

In natura, i Neon Cardinale vivono in piccoli corsi con lento movimento d’acqua. L’acqua è solitamente piuttosto chiara, fino ad essere talvolta cristallina, non essendoci molto limo presente.
Ho effettuato alcune misure, che riporto: pH sempre sotto il 6.5, anche fino a 5.5 e temperatura tra i 23 e i 26 °C.

Questi rivoli sono normalmente ombreggiati dalle dense chiome degli alberi, che mantengono l’acqua ad una temperatura costante e mediamente bassa, se confrontata con le temperature esterne che sono sempre comprese tra i 28 e i 33 °C.
Questo aiuta anche a evitare l’evaporazione dell’acqua, non facendo prosciugare i rivi.
Il fondo e le sponde sono quasi sempre di sabbia silicea.

Sono sempre presenti piante acquatiche o terricole negli habitat dei Neon Cardinale, i quali usano queste piante per nascondersi da potenziali predatori.
Le piante e le loro foglie fungono inoltre da “trappola” per la materia organica mossa dalla corrente e i Neon Cardinale si nutrono in questo deposito.
Le piante acquatiche sono sempre di colore giallognolo, poiché riescono a diventare verdi solo dove la luce del Sole riesce a passare la fitta volta di fogliame una decina di metri più in alto.
Quando qualche raro raggio di luce riesce a penetrare l’acqua, crea un effetto mozzafiato che chiamo effetto Lucanus, che prende il nome da Oliver Lucanus, che mi ha introdotto alla video-fotografia subacquea e mi ha mostrato questo effetto particolare.

Questo effetto assomiglia a quello di un faro teatrale che illumina un pesce sul palcoscenico. È difficile scattare una buona fotografia con effetto Lucanus: bisogna aspettare un sacco di tempo prima che un pesce decida di passare sotto al raggio di luce e, qualche volta, proprio quando il pesce decide di passare, una nuvola oscura il Sole e tutto è perso.
Bisogna ricominciare daccapo.

Probabilmente si può ricreare questo effetto anche in acquario, diminuendo l’intensità delle luci normali e aggiungendo una o più fonti luminose a spot (oppure delle torce), puntandole dove si vuole scattare la foto.
Se l’acqua è troppo limpida per evidenziare il raggio di luce, si può smuovere leggermente il fondo per far aleggiare un po’ di particelle che possono quindi riflettere la luce.

Paracheirodon axelrodi
Paracheirodon axelrodi in gruppo nel loro ambiente naturale.

I Neon Cardinale, in natura, sono piuttosto socievoli con gli umani. Possiamo infatti avvicinarci abbastanza a loro prima che inizino a scappare via.
In alcuni corsi d’acqua, se si sta fermi per uno o due minuti, iniziano a nuotarti attorno e a mordicchiarti la pelle. Hanno una particolare preferenza per il sapore delle orecchie e delle labbra e questo mi rende difficile concentrarmi nel filmare e fotografare. Si potrebbe pensare che un Neon Cardinale non possa poi mordere così tanto, ma se ne hai venti o trenta che ti rosicchiano ovunque per un paio d’ore, puoi essere sicuro che li senti eccome!
Mi metto sempre a ridere, pensando che dovrebbero essere classificati tassonomicamente come delle piragna!

Monocirrhus polyacanthus e un gruppo di Paracheirodon axelrodi
Monocirrhus polyacanthus e un gruppo di Paracheirodon axelrodi nel loro ambiente naturale.

Ci sono due stagioni nell’Orinoquia (bacino dell’Orinoco) meridionale del Venezuela, ovvero quella secca e quella delle piogge.
Ogni anno i fiumi e i corsi d’acqua in quest’area seguono un pattern che influenza l’habitat e la vita dei Neon Cardinale.

Nella stagione secca, che solitamente comincia a ottobre-novembre, la portata e il livello di questi corsi d’acqua raggiungono i valori minimi, che sono da uno a sei metri di larghezza e quasi due metri di profondità (profondità media poco meno di un metro). In questo periodo dell’anno i Neon Cardinale sono già di dimensioni medie, ovvero attorno ai 2-2.5 cm di lunghezza. Poiché i corsi d’acqua si restringono per il ridotto volume d’acqua, i pesci vengono confinati lungo il canale principale e qui si possono vedere numerosi gruppi.
Ho notato che in questo periodo diventano pesci che vivono sempre sul fondo: poiché la corrente d’acqua non riesce a portare via le foglie e i rami che cadono in inverno, il fondo del fiume si riempie di uno spesso strato di foglie, che diventa la casa della stagione secca dei Neon Cardinale. È possibile vederli sul fondo, senza formare banchi, e sembrano tutti statici, quasi fossero in modalità risparmio energetico. Il fondo diventa quasi come un tappeto marrone con sparsi sopra dei brillantini rossi.

Molti loro predatori, come il Pesce Foglia (Monocirrhus polyacanthus), che normalmente caccia in superficie, devono cambiare le loro abitudini e spostarsi verso il fondo.
Altri pesci, invece, che solitamente condividono il livello di nuoto dei Neon Cardinale, come Hemigrammus stictus, non cambiano le loro abitudini e continuano a stare nella parte alta del corso d’acqua.
Altri predatori dei Neon Cardinale possono essere i Peacock Bass (Cichla sp.), Hoplerythrinus unitaeniatus, Potamorrhaphis guianensis e l’onnipresente Hoplias malabaricus.

Alla fine della stagione secca, quando inizia a piovere, la maggior parte dei Neon Cardinale supera i 3 cm di lunghezza.

Paracheirodon axelrodi
Fotografia subacquea di Paracheirodon axelrodi che nuota davanti a rifiuti presenti nell’ambiente naturale.

Durante la stagione delle piogge, i corsi d’acqua si ingrossano a causa delle piogge abbondanti. Le acque, profonde meno di un metro, aumentano fino a tre metri di profondità e la corrente diventa più forte, facendo esondare i fiumi nella giungla.
Tutto il tappeto di foglie è spazzato via dalla corrente, lasciando in mostra la sabbia silicea: questa è la stagione riproduttiva per i Neon Cardinale. In questo periodo dell’anno, sono di dimensioni jumbo, tra i 3 e i 3.5 centimetri di lunghezza.

Tornano a vivere a livello d’acqua medio-superficiale e a stare in banco, abbandonando i corsi d’acqua principali e avvicinandosi alle rive, nuotando tra le radici e la vegetazione ora sommersa.
In questa stagione non escono mai negli spazi aperti. Il banco di Neon Cardinale ogni tanto fa un pit stop dove vedono del cibo, lo mangiano e quindici secondi dopo ripartono a nuotare fino alla prossima sosta, qualche metro più in là.
Durante il giorno, i banchi sono di dimensioni modeste, fra i cinque e i quindici individui mentre dal tardo pomeriggio in poi, un paio d’ore prima del tramonto, questi gruppetti iniziano a riunirsi, fino a formare banchi da quaranta-cinquanta esemplari.

Paracheirodon axelrodi
Paracheirodon axelrodi in gruppo nel loro ambiente naturale.

Paracheirodon axelrodi è un pesce piuttosto distaccato dalla natura selvaggia: non cerca di imitare o fondersi nell’ambiente che lo circonda.
Pur essendo così piccolo, lo si può individuare da sei-sette metri di distanza e anche da più lontano, se il Sole lo illumina.

Secondo me è il re del colore in natura.


Articolo ed immagini: © Ivan Mikolji www.mikolji.com
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