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Tipi di filtraggio in acquario

Acqua

In questo articolo vedremo quali sono le funzioni dei filtri nell’acquario dolce, i vari tipi di filtrazione e come mettere i materiali filtranti nel filtro.

Cominciamo subito!

Schema di base di un filtro.

Lo scopo del filtro

Lo scopo dei filtri per acquario è quello – lo dice il nome – di filtrare l’acqua.

Usualmente in acquariofilia si distinguono tre tipologie di filtraggio:

  1. il filtraggio meccanico
  2. il filtraggio chimico
  3. il filtraggio biologico.

Come vedremo più avanti, non tutti i tipi di filtro garantiscono contemporaneamente tutti e tre i tipi di filtraggio e non tutti i tipi di filtraggio sono necessari.

Vediamoli nel dettaglio.

Tipi di filtraggio nell’acquario dolce

Filtraggio meccanico

Il filtraggio meccanico consiste nella rimozione dei materiali solidi in sospensione: deiezioni dei pesci, foglie morte, avanzi di cibo, polvere dal fondo, detriti, sedimenti… e non solo!

Il filtraggio meccanico solitamente si ottiene per mezzo materiali filtranti sintetici di diverso tipo, che riescono a bloccare le particelle di varie dimensioni. I materiali filtranti più usati in acquariofilia per il filtraggio meccanico sono le spugne e la lana (o ovatta) di perlon; le prime bloccano i materiali più grossolani mentre la seconda blocca i materiali più fini.

Filtraggio chimico

Il filtraggio chimico consiste nella rimozione di composti chimici disciolti in acqua, ad esempio: ammonio, silicati, fosfati, farmaci, fertilizzanti, sostanze coloranti etc.
Il filtraggio chimico solitamente si ottiene per mezzo di alcuni materiali o sostanze che vengono posizionate nel filtro; senza entrare nel dettaglio sul loro funzionamento e sull’opportunità del loro utilizzo, in acquariofilia i materiali più usati per il filtraggio chimico sono la zeolite e le resine anti-qualcosa (anti-nitrati, anti-fosfati, anti-silicati…).

Spugna con all’interno un sacchettino contente resine anti-fosfati.

I carboni attivi invece, compiono un filtraggio meccanico-chimico: la loro azione è infatti paragonabile a quella di un materiale filtrante meccanico con uno spazio fra le «maglie» di dimensioni simili a quelle delle molecole, con un’ulteriore capacità di bloccare le molecole, adsorbendole.
In altre parole, con l’adsorbimento, i carboni attivi non solo bloccano nelle loro “maglie” le particelle filtrate ma anche le legano a sé in maniera quasi permanente (servono condizioni molto particolari affinché i carboni attivi rilascino le sostanze adsorbite; tali condizioni sono estremamente rare negli acquari).

Carboni attivi in polvere. Spesso si trovano anche in granelli o in pellet.

I carboni attivi consentono di rimuovere molte sostanze disciolte nell’acqua, ad esempio farmaci, antibiotici, chelanti, fertilizzanti e sostanze coloranti, come i tannini, gli acidi umici e similari, rilasciati dai legni.

Filtraggio biologico

Il filtraggio biologico consiste nell’elaborazione, da parte di opportune colonie batteriche, principalmente dell’azoto proveniente dal metabolismo dei pesci e dalla decomposizione della materia vivente.

Pur essendo chiamato “filtraggio biologico”, non si tratta di un’azione diretta da parte dei filtri, che sono solo un luogo favorevole per l’insediamento delle colonie batteriche: saranno queste ultime a filtrare biologicamente l’acqua.

Per favorire l’insediamento batterico – e dunque il filtraggio biologico – si usano solitamente materiali dotati di grande superficie disponibile; si tratta di materiali estremamente porosi che offrono ai batteri superfici di decine di metri quadrati in pochi grammi di materiale. I più comuni sono i cannolicchi, dei cilindri cavi di vetro sinterizzato, ovvero sottoposto ad alte pressioni per mantenere la forma, o altri materiali comunque porosi (ceramica, lapillo…).

Cannolicchi in vetro sinterizzato.

Esistono anche materiali filtranti di forma diversa dai cannolicchi; basti pensare ai Micromec della JBL (sfere) o ai Mini-Siporax della Sera (a forma di compressa).
Sono stati anche sviluppati oggetti di forma complessa, per offrire la maggior superficie possibile in rapporto al volume, come ad esempio le bio-balls o le superfici interne di alcuni filtri.

Bioballs, particolarmente indicate per i filtri percolatori (acqua-aria).

Infine, alcuni batteri preferiscono insediarsi sulle spugne; si può quindi prevedere anche una spugna a trama abbastanza fitta che faccia sia filtraggio meccanico che biologico.

Posizione dei materiali

L’ordine di filtraggio è importante; conviene infatti che l’acqua proveniente dall’acquario incontri i materiali filtranti nel modo seguente:

  1. materiali per la filtrazione meccanica;
  2. materiali per la filtrazione chimica;
  3. materiali per la filtrazione biologica.
  4. (facoltativo) altri materiali per la filtrazione meccanica.

Il motivo di questo ordine è semplice: la filtrazione meccanica provvede a rimuovere tutti i residui più grossolani che possono andare a sporcare gli stadi successivi (resine, supporto biologico…) e noi non vogliamo che accada.

Infatti, lavare le resine è controproducente, poiché andiamo a consumarle; mentre lavare i supporti biologici è estremamente dannoso poiché, lavandoli, si rimuovono i batteri che con tanta fatica e pazienza vi abbiamo fatto insediare.

Aggiungere materiali filtranti

È possibile aggiungere ulteriori stadi filtranti; ad esempio, non è raro trovare un ulteriore stadio meccanico dopo la filtrazione chimica o dopo quella biologica, che avevamo indicato al numero 4 dell’elenco nella pagina precedente.

Lo scopo di tale stadio aggiuntivo (e non sostitutivo del primo!) è bloccare eventuali particelle rilasciate dalle resine o dai supporti biologici stessi.

Posizionamento dei materiali negli spazi

È molto importante il posizionamento dei materiali all’interno degli spazi del filtro: i materiali filtranti devono, infatti, coprire completamente la loro sezione nel filtro, poiché la pigrona dell’acqua preferisce passare dove incontra meno resistenza.

Se mettessimo una spugna più piccola della sezione del filtro, l’acqua passerebbe soprattutto per i bordi senza essere filtrata; una spugna di giuste dimensioni, invece, costringerà tutta l’acqua ad attraversarla.
Lo stesso vale anche per i cannolicchi, le bio-balls, la lana di perlon etc.
Uno schema chiarirà meglio:

Se il materiale filtrante non tocca bene i bordi, buona parte dell’acqua non passerà attraverso il materiale filtrante (a sinistra). Se invece è delle dimensioni giuste, tutta l’acqua lo attraverserà uniformemente (a destra).

Sono davvero necessari tutti gli stadi di filtrazione?

È doveroso specificare che non tutti i tipi di filtrazione sono necessari: non solo per risparmiare sul loro acquisto ma anche perché superflui (se non dannosi).

Un’opportuna scelta dell’acqua di riempimento e una buona gestione dell’acquario (allestimento, popolazione, alimentazione, fertilizzazione e manutenzione corrette) consente di evitare l’utilizzo del filtraggio chimico, così come dei carboni attivi: useremo questi materiali solo in caso di effettiva necessità.

Con una buona gestione, infatti, l’uso delle resine sarà pressoché superfluo, mentre i carboni attivi verranno usati solo in casi estremamente specifici, ad esempio dopo un trattamento con farmaci o in caso sia necessario operare un reset dell’acquario, rimuovendo fertilizzanti, chelanti, sostanze allelopatiche e quant’altro sia presente in acqua.

La lampada UV-C

Un ultimo breve paragrafo vorrei dedicarlo alla lampada UV-C (a raggi ultra-violetti di tipo C), altrimenti detta lampada sterilizzatrice o germicida.
Alcuni filtri, specialmente quelli esterni, ne sono infatti provvisti di serie, mentre talvolta viene proposta una lampada UV-C da affiancare al filtro principale.

Lampada UV-C in un filtro esterno.

Tale lampada uccide tutte le forme di vita che le passano davanti, ad esempio alghe e batteri. Senza entrare troppo nel dettaglio in questa sede, solitamente la lampada UV-C va utilizzata solo in alcuni specifici casi di necessità: un suo utilizzo continuo può essere inutile, se non dannoso, in quanto una lampada UV-C sempre accesa può portare alla selezione di organismi iper-resistenti e ad un indebolimento delle difese immunitare dei pesci, abituati ad avere un’acqua “troppo pulita”.


Crediti

Immagine funzionamento di base del filtro: By Fred the Oysteri, GFDL, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=36395503
Carboni attivi: By Self (en:User:Ravedave) – Self (en:User:Ravedave), CC BY 2.5, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=1038326

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