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Nuotando con i ciclidi

I ciclidi in acquario sono tra le specie più ricercate per le loro complessità comportamentali: chiunque li allevi ha potuto notare le loro gerarchie, le cure parentali e un carattere pieno di sfaccettature. In questo articolo andiamo ad immergerci insieme a loro e ad osservare questi atteggiamenti in natura.

Ringraziamo Ivan Mikolji per averci portato a nuotare assieme a loro!


Nuotando con i Ciclidi

Molti, dopo avermi conosciuto, mi chiedono quanti acquari abbia. La mia risposta, istantanea, è: “Non ne ho nessuno, li ho buttati via tutti”. Poiché di solito rimangono interdetti dopo questa risposta, aggiungo: “I corsi d’acqua sono i miei nuovi acquari”.

Avere la possibilità o trovare il tempo di nuotare a fianco dei pesci d’acqua dolce nei loro habitat naturali è estremamente affascinante. Crea dipendenza, per certi aspetti.
Ogni volta che torno nella mia routine civilizzata, dopo una spedizione, inizio a pensare ai momenti sereni trascorsi nella natura e sento come l’urgenza di andare a esplorare qualche nuovo posto.

Ci sono dei punti nei fiumi che sono così belli sott’acqua che potrei continuare a tornare sempre lì, senza annoiarmi. Andare in questi biotopi acquatici e dimenticare la routine quotidiana mi porta ad un livello in cui cerco di osservare molto più in profondità come funzionino le cose in natura.
Nell’istante in cui ti immergi in un fiume limpido e inizi a fare snorkeling, puoi capire davvero come i ciclidi si siano evoluti nella loro routine nell’ecosistema.

Puoi vedere Pike Cichlid [NdT: Crenicichla lepidota] seguire i loro piccoli, facendoli nuotare nel loro territorio, proteggendoli senza sosta, col maschio sempre in prima linea che controlla i confini con colori molto vividi e la femmina vicina al fondo e ai piccoli, come un soldato nelle retrovie.
Un Apistogramma va in parata davanti a un altro maschio, che si era avvicinato troppo alla femmina.
Dei giovani Heros severus si afferrano per la bocca per determinare quale dei due sia di rango più alto.

Heros severus che combattono, nel loro ambiente naturale. Quersta è stata la terza volta in cui ho visto dei severus combattere, non solo nel corso d’acqua dove è stata scattata la foto ma anche in altri fiumi del Venezuela. I combattimenti possono durare anche dieci minuti.

I Geophagus e i Satanoperca stanno sempre in gruppo, inghiottendo sabbia e vagliandola nelle loro bocche, cercando di separare la materia organica (che è il loro specialissimo alimento naturale), eliminando la sabbia attraverso la parte posteriore degli opercoli.

I Peacock Bass (Cichla sp.) stanno sempre fermi a mezz’acqua, in attesa di fiondarsi alla velocità della luce su qualche pesce che ha abbassato la guardia.

Sembra che i ciclidi conoscano molto bene i loro territori e i migliori posti dove osservare ciò sono gli habitat della Moricha Necoima [NdT: regione idrica tra Venezuela e Bolivia, circa 110 metri sopra il livello del mare].
Il nome deriva dalla moriche [NdT: Mauritia flexuosa], una palma che può vivere bene solo dove le sue radici sono sommerse. Sono ottimi posti dove cercare i ciclidi tutto l’anno, questo perché non si prosciugano durante la stagione secca e ospitano rare specie, come Apistogramma guttata e Satanoperca mapiritensis.

In questi ambienti, le rive dei fiumi sono ricoperte da milioni di radici di palma, dal diametro fra circa mezzo centimetro e un centimetro, le quali formano migliaia di tunnel e caverne.
I ciclidi amano entrare ed uscire da questi spazi, che sembrano conoscere a memoria. Cercano di scappare in una direzione nell’intrico delle radici e ne escono da tutt’altra parte: ti guardano un po’ incuriositi e si nascondono di nuovo.

Apistogramma sp. “Breitbinden” non è stato ancora descritto. L’esemplare più grande che abbia mai visto misurava circa 8 cm. Li ho visti solamente durante la stagione delle piogge (giugno).

Sebbene ora possa ricreare questo ambiente in acquario, mi mancherà sempre lo stato di rilassamento in cui mi ritrovo dovo aver galleggiato nel loro ambiente, osservandoli.
Ammirare un acquario, a casa, non ha l’effetto di immersione che zanzare, gnat, tafani e indumenti inzuppati possono dare!

I ciclidi sono presenti in quasi tutti i fiumi del Venezuela; la loro distribuzione può variare (come per la maggior parte dei pesci e degli animali) a seconda della specie o del biotopo osservato.
Le misure che ho effettuato spaziano da acqua dura e salmastra con pH 8.4 in cui possiamo trovare Caquetaia kraussii fino ad acque molto tenere e acide, con un pH attorno a 5.6, abitate da Apistogramma guttata.
Per quanto riguarda le temperature, gli estremi potrebbero essere i 24 °C per Aequidens pulcher fino ai 31 °C per Apistogramma hoignei.
Alcune specie sono più diffuse di altre che hanno habitat molto specifici, spesso limitati da barriere naturali (ma è un discorso troppo complesso da trattare ora).
La maggior parte dei ciclidi sono pesci che si muovono poco e non migrano se non obbligati. Cercano di delimitare o conquistarsi un territorio e viverci – formano coppie, depongono uova e seguono gli avannotti sempre nello stesso punto, per tutta la vita.

Quando sono tornato in un fiume dopo un anno dalla mia ultima visita, ho trovato una coppia di ciclidi con un segno distintivo sul corpo, nello stesso punto con un nuovo gruppo di avannotti.
Anche quando un corso d’acqua si prosciuga durante la stagione secca, i ciclidi sono fra gli ultimi a spostarsi e talvolta rimangono bloccati nel fango, vittime del loro stesso istinto di non abbandonare il territorio.
I ciclidi migrano da un’area all’altra solo in condizioni straordinarie, come prosciugamento del fiume, arrivo di un nuovo maschio forte, mancanza di cibo o assenza di maschi o femmine.

Laetacara fulvipinnis è stato descritto nel 2007. Il colore arancio vivo delle punte della pinna dorsale, il corpo giallognolo e la testa azzurrognola lo rendono un pesce da sogno.

Un bravissimo riproduttore di ciclidi venezuelano una volta mi ha detto: “Adoro i ciclidi: sono pesci intelligenti”.
Per certi aspetti quest’affermazione è assolutamente vera ed è uno dei tanti piccoli dettagli che rendono i ciclidi così affascinanti.

Questo articolo è stato pubblicato inizialmente su: Tropical Fish Hobbyist Magazine – Luglio 2008.


Articolo ed immagini: © Ivan Mikolji www.mikolji.com
Tutti i diritti sono riservati. L’articolo non può essere riprodotto, copiato, distribuito o usato senza l’esplicita autorizzazione scritta di Ivan Mikolji.

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