Tecnica Archivi · Acquario.top La Scienza in Acquario. Fri, 30 Oct 2020 20:38:12 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.7.2 Impianto CO2 in acquario https://acquario.top/impianto-co2-anidride-carbonica-acquario/ https://acquario.top/impianto-co2-anidride-carbonica-acquario/#respond Sat, 08 Sep 2018 18:00:55 +0000 https://acquario.top/?p=1989 L’impianto CO2 in acquario è spesso argomento dibattuto, tra chi ne propugna l’uso assoluto ed obbligatorio e chi grida “vade retro“. Chi ha ragione? Scopriamolo insieme, comprendendo quello che l’impianto fa! A cosa serve l’impianto CO2 in acquario? L’impianto CO2 serve per immettere anidride carbonica (CO2) in acquario. Gli scopi principali di questa immissione sono […]

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L’impianto CO2 in acquario è spesso argomento dibattuto, tra chi ne propugna l’uso assoluto ed obbligatorio e chi grida “vade retro“.

Chi ha ragione?
Scopriamolo insieme, comprendendo quello che l’impianto fa!

A cosa serve l’impianto CO2 in acquario?

L’impianto CO2 serve per immettere anidride carbonica (CO2) in acquario.

Gli scopi principali di questa immissione sono due:

  1. immettere carbonio in acqua, affinché possa essere usato dalle piante;
  2. acidificare l’acqua, ovvero abbassarne il pH.

Vediamo nel dettaglio.

1. Immissione di carbonio in acqua

Il carbonio è uno degli elementi nutritivi più richiesti dalle piante e, quasi sempre, negli acquari è il fattore limitante.
Il fattore limitante è quell’elemento che, secondo la Legge del Minimo, limita (da cui il nome) lo sviluppo della pianta.

Immettendo anidride carbonica, inseriamo carbonio e quindi andiamo a fornire proprio quell’elemento che nella maggior parte dei casi manca per un vigoroso sviluppo della flora.

2. Acidificazione dell’acqua

Inserendo anidride carbonica in acqua si ha un abbassamento del pH dell’acqua.

Tale acidificazione è spesso gradita, sia per chi tiene le piante (che generalmente apprezzano un pH sub-acido) sia per chi tiene alcune specie di pesci che richiedono un pH minore.

Ma serve l’impianto per la CO2 nell’acquario?

L’unica risposta sensata a questa domanda è: dipende.
Diffidare da chi dice diversamente, poiché probabilmente non ha capito bene a cosa serva l’impianto e dunque lo ritiene o sempre necessario o sempre inutile.

Abbiamo visto che gli scopi dell’impianto sono principalmente due, ovvero fornire carbonio alle piante e acidificare. Vediamo quindi di spiegare meglio il dipende.

Fornire carbonio alle piante

Negli acquari è sempre presente del carbonio, anche dove non c’è erogazione artificiale.

Questo carbonio proviene dalla decomposizione della sostanza organica (mineralizzazione), prima nella forma di POC e poi di DOC.
Il POC è il particolato ad inizio decomposizione (i residui che vediamo nel fondo o nei materiali filtranti) mentre il DOC, Carbonio Organico Dissolto, può essere visto come lieve ingiallimento dell’acqua.

La decomposizione batterica della sostanza organica, passando nelle forme prima di POC e poi di DOC, rilascia CO2 (quindi carbonio) come prodotto di scarto.

Altro carbonio proviene, inoltre, dal discioglimento in acqua dell’anidride carbonica presente in atmosfera (nel 2018, circa 410 ppm, in aumento), che avviene per ragioni di equilibri gassosi.

Composizione dell'atmosfera terrestre.
Composizione dell’atmosfera terrestre.

Altro carbonio ancora, infine, è presente nei carbonati e nei bicarbonati presenti nell’acqua usata per riempire l’acquario oppure provenienti da pietre e altri materiali calcarei.

Per dare qualche numero, tra CO2 presente in equilibrio e CO2 data dalla decomposizione, è possibile arrivare ad avere circa 5-8 mg/l di CO2 disciolta in acqua, più o meno il triplo di concentrazione rispetto a quella che ci sarebbe solo per l’equilibrio con la CO2 atmosferica.

Viceversa, con un impianto di erogazione artificiale, si possono arrivare a decine di milligrammi/litro di anidride carbonica disciolta (in media 20-40 mg/l).

Le piante hanno quindi sempre bisogno di erogazione artificiale di CO2?

Come si può intuire, la risposta è no, non sempre ne hanno bisogno.

Senza erogazione di CO2, il carbonio presente sarà certamente minore di quello che avremmo con impianto presente. Le piante, quindi, cresceranno più lentamente, adeguando il loro ritmo di crescita al fattore limitante (di solito, proprio il carbonio).

Cabomba cresciuta senza erogazione di anidride carbonica.
Cabomba cresciuta senza erogazione di anidride carbonica.

Erogando CO2 artificialmente, invece, acceleriamo la crescita delle piante e consentiamo ad alcune piante una crescita molto più agevole in acquario.
Questo è particolarmente vero per le piante che solitamente vivono in forma emersa o comunque in prossimità della superficie.
Ad esempio, varietà di Alternanthera, Cabomba, Myriophyllum o Limnophila in natura vivono emerse o comunque sulla superficie, dove è massima la concentrazione di CO2 proveniente dall’atmosfera.

Viceversa, le piante più lente (solitamente le piante sciafile, ovvero amanti dell’ombra, come le Anubias) o le galleggianti non beneficiano più di tanto dell’erogazione di CO2.

Le piante lente, infatti, hanno un metabolismo… lento, per cui, generalmente, in acquario, non hanno necessità di maggiori quantità di anidride carbonica rispetto a quella naturalmente presente.
Le piante galleggianti, invece, prelevano il carbonio direttamente dalla CO2 atmosferica (“vantaggio aereo”), dunque a loro non interessa la concentrazione di CO2 in acqua.

Quando può tornare utile l’impianto?

Se si hanno piante a crescita rapida e che in natura crescono emerse o nei pressi della superficie, l’erogazione di CO2 può essere senz’altro utile.

In particolare, se l’acquario ha molte piante, come un plantacquario o un acquario olandese o danese, l’erogazione di CO2 è praticamente fondamentale, specialmente se sono presenti specie particolari.

Syngonanthus macrocaulon
Il Syngonanthus macrocaulon è una pianta che ha estrema difficoltà a crescere senza erogazione liberale di anidride carbonica.

Viceversa, in un acquario mediamente piantumato, con piante a crescita media, l’impianto CO2 può anche essere superfluo. Ci si dovrà “accontentare” di una crescita media delle piante, ma alla fine credo che lo scopo dell’acquariofilo sia quello di avere piante belle e in salute, non potare secchi di piante…

Acidificare l’acqua

Il secondo scopo degli impianti CO2 è quello di acidificare, ovvero abbassare il pH.

L’acidificazione per mezzo della CO2 dipende da vari fattori e quindi il risultato non è sempre quello sperato. Ad esempio, tra i fattori che influenzano questo effetto abbiamo: movimento della superficie dell’acqua, sostanze tampone presenti ed efficienza del mezzo di diffusione.

Quindi ho sempre bisogno di erogazione artificiale di CO2 per acidificare?

No, l’acidificazione si può fare per mezzo tanti altri mezzi.
Ad esempio:

  • cambi d’acqua per abbassare la durezza temporanea, il KH, che rende più difficoltose le variazioni del pH;
  • inacidimento naturale dato dall’attività batterica (nitrificazione);
  • inserimento di acidificanti inorganici (acido cloridrico, solforico etc; ad esempio i vari pH-minus che si trovano in commercio);
  • inserimento di acidificanti organici (legni, foglie, pigne, torba; quindi tannini, acidi umici, fulvici etc).

Quando può tornare utile l’impianto?

Se lo scopo è solo (o principalmente) quello di acidificare, l’impianto CO2 non è la scelta migliore. Questo perché c’è il rischio di dover inserire troppa CO2 per ottenere l’acidificazione desiderata. Troppa CO2 può dar fastidio ai pesci e alle piante, oltre a non fornire alcun beneficio aggiuntivo, oltre all’acidificazione.

Se serve abbassare il pH, le soluzioni migliori sono quelle di fare cambi d’acqua per abbassare le durezze ed eventualmente poi aggiungere sostanze acidificanti.

Tra le sostanze acidificanti, foglie e legni sono probabilmente i più graditi ai pesci poiché non solo acidificano ma rilasciano anche sostanze utili e benefiche (chelanti naturali, blandi antibatterici, sostanze lenitive etc) e, se aggiunte in abbondanza, possono dare gradevoli tonalità ambrate all’acqua.
Se non si vuole l’acqua ambrata, esistono estratti decolorati, che mantengono le proprietà benefiche di legni, foglie etc ma senza ambrare.

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Conversione dei valori dell’acquario https://acquario.top/calcolatore-convertitore-valori-acquario/ https://acquario.top/calcolatore-convertitore-valori-acquario/#respond Tue, 04 Sep 2018 14:00:46 +0000 https://acquario.top/?p=1912 Spesso, per vari motivi, è necessario effettuare delle conversioni di alcuni valori dei parametri chimici e fisici, soprattutto dell’acqua, poiché, purtroppo, vengono ancora usate varie unità di misura. Lo scopo di questo articolo è quello di fornire una serie di convertitori automatici per effettuare (quasi) tutte le conversioni più comuni che possono capitare all’acquariofilo. Come […]

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Spesso, per vari motivi, è necessario effettuare delle conversioni di alcuni valori dei parametri chimici e fisici, soprattutto dell’acqua, poiché, purtroppo, vengono ancora usate varie unità di misura.

Lo scopo di questo articolo è quello di fornire una serie di convertitori automatici per effettuare (quasi) tutte le conversioni più comuni che possono capitare all’acquariofilo.

Come al solito, prima di ogni convertitore, ci sarà una brevissima spiegazione per capire cosa stia facendo il calcolatore.

Cominciamo!

Durezze: da mg/l a gradi tedeschi

Potremmo essere interessati a convertire le misure in mg/l in gradi tedeschi.
Ad esempio, se usiamo acqua di rete o acqua in bottiglia, potremmo voler convertire alcuni valori in etichetta, riportati solitamente in mg/l, nelle unità di misura usuali per l’acquariofilo.

Etichetta di un'acqua in bottiglia
Etichetta di un’acqua in bottiglia.
Grado francese
Esempio di durezza in gradi francesi.

Durezze: da gradi tedeschi a mg/l

I test delle durezze (totale e temporanea), ovvero i test di GH e KH, danno i risultati in gradi tedeschi (dGH e dKH, rispettivamente). Potrebbe però essere utile convertire questi valori in mg/l.

Avvertenze

  1. Poiché il GH misura la somma di calcio e magnesio, non è possibile risalire alle singole concentrazioni di questi due elementi, conoscendo il solo GH.
    Il calcolatore darà, tuttavia, due stime, supponendo che il GH sia composto o da solo calcio o da solo magnesio. Questo ci darà un limite massimo della concentrazione di questi due elementi, che è comunque un dato utile, talvolta.
  2. Poiché i comuni test per acquariofilia non misurano la vera durezza temporanea ma l’alcalinità (opposizione all’acidificazione), la conversione KH → bicarbonati non è precisa. È comunque indicativa e in generale sufficiente per le esigenze degli acquariofili.

Calcolo di calcio e magnesio conoscendo il GH

Come abbiamo visto nel calcolatore precedente, il test del GH non discrimina fra calcio e magnesio, anche perché il grado tedesco (dGH) rappresenta un equivalente rispetto al carbonato di calcio – in altre parole, il test tratta calcio e magnesio come se fossero entrambi calcio.

Non è quindi possibile risalire ai contenuti rispettivi di calcio e magnesio conoscendo il solo valore del GH.
Tuttavia, se per qualche motivo conosciamo o riusciamo a misurare il valore o del calcio o del magnesio, è possibile ricavare la concentrazione dell’altro elemento, se sappiamo anche il GH.

 

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Fertilizzazione: conversione dei titoli dei concimi

Secondo le leggi attualmente in vigore, per i concimi il contenuto di alcuni elementi va titolato come equivalente ad un altro elemento. Pertanto, in etichetta, troviamo indicati elementi che in realtà non ci sono.

Titoli di un concime
Titoli di un concime

È tuttavia facilmente possibile passare dalle percentuali di questi elementi titolati alle percentuali degli elementi effettivamente presenti nei concimi.

Conducibilità: EC vs. TDS

La conducibilità dell’acqua – EC – si misura con uno strumento detto conduttivimetro.
Il conduttivimetro misura la resistenza elettrica dell’acqua e la converte, conoscendo la distanza fra i suoi due elettrodi e la temperatura – se capace di compensare, in una conducibilità misurata, solitamente, in microsiemens/cm (simbolo μS/cm, talvolta indicato erroneamente come “uS/cm” o anche solo “uS”).
Alcuni strumenti danno una misura in mS/cm, dove 1 ms/cm equivale a 1000 μS/cm.

Diversi strumenti misurano, invece, i cosiddetti TDS (Sali Totali Disciolti), effettuando una conversione tra conducibilità (EC) in μS/cm in sali totali (TDS) in ppm.
Purtroppo per effettuare la conversione esistono diversi fattori, solitamente dipendenti dal luogo di fabbricazione/progettazione dello strumento. I parametri più comuni sono un fattore 2 e un fattore 1.56 – il calcolatore sottostante li prevede entrambi.

Come nota a parte, la conducibilità (EC) è direttamente misurata, mentre i TDS sono calcolati a partire dalla conducibilità. Pertanto, se abbiamo uno strumento che le visualizza entrambe, conviene guardare l’EC.

Da Sistema Consuetudinario a Sistema Internazionale

Come noto, in molti paesi, quali gli Stati Uniti, sono ancora diffuse unità di misura non appartenenti al Sistema Metrico Internazionale (SI).

Di seguito mettiamo alcuni convertitori per convertire dal Sistema Consuetudinario, per le principali misure effettuate dagli acquariofili – utili, ad esempio, se leggiamo un libro o un forum in Inglese.

Convertitore da “misure scientifiche”

I test per acquariofilia solitamente misurano nitrati, nitriti, fosfati e così via e, di conseguenza, nel gergo acquariofilo si fa quasi sempre riferimento a queste misure.

Tuttavia, negli articoli scientifici, spesso si fa uso di unità di misura leggermente diverse, specialmente quando si comparano forme diverse dello stesso elemento (ad esempio, azoto come nitriti, nitrati o ammonio).

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Calcolatore consumi elettrici dell’acquario https://acquario.top/calcolatore-consumi-elettrici-acquario/ https://acquario.top/calcolatore-consumi-elettrici-acquario/#respond Thu, 16 Aug 2018 10:30:43 +0000 https://acquario.top/?p=1888 Inauguriamo oggi una nuova categoria di Acquario.top, ovvero quella dei calcolatori o utility. Si tratta di articoli speciali, poiché hanno integrati al loro interno delle funzionalità che consentono di calcolare o stimare alcuni valori, in maniera facile e guidata. Come usuale per questo sito, cercheremo sempre di spiegare cosa i calcolatori e le utility facciano, […]

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Inauguriamo oggi una nuova categoria di Acquario.top, ovvero quella dei calcolatori o utility.
Si tratta di articoli speciali, poiché hanno integrati al loro interno delle funzionalità che consentono di calcolare o stimare alcuni valori, in maniera facile e guidata.

Come usuale per questo sito, cercheremo sempre di spiegare cosa i calcolatori e le utility facciano, così da non avere a che fare con numeri fini a loro stessi.
È infatti fondamentale capire cosa stiamo calcolando e come.

Iniziamo subito con il primo calcolatore!

Calcolatore dei consumi elettrici dell’acquario

A cosa serve?

Con questo calcolatore sarà possibile stimare i consumi di energia elettrica del nostro acquario e, in particolare, vedere quali siano gli apparecchi che maggiormente pesano sulla bolletta energetica dell’acquario.

Questo ci consentirà di intervenire, dove possibile, per ridurre i consumi energetici, ottenendo un risparmio economico in bolletta, oltre a ridurre gli sprechi e rispettare l’ambiente.

Per fare questo, avremo bisogno di alcuni dati, che si possono trovare su una qualsiasi bolletta dell’energia elettrica e sui vari apparecchi che abbiamo in acquario.

Dalla bolletta ricaveremo quanto ci costa l’energia elettrica, mentre dagli apparecchi ricaveremo quanta energia elettrica consumino.

Quanto ci costa l’energia elettrica?

Nella nostra amata (!) bolletta dell’energia elettrica dobbiamo cercare tre dati:

  1. il totale da pagare
  2. i kilowattora (kWh) consumati nel periodo di tempo a cui si riferisce la fattura
  3. eventuali imposte o spese non correlate al consumo elettrico (es: canone TV etc).

Sempre un esempio: In questo caso, i tre dati saranno:

  1. 79.46 € totali da pagare
  2. 432 kWh consumati nel periodo
  3. 0 € di altre spese

Nelle fatture può essere indicato il costo medio unitario, tuttavia non consiglio di usarlo poiché spesso ingloba al suo interno i costi non dipendenti dal mero consumo elettrico (es: il solito canone TV, eventuali interessi di mora, spese di allaccio e così via).

Ecco un esempio del valore medio dalla mia bolletta. Sottolineato in verde è il valore medio, quello in rosso è il valore del costo della sola energia elettrica, ma non ci serve assolutamente, per questo scopo.

Costo al kWh Ora dobbiamo andare in ricognizione, per guardare quanto consumi l’acquario.

Quanto consuma l’acquario?

Ora dobbiamo guardare quanto consuma l’acquario. Per farlo, dobbiamo cercare le potenze dei vari apparecchi elettrici presenti (luci, riscaldatore, aeratore, filtro etc) e pensare a quanto stanno accesi.

Le potenze sono indicate in watt (simbolo W) e si trovano di solito su un’etichetta o sulla confezione del prodotto.
Se sono indicate tensione (V) e corrente (A), basta moltiplicarli fra loro per ottenere la potenza (W). Questo è il caso per gli apparecchi in corrente continua, come ventole, LED etc.

Seguono alcuni esempi.

I tempi di funzionamento dobbiamo guardarli noi. Molti apparecchi sono sempre accesi, come il filtro, altri sono accesi con tempo fisso (luci temporizzate), altri ancora con tempo variabile, come il riscaldatore.

Osservazioni e limitazioni

Alcune osservazioni e limitazioni dello strumento:

  • non tiene conto dei differenti costi dell’energia nel caso si abbiano tariffe bi/triorarie o la tariffazione sia a scaglioni di consumo;
  • non tiene conto di diversi consumi nel corso dell’anno (ad esempio, un riscaldatore si accende più a lungo d’inverno);
  • nelle lampade non discrimina tra i consumi della lampada e dell’alimentazione
    • il calcolatore comunque considera un consumo aggiuntivo per dare il caso peggiore (ovvero, di solito il consumo effettivo è leggermente minore), per tenere conto delle perdite di efficienza nelle alimentazioni (reattore, ballast, alimentatore etc);
  • molti apparecchi non hanno un consumo uguale a quello indicato in etichetta (specialmente i LED).

Lo strumento, quindi, può dare solo un valore indicativo e tendente al caso peggiore.
È comunque utile per farsi un’idea di massima dei consumi ed eventualmente intervenire per limitarli, dove fattibile (per esempio, non ha senso staccare il riscaldatore, se i pesci richiedono certe temperature).

Nella pagina che segue, trovate il calcolatore vero e proprio.
La compilazione è guidata passo-passo e alla fine potrete vedere i risultati.

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Dennerle Turbo-Skimmer – Skimmer di superficie https://acquario.top/dennerle-turbo-skimmer-superficie/ https://acquario.top/dennerle-turbo-skimmer-superficie/#respond Mon, 28 May 2018 10:30:42 +0000 https://acquario.top/?p=1261 Il Dennerle Turbo-Skimmer è un piccolo ed economico skimmer di superficie, adatto per acquari d’acqua dolce e salata, e serve principalmente per mantenere pulito il pelo dell’acqua da eventuali materiali e sostanze galleggianti. In questa scheda ne faremo una breve recensione, non prima di aver condito il tutto con un po’ di motivazioni, come da […]

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Il Dennerle Turbo-Skimmer è un piccolo ed economico skimmer di superficie, adatto per acquari d’acqua dolce e salata, e serve principalmente per mantenere pulito il pelo dell’acqua da eventuali materiali e sostanze galleggianti.

In questa scheda ne faremo una breve recensione, non prima di aver condito il tutto con un po’ di motivazioni, come da linea guida fondamentale di questo sito!

Dennerle Turbo-Skimmer
Dennerle Turbo-Skimmer.

Lo skimmer di superficie non va confuso con lo schiumatoio o skimmer di proteine, usato – nell’acquariofilia domestica – quasi esclusivamente nell’acquario marino, il quale ha un compito piuttosto diverso, ovvero quello rimuovere dall’acqua proteine, amminoacidi, zuccheri e altri componenti.

Skimmer di proteine o schiumatoio.
Skimmer di proteine o schiumatoio.

A cosa serve uno skimmer di superficie

Uno skimmer di superficie può rimuovere detriti galleggianti, come delle foglie staccate e, se presente, rimuovere la patina oleosa che talvolta si forma sulla superficie degli acquari.
Questa patina superficiale può essere di varia natura, ad esempio:

  • patina batterica: i batteri beneficiano dell’ossigeno o dell’anidride carbonica e dunque la superficie è un luogo ottimo per accedere a questi elementi, abbondantemente presenti nell’atmosfera. Questa cosa vale anche per alcuni tipi di cianobatteri, che si formano in superficie, dove ricevono anche la massima esposizione alla luce;

    Cianobatteri superficiali
    Esempio di cianobatteri superficiali (toccandoli con un foglio di carta assorbente risultavano verdi).
  • patina zuccherosa-oleosa: spesso dovuta a concimazioni in colonna o fertilizzazioni del fondo, questa patina consiste in zuccheri, carboidrati e altri agglomerati galleggianti.

    Patina superficiale acquario
    Esempio di patina “zuccherosa” superficiale; le bolle provengono dal pearling delle piante sottostanti.

Queste patine possono risultare di aspetto non gradevole (specialmente in caso di acquari aperti) e possono anche limitare il passaggio della luce. Questo è particolarmente vero in caso di cianobatteri, che possono bloccare buona parte della luce: ciò aumenta il loro tasso di crescita a discapito di quello delle piante, meno capaci di competere.
Alcuni tipi di cianobatteri possono avere un odore particolare, che può risultare sgradito, diffondendosi nell’ambiente.

A cosa non serve lo skimmer di superficie

Accelerare l’avvio dell’acquario

Nel caso di acquari appena avviati o riallestiti o dove c’è stata una grossa operazione di manutenzione (cambio/pulizia filtro, sifonatura fondo, potatura pesante…), può formarsi una patina batterica. In tal caso, solitamente la patina batterica se ne va da sola nel giro di qualche giorno, poiché i batteri si (re)insediano nel filtro, nel fondo, sugli arredi etc.

In tal caso, lo skimmer di superficie può accelerare il processo di rimozione visiva della patina ma non è assolutamente essenziale per la rimozione di tale patina né tantomeno per accelerare la (ri)maturazione dell’acquario.

Rimuovere la causa del problema

Lo skimmer può rimuovere con facilità e rapidità la patina supeficiale, batterica/cianobatterica o zuccherina, tuttavia l’eliminazione è solo visiva.
Non è, infatti, in grado di rimuovere le cause.

Mi spiego meglio, con un esempio: se abbiamo dei cianobatteri, abbastanza da oscurare la superficie, qualche problema di fertilizzazione/luce/gestione c’è sicuramente.
Lo skimmer può darci una mano, per esempio rimuovendo la patina e consentendo alle piante di ricevere maggiore luce, ma non può – da solo – risolvere il problema!

Il problema lo dobbiamo risolvere noi, cercando di capire le cause che l’hanno generato e agendo di conseguenza alla radice del problema.

Funzionamento e caratteristiche

Uno skimmer di superficie tipo il Dennerle Turbo-Skimmer va collegato alla presa di aspirazione del filtro esterno, in sostituzione della sua pescante.

Lo skimmer quindi, convoglierà l’acqua captata in superficie nel filtro, il quale tratterrà quanto raccolto. Nel caso di detriti più grossi (ad esempio, foglie), questi rimarranno bloccati in superficie nei pressi dello skimmer, dove sarà possibile rimuoverli con facilità.

Vediamo ora le caratteristiche di questo modello specifico.

Dettagli Dennerle Turbo-Skimmer.
Dettagli Dennerle Turbo-Skimmer.

Osservando l’immagine, abbiamo le seguenti componenti:

  1. Grata di aspirazione superficiale, che consente di aspirare dal pelo dell’acqua, bloccando al contempo, grazie alla “merlatura”, i detriti più grossi.
  2. Galleggiante, che mantiene la grata di aspirazione sempre alla stessa altezza, a prescindere dal livello dell’acqua. La differenza di dislivello tollerabile è di circa 10 cm (altezza del galleggiante) e l’acquario deve essere alto almeno 25 cm affinché lo skimmer ci stia.
  3. Rubinetto di regolazione, per determinare quanta acqua viene aspirata dalla superficie e quanta dal basso. La regolazione varia con continuità da quasi completamente dalla superficie a quasi totalmente dal basso.
  4. Grata di aspirazione dal basso.
  5. Attacco al filtro, compatibile con varie dimensioni di tubo (ufficialmente 9/12 e 12/16 mm di diametro interno/esterno, tuttavia sono riuscito a collegarmi con successo ad un filtro Eden che usa tubi non standard da 11/15 mm).

Installazione del Dennerle Turbo-Skimmer

Il funzionamento è estremamente semplice: basta montarlo, fissarlo al filtro inserendo il tubo nell’apposito supporto (5, nella figura sopra) e regolare il rubinetto 3 per decidere quanta acqua si vuole aspirare dalla superficie e quanta dal basso.
Infine, basta posizionare il galleggiante infilandolo nell’apposito foro (non serve girarlo, fissarlo o altro, basta solo poggiarlo).

Galleggiante con l'anello di gomma sfilato
Dettaglio del galleggiante con l’anello di gomma sfilato (da nuovo, la plastica è trasparente, a riprova che il prodotto è stato effettivamente usato 😉 ).

Se il galleggiante ha problemi di posizionamento (sta troppo alto o troppo basso), è possibile spostare l’anello di gomma per determinare la posizione del galleggiante, aumentando o diminuendo la dimensione della camera d’aria sottostante: più grande è la camera d’aria, più il galleggiante starà alto e più “sottile” sarà il pelo dell’acqua aspirato.

Regolazione galleggiante
Facendo ruotare l’anello di gomma, la “finestra” su di esso, contrapposta allo scanso sul galleggiante, determina la quantità d’aria intrappolata e, quindi, l’altezza del galleggiante.

Manutenzione e altro

La manutenzione è molto semplice: basta pulirlo di tanto in tanto, rimuovendo il galleggiante e pulendolo, non prima di aver rimosso eventuali detriti grossolani bloccati dalla “merlatura” dello skimmer.

Per quanto riguarda il movimento superficiale, con l’uso dello skimmer di superficie si ha solo un lieve movimento orizzontale, che può essere ridotto a piacere diminuendo l’aspirazione superficiale e aumentando quella inferiore.
Non ho osservato particolari problemi con l’erogazione di CO2 (il movimento superficiale può far sfuggire la CO2 disciolta), essendo tale movimento piuttosto limitato.

Infine, lo skimmer funziona anche rimuovendo il galleggiante, se per qualche motivo non si vuole avere “skimming”: in tal caso, non avremo alcuna aspirazione superficiale.
Tuttavia il foro in cui andrebbe inserito il galleggiante è ampio e pesci o lumache potrebbero entrarvi e rimanere bloccati.

Funzionamento senza galleggiante
Funzionamento senza galleggiante. Notare che il foro in alto è ampio e non protetto, quindi usare questa “modalità” con attenzione.

Conclusioni

Lo skimmer di superficie Dennerle è un buon prodotto, dal costo piuttosto contenuto (12-15 euro, online e spedito) e con buona flessibilità – accetta tubi di diametro diverso, il rapporto aspirazione superficie/basso è regolabile, il livello del galleggiante è regolabile.

Come tutti gli skimmer di superficie non è essenziale per l’acquario e non risolve le cause dei problemi, tuttavia qualora lo vogliate usare si tratta di un’opzione funzionante, flessibile ed economica.


Crediti

Dennerle Turbo-Skimmer: Immagine © by Dennerle.
Skimmer di proteine:
By Kingfish101 – Own work, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=9022300

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Filtro di Amburgo https://acquario.top/filtro-amburgo-acquario/ https://acquario.top/filtro-amburgo-acquario/#respond Thu, 26 Apr 2018 16:00:58 +0000 https://acquario.top/?p=171 In questa breve scheda vediamo un tipo particolare di filtro, molto semplice ed economico ma con alcune interessanti caratteristiche: il filtro di Amburgo. Il filtro di Amburgo, poco conosciuto, è diffuso principalmente in Europa, mentre al di fuori di questa è praticamente sconosciuto. Come si può intuire dal nome, questo tipo di filtro nasce in […]

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In questa breve scheda vediamo un tipo particolare di filtro, molto semplice ed economico ma con alcune interessanti caratteristiche: il filtro di Amburgo.

Il filtro di Amburgo, poco conosciuto, è diffuso principalmente in Europa, mentre al di fuori di questa è praticamente sconosciuto.

Come si può intuire dal nome, questo tipo di filtro nasce in Germania, negli anni Sessanta, probabilmente nella zona di Amburgo, da cui il nome originario Hamburger Matten Filter e la comune abbreviazione con cui è identificato, HMF.

Si tratta di una spessa spugna – mediamente sui 5 cm – di granulometria variabile, posizionata in un angolo dell’acquario in maniera da creare un quarto di cilindro.
Nello spazio interno è posizionata una piccola pompa elettrica o ad aria (usando lo stesso principio dei filtri ad aria), che aspira l’acqua attraverso la spugna per poi farla tornare nell’acquario.
Uno schema sarà sicuramente più esplicativo:

Filtro di Amburgo
Schema di funzionamento di un filtro di Amburgo angolare.

Volendo, nello spazio racchiuso dalla spugna è possibile posizionare anche un riscaldatore o altri accessori, nascondendoli alla vista.

Il vantaggio principale del filtro di Amburgo è la semplicità: si tratta infatti di non più di un foglio di spugna piegato e incastrato in un angolo.

Filtro di Amburgo non angolare

Si può mettere la spugna, anziché in un angolo, parallelamente ad un lato dell’acquario (solitamente quello corto), come si può osservare sul lato sinistro della foto seguente:

Filtro di Amburgo
Sulla sinistra di questo acquario è presente un filtro di Amburgo a parete.

Questa disposizione è quella che venne adottata inizialmente: di fatto il filtro nasce anche come semplice divisorio in spugna degli acquari.
Tale posizionamento della spugna presenta, però, alcuni inconvenienti, come la piegatura della spugna verso l’interno del filtro, quando i detriti su di essa depositati diventano troppi.
La variante ad angolo (denominata HMEFHamburger Matten Eck Filter, Filtro di Amburgo angolare), invece, non soffre di questo problema, essendo più rigida.

Capacità di filtraggio del filtro di Amburgo

Analogamente al filtro ad aria, l’efficacia nel filtraggio biologico di un filtro di Amburgo ben regolato è elevatissima: potrebbe far concorrenza ai più elaborati filtri a letto fluido, considerati fra i migliori filtri biologici artificiali.
Lo spesso strato di spugna e il lento flusso d’acqua consentono, infatti, un ottimo insediamento batterico e un ambiente favorevole per questi organismi.
Il filtraggio meccanico è più modesto, poiché la pompa deve avere una portata abbastanza bassa. A livello chimico, come si può intuire, essendo la spugna inerte, non avremo alcun effetto.

Variando la grana della spugna possiamo favorire le differenti tipologie di filtraggio; buoni risultati si possono ottenere utilizzando delle spugne a grana media e grana fine accoppiate.
Così facendo, la spugna a grana grossa bloccherà i detriti più grossolani, mentre su quella fine si insedieranno soprattutto i batteri per il filtraggio biologico.
Il filtro di Amburgo rimane, comunque, prettamente biologico, nonostante queste modifiche.

Dimensionamento del filtro di Amburgo

Il filtro di Amburgo è sempre stato tarato più o meno empiricamente, con uno spessore di qualche centimetro e una superficie pari a quella del vetro del lato corto (essendo il filtro d’Amburgo ad angolo una tipologia successiva).

Con il tempo, sono stati osservati alcuni parametri importanti per determinare il dimensionamento di questo filtro.
I parametri di cui tenere conto sono, sostanzialmente:

  • volume dell’acquario
  • portata oraria della pompa (quanta acqua sposta in un’ora)
  • flusso (quanto velocemente passa l’acqua attraverso la spugna)

È intuitivo, infatti, che l’acqua non debba scorrere troppo velocemente attraverso la spugna, altrimenti i batteri hanno difficoltà ad insediarsi ed elaborare le sostanze di rifiuto nella spugna.
Ciò si ottiene con una pompa di portata proporzionata al volume dell’acquario e con una spugna di superficie adeguata a questa portata (a parità di portata, più ampia è la spugna più bassa sarà la velocità di passaggio dell’acqua).

In rete, nei libri e nei cataloghi dei venditori di filtri d’Amburgo – ancora in voga all’estero – si trovano un gran ventaglio di parametri possibili.
Giusto per citare un esempio, il noto sito Seriously Fish, in un suo articolo, riporta una portata di 2-3 volte il volume dell’acquario per ora e una velocità di passaggio dell’acqua nella spugna di 5-10 centimetri al minuto.

Data la varietà di allestimenti e di carichi organici possibili, è comunque consigliabile testare l’adeguato funzionamento del filtro di Amburgo, qualora si decidesse di adottarlo.

Perché usare il filtro di Amburgo in acquario?

Il filtro di Amburgo ha, come abbiamo visto, ottime capacità di filtraggio biologico con richieste minime in termini di materiali e spese per l’acquisto.
Sono infatti sufficienti una spugna e una pompa (o un aeratore) per avere uno fra i migliori mezzi di filtraggio biologico artificiale in acquario.

La manutenzione del filtro è molto bassa, se non nulla: dato lo scarso potere di filtraggio meccanico, non si intasa con frequenza e, anzi, un rallentamento del passaggio dell’acqua dato dai detriti può essere gradito ai batteri.
Nel caso raro di forte intasamento, tale da impedire il passaggio dell’acqua o da far inclinare la spugna se il filtro è a parete, è sufficiente risciacquare sommariamente la spugna in acqua dell’acquario. Così facendo, 1) non si perdono tutti i batteri insediati sulla spugna e 2) non si uccidono i batteri usando acqua di rete contentente, molto probabilmente cloro o altri disinfettanti.

Filtro di Amburgo angolare
Filtro di Amburgo angolare, circa 9 cm di raggio e 2 cm di spessore.

I principali svantaggi del filtro di Amburgo, invece, sono la mancanza di filtraggio meccanico e lo scarso movimento d’acqua provocato dalle basse portate del filtro (in realtà, questo può essere gradito, con certi allestimenti).

A livello estetico abbiamo l’occupazione di spazio nella vasca e una struttura di dimensioni relativamente importanti, in spugna, che però può essere mimetizzata con piante o arredi.

Riassumendo, il filtro di Amburgo può essere un filtro utilizzabile nei casi dove sia richiesto il suo potere filtrante biologico e non sia necessario un grande filtraggio meccanico (oltre a non essere un problema il suo aspetto).
Potrebbe essere usato nelle vasche per riproduzione, dove l’aspetto non è sempre così importante ma si bada più alla sostanza. Ad esempio, la separazione fra i vari compartimenti degli acquari potrebbe essere fatta proprio con spugne per filtro di Amburgo, facendo passare l’acqua da uno scomparto all’altro!


Fonti e Crediti

Immagini
Acquario con filtro di Amburgo
: By Michael Skiba – Own work, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=18056031

Schema filtro di Amburgo: CC0 (Public Domain)
Filtro di Amburgo angolare: Von Markus Hitt – Eigenes Werk, CC BY 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=6731057

Testi
Parametri per il dimensionamento del filtro di Amburgo
: The HMF – What’s that? di Rüdiger Rautenberg, http://www.seriouslyfish.com/a-basic-guide-to-the-hamburger-mattenfilter/

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Lampade fluorescenti in acquario https://acquario.top/lampade-fluorescenti-o-neon-acquario/ https://acquario.top/lampade-fluorescenti-o-neon-acquario/#respond Thu, 05 Apr 2018 08:30:57 +0000 https://acquario.top/?p=737 Le lampade fluorescenti o neon sono la tradizionale fonte di illuminazione per i nostri acquari. Si usano da svariati anni e, ancora oggi, nonostante la (giusta) insidia dei LED, continuano ad essere protagoniste. Purtroppo, nonostante un lungo utilizzo, esistono ancora dubbi su queste lampade e lo scopo di quest’articolo è proprio quello di far chiarezza […]

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Le lampade fluorescenti o neon sono la tradizionale fonte di illuminazione per i nostri acquari. Si usano da svariati anni e, ancora oggi, nonostante la (giusta) insidia dei LED, continuano ad essere protagoniste.

Purtroppo, nonostante un lungo utilizzo, esistono ancora dubbi su queste lampade e lo scopo di quest’articolo è proprio quello di far chiarezza riguardo alle lampade fluorescenti, già a partire dal nome!

I neon

Iniziamo subito col dire che quelle che solitamente usiamo in acquario (ma anche negli uffici, nelle case etc) non sono lampade al neon, ma lampade fluorescenti.

Le vere lampade al neon emettono, infatti, un colore rossastro e sono solitamente usate o per le insegne…

Insegna luci neon
Insegna fatta con luci al neon.

… o come indicatori:

Neon ciabatta
Lampada al neon indicatrice nel pulsante della ciabatta.

Quelle che noi usiamo per illuminare sono lampade fluorescenti, chiamate in questo modo perché al loro interno è contenuto un vapore – solitamente di mercurio – che viene eccitato e delle sostanze, dette fosfòri, trasformano le emissioni luminose del gas in luce visibile.
Viceversa, nelle lampade al neon mancano i fosfori e si guarda direttamente l’emissione luminosa del gas eccitato. A breve guarderemo con maggior dettaglio la cosa.

Nel seguito dell’articolo talvolta useremo la dicitura neon, a causa dell’ormai diffusissimo uso improprio, ma con essa intenderemo le lampade fluorescenti!

Osservazioni di sicurezza sulle lampade fluorescenti

Facciamo una piccola deviazione dall’argomento principale, ma siccome accadono spesso questi inconvenienti… meglio precisare, perdendo qualche momento, per la sicurezza.

La prima osservazione è sugli UV-C. Esistono in commercio lampade UV-C sterilizzatrici, che sfruttano la pericolosità dei raggi UV per disinfettare superfici ed acque.
Queste lampade non vanno mai osservate, né accese, se non opportunamente isolate (per esempio, le lampade UV-C per sterilizzare l’acqua devono stare in un contenitore chiuso e sigillato). È facile identificare queste lampade poiché non hanno i fosfòri che ricoprono il tubo, che risulta quindi totalmente trasparente.

Lampada UV-C
Lampada germicida. Notare il tubo trasparente, oltre alle indicazioni UV-C e al pittogramma che indica di non guardare la lampada.

Dunque se vediamo una lampada con il tubo trasparente, è quasi certamente una lampada UV-C e non va installata in acquario come fonte di illuminazione.
Ci sono stati casi di persone che hanno subìto danni permanenti poiché hanno sbagliato a prendere le lampade in negozio o online, specialmente facendo confusione con le lampade UV per rettili (ovvero sono state tratte in inganno dalla scritta UV, comune ad entrambe) o altre lampade.

Lampada UV-B
Lampada UV-B per rettili. Non emette raggi UV-C, infatti non ha il tubo trasparente.

La seconda osservazione è sul mercurio e sui fosfòri. Sono sostanze tossiche e pericolose; per questi motivi le lampade danneggiate o esauste non vanno gettate nei rifiuti domestici (vetro o rifiuto non riciclabile) ma vanno conferite negli appositi punti di raccolta per consentire uno smaltimento in sicurezza e il recupero delle sostanze tossiche.
Va da sé che è bene evitare di aprire le lampade fluorescenti: non c’è nulla di interessante dentro.

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Lampada UV in acquario https://acquario.top/lampada-uv-sterilizzatrice-acquario/ https://acquario.top/lampada-uv-sterilizzatrice-acquario/#respond Thu, 15 Mar 2018 20:30:23 +0000 https://acquario.top/?p=765 La lampada UV in acquario è un oggetto che spesso è accerchiato da un alone di mistero e dubbio. Vuoi per il suo costo, vuoi perché dicono sia pericolossissima, vuoi perché non si sa davvero quando usarla e quando no… è proprio così? In questo breve articolo cercheremo di capire a cosa serva la lampada […]

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La lampada UV in acquario è un oggetto che spesso è accerchiato da un alone di mistero e dubbio. Vuoi per il suo costo, vuoi perché dicono sia pericolossissima, vuoi perché non si sa davvero quando usarla e quando no… è proprio così?

In questo breve articolo cercheremo di capire a cosa serva la lampada UV, quando sia opportuno usarla e come usarla in sicurezza: una lampada UV, infatti, può fare gravissimi danni se usata in maniera impropria!

Prima di cominciare, desidero ringraziare Gery Ciaccio che ha collaborato alla stesura di questo articolo.

I raggi UV

Iniziamo subito con il vedere i cosa siano i raggi UV e, in particolare, cosa siano i raggi UV-C usati dalle lampade sterilizzatrici.

UV sta per raggi ultravioletti, ovvero i raggi che stanno oltre il violetto, sullo spettro delle frequenze luminose. La luce violetto è l’ultima luce visibile dall’occhio umano, pertanto tutti i raggi UV sono invisibili, per l’uomo.

Riprendiamo lo schema dall’articolo sulla luce:

Lunghezze d'onda della luce
Lunghezze d’onda della luce visibile e dei vicini ultravioletti e infrarossi, con le lunghezze d’onda.

Come si può vedere dal grafico, la luce ultra-violetta è quella con lunghezze d’onda inferiori a 400 nm.
Nel dettaglio, la luce ultravioletta viene divisa in ulteriori tre categorie:

  1. luce UV-A, con lunghezza d’onda tra 315 e 400 nm;
  2. luce UV-B, con lunghezza d’onda tra 280 e 315 nm;
  3. luce UV-C, con lunghezza d’onda tra 100 e 280 nm.

Caratteristiche della luce UV

Luce UV-A

La luce UV-A non viene assorbita dall’atmosfera ed è quella che è responsabile dell’abbronzatura (e delle scottature alla pelle…). Molti animali sono sensibili alla luce UV-A e possono vederla.
Viene usata artificialmente per analisi mediche, ad esempio per la diagnosi della vitiligine sulla pelle, per individuare muffe su prodotti alimentari, per identificare banconote o documenti falsi, per rallegrare le feste…

Luce UV-B

I raggi UV-B vengono quasi completamente assorbiti dall’ozono nell’atmosfera (solo il 5% circa riesce a passare). Sono raggi che possono essere dannosi per la pelle e gli occhi umani, tant’è che per esporci al Sole usiamo creme protettive che bloccano gli UV-B e gli UV-A.
Gli UV-B sono tuttavia essenziali in modeste quantità, ad esempio, per produrre la vitamina D per fissare il calcio nelle ossa, oltre che per migliorare l’umore e l’energia. È sufficiente un’esposizione ai raggi solari per qualche decina di minuti alla settimana per avere un corretto apporto di vitamina D, oltre che per il rinnovo delle cellule della pelle o per la cura di dermatiti o eczemi.

Esistono lampade in grado di produrre raggi UV-B. Un esempio vicino all’acquariofilia è quello delle lampade per rettili: in acquari e terrari per i rettili, per consentire loro di fissare calcio e fosforo, esistono lampade apposite che ne producono una piccola quantità (2.5, 5 o 10% solitamente).

Lampada UV-B
Lampada UV-B per rettili, che produce il 5% di raggi UV-B.

Luce UV-C

I raggi UV-C sono pressoché completamente bloccati dall’atmosfera e dallo strato di ozono.
Le loro lunghezze d’onda sono in grado di intaccare le molecole di DNA e causare gravi danni, fino a causare la morte degli organismi ad essa esposti. Per questo motivo, i raggi UV-C sono detti anche raggi sterilizzatori e come tali vengono comunemente usati.

Sterilizzazione UV-C
Sterilizzazione di una postazione di laboratorio con raggi UV-C.

I raggi UV-C sono quelli prodotti dalle lampade UV che possiamo usare negli acquari.

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Raffreddamento degli acquari con ventole https://acquario.top/raffreddamento-degli-acquari/ https://acquario.top/raffreddamento-degli-acquari/#respond Thu, 01 Mar 2018 10:00:27 +0000 https://acquario.top/?p=668 Quando arriva l’estate, anche i nostri acquari possono soffrire il caldo. Se la temperatura ambientale si alza e non sono presenti condizionatori d’aria, l’acqua dell’acquario può raggiungere temperature intollerabili per le piante e per i pesci. Sono purtroppo numerosi gli episodi di deperimento di piante o morti di pesci per l’eccessiva temperatura: è quindi necessario […]

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Quando arriva l’estate, anche i nostri acquari possono soffrire il caldo. Se la temperatura ambientale si alza e non sono presenti condizionatori d’aria, l’acqua dell’acquario può raggiungere temperature intollerabili per le piante e per i pesci.

Sono purtroppo numerosi gli episodi di deperimento di piante o morti di pesci per l’eccessiva temperatura: è quindi necessario provvedere al raffreddamento dell’acqua, se necessario.

Se per il riscaldamento dell’acqua esistono soluzioni pratiche ed economiche (un riscaldatore economico costa 10-15 euro), per il raffreddamento, invece, le soluzioni possono essere più costose: possiamo avere ventole da applicare al bordo dei vetri che costano oltre 50 euro, fino ai più costosi ma efficaci impianti refrigeratori a compressore, il cui costo però può superare tranquillamente le centinaia di euro.

Raffreddamento per acquari
Impianto frigorifero, set di ventole e ventola singola per acquari.

Il motivo di questa differenza di prezzo è semplice: per raffreddare, dobbiamo andare contro varie leggi della Termodinamica, mentre, per riscaldare, basta far scorrere un po’ di corrente su un cavo attorcigliato.

Torniamo a noi e vediamo una soluzione per poter raffreddare i nostri acquari, spendendo poco (o nulla): le ventole per computer.

L’evaporazione

Il metodo più semplice ed economico per raffreddare l’acqua è quello di favorire un processo del tutto naturale: l’evaporazione.

A qualsiasi temperatura superiore allo zero (0 °C) l’acqua evapora lentamente, passando dallo stato liquido a quello aeriforme, simile allo stato di gas.
Si può quindi immaginare l’evaporazione come una sorta di ebollizione (come quella dell’acqua per cuocere la pasta) che coinvolge solo la superficie dell’acqua.
L’acqua, per evaporare, ha bisogno di energia: lo strato superficiale sottrae energia termica (calore) all’acqua sottostante, lasciando quest’ultima ad una temperatura leggermente inferiore.

È lo stesso principio per cui il sudore raffredda il corpo umano: l’acqua in esso contenuta, evaporando, sottrae calore alla pelle e ai tessuti circostanti, abbassando, quindi, la temperatura corporea.

Favorire l’evaporazione in acquario

Come possiamo quindi favorire questo fenomeno in acquario?
Semplice: allontanando lo strato di aria calda e umida che si trova appena sopra la superficie dell’acqua, specialmente nel caso di acquari chiusi con coperchio.
Più riusciamo a facilitare l’evaporazione, più riusciremo ad abbassare la temperatura dell’acqua.

Già un ventilatore puntato sulla superficie dell’acqua può aiutare, ma nel seguito vedremo in particolare una soluzione più semplice e meno invasiva. Come già anticipato, infatti, vedremo come usare le ventole per computer.

Ventola per computer
 Esempio di ventola per PC.

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Sicurezza elettrica in acquario https://acquario.top/sicurezza-elettrica-acquario/ https://acquario.top/sicurezza-elettrica-acquario/#respond Fri, 23 Feb 2018 13:30:10 +0000 https://acquario.top/?p=352 Sicurezza elettrica dell’acquario?!? Non perdo tempo a staccare le spine dell’acquario, tanto c’è il salvavita! Ha senso mettere un fusibile lungo il cavo del riscaldatore? E la messa a terra dell’acquario? Fin da piccoli ci hanno detto che corrente elettrica e acqua non vanno d’accordo: Non si devono toccare gli interruttori con le mani bagnate! […]

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Sicurezza elettrica dell’acquario?!?
Non perdo tempo a staccare le spine dell’acquario, tanto c’è il salvavita!
Ha senso mettere un fusibile lungo il cavo del riscaldatore? E la messa a terra dell’acquario?

Fin da piccoli ci hanno detto che corrente elettrica e acqua non vanno d’accordo: Non si devono toccare gli interruttori con le mani bagnate! o Non usare l’asciugacapelli in vasca da bagno!, ci dicevano.

Tuttavia, quasi nessuno ci dà questi consigli quando facciamo manutenzione all’acquario, dove sono presenti apparecchi elettrici immersi nell’acqua, che noi andiamo a toccare a mani nude.
I componenti elettrici dell’acquario sono diventati improvvisamente iper-sicuri o c’è poca consapevolezza del pericolo?

Pericolo elettrico

Lo scopo di questo articolo è quello di capire come eseguire le nostre attività nell’acquario, senza correre rischi per la nostra incolumità – e anche quella dei nostri amici pinnuti, che non guasta!
Cercheremo di capire innanzitutto quale sia il pericolo, quindi parleremo di quali siano i mezzi a nostra disposizione per affrontarlo e, infine, vedremo alcune linee guida che ci proteggeranno qualora le difese preparate dovessero cedere.

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Riscaldamento degli acquari https://acquario.top/riscaldamento-acquari/ https://acquario.top/riscaldamento-acquari/#respond Wed, 24 Jan 2018 21:30:26 +0000 https://acquario.top/?p=516 In questo breve articolo vedremo quali siano le soluzioni disponibili per il riscaldamento degli acquari. Spesso, infatti, le esigenze dei pesci richiedono di dover aumentare la temperatura dell’acqua rispetto a quella ambientale. Ciò è possibile in vari modi e con vari strumenti: nell’articolo che segue vediamo quali siano, non prima di aver parlato brevemente del […]

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In questo breve articolo vedremo quali siano le soluzioni disponibili per il riscaldamento degli acquari. Spesso, infatti, le esigenze dei pesci richiedono di dover aumentare la temperatura dell’acqua rispetto a quella ambientale.
Ciò è possibile in vari modi e con vari strumenti: nell’articolo che segue vediamo quali siano, non prima di aver parlato brevemente del riscaldamento degli acquari in generale.

Serve il riscaldatore negli acquari?

Il riscaldamento negli acquari non è sempre necessario. Per capire se lo è, la prima cosa da fare è valutare le richieste a livello di temperatura degli ospiti nell’acquario.
Giusto per dare qualche linea del tutto generale, alcuni ciclidi americani possono richiedere un’acqua più calda (26-28 °C), viceversa per i poecilidi è sufficiente un’acqua più fresca (22-23 °C), altri ancora non hanno proprio bisogno di riscaldamento, come i medaka o i pesci rossi, essendo in grado di vivere a temperature piuttosto basse.

Discus
I discus possono richiedere temperature medio-alte, indicativamente dai 26 ai 28 °C.

Dopo aver fatto queste considerazioni, bisogna guardare la temperatura minima che si prevede ci sarà nella stanza dove verrà posto l’acquario.
Infatti, in assenza di riscaldatore, la temperatura dell’acqua sarà circa uguale a quella ambientale.

Trovate queste due temperature, ne facciamo la differenza: sapendo questo valore, possiamo sapere che potenza di riscaldamento serve.

Calcolo della potenza necessaria

La potenza dei riscaldatori elettrici necessaria per il nostro acquario si può stimare facilmente seguendo questa regoletta spannometrica: se la differenza fra la temperatura dell’acqua desiderata e la temperatura ambientale è attorno ai 5 °C, è sufficiente 1 watt di potenza per ogni litro d’acqua.
Ad esempio, se nel mio acquario da 200 litri la temperatura necessaria è di 24 °C e quella ambientale, in inverno, di 20 °C, sarà necessario un riscaldatore da 200 watt circa.

Riscaldatori per acquario
Il commercio acquariofilo offre riscaldatori di varie potenze e dimensioni.

Se invece la differenza di temperatura fra quella dell’acquario e quella ambientale è maggiore di 5 °C, sarà necessaria una potenza pari almeno ad una volta e mezza il volume d’acqua.
Ad esempio, se nel mio acquario da 100 litri la temperatura necessaria è di 27 °C e quella ambientale, in inverno, è di 19 °C, sarà necessario mettere un riscaldatore da almeno 150 watt.

Inoltre, se l’acquario è aperto, sarà necessario eccedere un po’ con la potenza, poiché c’è maggiore dispersione di calore. In tal caso, si può aumentare la potenza del riscaldatore del 20-30%.

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