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Protocollo di fertilizzazione Drak (Kramerdrak)

In questo articolo, vedremo i fertilizzanti Drak, in particolare la combinazione data per acquari esigenti, incentrata attorno al fertilizzante Kramerdrak, ovvero con varie specie di piante particolari e una buona potenza luminosa.

NOTA: Drak produce vari prodotti che messi insieme possono comporre vari protocolli, in base alle esigenze dell’acquario. Nel seguito parlerò di una combinazione specifica (quella che ho usato); accennerò comunque anche agli altri componenti.

Iniziamo subito con la composizione del protocollo!

Kramerdrak (potassio, magnesio e oligoelementi)

Il prodotto fondamentale è il Kramerdrak: si tratta di un integratore unico di potassio, magnesio, ferro e oligoelementi. Oltre agli oligoelementi essenziali per le piante (boro, manganese, molibdeno, rame, zinco…) sono presenti anche altri elementi detti benefici (beneficial elements), quali litio, vanadio o stagno.

La composizione è la seguente: 20980 mg/l potassio, 3440 mg/l magnesio, 1875 mg/l ferro, 715 mg/l manganese, 92 mg/l rame, 80 mg/l zinco, 70 mg/l boro, 43 mg/l molibdeno, 25 mg/l cobalto, 6.6 mg/l litio, 6.5 mg/l vanadio, 6.3 mg/l alluminio, 6.3 mg/l nickel, 6 mg/l selenio, 5.3 mg/l stagno.
Il fertilizzante è completamente chelato con EDTA, HEEDTA, DTPA e NTA e conservato con acido ascorbico, metilparabene e acido benzoico.

Dosaggio: da 10 a 15 ml ogni 100 litri una volta a settimana. È possibile suddividere la somministrazione in più somministrazioni durante la settimana, ad esempio giornaliera o, se non si ha troppo tempo, bisettimanale.
Il dosaggio va regolato in base alla potenza luminosa e alle piante presenti; ad esempio, se la potenza luminosa è bassa, sarà sufficiente meno fertilizzante.

Eudrakon N (azoto)

L’Eudrakon N è l’integratore del macroelemento azoto (N); fornisce azoto in tre forme diverse, ovvero come nitrato, urea e ammonio.

Oltre all’azoto, contiene anche piccole quantità di potassio e magnesio: il motivo di ciò è che se un acquario consuma parecchio azoto, bisogna reintegrare anche questi macroelementi.

La composizione è la seguente: 6.8% nitrato, 2.02% potassio, 1% urea, 0.48% magnesio, 0.34% ammonio.
Contiene anche il chelante EDTA e metilparabene come conservante.

Dosaggio: 2 ml ogni 100 litri ogni giorno, fino a raggiungere una concentrazione di 3-8 mg/l di nitrati.

Eudrakon P (fosforo)

L’Eudrakon P è l’integratore del macroelemento fosforo (P).

Composizione: è a base di fosfato di potassio bibasico (KH2PO4).

Dosaggio: 2 ml ogni 100 litri aumentano i fosfati di 0.1 mg/l. Cercare di arrivare a circa 0.25 mg/l di fosfati e attendere che tornino a zero prima di reintegrarli.

Terrdrakon NPK e Terrdrakon SE (sfere per il substrato)

Le Terrdrakon sono delle palline di argilla naturale, arricchite con fertilizzanti.

L’argilla contiene, di suo, composti allumino-silicati quali ossido di silicio (SiO2), ossido di alluminio (Al2O3) e composti insolubili del ferro, come l’ossido ferrico (Fe2O3).

L’argilla ha, inoltre, capacità di scambio cationico (CSC), ovvero capacità di legare a sé nutrienti per poi renderli disponibili alle piante, che possono scambiare gli ioni di nutrienti con l’argilla.

L’argilla è poi arricchita con fertilizzanti; la composizione del fertilizzante dipende dalla versione delle palline.

Dosaggio: inserire al più 3-4 palline ogni 100 litri di acquario, vicino alle piante. Reinserire ogni 3-6 mesi in base alla crescita delle piante.

Duradrakon (sali per remineralizzare)

I Duradrakon sono sali per remineralizzare l’acqua da osmosi inversa (o demineralizzata), per poterla usare in acquario.

Aumentano sia la durezza totale (GH) sia la durezza temporanea (KH) in rapporto GH:KH 1.3:1, ovvero per ogni punto di KH il GH aumenta di 1.3 dGH.

La composizione è la seguente: 22.2% carbonati, 17.0% idrogenocarbonati (bicarbonati), 16.8% calcio, 12.9% solfati, 9.9% cloruri, 5.7% sodio, 4.6% magnesio, 2.1% potassio, 0.05% elementi traccia.

Tradotto in mg/l, per ogni punto di KH (e 1.3 dGH), l’acqua preparata con questi sali avrà: 22.3 mg/l di idrogenocarbonati, 6.2 mg/l di calcio, 5.3 mg/l di solfati, 3.6 mg/l di cloruri, 2.0 mg/l di sodio, 1.9 mg/l di magnesio, 0.8 mg/l di potassio.

ESEMPIO: Se preparo un’acqua con durezza temporanea 3 dKH e durezza totale 4 dGH (arrotondando a 4 i 3.9 dGH), in acquario avrò: 67 mg/l di idrogenocarbonati, 19 mg/l di calcio, 16 mg/l di solfati e così via.

Da prove empiriche, ogni punto di GH dell’acqua porta ad un aumento della conducibilità di circa 40 µS/cm.
Sempre indicativamente, un’acqua ricostruita a 4 dGH e 3 dKH avrà una conducibilità tra i 150 e i 180 µS/cm.

Commento sul protocollo

Il protocollo, sulla carta (o sull’etichetta 😁), è molto semplice da usare.

Si ha un dosaggio costante di Kramerdrak, che introduce tutto il necessario per le piante, eccetto azoto e fosforo.

Azoto e fosforo vanno quindi integrati solo a necessità con i due Eudrakon, N e P, rispettivamente; ciò va fatto aiutandosi con i test per nitrati e fosfati.

Un’altra cosa che mi piace è la dichiarazione della composizione dei concimi e dei sali: non nego che conoscere cosa ci sia dentro ad un fertilizzante (ma in generale a qualsiasi prodotto, non solo per acquari) sia estremamente interessante, anche per capire bene cosa si stia inserendo in acquario.
Purtroppo sono dichiarati solo i chelanti usati ma non quali elementi siano chelanti con cosa, ma probabilmente ciò è chiedere troppo, suppongo sia un segreto commerciale gelosamente custodito…

Composizione dei sali Duradrakon.

Per quanto riguarda l’azoto, è da notare la somministrazione dell’elemento nelle tre forme, ognuna con i suoi vantaggi. Questo a differenza di altri protocolli (Elos, JBL Proscape, Dennerle, Easy-Life…), che usano solo la forma nitrica.

Forme in cui può venire somministrato l’azoto

Approfondiamo brevemente le tre forme in cui può essere somministrato l’azoto in acquario:

  1. Azoto nitrico (nitrati): può essere accumulato dalle piante all’interno dei tessuti, dunque funziona come deposito. Il suo utilizzo richiede alla pianta dell’energia.
  2. Azoto ammoniacale (ammonio): non può essere accumulato ma può essere assorbito con estrema facilità dalle piante, che apprezzano sicuramente il fatto di far meno fatica per nutrirsi. Se l’azoto ammoniacale non viene usato, entra nel normale ciclo dell’azoto, venendo trasformato in nitriti e successivamente in nitrati.
  3. Azoto ureico (urea/carbamide): può essere assorbito direttamente, in piccola parte, dalle piante; quello non usato viene trasformato dai batteri in azoto ammoniacale (che a sua volta può essere subito assorbito o entrare nel ciclo dell’azoto).
    Cosa molto utile da osservare è che la degradazione dell’urea porta alla formazione di anidride carbonica (CO2), in forma già disciolta: le nostre piante apprezzeranno sicuramente!

Limitazione dei macroelementi

Sempre riguardo ai macroelementi, ho provato a seguire le raccomandazioni (nitrati a 5 mg/l circa, fosfati a 0.25, riportando questi ultimi a zero tra una somministrazione e l’altra).
Questa evidente limitazione nei macroelementi credo sia voluta per combaciare con le dosi di oligoelementi introdotte con il Kramerdrak: guardando bene, abbiamo, ad esempio, meno di 0.2 mg/l di ferro a settimana – ma alla fine della settimana le piante non mostrano carenza di ferro!

In aggiunta, è lecito supporre che la limitazione dei macroelementi – e dunque della velocità generale di crescita delle piante – diminuisca le pretese a livello di oligoelementi, essendo gli assorbimenti dei vari elementi in rapporti più o meno fissi fra loro. Questo è senz’altro gradito, specialmente con varietà più esigenti di piante.

Le Terrdrakon, invece, hanno la particolarità che una volta esaurita la parte di concime, la parte di argilla resta nel substrato, così come la sua capacità di scambio cationico (CSC).
Pertanto, una volta esaurite, queste palline continuano ad avere un effetto benefico nel substrato, molto lungo nel tempo.

Cambi d’acqua

Per quanto riguarda i cambi d’acqua, il protocollo ne richiede almeno uno ogni quindici giorni e abbastanza significativo (50% o più). Cercando in rete, ho trovato consigliati anche cambi più frequenti, ad esempio settimanali, sempre piuttosto consistenti.

Nel mio caso, avendo l’acqua di rete caratteristiche non adeguate per essere usata in acquario, ho usato acqua prodotta con un impianto ad osmosi inversa (RO), remineralizzata con i sali Duradrakon.

Sempre riguardo i Duradrakon, segnalo che contengono molto poco sodio: il sodio è infatti un elemento utile per le piante e per i pesci – dunque è giusto che ci sia – tuttavia un eccesso di questo elemento può portare ad un rallentamento o addirittura al blocco delle piante. A meno di grossolani errori di pesatura, questi sali non porteranno mai il sodio a livelli dannosi.

Cosa succede se non si fanno cambi

Tornando all’argomento cambi, spinto dalla curiosità, ho provato deliberatamente a non farne, continuando con il dosaggio raccomandato (preciso che il test è stato fatto in sicurezza, in un acquario senza pesci).

Con il passare dei giorni, dopo circa un mese abbondante dall’ultimo cambio, sono cominciate ad apparire numerose alghe filamentose, mentre la crescita delle piante era stentata. Probabilmente si è creato un accumulo di oligoelementi (e probabilmente anche chelanti, anche se in realtà dovrebbero degradarsi da soli o venire assorbiti dalle piante).

Per quando riguarda le alghe filamentose, escluderei eccessi di fertilizzazione con azoto (il test dei nitrati dava sempre valori nella norma, anche considerando il fatto che non è in grado di misurare urea e ammonio).

Escluderei anche squilibri al filtro – solitamente queste alghe sono presenti quando l’ammonio non viene rapidamente elaborato dai batteri o assorbito dalle piante – e penserei ad un qualche accumulo di elementi (rame? zinco?) che possa in qualche modo intaccare la flora batterica.

Tornando ad una gestione con i cambi raccomandati (due volte al mese), la situazione è presto rientrata.

Considerazioni generali

Si tratta di un protocollo piuttosto potente, adatto a gestire anche acquari piuttosto spinti e con piante piuttosto esigenti.

La difficoltà più grossa sta nel trovare le dosi corrette dei vari elementi: abbiamo le linee guida del produttore, ma è necessario adattarle alle esigenze del nostro specifico acquario.
Leggere solo le istruzioni, senza osservare quel che accade in acquario, infatti, quasi mai porta a grandi risultati.

C’è poi l’onere di dover far cambi abbastanza consistenti e con buona regolarità, che non a tutti può essere gradito.

Per quanto riguarda il prezzo (fattore importante), il protocollo non è particolarmente oneroso.
Su un acquario da 100 litri, la spesa annuale è di circa 50 euro, conteggiando anche i sali per la ricostruzione dell’acqua dei cambi.

Se confrontato con altri protocolli piuttosto spinti, tale prezzo si pone nella parte media dei prezzi: ci sono infatti protocolli molto più costosi.

Quindi, dovendo soppesare costo, resa e difficoltà, il Drak è, attualmente, un buon protocollo per chi vuole tenere un acquario fortemente illuminato e con molte piante esigenti.

Ricordo, infine, che per qualsiasi necessità di aiuto ma anche per portare la propria esperienza, è disponibile un forum per discutere.

Buona fertilizzazione!

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