Mauro Casagrande (sovramonte99), Autore presso Acquario.top La Scienza in Acquario. Mon, 29 Mar 2021 20:16:25 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.7.2 Laetacara araguaiae https://acquario.top/laetacara-araguaiae/ https://acquario.top/laetacara-araguaiae/#respond Sun, 31 Jan 2021 14:16:22 +0000 https://acquario.top/?p=4996 In questo articolo vedremo una specie appartenente a un genere che, dopo la mia esperienza di allevamento, posso dire essere nettamente sottovalutato. Il genere Laetacara è composto soltanto da sette specie: L. thayeri, L. dorsigera, L. flamannellus, L. fulvipinnis, L. flavilabris, L. curviceps e oggi vedremo da vicino Laetacara araguaiae. Nonostante gli esponenti di questo genere […]

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In questo articolo vedremo una specie appartenente a un genere che, dopo la mia esperienza di allevamento, posso dire essere nettamente sottovalutato.

Il genere Laetacara è composto soltanto da sette specie: L. thayeri, L. dorsigera, L. flamannellus, L. fulvipinnis, L. flavilabris, L. curviceps e oggi vedremo da vicino Laetacara araguaiae.

Nonostante gli esponenti di questo genere siano solo sette, sono ampiamente distribuiti in tutto il Sud America, dove abitano sia acque nere (come L. flavilabris), sia acque chiare e bianche (come L. dorsigera e L. araguaiae) e sono diffuse in Brasile, Paraguay, Perù e Argentina.

Per qualsiasi dubbio o per raccontarci la vostra esperienza vi aspettiamo nel forum.

Laetacara araguaiaeLaetacara araguaiae Ottoni F. O., Costa W. J. E. M., 2009

Tassonomia

Laetacara araguaiae ha questa nomenclatura solo dopo l’ultima classificazione risalente al 2009: precedentemente era conosciuta come Laetacara sp. “Buckelkopf”.

Il nome del genere è strettamente correlato alla morfologia degli esemplari: è peculiare infatti uno spot a forma di sorriso a livello del labbro superiore che da a questi pesci un’ “espressione sorridente”: Laetus, dal latino, felice.

Il nome della specie, araguaiae, deriva dal bacino dove sono stati scoperti, ovvero il Rio Araguaia (Brasile).

Distribuzione in natura di Laetacara araguaiae

Questa specie di recente descrizione è stata ritrovata nella zona centrale del Brasile, nel Rio Verde, nel bacino centrale del Rio Araguaia.

Nei bacini idrografici del Rio Tapajos e Rio Xingu sono state trovate popolazioni di Laetacara sp. “Buckelkopf”, che differiscono leggermente per colorazione e che non sono riportate nell’articolo originale di descrizione della specie[1].

Distribuzione Laetacara araguaiae

Habitat naturale di Laetacara araguaiae

Questo piccolo ciclide abita zone riparali di corsi con acqua bianca, ricche di vegetazione galleggiante e macrofite acquatiche. Predilige zone con corrente medio bassa con abbondanza di ripari dati anche da legni e arbusti che crescono sulle sponde dei fiumi.

Morfologia

Se confrontato con altri ciclidi nani, come gli Apistogramma, le differenze morfologiche sono evidenti: le Laetacara hanno un corpo molto più tozzo e spesso con lineamenti meno slanciati. Si può dire che siano delle Acara in miniatura!

L. araguaiae si distingue dagli altri componenti della famiglia, oltre che per la livrea, per varie caratteristiche morfologiche, in questo articolo vedremo solo le più evidenti a livello macroscopico.

Laetacara araguaiae presenta solo 7-8 raggi nella pinna dorsale (gli altri componenti del genere ne hanno di più); in aggiunta a questo, può essere distinta da L. dorsigera, L. flamannellus e L. curviceps per l’assenza di uno spot nero alla base della dorsale.

Per distinzioni più fini è necessario osservare numero e tipologia di scaglie.

Dimorfismo sessuale di Laetacara araguaiae

Non c’è un netto dimorfismo sessuale tra gli esemplari maschi e femmine in L. araguaiae se non che i maschi , in età adulta, raggiungo una dimensione maggiore delle femmine.
Confrontando la mia esperienza con dati trovati in rete[2] posso dire che i miei esemplari hanno superato leggermente gli standard di dimensioni: il mio maschio dominante arriva a circa 6/7 cm e la femmina si ferma ai 4/5 cm.

Qui, nonostante la foto non sia delle migliori, possiamo osservare una coppia: l’esemplare in basso è la femmina.

Maschio e femmina di Laetacara araguaiae
Maschio (in alto) e femmina a confronto.

Il dimorfismo comportamentale è invece tutt’altra storia.

Comportamenti tipici

Anche dal punto di vista comportamentale posso dire che questa specie è molto più simile alle grandi Acara sp. rispetto ad altri ciclidi nani, come gli Apistogramma.

Peculiare è il loro legame col fondo – che dovrà essere composto per lo più da sabbia sugar size – infatti sarà piuttosto comuni vederli intenti a setacciare il fondale alla ricerca di cibo.

Per quanto ho osservato, posso dire che non li ho trovati pesci particolarmente timidi se non appena introdotti in vasca. Ovviamente, più ripari ci saranno in vasca, più sicuri si sentiranno e più sarà facile vederli ben ambientati in breve tempo.

Comportamenti verso conspecifici e altri inquilini

La mia esperienza con Laetacara araguaiae è stata con un piccolo gruppo di cinque esemplari in monospecifico in una vasca di 65×40×40 cm.

La convivenza è stata più che pacifica fino alla prima riproduzione, la quale ha portato la coppia a predominare sugli altri esemplari e di conseguenza ho deciso di dedicarle l’intera vasca.

Questa decisione è stata presa anche perché gli altri esemplari del gruppetto interferivano con le riproduzioni, andando a stressare la coppia che andava poi a mangiarsi le uova fecondate poco dopo la deposizione.

Deposizione Laetacara araguaiae
Giorno della deposizione
Uova Laetacara araguaiae
Terzo giorno dalla deposizione

Già dopo pochi giorni dall’inserimento si erano delineate le gerarchie con un esemplare (il più grosso) che tendeva a nuotare nelle zone più alte della vasca, ma senza confinare o aggredire violentemente gli altri esemplari.

Ho, inoltre, notato subito che era particolarmente tollerante nei confronti di un esemplare in particolare: inutile dire che questi due esemplari hanno poi formato una coppia!

Per quanto possano aver convissuto senza problemi, posso dire che per tenere un gruppo, magari anche più numeroso in modo da potersi godere appieno i comportamenti intraspecifici, sia necessaria una vasca più grande di quella con cui sono partito.

Riproduzione

Le L. araguaiae sono ciclidi che depongono su substrati (substrate-spawner) e conducono delle cure biparentali. Questo significa che per la deposizione delle uova sceglieranno superfici di loro gradimento e che le cure parentali, prima delle uova, poi dei nuovi nati, saranno portate avanti da entrambi i genitori con uguale impegno.

Come appena visto le uova (più di una cinquantina, per quello che ho potuto osservare) verranno deposte su un substrato scelto e preparato dai genitori. Questo substrato può essere dato da un legno, una roccia liscia o anche dal fondo stesso (altro motivo per cui è necessaria la sabbia fine).

Ho potuto infatti osservare la coppia intenta a modellare il fondo spostandolo con la sabbia con la bocca oppure a colpi di pinna adagiandosi sul punto scelto per la deposizione e facendo dei rapidi movimenti per spostare la sabbia e creare una conca.
Qui possiamo osservare in un breve video i genitori che spostano la sabbia con la bocca portandola da una zona riparata (sotto al tronco) alla parte frontale della vasca:

Qui è invece apprezzabile il gran numero di uova deposte, questa volta su un legno, dopo che i genitori hanno speso una giornata a buona a pulirlo con cura:

Una volta avvenuta la deposizione entrambi i genitori avranno cura di tenere il nido pulito rimuovendo eventuali detriti e uova ammuffite, in più il maschio si dedicherà anche alla difesa del territorio da intrusi.

Laetacara araguaiae
Femmina che protegge e ventila le uova

Dopo la schiusa i ruoli si dividono: il maschio resterà meno tempo con la nuvola di avannotti e principalmente terrà il territorio sicuro, di contro la femmina starà sempre in prossimità delle larve e le porterà in luoghi sicuri e riparati se si presenterà un pericolo.

L’acquario per Laetacara araguaiae

In natura questa specie viene trovata a ridosso degli argini dei corsi minori in zone con una ricca vegetazione e un intricato sistema di rami e radici che forniscono molti ripari dai predatori; pertanto l’acquario dovrà prevedere delle barriere visive costituite da legni e rocce (rigorosamente non calcaree).

Consiglio comunque di lasciare una parte del fondo libera dove le Laetacara potranno sbizzarrirsi nel cercare cibo grufolando nel detrito vegetale.

Benché non siano dei geophagi veri e propri, hanno comunque un forte legame con il fondo perciò consiglio comunque di utilizzare un fondo di sabbia molto fine (nei negozi la si trova spesso con la dicitura “sugar size“); infatti non sarà raro vederle prendere manciate di sabbia in bocca che poi espelleranno trattenendo la parte organica che fornirà nutrimento.

Dimensioni dell’acquario

Nella mia esperienza, la vasca aveva una base di 70×30 cm e l’obiettivo iniziale era quello di ottenere una coppia dai cinque esemplari e cedere gli esuberi.

Ho notato però fin da subito che l’aggressività intraspecifica era minima, perciò ho provato a tenere tutti gli esemplari per poter osservare le interazioni di gruppo.
Dal gruppetto si è subito distinto il maschio dominante per dimensioni e carattere ma comunque non si è mai imposto violentemente sui dominati; non sono mai stati isolati esemplari né ho notato ferite importanti.

Questa situazione di pace si è mantenuta fino alle prime riproduzioni, in particolare ho notato che quando gli avannotti raggiungevano il nuoto libero la coppia confinava gli altri 3 esemplari in un angolo della vasca.

Per l’hardscape ho utilizzato vari legni provenienti da vecchi allestimenti e, visto che non avevo l’esigenza di ambrare molto l’acqua, sono riuscito ad inserire un quantitativo di piante superiore alla mia media. In particolare ho inserito piccole stolonature di Echinodorus bleheri, Helantium tenellum, Anubias, Egeria densa e muschio di Java, come piante galleggianti (utili per schermare la luce) ho inserito Pistia e Salvinia.

Parametri dell’acqua

Per quanto riguarda la chimica dell’acqua posso dire che è una specie molto poco impegnativa; con un pH di 6 e una conducibilità di poco superiore ai 150 μS/cm deponevano senza problemi.

Un altro accorgimento per far vivere meglio e più a lungo i nostri pinnuti è adottare una stagionalità simile a quella che avviene effettivamente in natura lungo il bacino dei fiumi di provenienza.

Alimentazione

Essendo pesci onnivori consiglio di variare il più possibile la dieta integrando anche con cibo vegetale,  quali piselli sbollentati o zucchine: in natura, la dieta di L. araguaiae non è prettamente proteica.
Questi ciclidi, infatti, vivono a stretto contatto con il fondo dove vagliano in continuazione il detrito alla ricerca di cibo.

Per quanto riguarda esemplari riprodotti in acquario (aquarium strain), benché difficili da reperire, accetteranno sin da subito i vari mangimi confezionati – che dovranno comunque essere di buona qualità.
Andranno comunque somministrati almeno un paio di volte alla settimana del congelato/vivo per avere una dieta bilanciata e il più varia possibile; consiglio di fornire vivo e congelato in maggiore quantità per stimolare la riproduzione.

Bibliografia e Crediti

[1] Neue Taxa bei Cichliden – Laetacara araguaiae

[2] Laetacara araguaiae – Fishbase

Studio sul comportamento riproduttivo: Teresa, Fabrício Barreto, & Freitas, Eliane Gonçalves-de. (2011). Reproductive behavior and parental roles of the cichlid fish Laetacara araguaiae. Neotropical Ichthyology, 9(2), 355-362. Epub June 10, 2011. https://dx.doi.org/10.1590/S1679-62252011005000018

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Pterophyllum scalare https://acquario.top/pterophyllum-scalare/ https://acquario.top/pterophyllum-scalare/#respond Sat, 28 Mar 2020 18:09:14 +0000 https://acquario.top/?p=4369 In questo articolo, come avrete già letto dal titolo, parleremo di Pterophyllum scalare, una specie molto diffusa negli acquari ma alla quale raramente viene resa giustizia. Racconteremo anche un’esperienza con la sua forma selvatica proveniente dal Rio Nanay. Etimologia di Pterophyllum scalare Già solo analizzando il nome scientifico di questa specie si possono apprezzare le […]

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In questo articolo, come avrete già letto dal titolo, parleremo di Pterophyllum scalare, una specie molto diffusa negli acquari ma alla quale raramente viene resa giustizia.
Racconteremo anche un’esperienza con la sua forma selvatica proveniente dal Rio Nanay.

Etimologia di Pterophyllum scalare

Già solo analizzando il nome scientifico di questa specie si possono apprezzare le principali caratteristiche: Pterophyllum è composto da pteron e phyllon, ossia “pinna a foglia”, dal greco.
Scalare, invece, dal latino, richiama l’ascendere: una classica caratteristica di questi pesci è lo sviluppo verticale delle pinne.
Altra caratteristica saliente è l’eleganza nel nuoto, tanto da essere conosciuto anche come pesce angelo o, in inglese, angelfish.

Al giorno d’oggi in commercio si trovano diverse wild form di Pterophyllum scalare, per esempio: ‘Peru Altum’, ‘Nanay’, ‘Manacapuru’ o ‘Santa Isabel’.

Questa volta, tuttavia, ho deciso di ridare un po’ di credito alle selezioni (purché siano fatte rispettando il pesce in questione) decidendo di allevare dei P. scalare “commerciali”. Ho comunque scelto una selezione con sembianze naturali, ovvero quella che dovrebbe essere la ‘Silver’. Vi lascio una foto giusto per farvi capire di cosa parlo:

Pterophyllum scalare Silver
Pterophyllum scalare ‘Silver’

In fondo all’articolo, inoltre, sto inserendo una mia nuova esperienza con degli esemplari ‘Rio Nanay’: l’articolo verrà aggiornato man mano con i risultati.
Questa esperienza ha lo scopo di evidenziare alcune differenze tra esemplari selvatici o quasi ed esemplari selezionati provenienti da allevamenti.

Selezioni di Pterophyllum scalare

Tengo a fare delle riflessioni sulle selezioni che ritengo degne di considerazione:

  • resto dell’idea che selezioni pesanti, come P. scalare ‘Marble’ o P. scalare ‘Koi’ storpino il pesce. Nel caso particolare di scalare e altri ciclidi (tipo M. ramirezi), queste selezioni li mutilano della capacità di comunicare mediante i cambi di livrea.
    P. scalare Koi
    P. scalare ‘Koi’. La livrea è immutabile e la resistenza del pesce minore.

    Inoltre, l’accoppiamento continuo tra consaguinei per ottenere un nuovi morph indebolisce il pesce; infatti esemplari selezionati pesantemente, come la citata varietà ‘Marble’, dimostrano deficit riproduttivi quali la dimensione delle uova, che presentano un sacco vitellino ridotto, il quale porta a una maggiore mortalità durante il periodo larvale; anche il numero di uova deposte e la fertilità sono nettamente inferiori [1].

  • Il secondo punto che tengo a sottolineare è che, nonostante questi pesci arrivino da qualche anno di selezione, vanno tenuti in condizioni a loro consone, a partire da valori dell’acqua, fino al fatto di far effettuare ai genitori le cure parentali.

Insomma, il messaggio che vorrei far passare è che qualche anno di selezione non ha di sicuro cambiato migliaia di anni di evoluzione mirata a vivere al meglio in un determinato ambiente.
Conclusa la ramanzina, cominciamo a conoscere meglio questa specie!

Distribuzione in natura

Il genere Pterophyllum è largamente diffuso nei bacini sud americani: lo si trova in Guyana, Colombia, Perù e Brasile più in particolare nel Rio Amapá (Brasile), nel Rio Oyapock (Guyana Francese), nel Rio Essequibo (Guyana), nel Rio Nanay (Perù).

Bacino del Rio delle Amazzoni
Cartina del bacino del Rio delle Amazzoni.

Habitat naturale

Abita i corsi d’acqua maggiori del bacino e non vive necessariamente in acque scure (black water). Fattore invece comune del suo habitat naturale è il flusso d’acqua, lento per la maggior parte dell’anno.
I valori di durezze e pH sono mediamente bassi, circa KH 0-5 dKH e pH fra 5 e 7.

Un’altra caratteristica del luogo di origine di P. scalare è l’abbondante presenza di piante, sia galleggianti, come Pistia spp., sia sommerse, come specie del genere Nymphaea o del genere Echinodorus.

Descrizione della specie

Come è stato già accennato nell’introduzione la caratteristica morfologica principale di questi pesci è il fatto di avere le pinne, in particolare la pinna dorsale e la pinna anale, sviluppate più in altezza che in lunghezza, facendo raggiunge ai pesci un’altezza anche superiore ai 25 cm (in esemplari in forma ancestrale, come i ‘Santa Isabel’); le varietà selezionate tendono tuttavia a rimanere più “basse”.

Altra caratteristica non molto comune è il fatto che le pinne ventrali non sono delle vere e proprie pinne ma invece sono quasi dei filamenti molto lunghi.

Dimorfismo sessuale

In questa specie non ci sono particolari differenze morfologiche tra maschio e femmina.
Solamente quando si hanno pesci completamente adulti e sviluppati, il maschio è leggermente più grande della femmina e talvolta può presentare una gibbosità sopra la testa, soprattutto se l’esemplare in questione è cresciuto con una dieta sbilanciata verso grassi e proteine.

Un modo per sessarli con certezza maggiore è osservarne i comportamenti e le papille genitali in fase riproduttiva:

  • i maschi tendono ad essere più aggressivi, particolarmente verso conspecifici, e presentano la papilla genitale più corta e appuntita: è il punto di rilascio dello sperma per fecondare le uova;
  • le femmine, di contro, in fase di riproduzione, tenderanno a sorvegliare quello che è stato scelto come substrato di deposizione senza mai allontanarsi troppo e presentano una papilla genitale più evidente a forma di tubo con l’estremità stondata: è l’ovopositore che servirà a deporre le uova.

Comportamenti tipici

P. scalare, pur essendo un ciclide, è relativamente tranquillo.  In vasca, tranne durante il periodo riproduttivo, come vedremo dopo, trascorre la maggior parte della giornata in nuoto stazionario nella zona della vasca che più gli aggrada; generalmente si tratta di un posto relativamente riparato che viene considerato sicuro.

Comportamenti verso conspecifici e altri inquilini

Come già detto si tratta di pesci relativamente tranquilli; per quella che è la mia esperienza praticamente ignorano coinquilini quali caracidi (nel mio caso, Nannostomus) e Corydoras.

Il discorso invece cambia leggermente considerando conspecifici; soprattutto nel momento pasto ho notato che sorgono dei “battibecchi” da parte del dominante che rivendica sui sottomessi il diritto a mangiare per primo.

In riproduzione l’aggressività da parte della coppia aumenta verso tutti i fronti.
Gli scontri seri nascono solo alcune volte, quando più coppie, se presenti, depongono contemporaneamente e non c’è sufficiente spazio nell’acquario.

Riproduzione di Pterophyllum scalare

Deposizione scalari

Coppie di P. scalare

Pterophyllum scalare è un ciclide che può essere considerato monogamo. Ciò significa che, una volta formata la coppia, resterà quella, salvo imprevisti quali morte di uno dei due partner o rottura della coppia a causa di stress eccessivo, per esempio dovuto alla perdita di numerose covate.

Studi hanno dimostrato che dopo un numero di circa tre cicli riproduttivi il maschio tende ad abbandonare la compagna (ovviamente dove è possibile, quindi dove l’allevamento è in gruppo).
È inoltre dimostrato che allevare i pesci in condizioni non idonee (ovvero di stress) accorcia notevolmente la “vita” della coppia fino ad un solo ciclo riproduttivo e, in ogni caso, sarà il maschio ad abbandonare la femmina che continuerà a prendersi cura della progenie fino al momento in cui diventa indipendente [2].

Per questo motivo, come vedremo meglio in seguito, è consigliabile partire da un gruppo di almeno quattro o cinque giovani dal quale poi tenere solamente una/due coppie a seconda delle dimensioni della vasca.

Se la vasca invece è sufficientemente voluminosa (almeno 120 cm di lato lungo) sarà possibile l’allevamento in gruppo. In questo caso ci sarà anche da tenere conto del fatto che più esemplari ci saranno, più si potrà formare una gerarchia articolata e quindi l’aggressività del dominante verrà suddivisa tra più esemplari; consiglio una numerosità del gruppo superiore ai sei esemplari.

Stimolare la riproduzione

Una volta che la coppia è formata e avrà raggiunto la maturità sessuale, non sarà difficile stimolare la riproduzione. Infatti basterà acidificare portando il pH attorno al 6.5 e portare la temperatura sui 27/28 °C.

La coppia sceglierà un luogo di deposizione, in generale una superficie tendenzialmente verticale, e inizierà a ripulirla con cura. Una volta che i genitori saranno soddisfatti del loro lavoro, inizierà il vero e proprio accoppiamento: una fase in cui il maschio e la femmina si alterneranno per circa due ore nel deporre e fecondare le uova (che sono appiccicose e che quindi aderiranno perfettamente alla superficie scelta).

Cure parentali di Pterophyllum scalare

Una volta terminata la deposizione i genitori inizieranno delle spettacolari cure parentali che proseguiranno giorno e notte fino a che gli avannotti non saranno indipendenti.
I due sorveglieranno continuamente le uova, tenendole costantemente ventilate e rimuoveranno eventuali uova ammuffite con la bocca.

Un piccolo consiglio: se avete altri inquilini particolarmente irruenti, può essere di aiuto mettere una fonte di luce con intensità molto bassa (in particolare se la stanza è completamente buia), in modo che i genitori abbiano sempre sotto controllo la situazione.

Dalla deposizione in poi i neo-genitori dimostreranno anche un netto aumento di aggressività sia extra- sia intra-specifica e, se avete un gruppo numeroso di P. scalare, potrete osservare che generalmente il maschio fronteggia altri maschi, la femmina, altre femmine: questo comportamento potrebbe servire per mantenere la coppia legata [3].

Schiusa delle uova

Le uova schiuderanno dopo 36/72 ore – il tempo e la percentuale di successo della schiusa dipendono molto dalla temperatura e dalla conducibilità.
Appena nate, le larve non sono ancora in grado di nuotare, infatti resteranno adese al substrato di deposizione finché non avranno terminato il sacco vitellino e saranno quindi completamente sviluppate.

Di seguito un video degli avannotti schiusi ma ancora attaccati al substrato dove sono stati deposti intenti a consumare il sacco vitellino:

Questa fase occupa circa 6/7 giorni al termine dei quali dovremmo farci trovare pronti con mangime preferibilmente vivo (consiglio i naupli di artemia appena schiusi o le cisti decapsulate poiché è dimostrato [4] diano un ottimale rapporto di crescita in P. scalare) da somministrare 5/6 volte al giorno. Mi sono trovato bene mettendo le cisti a schiudere al settimo giorno dalla deposizione a un temperatura di 22 °C.

Nel video seguente, gli avannotti dopo la schiusa sono stati spostati su un’altra foglia dai genitori ed è la fase che precede il nuoto libero, quando il sacco vitellino è già stato quasi completamente riassorbito:

Un breve video degli avannotti al terzo giorno di nuoto libero difesi molto vigorosamente dalla madre:

Avannotti indipendenti

Una volta che i nuovi nati saranno completamente indipendenti potremo, anzi dovremo, spostarli in una vasca di accrescimento. A questa vasca dovremo dedicare particolare attenzione mantenendo l’acqua molto pulita e prestando attenzione che non si formino depositi di cibo (che dovrà essere molto e suddiviso in più pasti) sul fondo.

Altro fattore a cui dare particolare attenzione è il numero di pesci per vasca: ricerche scientifiche hanno dimostrato che tenere i giovani in vasche sovrappopolate (come consigliano erroneamente alcuni allevatori) incide negativamente sul rateo di crescita [5].

L’acquario per Pterophyllum scalare

L’acquario per questi splendidi angelfish dovrà presentare zone che forniscono riparo formate da radici/legni e piante a foglia larga come Vallisneria spp. o Echinodorus spp. e zone più libere e sgombre dove i pesci potranno nuotare senza disturbo.
L’acquario dovrà essere allestito con numerosi riferimenti verticali, usando piante o legni in modo da poter delimitare i territori e poter anche essere usati come siti di deposizione.

Pur non essendo dei Geophagus, dalla mia esperienza ho notato che se del mangime va a finire sul fondo non lo disdegnano, andando a raccoglierlo con la bocca e risputando poi il fondo e il detrito.
Pertanto consiglio come substrato della sabbia sugar size che, ad ogni modo, è il substrato che presenta il loro habitat naturale.

Acquario scalare

Dimensioni dell’acquario

L’altezza della vasca, che spesso consideriamo come secondaria, è un parametro fondamentale per questo genere. Con una colonna d’acqua netta inferiore ai 55-60 cm i nostri scalare cresceranno meno e in modo deforme con le pinne che si piegheranno e che non ci faranno godere appieno la maestosità e l’eleganza di questi pesci.

Da non sottovalutare è anche però la lunghezza della vasca che, secondo il mio parere, deve essere di almeno 120 cm in modo da consentirci di allevare un gruppo e non solo una coppia. In questo modo potremo osservare i comportamenti sociali e la formazione di una gerarchia, inoltre offriremo loro più spazio per il nuoto viste anche le dimensioni raggiunte.

Per vasche di dimensioni inferiori consiglio di tenere una sola coppia, con la raccomandazione però di non scendere sotto il metro di lunghezza della vasca e mantenere sempre la necessaria colonna d’acqua.

Parametri dell’acqua

pH: 6.5, durezza carbonatica  4 dKH, conducibilità elettrica non superiore ai 150 μS/cm e temperatura attorno ai 26/27 °C sono valori che andranno più che bene il mantenimento.

Cambi d’acqua costanti sono inoltre molto importanti per rimuovere e/o diluire segnali chimici rilasciati dai pesci che potrebbero andare ad influire sul comportamento dei pesci stessi [6].

Per stimolare la riproduzione sarà sufficiente alzare di poco la temperatura e acidificare ulteriormente (potete prendere spunto dall’articolo sulla stagionalità, che tratta in maniera più dettagliata questi cambiamenti).

Alimentazione

È importante fornire a questi pinnuti una dieta quanto più varia possibile, alternando ad una parte più proteica un parte più vegetale [7].
Vivamente consigliata è la somministrazione di artemia o chironomus congelati/vivi, senza però eccedere: ricordiamo infatti che il chironomus è molto grasso, quindi una dieta basata solo su questo alimento non è completa.
Da evitare invece sono i pastoni a base di cuore di bue o con altri proteine animali.

In fase giovanile, ovvero di crescita, è preferibile dare molti pasti piccoli nel corso di tutta la giornata anziché dare pochi pasti ma abbondanti. Questo accorgimento farà sì che i pesci crescano in maniera omogenea e allontana il rischio di malnutrizione.

Esperienza con P. scalare ‘Rio Nanay’ F1

Oltre ad aver allevato e riprodotto la selezione commerciale ‘Silver’ di P. scalare sto allevando ora dei fantastici P. scalare del Rio Nanay F1 (ovvero prima generazione riprodotta in cattività da genitori selvatici). Sto notando che alcune considerazioni fatte sopra non sono del tutto applicabili con esemplari che discendono direttamente da selvatici.

Acquario.top sconsiglia, ove possibile, di acquistare pesci di cattura se non a scopi riproduttivi. Invita a cercare esemplari in forma ancestrale, ovvero non soggetti a selezione, ma di allevamento.

Aspetto

In quanto si tratta di una specie non selezionata la livrea è molto più mutevole, infatti ho osservato che le variazione di umore influiscono in modo molto più netto sulla livrea.
In particolare, le barre nere verticali passano dall’essere di un nero intenso a un nero molto più sbiadito e chiaro in relazione allo stress che il pesce accusa.

Peculiari dei P. scalare provenienti dal Rio Nanay sono le iridescenze presenti sull’opercolo branchiale che sono state ben visibili fin da subito. I ‘Rio Nanay’ sono famosi anche per gli spot marroni/giallastri presenti lungo il corpo e che, come le bande laterali, sono caratteristici e unici per ogni esemplare.
Un’altra peculiarità è il pinnaggio che è marrone tendente al rosso scuro.

Pterophyllum scalare 'Rio Nanay'
Foto di Federico F. (Vietato l’uso senza suo esplicito consenso scritto)

Allestimento per ‘Rio Nanay’

Una delle prime cose che ho notato quando sono arrivati è stata la dimensione; benché non fossero ancora completamente adulti erano già nettamente più grandi e, soprattutto, più “alti” dei commerciali. Ho deciso percià di alleggerire il layout lasciando più spazio per il nuoto.

Anche la timidezza era molto più elevata: con due tubi T5 da 36 W tendevano a rimanere nella parte destra della vasca in mezzo alle foglie di Vallisneria.
Ho perciò ho deciso di sostituire i T5 con un faretto dotato di LED COB da 30 W in modo da avere una luce più soffusa e naturale che, devo dire, hanno gradito sin da subito. Ai LED ho inoltre aggiunto una centralina alba/tramonto in modo da non spaventare i pesci durante accensione e spegnimento [8].

La vasca ora si presenta così:

Comportamento verso conspecifici

Per quanto sto osservando posso dire che gli attuali F1 sono molto più gregari e che si è formata una gerarchia ben più complessa di quella formatasi con i commerciali.

Mi spiego meglio: con i commerciali ero partito da un gruppo di sei dal quale si sono formate due coppie che mi hanno costretto a rimuovere i due esemplari in esubero, dopo la rimozione le due coppie si sono divise la vasca e le interazioni sono diventate minime.
Con questi F1, benché ne abbia solo cinque (consiglio però di allevare un gruppo più numeroso, se la vasca è sufficientemente più grande della mia), sto notando che, oltre a nuotare nettamente più uniti in vasca, si è creata una gerarchia con un maschio dominante. Esso staziona generalmente nella parte alta della vasca e tollera un solo altro esemplare, presumibilmente la sua femmina.

Quindi si potrebbe dire che si è formata una coppia dominante sul resto del gruppo – gli esemplari al momento non sono ancora sessati poiché la papilla genitale non è mai stata visibile.

Riproduzione

Ho notato che gli attuali “Rio Nanay”, anche se mantenuti in valori dove i selezionati si riproducevano e portavano a termine la covata senza problemi (pH attorno al 6, conducibilità 100 μS/cm, temperatura 26 °C), non accennano minimamente ad avere comportamenti riproduttivi.

Ciò significa che il legame che hanno con i valori naturali è (ovviamente) molto più stretto, pertanto per stimolare la riproduzione dovrò scendere ulteriormente (mi aspetto di vedere i primi corteggiamenti un pH vicino al 5, conduciblità attorno ai 50 μS/cm e una temperatura sui 28/29 °C).

Alimentazione

Gli F1 tendono ad essere molto più selettivi sul cibo prediligendo di gran lunga il congelato e tendendo a snobbare un granulato a base vegetale, sopratutto se affondante.

Ho notato questa selettività anche tra esemplare ed esemplare: due esemplari in particolare sembrano accettare di miglior grado il mangime secco rispetto agli altri tre. Ho  però osservato con altri mangimi che se un esemplare inizia a mangiarlo piano piano lo segue il gruppo intero.

Aggiungo che la dieta in fase giovanile dovrà essere basata su più pasti quotidiani (3/5) che dovranno essere consumati nel giro di pochi minuti dalla somministrazione in modo che il mangime non arrivi sul fondo dove verrà poi ignorato quasi totalmente.

Gestione vasca

È importante mantenere l’acqua sempre pulita, priva di inquinanti e con una conducibilità bassa, pertanto i cambi dovranno essere effettuati con regolarità (ottimo sarebbe avere una cadenza settimanale) con acqua molto morbida.

Personalmente cambio il 25% a settimana usando quasi solamente osmosi trattata con un estratto di acidificanti naturali quali foglie di catappa/quercia e pignette di ontano così, oltre ad avere una conducibilità molto bassa, ho anche un ottimo effetto tampone e acidificante sul pH (che al momento è a 6) grazie ai tannini e agli acidi umici rilasciati.

Tendo anche ad evitare l’introduzione in vasca di foglie e pignette poiché decomponendosi andrebbero ad influire negativamente sulla conducibilità.

Non avendo altro da aggiungere (al momento) vi lascio una carrellata di foto random… anche se sono un pessimo fotografo, spero possiate apprezzare la bellezza di questi fantastici pesci!

Concludo dicendo che la mia esperienza con questi fantastici P. scalare ancestrali è ancora work in progress perciò aggiornerò l’articolo in futuro.

Se avete appunti o consigli che avete notato personalmente non esitate a contattarmi in privato o nel forum!

Bibliografia e crediti

[1] Satyani, Darti. (2017). REPRODUCTION OF THREE COLOUR VARIETIES OF ANGELFISH (Pterophyllum scalare). Indonesian Fisheries Research Journal. 5. 19. doi:10.15578/ifrj.5.1.1999.19-22.

[2] Vedere gli studi citati nelle varie location: Water values South America

[2] Cacho, MSRF.; Yamamoto, ME.  and  Chellapa, S.. Mating system of the amazonian cichlid angel fish, Pterophyllum scalare. Braz. J. Biol. [online]. 2007, vol.67, n.1 [cited  2020-03-23], pp.161-165. Available from: <http://www.scielo.br/scielo.php?script=sci_arttext&pid=S1519-69842007000100022&lng=en&nrm=iso>. ISSN 1519-6984.  https://doi.org/10.1590/S1519-69842007000100022.

[3] Yamamoto, M.E., Chellappa, S., Cacho, M.S.R.F. and Huntingford, F.A. (1999), Mate guarding in an Amazonian cichlid, Pterophyllum scalare. Journal of Fish Biology, 55: 888-891. doi:10.1111/j.1095-8649.1999.tb00727.x

[4] García-Ulloa, M., Gómez-Romero, H. J. Growth of angel fish Pterophyllum scalare [Gunther, 1862] juveniles fed inert diets. Avances en Investigación Agropecuaria. 2005, 9(3), 49-59. ISSN: 0188-7890. Disponible en: https://www.redalyc.org/articulo.oa?id=83790306

[5] Degani, G. (1993), Growth and body composition of juveniles of Pterophyllum scalare (Lichtenstein) (Pisces; Cichlidae) at different densities and diets. Aquaculture Research, 24: 725-730. doi:10.1111/j.1365-2109.1993.tb00651.x

[6] Gauy, Ana & Boscolo, Camila & Gonçalves-de-Freitas, Eliane. (2017). Less water renewal reduces effects on social aggression of the cichlid Pterophyllum scalare. Applied Animal Behaviour Science. 198. 10.1016/j.applanim.2017.10.003.

[7] Sipaúba-Tavares, Lúcia & Silva, Juliane & Fernandes, João. (2019). Eichhornia crassipes biomass as a dietary supplement for Pterophyllum scalare (Schultze, 1823). Acta Scientiarum. Animal Sciences. 41. 43690. 10.4025/actascianimsci.v41i1.43690.

[8] Link alla discussione dove Fav0z e Diego mi aiutano nella costruzione del faretto LED.

Pterophyllum scalare su Seriously Fish.

Pterophyllum scalare su Fishbase.

Pterophyllum scalare (Schultze, 1823) in GBIF Secretariat (2019). GBIF Backbone Taxonomy. Checklist dataset https://doi.org/10.15468/39omei accessed via GBIF.org on 2020-03-26.

yılmaz, Mesut & Falakali Mutaf, Beria & İkiz, Ramazan. (2006). (Pterophyllum scalare Lichtenstein, 1823). Su Ürünleri Dergisi. 23. 10.12714/egejfas.2006.23.1.5000156710.

Cartina geografica: By Kmusser – Own work using Digital Chart of the World and GTOPO data., CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=4745680

Foto P. scalare ‘Koi’: By kirahoffmann, CC0 (Pubblico Dominio)

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Apistogramma bitaeniata https://acquario.top/apistogramma-bitaeniata/ https://acquario.top/apistogramma-bitaeniata/#respond Sun, 10 Nov 2019 20:32:00 +0000 https://acquario.top/?p=4635 Oggi tratteremo l’Apistogramma bitaeniata, una specie fantastica altamente policromatica e con un caratterino da non sottovalutare! Buona lettura e ricordate che per qualsiasi dubbio vi aspettiamo sul forum. Distribuzione in natura di Apistogramma bitaeniata Apistogramma bitaeniata ha una distribuzione molto ampia: lo si trova in Perù, Colombia e Brasile, nei Rio Ucayali, Rio Nanay, Rio […]

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Oggi tratteremo l’Apistogramma bitaeniata, una specie fantastica altamente policromatica e con un caratterino da non sottovalutare!
Buona lettura e ricordate che per qualsiasi dubbio vi aspettiamo sul forum.

Distribuzione in natura di Apistogramma bitaeniata

Apistogramma bitaeniata ha una distribuzione molto ampia: lo si trova in Perù, Colombia e Brasile, nei Rio Ucayali, Rio Nanay, Rio Ampíyacu (Perù), nella regione adiacente a Leticia (Colombia) e nei Rio Madeira, Rio Solimoes e Lago Tefé (Brasile).

Habitat naturale di Apistogramma bitaeniata

Abita corsi d’acqua poco profondi con uno scorrimento molto lento e aventi sul fondo una lettiera di foglie in decomposizione che, rilasciando tannini e acidi umici, donano all’acqua una pesante ambratura e una notevole acidità.
Un’altra caratteristica del suo habitat naturale è il fondo che è costituito solamente di sabbia finissima, infatti questo ciclide (così come tutti gli altri Apistogramma) nel corso del tempo si è adattato a vagliare il substrato in cerca di cibo raccogliendolo con la bocca ed espellendo dalle branchie la parte non commestibile.

Alcune foto fatte da Tom Christoffersen in Perù nel Rio Nanay dove ha anche pescato A. bitaeniata:

Habitat di A.bitaeniata, Rio Nanay
Habitat di A. bitaeniata, Rio Nanay. Foto di Tom Christoffersen.
Habitat A.bitaeniata, Rio Nanay
Habitat A. bitaeniata, Rio Nanay. Foto di Tom Christoffersen.

E nel bacino del Rio Ampiyacu:

Habitat A.bitaeniata, Rio Amiyacu-dreinage
Habitat A. bitaeniata, Rio Amiyacu. Foto di Tom Christoffersen.
Habitat A.bitaeniata, Rio Ampiyacu-dreinage
Habitat A. bitaeniata, Rio Amiyacu. Foto di Tom Christoffersen.

 

Morfologia

Il nome scientifico della specie di questo splendido ciclide deriva dall’latino; bitaeniata deriva dal latino “bi“, ovvero “doppio“, e “taenia“, ovvero “nastro/fettuccia” questo appellativo gli si addice alla perfezione poiché, a differenza di molto altri Apistogramma, A. bitaeniata presenta, appunto, una seconda banda laterale al di sotto della classica banda laterale e separata dalla principale. Essa parte da dietro l’opercolo e termina al di sotto dello spot caudale, che sarà più o meno visibile a seconda dell’umore del pesce; questa seconda bandatura è osservabile sia nei maschi sia nelle femmine.

Foto di maschio e femmina in cui si vedono chiaramente le due bande caratteristiche della specie:

Apistogramma bitaeniata
Apistogramma bitaeniata maschio.
Apistogramma bitaeniata.
Apistogramma bitaeniata femmina.

Un altro tratto caratteristico di questa specie è l’elevato policromatismo, evidente soprattutto nei maschi, che però non è determinante nello studio della provenienza degli esemplari.
Come vedremo meglio dalle foto seguenti, i maschi di A. bitaeniata possono mostrare differenti pattern di colori, evidenti soprattutto nelle pinne ventrali e nella pinna caudale (ma anche nella dorsale).

 

Esemplare dal Rio Nanay. Esemplare dal Rio Tigre. Esemplare dal Rio Ampiyacu.

Dimorfismo sessuale

Come in tutti gli Apistogramma, il maschio è notevolmente più grande della femmina e presenta colori sgargianti con la caudale a forma di lira con un motivo “a scacchi/righe”, di contro la femmina presenta una caudale priva di allungamenti e di motivi ma che, a seconda dell’origine degli esemplari, assume una leggera sfumatura giallo/arancio.

Degno di nota è il fatto che, contrariamente ad altri Apistogramma, la femmina di A. bitaeniata non ha le classiche pinne ventrali che terminano con l’estremità arrotondata ma presenta un accenno di prolungamento di un colore neutro/bianco; nulla di paragonabile però agli allungamenti delle ventrali del maschio che possono tranquillamente raggiungere i due centimetri e che assumono una colorazione che può variare dall’arancio al blu (anche qui dipende dall’elevato policromatismo della specie).

Il maschio inoltre presenta una dorsale con i primi 3/4 raggi nettamente allungati e che assume una colorazione a bande longitudinali alternando una banda di colorazione giallognola (alla base della pinna dorsale) a una banda bluastra (nella parte centrale della pinna) e terminando di nuovo con colori giallo/arancio (per lo più sugli allungamenti dei raggi).
La dorsale della femmina è generalmente di colore neutro e priva di allungamenti, al più assume un tono giallognolo in periodo riproduttivo.

Maschio e femmina a confronto:
Apistogramma bitaeniata maschio e femmina

Comportamenti tipici

Apistogramma bitaeniata, se paragonato ad altri ciclidi nani, risulta molto più aggressivo, motivo per cui, secondo me, non rappresenta la specie ideale per chi si interfaccia per la prima volta con gli Apistogramma.

Riproduzione

Come detto sopra per stimolare la riproduzione di A. bitaeniata è necessario abbassare il pH e, nel caso non sia già sufficientemente bassa, anche la conducibilità, sempre in modo graduale; se si ospitano esemplari catturati in natura i valori dovranno essere ulteriormente più bassi.

Per quella che è la mia esperienza con esemplari di cattura ho ottenuto il corteggiamento e la deposizione con pH 5.0 e conducibilità elettrica attorno ai 70 μS/cm ma, ahimé, la deposizione non è andata a buon fine e le (poche) uova non sono arrivate alla schiusa. Le tre principali cause credo siano la conducibilità troppo alta, il fatto che era la loro prima riproduzione e la femmina alquanto vecchiotta.

Qui possiamo vedere un video del corteggiamento:

Femmina in livrea riproduttiva
Femmina in livrea riproduttiva, foto di Tom Christoffersen.

Per quanto riguarda esemplari non selvatici ci si può attestare a valori di pH intorno al 5.5 con temperatura di 26 °C; in questa situazione Eddy Spriet ha ottenuto una deposizione di una trentina di uova, in gran parte schiuse con successo.

Comportamenti verso conspecifici e altri inquilini

Come già detto sopra ha un’alta aggressività intraspecifica, ma anche quella extra-specifica non è da sottovalutare; per quella che è la mia esperienza ho visto maschi adulti di A. bitaeniata aggredire Nannostomus beckfordi (non esattamente i Nannostomus più piccoli e timidi) per cibarsi e perfino schierarsi contro P. scalare adulti.

L’acquario per A. bitaeniata

L’acquario per ospitare degli A. bitaeniata dovrà prevedere un fondo di sabbia molto fine (nei negozi la si trova spesso con la dicitura “sugar size“) e molti legni che fungeranno da barriere visive.
Da questo video si può vedere il tipico comportamento di vagliare il fondo che hanno gli Apistogramma:

Come piante consiglio piante galleggianti o ripariali, poiché l’alta presenza di tannini e la luce soffusa non favorirà lo sviluppo vegetale.
Per l’hardscape è anche possibile utilizzare legni e rocce (rigorosamente non calcaree).

Ricordo che questa specie vive in acque definite “black water”, quindi, se la vasca offrirà una buona ambratura i pesci ne gioveranno in colore e tranquillità.

Non potranno mancare delle mezze noci di cocco o comunque delle “tane a grotta” (es: savu pod) che verranno usate dalla coppia come siti di deposizione.

Questa è la mia vasca, esempio da non replicare perché un po’ piccola (60×40 cm di base) dove tengo i seguenti valori: pH: 5,5 durezze nulle, conducibilità: 70 μS/cm.
Reputo questa vasca troppo piccola perché, soprattutto all’inizio, ho fatto parecchio fatica a gestire l’aggressività degli esemplari infatti, come potete vedere dalla foto, sono dovuto ricorrere a tantissime barriere visive con divisioni nette dei territori usando legni e piante a foglia larga (Echinodorus spp.). In più ho dovuto aggiungere anche svariate tane e nascondigli per permettere ai pinnuti di trovare riparo nel caso in cui la situazione degenerasse troppo. Con una vasca con un lato lungo di almeno 80 cm il tutto sarebbe stato sicuramente più gestibile.

Dimensioni dell’acquario

A causa dell’elevata aggressività mi sento di consigliare una vasca con una lunghezza di almeno 80 cm, dove sarà possibile introdurre anche dei dither fish come Copella spp. Nannostomus spp. e, nel caso si abbia una vasca maturata a lungo, Otocinclus spp. e affini.
Sconsiglio grossi caracidi (es: gran parte degli Hyphessobrycon spp.) a causa della loro natura predatoria.

Parametri dell’acqua

Come credo abbiate ormai capito, questa specie non è tra le più facili da gestire. In aggiunta a quanto detto finora ci sono anche i parametri chimico-fisici dell’acqua da tenere in considerazione: A. bitaeniata è un Apistogramma altamente acidofilo che richiede valori di pH compresi tra 4 e 6 con conducibilità bassissima, sempre inferiore ai 90 μS/cm.
In natura vengono riportati valori prossimi allo 0: campionamenti eseguiti da Tom Christoffersen, nella stagione secca, riportano pH 4.71, conducibilità 12 μS/cm e temperatura di 26.6 °C. L’abbassamento del pH favorirà, inoltre, la riproduzione.

Un altro accorgimento per far vivere meglio e più a lungo i nostri pinnuti è adottare una stagionalità simile a quella che avviene effettivamente in natura lungo il bacino dei fiumi di provenienza.

Temperatura

A. bitaeniata proviene da bacini tropicali, quindi, in acquario, è bene mantenere una temperatura compresa tra i 23 °C e i 29 °C.

Alimentazione

Per quella che è la mia esperienza posso dire che esemplari wild, anche dopo un periodo di ambientamento iniziale, continueranno ad essere restii ad accettare mangime secco, preferendo di gran lunga congelato e vivo.

Un’altra raccomandazione è quella di variare il più possibile la dieta integrando anche con vegetale come piselli sbollentati o zucchine questo perché in natura la loro dieta non è prettamente proteica, come evidenziato in diversi studi.

Per quanto riguarda esemplari riprodotti in acquario (aquarium strain), benché difficili da reperire, accetteranno i vari mangimi confezionati – che dovranno comunque essere di buona qualità – sin da subito, somministrando però almeno un paio di volte alla settimana il congelato/vivo per avere una dieta bilanciata e il più varia possibile.

Tassonomia

Vista l’ampia diffusione nei corsi d’acqua sud-americani e al policromatismo di questa specie ai diversi ceppi della specie è stato assegnato un codice DATZ (così come abbiamo già visto in Apistogramma trifasciata), ovvero da A211 ad A216; più in particolare A213 corrisponde al A. cf. bitaeniata pescato nel Rio Tefé, A214 ad A. cf. bitaeniata provenienti dal lago Manacapuru e A215 per gli A. cf. bitaeniata provenienti dalle regioni brasiliane.
Studi più recenti (2016) hanno portato però alla scoperta di esemplari di Apistogramma bitaeniata proveniente da due tratti distinti del bacino del  Rio Apaporis che mostrano lo spot caudale separato dalla banda laterale al momento etichettati come Apistogramma sp. “D9” e Apistogramma sp. “D14”.

Bibliografia e Crediti

Römer Uwe, Cichlid Atlas Vol. 1, Mergus Verlag, 2001.

Apistogramma bitaeniata su Seriously Fish

Apistogramma bitaeniata su Fishbase

Eddy Spriet per informazioni sulla riproduzione.

Ringraziamo Tom Christoffersen per averci dato il permesso di utilizzare alcune sue fotografie e come fonte per alcune informazioni. In particolare, le foto provengono dagli articoli Collecting A. bitaeniata in Pebas e Apistogramma (cf.) bitaeniata. Queste foto possono essere riutilizzate solo previo consenso dell’autore, che ne detiene tutti i diritti.

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Stagionalità per i ciclidi nani https://acquario.top/stagionalita-ciclidi-nani/ https://acquario.top/stagionalita-ciclidi-nani/#respond Thu, 23 May 2019 19:44:05 +0000 https://acquario.top/?p=3856 Stagionalità: come può il ciclo delle stagioni influenzare i ritmi della vita dei nostri ciclidi sud americani, con particolare riguardo agli Apistogramma?In questo articolo cercheremo di dare, dopo una rapida introduzione ai cicli delle stagioni nelle zone tropicali sudamericane, alcune indicazioni pratiche per ricreare un minimo di stagionalità in acquario. I dati meteo utilizzati in […]

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Stagionalità: come può il ciclo delle stagioni influenzare i ritmi della vita dei nostri ciclidi sud americani, con particolare riguardo agli Apistogramma?
In questo articolo cercheremo di dare, dopo una rapida introduzione ai cicli delle stagioni nelle zone tropicali sudamericane, alcune indicazioni pratiche per ricreare un minimo di stagionalità in acquario.

I dati meteo utilizzati in questo articolo sono ricavati da medie delle misurazioni in periodi di tempo relativamente lunghi, pertanto può succedere che le misure di un singolo anno o di una singola stagione si discostino dalla media qui riportata.

I corsi d’acqua trattati nell’articolo sono stati appositamente scelti perché di maggior interesse acquariofilo.


Il ciclo delle stagioni in natura

Innanzitutto c’è da sapere che i pesci che siamo soliti allevare in acquario a valori pressoché costanti nel corso dell’anno, in natura vivono in realtà con parametri chimico-fisici dell’acqua tutt’altro che costanti. Sono, infatti, soggetti a continui cambiamenti annuali in relazione al clima e alla posizione geografica.

Vedremo, ad esempio, che mentre in alcune aree, come la zona equatoriale, vi sarà una certa costanza dei valori, in altre, come le zone tropicali, vi saranno picchi di umidità alternati a picchi di siccità.
Il cambiamento di questi parametri influenza il ciclo vitale dei pesci determinando periodi di riproduzione e periodi in cui i pinnuti mirano alla sola sopravvivenza.

Le piene e le secche dei bacini idrografici amazzonici, dovute all’alternarsi della stagione secca a quella delle piogge, alterano i valori e modificano la tipologia e la quantità di cibo disponibile, dettando così i ritmi di vita.
È per questo motivo che potrebbe essere opportuno seguire una simil-stagionalità anche nelle nostre vasche.

Ricreare una sorta di stagionalità in acquario gioverà molto alla salute dei nostri pinnuti. Infatti ricreemo dei periodi di riproduzione, di accrescimento e di pausa in cui i pesci, in particolare i ciclidi, avranno tempo per riprendersi dallo sforzo di una o più riproduzioni.

La conseguenze che ne deriva è che i nostri pinnuti avranno una vita più lunga e più sana.

Studio della stagionalità (equatoriale, intermedia, tropicale)

Di seguito vedremo in modo breve e sintetico come il clima varia allontanandoci man mano dall’equatore.

Fascia equatoriale (Rio Negro)

In prossimità dell’equatore è proprio il caso di dire che non esistano le mezze stagioni.

Infatti qui le precipitazioni e le temperature media sono pressoché costanti e, di conseguenza, lo sono anche i parametri chimico-fisici dei bacini idrografici.
Le precipitazioni sono abbondanti durante tutto il corso dell’anno.

In questa zona vi è un clima costantemente caldo e umido, umidità relativa prossima al 100% e rovesci temporaleschi che si manifestano verso sera per un totale di precipitazioni prossimo ai 3000 mm annui, con un picco di abbondanza tra marzo e giugno (sui 250 mm al mese).

Nella stagione secca le precipitazioni diminuiscono leggermente (superando comunque i 100 mm al mese), così come le temperature.

Andamento precipitazioni Rio Negro

Come evidenziato dal grafico appena visto, in fascia equatoriale la percentuale minima di giorni con piovosità supera la percentuale massima di giorni con piovosità in fascia tropicale, più specificatamente nella zona del Pantanal, come vedremo nel paragrafo successivo.

Un esempio di cosa succede durante la stagione delle piogge – i fiumi esondano e allagano le pianure circostanti sommergendo, in parte, la vegetazione:

Fiume Caño La Pica
Fiume Caño La Pica durante la stagione delle piogge (foto di Ivan Mikolji).

Fascia tropicale (Pantanal)

Analizziamo le varie stagioni che possiamo trovare in questa fascia.

Estate (Ottobre – Marzo)

Le abbondanti precipitazioni faranno aumentare le portate dei corsi d’acqua amazzonici facendoli esondare, in alcuni casi, nelle pianure circostanti, sommergendo così tutto il materiale vegetale organico presente nel terreno.

Un esempio è tutta la zona del Pantanal, che non è altro che una vastissima pianura alluvionale.

Autunno (Aprile – metà Maggio)

Andando avanti con i mesi le piogge andranno a calare, i fiumi diminuiranno la loro portata e rientreranno nei loro argini portando con sé ciò che il materiale vegetale precedentemente sommerso ha rilasciato nel corso della stagione umida.

Inverno (metà Maggio – metà Agosto)

Le precipitazioni in inverno si ridurranno fino a limitarsi a rari e leggeri temporali.
I bacini saranno in secca, con una grande quantità di substrato vegetale in decomposizione sul fondo, e la temperatura media si abbasserà leggermente (sempre nel contento di un clima tropicale!).

Primavera (metà Agosto – fine Settembre)

Le temperature cominciano nuovamente ad aumentare e, verso Settembre, iniziano i primi rovesci dovute alla crescente calura.

Di seguito un grafico che rappresenta la percentuale di giorni in cui si manifestano precipitazioni nel corso di un mese, da notare i massimi e i minimi tipici delle regioni tropicali.

Andamento annuale precipitazioni PantanalUn’immagine satellitare di come varia l’area sommersa nella pianura alluvionale del Pantanal:

Foto satellitare Pantanal
L’immagine A rappresenta il Pantanal nel pieno della stagione umida, l’immagine B lo rappresenta nel pieno della stagione secca. L’area racchiusa dalla linea gialla delimita quelle che vengono denominate ‘wetland’, ovvero le zone che effettivamente si allagano.

Fascia intermedia (Rio Tefé)

Ovviamente la divisione fra fasce climatiche non è così netta come potrebbero farci pensare i grafici sopra – stiamo infatti parlando di fasce climatiche larghe circa duemila kilometri!

La divisione tra fasce è molto più graduale: un esempio ce lo da il grafico seguente, che rappresenta la percentuale di giorni con piovosità in un mese nella zona del Rio Tefé (situata 500 km a sud di Sao Gabriel da Cachoeira, città presa come riferimento per il grafico del Rio Negro):

Precipitazioni annuali Rio Tefé

Come applicare la stagionalità in acquario

Ora che ci siamo annoiati con un po’ di grafici e numeri, come possiamo usare quanto visto in acquario?

Idea per ricreare la stagionalità in acquario

I fiumi in cui vivono i nostri beniamini si trovano, grosso modo, quasi tutti sotto l’equatore, quindi nell’emisfero australe.
Per questo motivo le stagioni sono invertite rispetto alle nostre: la nostra estate corrisponde al loro “inverno”, ovvero alla stagione secca, e viceversa.

Noi acquariofili dovremmo quindi adattarci, cercando un compromesso, facendo corrispondere alla nostra estate la loro estate – che ricordo va da ottobre ad aprile ed è il periodo più caldo e con maggiori precipitazioni.
Questo ci consentirà di evitare, in molti casi, di dover raffreddare le nostre vasche in estate.

La grande quantità d’acqua piovana (pressoché priva di sali disciolti) della stagione delle piogge andrà ad aumentare il volume d’acqua presente nei bacini idrografici. In questo modo si assisterà ad una diluizione dei sali disciolti – in termini acquariofili, “la conducibilità scende”.
Contemporaneamente, avremo un aumento di acidificanti naturali, dovuto al fatto che i fiumi andranno a sommergere elementi che rilasciano acidi naturali (in generale acidi umici e tannini dovuti alla lettiera di foglie e altro materiale vegetale spesso presente).
Entrambi questi fenomeni portano a un calo del pH.

L’esondazione dei fiumi, e quindi l’allagamento di zone normalmente asciutte, comporta anche una variazione della dieta. Infatti i pesci avranno a disposizione più proteine (insetti vari), che andranno ad integrare la dieta sostituendo in parte il detrito vegetale.

Tutti questi elementi – acqua acida con conducibilità bassissima, più spazio di nuoto e alta disponibilità di cibo proteico – favoriscono le riproduzioni.

Come mettere in pratica l’idea

A livello pratico, in primavera, dovremo far scendere gradualmente la conducibilità, facendo cambi parziali con osmosi e, in contemporanea, dovremo inserire acidificanti naturali (pignette di ontano, foglie di catappa, savu pod, estratti ecc) e tannini, i quali ci permetteranno di tenere un pH basso e stabile con pochi sali che fanno da tampone
Inoltre, dovremo fornire anche un mangime più proteico (vivo o congelato che sia).

Con l’arrivo dei primi caldi (in linea di massima primavera/estate) – e quindi con il naturale aumento delle temperature dovremmo essere prossimi ai valori idonei per stimolare la riproduzione della nostra specie.
Nel caso abitiate in regioni fredde un termoriscaldatore potrà aiutarvi, se le temperature non si alzano a sufficienza.

Avanzando verso l’autunno, con i nostri avannotti di ormai qualche centimetro, e con le temperature che torneranno ad abbassarsi dopo le calure estive, i genitori saranno pronti per una nuova deposizione.

Infine, con l’arrivo dei primi freddi, siamo pronti a far variare i valori chimico-fisici del nostro acquario verso la stagione secca sud americana.
Dovremo quindi ridurre gradualmente l’osmosi (tenendo comunque la conducibilità a valori consoni alla specie allevata) utilizzata e contemporaneamente ridurre temperatura e acidificanti naturali presenti.

In questo periodo (stagione secca sud americana, nostro inverno) gli adulti avranno una pausa per riprendersi dalle riproduzioni. Gli avannotti, invece, avranno tempo per crescere con una minore possibilità che gli adulti li vedano come intrusi nel loro territorio.
Inoltre, la temperatura più bassa rallenterà anche il metabolismo dei nostri pesci, cosa che, a lungo andare, ne allungherà la vita.

Nota importante sulla variazione dei parametri

Qualsiasi tipo di intervento riguardante i parametri chimico-fisici della vasca (inserimento di acidificanti, cambi con osmosi etc) dovrà essere fatto con molta gradualità: ne va della salute dei nostri beniamini.

Ora che sapete come stimolare (o sedare) una riproduzione vi aspettiamo sul forum o sul gruppo Facebook Ciclidi Nani Italia per raccontarci le vostre esperienze!


Bibliografia

https://gmao.gsfc.nasa.gov/reanalysis/MERRA-2/

http://www.fao.org/land-water/land/land-governance/land-resources-planning-toolbox/category/details/en/c/1036355/

https://www.ncdc.noaa.gov/isd

https://askgeo.com/

Crediti

Foto Pantanal: CC BY (an open-access article distributed under the terms of the Creative Commons Attribution License): http://www.scielo.br/scielo.php?script=sci_arttext&pid=S2317-48892015000300475

Foto Fiume Caño La Pica : © Ivan Mikolji

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Sessaggio nel genere Apistogramma https://acquario.top/sessaggio-nel-genere-apistogramma/ https://acquario.top/sessaggio-nel-genere-apistogramma/#respond Sun, 07 Apr 2019 19:38:31 +0000 https://acquario.top/?p=4042 L’intento di questa breve guida è quello di aiutarvi a togliere i dubbi sul sesso dei vostri Apistogramma, soprattutto in fase giovanile, in modo da andare in negozio senza doversi fidare ciecamente del pescivendolo di turno. Buona lettura e per qualsiasi dubbio vi aspettiamo sul forum! Disclaimer: le foto utilizzate sono spesso di esemplari stressati […]

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L’intento di questa breve guida è quello di aiutarvi a togliere i dubbi sul sesso dei vostri Apistogramma, soprattutto in fase giovanile, in modo da andare in negozio senza doversi fidare ciecamente del pescivendolo di turno.

Buona lettura e per qualsiasi dubbio vi aspettiamo sul forum!

Disclaimer: le foto utilizzate sono spesso di esemplari stressati e/o molto giovani; questa scelta è stata fatta per aiutarvi ulteriormente, poiché molto probabilmente così saranno i pesci quando andremo ad acquistarli.
Inoltre, ho scelto di trattare solo alcuni caratteri per semplicità: la conta dei pori facciali o l’analisi del DNA mi sembravano poco sensati da trattare in un articolo amatoriale e pratico.

Sessaggio nel genere Apistogramma

Prima di tutto è bene ricordare che più i pesci in questione sono vicini allo stato adulto e più sono a loro agio, più sarà facile giungere a una conclusione certa.

Ovviamente, a maturità sessuale, le femmine sono generalmente più piccole, presentano colori meno accesi e forme più smussate; di contro gli esemplari maschi saranno più grossi (fino al doppio delle dimensioni) con colori più accesi con una presenza maggiore di iridescenze e con vari allungamenti al pinnaggio.

Nell’immagine seguente abbiamo un esempio in cui si vedono a confronto un maschio e due femmine di Apistogramma baenschi a maturità sessuale raggiunta:

Apistogramma baenschi
In questi casi evidenti, raramente ci dovremmo porre la domanda “ma è una coppia?” quindi ora vedremo come comportarsi e cosa osservare quando siamo chiamati a rispondere alla domanda fatidica e la risposta non è così evidente.

Discriminanti maggiori nel dimorfismo degli Apistogramma

Pinnaggio

L’osservazione della forma e del colore delle varie pinne sono senza alcun dubbio uno dei fattori chiave per capire il sesso dei nostri Apistogramma.
Presentano infatti differenze notevoli tra i due sessi e ricordo di nuovo che più i pesci saranno tranquilli e tenuti in condizioni idonee più queste differenze saranno visibili.

Di seguito un’immagine per ricordare i nomi delle pinne:

Foto di Gianluigi Paravisi, A. trifasciata.

Pinna dorsale

In alcune specie sarà facile notare i maschi adulti poiché presenteranno allungamenti dei primi 3/4 raggi della dorsale (es: cacatuoides, trifasciata, bitaeniata, baenschi, …) e/o un prolungamento appuntito alla fine della dorsale (es: agassizii).
Nelle specie che presentano una morfologia simile le femmine avranno i raggi notevolmente più corti e tondeggianti.

Un fattore comune a molte specie invece è la terminazione della dorsale, già ben visibile in fase giovanile, che nei maschi sarà ad angolo acuto mentre nelle femmine sarà visibilmente arrotondata.

Ecco alcuni esempi per spiegarmi meglio.

Maschio e femmina di Apistogramma cacatuoides in cui si nota la diversa forma e lunghezza della pinna dorsale e della pinna caudale, il maschio presenta sempre angoli molto acuti e raggi allungati, la femmina angoli smussati e raggi più corti:

Apistogramma cacatuoides maschio

Apistogramma cacatuoides femminaMaschio e femmina di A165 dove si nota il sesso osservando la terminazione della dorsale:

A165 maschio

A165 femmina

Altro esempio in cui è possibile capire il sesso degli Apistogramma osservando la terminazione della dorsale, Apistogramma sp. “Tefé”:

Apistogramma sp Tefé maschioApistogramma sp Tefé femminaE, infine, con Apistogramma uaupesi ancora insacchettati:

Apistogramma uaupesi

Pinne ventrali

In gran parte delle specie la femmina presenterà la parte iniziale delle ventrali nera (sopratutto in riproduzione) e queste pinne resteranno prevalentemente più corte, difficilmente raggiungendo il penducolo caudale.
Al contrario, nei maschi le ventrali possono tranquillamente arrivare a superare la metà della caudale.
Altra discriminante è che in molte specie le ventrali delle femmine terminano con l’estremità tondeggiante.

Vediamo alcuni esempi con immagini.

Esemplari di Apistogramma cacatuoides in cui si nota la differenza di sesso dalle ventrali, la femmina le presenta nere e senza allungamenti a differenza del maschio:

Apistogramma cacatuoides maschio

Apistogramma cacatuoides femmina

Sessaggio di Apistogramma bitaeniata osservando gli allungamenti delle pinne ventrali:

Apistogramma bitaeniata maschio

Apistogramma bitaeniata femmina


Pinna anale

Con le pinne anali valgono le stesse osservazioni fatte precedentemente per la terminazione della pinna dorsale, ovvero: nel maschio si hanno pinne che terminano con angoli acuti e con possibili allungamenti, nella femmina si avrà una pinna anale più corta e tozza con l’estremità arrotondata.

Ecco un esempio con maschio e femmina di Apistogramma uaupesi:

Apistogramma uaupesi

Pinna caudale

La pinna caudale è un ottimo punto di riferimento per sessare gli Apistogramma.
A parer mio è uno dei migliori, anche con pesci giovani; inoltre spesso osservare la caudale aiuta molto anche nelle identificazioni delle specie.

Anche qui le femmine presenteranno forme molto più curvilinee; nei maschi di determinate specie (es: cacatuoides, bitaeniata, …) la caudale assume diverse forme (a lira, lanceolata, monolobata, bilobata) e presenterà degli spot.
In altre specie, la caudale avrà una forma arrotondata (tronca) in entrambi i sessi ma presenterà una diversa colorazione tra maschio e femmina.

Esempio di coda con forma simile ma diversa livrea in Apistogramma baenschi dove il maschio presenta una bordatura rossa assente invece nella femmina:

Apistogramma baenschi maschio

Apistogramma baenschi femmina

Esempio di forma diversa della caudale tra i due sessi con presenza, nel maschio, di spot in Apistogramma bitaeniata:

Apistogramma bitaeniata maschio

Apistogramma bitaeniata femmina

Altro esempio di forma diversa della caudale tra i due sessi questa volta con presenza di colore nel maschio, Apistogramma uaupesi:

Apistogramma uaupesi

Livrea

Come ultima caratteristica c’è la livrea.
Nel caso in cui stiamo cercando di sessare pesci giovani e stressati, l’osservazione della livrea difficilmente ci porterà a capirne il sesso.  Per questo motivo è bene non fare troppo affidamento su questa osservazione (si può eventualmente usare come prova aggiuntiva).

Nel caso in cui, invece, stiamo osservando pesci giovani ma adattati nelle nostre vasche, la colorazione dell’individuo in questione potrà aiutarci.
Ad esempio, nella foto sottostante c’è un giovane maschio di Apistogramma bitaeniata in cui si vedono chiaramente diversi colori sulla dorsale, assenti invece nelle femmine.

Apistogramma bitaeniata

Ora che sapete identificare più facilmente i ciclidi nani avete un motivo in più per sceglierli come ospiti della vostra prossima vasca!


Bibliografia

Römer Uwe, Cichlid Atlas Vol. 1, Mergus Verlag, 2001.

Römer Uwe, Cichlid Atlas Vol. 2, Mergus Verlag, 2006.

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Apistogramma trifasciata https://acquario.top/apistogramma-trifasciata/ https://acquario.top/apistogramma-trifasciata/#respond Sat, 09 Feb 2019 13:44:34 +0000 https://acquario.top/?p=3696 Oggi vi parleremo dell’Apistogramma trifasciata, uno degli Apistogramma più tranquilli ma allo stesso tempo più belli. Insomma, la specie ideale per i neofiti del genere. Studieremo la loro distribuzione in natura e il loro habitat per poi capire come allevarli al meglio nelle nostre vasche. Buona lettura. Distribuzione in natura di Apistogramma trifasciata Apistogramma trifasciata ha […]

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Oggi vi parleremo dell’Apistogramma trifasciatauno degli Apistogramma più tranquilli ma allo stesso tempo più belli. Insomma, la specie ideale per i neofiti del genere.

Studieremo la loro distribuzione in natura e il loro habitat per poi capire come allevarli al meglio nelle nostre vasche. Buona lettura.

Distribuzione in natura di Apistogramma trifasciata

Apistogramma trifasciata ha una distribuzione relativamente ampia, fra Brasile, Paraguay e Argentina. Nel dettaglio, si estende dal Rio Guaporé (Brasile, Bolivia) fino al Rio Paraguay, lungo tutta l’estensione di questo fiume.

In natura sono presenti diverse popolazioni con diverse morfologie.
Per distinguere queste forme si è adottato il codice alfanumerico DATZ (assegnatoli dall’omonima rivista tedesca).
I codici assegnati sono:

  • A204 per le popolazioni provenienti dalla zona nord del Pantanal, particolarmente dal tratto brasiliano del Rio Paraguay,
  • A205 per le popolazioni argentine del Rio Paraguay,
  • A206 per il cf. trifasciata provenienti dal Rio Guaporé, Bolivia e Brasile.

In aggiunta a questi, c’è l’A. trifasciata “Maciliensis”, non ancora classificato in DATZ, proveniente dai laghi del Rio Guaporé nel tratto brasiliano-boliviano.

Area di distribuzione di A204 e A205.
Areale di distribuzione di A204 (rosso) e A205 (verde).

Area di distribuzione di A206.
Area di distribuzione di A206.

Habitat naturale di Apistogramma trifasciata

Apistogramma trifasciata (come gran parte dei ciclidi nani sud-americani) abita i corsi d’acqua minori e le anse calme dei corsi principali, dove la visibilità è scarsa (si parla di acque chiare e raramente anche di acque bianche).

Un’altra caratteristica del suo habitat naturale è il fondo che è costituito solamente di sabbia finissima, infatti questo ciclide nel corso del tempo si è adattato a vagliare il substrato in cerca di cibo raccogliendolo con la bocca ed espellendo dalle branchie la parte non commestibile.

Dimorfismo sessuale

Come in tutti gli Apistogramma, il maschio è notevolmente più grande della femmina e presenta colori sgargianti.

In particolare, in periodo non riproduttivo, le estremità della dorsale del maschio vireranno sul rosso, con una livrea caratterizzata da iridescenze blu metallico; la femmina avrà invece una livrea abbastanza neutra.
In periodo riproduttivo, invece, la femmina assumerà una colorazione prettamente gialla, interrotta solamente dal nero intenso della banda laterale.

Un’altra evidente differenza sono gli allungamenti dei primi 3-4 raggi della dorsale (anche per quasi 20 mm) e delle pinne anali fino all’attacco della caudale nel maschio.
Quest’ultima differenza a volte può essere fraintesa: infatti anche le femmine possono presentare allungamenti delle ventrali che si limitano però all’attacco anteriore della pinna anale.

Comportamenti tipici

Apistogramma trifasciata, se paragonato ad altri ciclidi nani, risulta molto più tranquillo, motivo per cui rappresenta la specie ideale per chi è alla prima esperienza con gli Apistogramma.

Riproduzione di Apistogramma trifasciata

Per stimolare la riproduzione sarà sufficiente ridurre con gradualità i valori chimico-fisici dell’acqua aumentando, sempre gradualmente e contemporaneamente, la temperatura.
Molto influente è anche la conducibilità elettrica (che influisce anche sulla percentuale di schiusa), un valore tra i 120 e i 130 μS/cm andrà più che bene.

Quando la femmina sarà pronta assumerà una colorazione giallo intenso e si mostrerà al maschio inarcandosi di fronte a lui; in risposta, il maschio si esibirà con delle parate vibrando davanti a lei.
Quindi la femmina inviterà il maschio nel luogo di deposizione, usualmente un anfratto e, se ne avranno la possibilità, quasi certamente la femmina sceglierà una mezza noce di cocco (appositamente inserita e, volendo, camuffata con muschio o piante epifite), dove verranno deposte e fecondate tra le 20 e le 50/60 uova.

Una volta che i nuovi nati avranno raggiungo il nuoto libero, ovvero dopo che avranno esaurito il sacco vitellino, sarà quasi esclusivamente la femmina a prendersi cura della prole effettuando delle cure parentali, a mio avviso spettacolari.
La si potrà osservare mentre sposterà gli avannotti in varie zone della vasca difendendoli sempre, costantemente con una certa aggressività, come si potrà notare nel video che segue.

Il ruolo del maschio qui è secondario, infatti si limiterà a pattugliare le zone limitrofe del territorio accertandosi che non vi siano intrusioni da parte di caracidi o altri pesci in generale.

Per alimentare gli avannotti i primi tempi è bene preparare delle cisti di artemia da schiudere; potrebbe anche essere utile avere in vasca delle foglie in decomposizione che apportino microfauna.
Nel caso in cui non si riesca ad avere disponibilità di naupli si potranno utilizzare mangimi secchi, purché di taglia molto ridotta, come delle cisti decapsulate.

Comportamenti verso conspecifici e altri inquilini

Come già detto sopra tra i ciclidi nani è una delle specie più tranquille ma pur sempre di ciclidi si tratta. Per quanto riguarda i comportamenti tra conspecifici c’è da dire che i maschi tollerano a stento altri esemplari dello stesso sesso nel loro territorio, così come le femmine tollerano gran poco altre femmine nel loro.

I compagni di vasca ideali per gli Apistogramma in generale sono i così chiamati “dither fish“, ovvero i “pesci rassicuranti“, che essendo di taglia ridotta non predano gli avannotti.
Alcuni esempi: Copella spp., Nannostomus spp., Carnegiella spp. e affini, piccoli Hyphessobrycon.

Sono invece da evitare gli inquilini che popolano lo stesso livello di nuoto come Corydoras (anche qui con l’esclusione delle specie più piccole come i C. pygmaeus) e loricaridi in generale.

L’acquario per Apistogramma trifasciata

L’acquario per ospitare degli A. trifasciata dovrà prevedere un fondo di sabbia molto fine (nei negozi la si trova spesso con la dicitura “sugar sizee molte piante a foglia larga, come specie di Echinodorus, che fungeranno da barriere visive e delimiteranno i territori.
Per l’hardscape è anche possibile utilizzare legni e rocce (rigorosamente non calcaree).

Ricordo che questa specie non vive in acque definite “black water”, quindi un’eccessiva ambratura non è richiesta.

Non potranno mancare delle mezze noci di cocco che verranno usate dalla coppia come siti di deposizione.

Allestimento per Apistogramma trifasciata.
Vasca di Gianluigi Paravisi.

Dimensioni dell’acquario

Se tenuta una coppia in monospecifico, una vasca con una base di almeno 60×30 centimetri sarà sufficiente. Nel caso in cui si vogliano inserire altri coinquilini la vasca dovrà avere dimensioni maggiori.

La colonna d’acqua è secondaria poiché noterete che raramente si alzeranno più di 20/30 cm dal fondo.

Allestimento per Apistogramma trifasciata

Per creare un set-up ideale totalmente dedicato ad una coppia è bene dividere l’acquario in due territori offrendo molti ripari e barriere visive grazie all’utilizzo di legni e piante.
Questo offrirà alla femmina una zona tranquilla dove rifugiarsi nel caso in cui il maschio dimostri un’eccessiva aggressività.

Acquario in cui ho allevato e riprodotto A. trifasciata 'Guaporé'
Acquario in cui ho allevato e riprodotto A. trifasciata “Guaporé”.

L’utilizzo di piante galleggianti o piante tenute in semi-emersione è consigliato per creare zone d’ombra e mitigare la luce.

Parametri dell’acqua

Gli Apistogramma trifasciata abitano corsi d’acqua relativamente poco acidi, infatti per il mantenimento di esemplari selvatici un pH tra il 6,5 e il 7 con un KH attorno ai 4 dKH andranno più che bene.
L’abbassamento dei valori sopra citati favorirà la riproduzione.

Un altro accorgimento per far vivere meglio e di più i nostri pinnuti è adottare una stagionalità simile a quella che avviene effettivamente in natura lungo il bacino dei fiumi di provenienza.

Temperatura

Questi ciclidi, provenendo da fiumi relativamente meridionali, non sopportano molto bene alte temperature: tenerli sopra i 28/29 °C per periodi troppo lunghi non è salutare per loro. Ovviamente dovremo comunque assicurarci che la temperatura non scenda mai sotto i 20/21 °C.

Alimentazione

Per quella che è la mia esperienza posso dire che esemplari wild, anche dopo un periodo di ambientamento iniziale, continueranno ad essere restii ad accettare mangime secco, preferendo di gran lunga congelato e vivo.

Un’altra raccomandazione è quella di variare il più possibile la dieta integrando anche con vegetale come piselli sbollentati o zucchine questo perché in natura la loro dieta non è prettamente proteica come evidenziato in diversi studi [1].

Per quanto riguarda esemplari aquarium strain accetteranno i vari mangimi confezionati sin da subito (che dovranno comunque essere di buona qualità) somministrando però almeno un paio di volte alla settimana il congelato per avere una dieta bilanciata e il più varia possibile.

Tassonomia

Secondo l’ultima divisione in lineage/sublineage/group, fatta da Mike Wise con l’assistenza di Frank Hättich e Tom Christoffersen nel Novembre 2018, il gruppo dei trifasciata comprende due diverse specie.

All’interno del gruppo vi sono le seguenti specie:

  1. A. trifasciata, divisi a seconda della morfologia ovvero: A204, A205, A206, A. trifasciata “Maciliensis” (sprovvisto di codice DATZ);
  2. Apistogramma erythrura o A207 (ex sp. “Mamoré”) [2].

Ci sono tuttavia ancora dubbi, infatti sembrerebbe che l’A. trifasciata “Maciliensis” non sia altro che una diversa forma morfologica dell’Apistogramma trifasciata (e quindi che non esista un A. “Maciliensis”) e che l’A207 sia una specie a sé stante.

Le perplessità all’interno del gruppo sono causate dal fatto che A. trifasciata e A. “Maciliensis” abitino corsi d’acqua separati durante la stagione secca, ma che si uniscono quando i bacini esondano portando, quindi, le due specie ad incontrarsi.
Si è perciò ipotizzato che la discriminante morfologica, ovvero una banda laterale obliqua che parte dall’angolo dell’opercolo e raggiunge l’inizio della pinna anale, sia dovuta all’ambiente in cui questi pesci vivono.

Ordine: Perciformes
Famiglia: Cichlidae
Sottofamiglia: Geophaginae


Bibliografia

The Homepage of Martin and TomC

Apistogramma trifasciata su Fishbase

The Cichlidroom companion


[1] López-Fernández H, Winemiller KO, Montaña C, Honeycutt RL. (2012). Diet-Morphology Correlations in the Radiation of South American Geophagine Cichlids (Perciformes: Cichlidae: Cichlinae). PLoS ONE 7(4): e33997. https://doi.org/10.1371/journal.pone.0033997

[2] Staeck, Wolfgang & Schindler, Ingo. (2008). Apistogramma erythrura sp. n. – a new geophagine dwarf cichlid (Teleostei: Perciformes: Cichlidae) from the río Mamoré drainage in Bolivia. Vertebrate Zoology. 58

Römer, U. (2001). Cichlid Atlas: Natural History of South American Dwarf Cichlids

Crediti

Alcune foto sono Gianluigi Paravisi, che ringraziamo per averci consentito di usarle; queste foto non possono essere riutilizzate senza il permesso dell’autore.

Mappa Rio de la Plata [modificata]: By Kmusser – Own work, Elevation data from SRTM, drainage basin from GTOPO [1], all other features from Vector Map., CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=11713483

Mappa Rio delle Amazzoni [modificata]: By Kmusser – Own work using Digital Chart of the World and GTOPO data., CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=4753209

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