Luca Collini La Scienza in Acquario. Mon, 30 Mar 2020 18:52:10 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.7.2 Mikrogeophagus ramirezi https://acquario.top/mikrogeophagus-ramirezi/ https://acquario.top/mikrogeophagus-ramirezi/#respond Sun, 29 Mar 2020 10:31:13 +0000 https://acquario.top/?p=4036 Mikrogeophagus ramirezi è una delle specie di pesci tropicali più diffusa; appartiene alla famiglia dei Ciclidi (Cichlidae) e ha la fama di pesce colorato ma delicatissimo. È conosciuto anche con il nome comune “Ciclide nano di Ramirez” o anche solo come “ram”. Vediamo di scoprire quali siano i suoi segreti – vi ricordo anche che […]

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Mikrogeophagus ramirezi è una delle specie di pesci tropicali più diffusa; appartiene alla famiglia dei Ciclidi (Cichlidae) e ha la fama di pesce colorato ma delicatissimo.
È conosciuto anche con il nome comune “Ciclide nano di Ramirez” o anche solo come “ram”.

Vediamo di scoprire quali siano i suoi segreti – vi ricordo anche che abbiamo già la traduzione autorizzata di un articolo di Ivan Mikolji sull’habitat naturale di questa specie.

Coppia di M. ramirezi nel loro habitat naturale.
Coppia di M. ramirezi nel loro habitat naturale, dall’articolo di Ivan Mikolji, autore della foto.

Consiglio la lettura di questo articolo, così da conoscere l’ambiente e le abitudini della specie, prima di procedere con questa scheda.

Habitat di Mikrogeophagus ramirezi

Mikrogeophagus ramirezi è un Ciclide sudamericano.

La popolazione tipo, ossia quella utilizzata per descriverlo scientificamente, proviene dal sistema fluviale dell’Orinoco, in Venezuela. Il luogo preciso non viene svelato con precisione ma si ipotizza sia nelle Los Llanos (praterie aride) del sistema fluviale del Rio Apure, nella zona più limitrofa all’intersezione col Rio Orinoco.

Questa specie comunque è stata ritrovata in diversi luoghi, sempre all’interno di questa ecozona di prateria arida, che si estende tra Venezuela e Colombia.
I vari ritrovamenti in natura riferiscono comunque luoghi molto simili ossia piccoli specchi d’acqua ferma o a scorrimento molto lento con fondo fangoso, presenza di piante sommerse e acqua che, a seconda dei siti, va dal marroncino lieve allo scuro.

M. ramirezi selvatico che si nutre nel suo ambiente naturale.
In questa foto di Ivan Mikolji possiamo apprezzare molto bene il tipo di fondo.

In natura abitano le rive di questi stagni, nel fitto della vegetazione, a una bassissima profondità.
Visto il lento scorrimento dell’acqua e il Sole non schermato dagli alberi, si hanno temperature che toccano i 30/32 °C.

Curiose sono le misurazioni fatte in questi siti, dove abbiamo un pH variabile ma comunque acido (5.5, 6.2, 5.1 ecc) ma con una conducibilità sempre bassissima, addirittura sui 3 μS/cm in alcune zone.

Morfologia

Mikrogeophagus ramirezi è un piccolo ciclide dalle dimensioni di circa 4/6 cm e corpo tozzo.

La colorazione è molto vivace e varia a seconda delle popolazioni dal giallo al blu.
Si è notato che gli esemplari che abitano in sistemi fluviali ampi tendono ad avere una colorazione quasi totalmente assente, con una livrea color beige.  Probabilmente in queste condizioni la mimetizzazione per eludere la predazione riveste un ruolo più importante rispetto al corteggiamento.

Generalmente la parte anteriore del corpo è tendente al giallo, con una banda nera verticale all’altezza dell’occhio. Nella parte alta del ventre è presente uno spot nero che talvolta interessa leggermente anche la pinna dorsale.
La parte terminale del corpo ha un colore tendente all’azzurro mentre le pinne sono trasparenti ma con numerosi riflessi azzurri, viola e rossi.

Le pinne pettorali solitamente hanno i primi raggi di color nero e/o azzurro (almeno per quanto riguarda gli esemplari con colorazione naturale); la dorsale, pronunciata, ha i primi raggi di colore nero.

Dimorfismo sessuale

Il dimorfismo sessuale è molto chiaro negli esemplari non selezionati: le femmine infatti presentano una vistosa macchia rosa sul basso ventre che può diventare ancora più marcata in fase di riproduzione.
I maschi, invece, hanno i primi raggi della dorsale molto più allungati e anche la parte terminale presenta un allungamento “a ricciolo” che nelle femmine è, al contrario, tronco.

Le femmine, inoltre, hanno lo spot nero sul corpo più esteso, generalmente con all’interno una macchia fatta di riflessi; nel maschio non è presente.

Tutte queste differenze purtroppo sono diventate sempre meno evidenti con la selezione artificiale, che ha cercato di massimizzare i colori.
Questo rende difficile il riconoscimento del sesso negli esemplari di provenienza commerciale e in tali casi bisogna armarsi di pazienza e cercare tramite confronto visivo di notare le differenze nei prolungamenti della pinna dorsale.

L’acquario per Mikrogeophagus ramirezi

Mikrogeophagus ramirezi è un ciclide che in natura vive in piccoli gruppi da una decina di esemplari; durante le riproduzioni, tuttavia, si formano coppie che cooperano nella riproduzione mentre l’aggressività aumenta nei confronti dei conspecifici.

In ambiente chiuso come un acquario è difficile gestire questa situazione perché, al contrario dell’ambiente naturale, la coppia non può isolarsi totalmente. Per questo motivo, Mikrogeophagus ramirezi è spesso allevato in coppie.

In acquari molto sviluppati in lunghezza è tuttavia possibile ricreare il gruppo, il che permette di osservare una gamma di situazioni comportamentali maggiori.
Questa situazione tuttavia va progettata accuratamente, studiando un allestimento con diversi blocchi visivi e zone dove gli esemplari scacciati possano rifugiarsi in sicurezza, in acquario di dimensioni non indifferenti: sotto il metro di lato lungo sconsiglio il gruppo di esemplari.

Come allestire la vasca per Mikrogeophagus ramirezi?

Come abbiamo potuto vedere nella descrizione dell’ambiente e nell’articolo di Ivan Mikolji, il fondo in cui si sono evoluti questi pesci è caratterizzato dalla presenza di una fanghiglia che setacciano continuamente con la bocca e che gli ha conferito il nome di “Piccoli Mangia-terra“.

L’alternativa più pratica per noi acquariofili è usare una sabbia finissima, assicurandoci che non sia calcarea, visti i valori di allevamento. Questo consentirà ai pesci di filtrarla attraverso le branchie in maniera simile a quanto accade negli habitat naturali.

Non sono pesci di acqua completamente nera quindi non è obbligatorio l’utilizzo elevato di tannini, torba o estratti. Per acidificare, ad ogni modo, credo sia molto meglio utilizzare acidi naturali come i tannini prodotti da legni, foglie o portasemi.
È opportuno evitare l’utilizzo di acidi forti da sciogliere in acqua o il sovra-dosaggio di CO2 con lo scopo di avere acqua chiara e pH acido.

Consiglio quindi di ambrare leggermente l’acqua utilizzando pignette d’ontano o foglie di catappa o quercia; è anche gradita la presenza di qualche legno o radice per creare un allestimento più complesso.

Nei ciclidi è, infatti, importante avere barriere visive e numerosi ripari. Se si vuole mantenere un colore minimo basta utilizzare acqua con KH basso che renderà più facile scendere col pH, usando quindi una minore quantità di tannini.

Mikrogeophagus ramirezi
Sabbia finissima, piante e legni in un allestimento adeguato. Foto di Giulia Li Rosi.

Come abbiamo visto, nel loro habitat naturale la vegetazione subacquea è assente e per lo più la incontrano durante le alluvioni, quando l’acqua fuoriesce dal letto del fiume e si riversa sulle rive con piante palustri che vengono sommerse.

Gli avannotti usano queste zone per cercare protezione e nutrirsi, quindi in acquario potremmo utilizzare piante facili per ricreare qualcosa di simile con Egeria densa semi-galleggiante e una zona con Helanthium tenellum o affini per creare una zona con un prato un po’ alto simile all’erba che trovano in natura sulle rive.

Inserimento in vasca

Uno dei problemi principali con M. ramirezi è l’inserimento in vasca, ovviamente una volta che la stessa è matura.

L’importanza dell’ambientamento

Un buon ambientamento spesso evita la maggior parte dei problemi che hanno dato a questo pesce la nomea di delicato.

Anzitutto dobbiamo evitare bruschi sbalzi di valori – sicuramente qualche anno di selezione in cattività non avrà modificato un pesce frutto di migliaia di anni di evoluzione tuttavia se un pesce un’ora prima era tenuto in acqua di rubinetto a pH 7.5 e con durezze elevate e noi lo mettiamo ai valori in cui si trova in natura – per quanto giusti sulla carta – gli provochiamo uno shock osmotico non indifferente.

Il primo consiglio quindi è di preparare la vasca a valori più simili a quelli di un negozio rispetto a quelli naturali e portarli ad acqua acida e morbida col tempo e gradualmente, con i pesci già ambientati.

La temperatura durante l’ambientamento

Il secondo consiglio riguarda la temperatura: siccome è una specie che non eccelle per le difese immunitarie, è utile un ambientamento in acqua calda (28 °C) a cui abbinare un aeratore per i primissimi giorni in modo che lo stress per l’inserimento non faccia trovare strada libera a malattie e parassiti.

Importante, infine, evitare possibili cause di stress, quindi il primo giorno consiglio luci spente e di non tentare di alimentare – un giorno di digiuno non ha mai creato problemi.

All’acquisto, è molto importante anche scegliere esemplari sani: possiamo infatti avere numerose premure ma se il pesce che andiamo a comprare è già malato è molto facile che lo stress di un trasporto e il cambio di vasca non migliorino la situazione.

Vanno evitati a questo scopo gli esemplari che presentano pancia incavata, in quanto potrebbero essere vittima di parassiti intestinali, gli esemplari con escoriazioni o altri segni anomali sul corpo e soprattutto gli esemplari apatici.

Gestione in vasca una volta ambientati

Una volta che il pesce è correttamente ambientato possiamo staccare l’aeratore e iniziare a fare piccoli cambi con acqua osmotica per portare l’acqua a valori acidi con un obiettivo di pH sul 6-6.2 (scendere di più non serve) e durezze attorno ai 2-3 punti.

Secondo me è importante far sentire a questi pesci saltuariamente gli sbalzi di temperatura tipici dei piccoli specchi d’acqua per avere una buona salute e dei buoni cicli riproduttivi, quindi suggerisco temperatura che fluttua da 26 ai 30 °C.

Sono pesci che inizialmente tendono ad essere timidi, perciò consiglio sempre l’acquisto di un gruppetto di giovani fra cui, salvo vasche belle grandi, selezionare poi una coppia.

Non bisogna avere fretta e pretendere di vederli subito a colori superbi: vanno aspettati con pazienza, onde evitare un inutile aumento di stress che resta per questi pesci la principale causa di morte.

Cambiamenti di temperatura

Spesso viene detto che gli sbalzi di temperatura causano malattie come i famigerati puntini bianchi (Ictioftiriasi) tuttavia bisogna tenere a mente che non è il freddo che crea quei puntini ma un parassita (Ichthyophthirius multifiliis) che, trovando un pesce già debilitato, approfitta di un ulteriore stress per attaccarlo.

Se un pesce è sano gli sbalzi di temperatura non sono un trauma ma uno stimolo positivo che cerca di emulare una pioggia amazzonica. La ciclicità di questi stimoli è utilissima sia per allungare la longevità dei nostri pesci sia per ricreare una situazione ancora più naturale come potete leggere nel nostro articolo sulla stagionalità.

Alimentazione di Mikrogeophagus ramirezi

M. ramirezi è una specie la cui dieta è principalmente composta da detrito vegetale e invertebrati come larve di insetto, crostacei e molluschi che cacciano proprio rovistando tra il detrito. Vanno assolutamente evitati i cibi troppo proteici a base di carne poiché non riescono a digerirli efficacemente.

Consiglio un buon secco a base di invertebrati, a rapido affondamento, a cui abbinare magari un pastone fatto in casa con maggiore componente vegetale.
Abbiamo nel forum un intervento su come farlo per i discus: la ricetta va benissimo anche così viste le esigenze molto simili in fatto di alimentazione. Volendo, si può aggiungere anche qualche alga in polvere durante il periodo riproduttivo come aggiunta di proteico vegetale. Ad esempio, la spirulina (anche se a rigore è un cianobatterio) si trova ormai facilmente in polvere anche al supermercato sotto casa.

Come integrazione si può dare del congelato o vivo come Artemia salina o larve di Chironomus ma senza abusare: il cibo molto ricco di proteine animali e grassi accentua i colori e li fa apparire belli e grossi ma alla lunga accorcia l’aspettativa di vita e ha un brutto impatto sulla fertilità. Questi alimenti sono tipici del periodo riproduttivo, quando la femmina deve produrre le uova e i piccoli crescere.
L’abuso, come per tutte le cose, fa più danni che benefici.

Riproduzione di Mikrogeophagus ramirezi

M. ramirezi è una specie di Ciclide che si riproduce all’aperto al contrario di molti altri Ciclidi nani. La coppia, una volta formata, sceglie un sasso, una foglia o un legno piatto e largo che con cura ripulisce prima di iniziare a deporre le uova bianco perla.

Questa specie effettua cure biparentali, ossia la cura della prole è effettuata all’unisono da entrambi i genitori nella maggior parte dei casi.

Se inesperti, è facile che i primi tentativi non vadano a buon fine: purtroppo capita che le coppie più giovani e alle prime armi non sappiano gestire fin da subito le uova e finiscano per abbandonarle o mangiarle. Ma con un po’ di pazienza ed esperienza i risultati arriveranno!

Schiusa delle uova

La schiusa delle uova avviene tra le 36 e le 48 ore e, visto che depongono all’aperto, avremo la fortuna di vedere questi pallini muniti di coda che vibrano: un’esperienza che vi farà amare ancora di più questi fantastici pesci!
Appena nati gli avannotti sono muniti di sacco vitellino che dà loro i nutrienti necessari per i primissimi stadi di sviluppo.

Alimentazione e crescita degli avanotti

L’alimentazione da parte nostra inizia invece dopo un paio di giorni, quando esauriscono il sacco vitellino.
Come cibo per i nascituri l’Artemia salina è sicuramente da preferire ma è buona cosa integrarla con altro come Microworms e cibo in polvere. Per somministrare quest’ultimo, utilizzo le siringhe senza ago a cui fisso una cannuccia, per evitare di andare con tutto il braccio in vasca; così facendo, evito anche di stressare i genitori, visto che se dovessero ritenere le uova o i piccoli in pericolo, potrebbero abbandonarli o mangiarli loro stessi.

Mikrogeophagus ramirezi
Foto di Giulia Li Rosi.

Le cure parentali durano solamente un paio di mesi; man mano che gli avannotti cresceranno, i genitori li sposteranno sempre più spesso finché non saranno in grado di nuotare da soli.

Avanotti Mikrogeophagus ramirezi
Foto di Giulia Li Rosi.

In questa fase sarà molto importante l’allestimento della vasca perché gli avannotti inizieranno a brucare in continuazione in fondo alla ricerca di microfauna e quindi aver predisposto zone idonee al pascolo con sabbia e foglie aiuterà molto.

Avanotti ramirezi
Foto di Giulia Li Rosi.

Al termine delle cure comunque i genitori continueranno a identificare i giovani come propria prole e la tollereranno in vasca, spesso anche durante le riproduzioni successive, se lo spazio è sufficiente.

Mikrogeophagus ramirezi
Foto di Giulia Li Rosi.

Varietà e selezioni di Mikrogeophagus ramirezi

Anche in natura questa specie ha un policromismo molto sviluppato (differenze di livrea all’interno della stessa popolazione) e diverse forme locali.
Sfruttando quindi la loro variabilità genetica l’uomo ha ottenuto diverse forme artificiali, sia selezionando caratteristiche morfologiche come le pinne dei “Long-fins” o la forma del corpo dei “Baloon”, sia selezionando colorazioni innaturali come la forma “Gold”, la “Electric Blue” o la nuova “Black”.

Tali forme hanno la colorazione fissa e immutabile e quindi la nota capacità di comunicare con la livrea tra partner e con gli avannotti viene meno.
Inoltre, purtroppo, in farm, per motivi di produttività, le cure parentali non vengono eseguite ma anzi le uova separate. Col tempo questo ha tolto quella naturale selezione che impediva ai pesci incapaci di riprodursi o che predavano le proprie uova o i propri avannotti di estinguersi perché non procreavano.

Ramirezi Electric Blue
M. ramirezi “Electric Blue”. Non può comunicare attraverso i cambi di livrea.

Un’altra grossa problematica è che fissare queste selezioni che si manifestano solo occasionalmente si deve forzatamente abusare di numerosi incroci tra fratelli e sorelle finché una data caratteristica non sarà sempre presente nella prole. Ciò tuttavia comporta alcuni problemi, tra cui la scarsa fertilità e una minore variabilità genetica.

Questo è il motivo principale della fama di essere pesci difficili da riprodurre: in realtà sono pesci che sono piuttosto facili se si ha la fortuna di partire da esemplari di buona qualità.

Il consiglio che mi sento di dare è quello di prediligere le forme il più naturale possibile e rifornirsi da chi può assicurare che i pesci sono stati allevati con cure parentali, in modo che i problemi siano potenzialmente molto minori.

Le forme wild di Mikrogeophagus ramirezi

In commercio si trova sempre più frequentemente anche l’offerta di esemplari di cattura o la loro prole (F1, in gergo). Una domanda che spesso mi viene posta da chi sceglie di percorrere questa strada è la seguente: come vanno approcciati?

Sicuramente la risposta più corretta è quella più semplice: vanno approcciati con giudizio dopo aver studiato bene le loro esigenze e la vasca in cui inserirli.
Ma oltre alle frasi fatte, cercheremo di essere un po’ più pratici.

Le condizioni in cui abbiamo visto che si sono evoluti sono piuttosto estreme come valori; tuttavia durante l’anno in un dato fiume o tratto di esso si intercorrono svariate situazioni.
Questo è il motivo per cui i pesci si riproducono solamente in certi periodi e non hanno costantemente avannotti al seguito. In acquario, secondo la mia opinione, bisogna cercare di avere un equilibrio dinamico tra le esigenze dei pesci e il far funzionare la vasca come sistema. Ciò ovviamente non significa che dobbiamo far adeguare i pesci alla nostra vasca ma che dobbiamo ben soppesare i limiti che ha un ambiente chiuso e non rischiare inutilmente di compromettere l’acquario per inseguire dei numeri.

Spiegazione con esempio

Cercherò di spiegarmi meglio con un esempio.
Ipotizziamo di avere un acquario di medio-piccole dimensioni per una coppia di M. ramirezi wild: potremmo scegliere di allevarli in una vasca riempita di sola osmosi con uno strato fine di sabbia e acidificare in maniera forte per abbassare il più possibile il pH.

Se usassimo acidificanti naturali dati da foglie e portasemi, avremmo una conducibilità che si innalzerà inesorabilmente per la macerazione di questi materiali vegetali in sospensione. Si noterà, inoltre, la presenza di composti azotati, prima che il pH arrivi ai livelli dell’ambiente naturale.
Usando questi acidificanti, non è infatti possibile abbassare il pH senza alterare altri valori, come quelli dei composti azotati o la conducibilità.

Non credo che dei valori simil-naturale bilancino queste mancanze: purtroppo in ambiente chiuso è sempre complicato avere, come si suol dire, la botte piena e la moglie ubriaca e bisogna sempre cercare di non perdere di vista le esigenze per inseguire dei numeri (quelli dei test) che sono certamente importanti ma non devono diventare legge.

Compagni di vasca per Mikrogeophagus ramirezi

La scelta dei coinquilini è molto importante se si vuole avere successo con la riproduzione di questi Ciclidi poiché, deponendo all’aperto, è molto più difficile proteggere gli avannotti dai predatori.
Per questo motivo è ideale scegliere specie di taglia ridotta che non rappresentino un pericolo per le uova e la prole, ad esempio specie come Hyphessobrycon amandae o Paracheirodon simulans per quanto riguarda specie da banco, oppure specie del genere Otocinclus.

La presenza di coinquilini è importante perché tende a far cooperare la coppia rafforzando l’istinto per le cure parentali; non è raro infatti che coppie che da sole abbandonano le uova con qualche caracide in vasca portino a termine la schiusa.

La presenza di “dither” è pertanto utile quando si possiede un gruppo anziché la singola coppia (negli acquari delle giuste dimensioni), per distribuire meglio l’aggressività tra ciclidi, diminuendo il rischio di esemplari messi all’angolo della vasca dai conspecifici.

Tassonomia

Dominio: Eukaryota
Regno: Animalia
Phylum: Chordata
Classe: Actinopterygii
Ordine: Perciformes
Famiglia: Cichlidae
Sottofamiglia: Cichlinae
Genere: Mikrogeophagus
Specie: M. ramirezi

Storia della classificazione di Mikrogeophagus ramirezi

La storia del nome di questa specie forse meriterebbe un articolo a sé da quanto è interessante e complessa [1]. Vediamola per punti principali:

  • Quando venne scoperta nel 1947, venne presentata da G. S. Myers e R. R. Harry [2] sotto il nome di Apistogramma ramirezi, in onore di Manuel Vincente Ramirez.
    Tuttavia il fatto che, al contrario del resto del genere, non utilizzasse rientranze per riprodursi ma, al contrario, deponesse all’aperto su sassi, foglie o buche fece dubitare fin  da subito sulla correttezza della classificazione.
  • Nel 1960 sia tra alcuni ittiologi sia tra gli appassionati inizia a diffondersi per la prima volta il nome di Microgeophagus che rimane però un nome non accettato ufficialmente.
  • Intorno al 1970 vengono proposti in ordine i nome di Pseudogeophagus e Pseudoapistogramma ma entrambi vengono rifiutati. La diatriba va avanti.
  • Nel 1977 Kullander, con un autorevole studio [3], ridefinisce la specie come Papiliochromis ramirezi, che deriva da papilo, farfalla e chromis, colore: ecco perché è anche conosciuto come “Ciclide farfalla”. Lo studio viene universalmente accettato dalla comunità scientifica e sembra finalmente che sia stata scritta la parola “fine” su questa storia. Talvolta questo nome viene riportato erroneamente come Papillochromis ramirezi.
  • Nel 1982 torna prepotentemente in auge il termine Microgeophagus, che si fa sempre più strada nei libri di testo e nella comunità scientifica, tanto da decidere di cambiare il nome in Microgeophagus e lasciare Papiliochromis come sinonimo creando però più confusione di prima.
  • Nel 1998 Kullander è autore di una pubblicazione in cui, probabilmente per un errore di battitura o impaginazione, chiama la specie col nome di Mikrogeophagus sostituendo la “c” con una “k”. Questo refuso tuttavia fa nascere un dibattito che porta incredibilmente all’accettazione di Mikrogeophagus come sinonimo e col tempo a diventare la forma più utilizzata, tant’è che, ad oggi, ufficialmente gli altri nomi (tra cui la forma in origine corretta) non sono più riconosciuti come validi dalla comunità scientifica.

Bibliografia

[1] Kullander SO (2011) Nomenclatural availability of putative scientific generic names applied to the South American cichlid fish Apistogramma ramirezi Myers & Harry, 1948 (Teleostei: Cichlidae). Zootaxa 3131: 35-51. 10.11646/zootaxa.3131.1.2

[2] Myers GS, Harry RR (1948) The Ramirezi dwarf cichlid identified. Aquarium, Philad. 77.

[3] Kullander S.O. 1977. Papiliochromis gen.n., a new genus of South American cichlid fish. Zoologica Scripta, 6: 253-254.

Eschmeyer W.N. ed. 2018 Catalog of fishes. California Academy of sciences

Fisher P.E. 1968. Apistogramma ramirezi ist doch Venzolaner! Das Aquarium u. Terrarium Zeischrift (DATZ), 21 (1): 8-10

Géry J. 1983 Le nom de genre de Apistogramma ramirezi Meyers & Harry. Rev. Fr. Aquariol. 10(3): 71-72

Kraus G. 1982. Wir Suchten Mikrogeophagus  ramirezi. Das Aquarium u. Terrarium Zeischrift (DATZ), 35 (12): 441-443

Linke H. Staeck W. 1984 Ciclidi Americani 1: Ciclidi nani. Tetra, Melle, Germania

Meinken H. 1967. Wiederum platze eine Import-Legende. Das Aquarium u. Terrarium Zeischrift (DATZ), 20 (10): 294-299

Werner U. 1992 Fishfangabenteuer Südamerika. Landbuch, Hannover, Germany.

Crediti

Ringraziamo Giulia Li Rosi per le fotografie che documentano la riproduzione dei suoi esemplari.

Foto M. ramirezi “Electric Blue”: By Laila_, CC0 (Pubblico Dominio)

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Microctenopoma ansorgii https://acquario.top/microctenopoma-ansorgii/ https://acquario.top/microctenopoma-ansorgii/#respond Wed, 01 Jan 2020 20:02:02 +0000 https://acquario.top/?p=4650 Microctenopoma ansorgii è un piccolo anabantide africano conosciuto anche come “Ctenopoma Ornato” per via della sua livrea particolarmente appariscente. È stato descritto da George Albert Boulenger nel 1912, il quale dedicò la specie a William John Ansorge, un ricercatore naturalistico molto attivo nel vecchio continente. Microctenopoma, invece, deriva dal greco “mikros” significa piccolo (in comparazione […]

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Microctenopoma ansorgii è un piccolo anabantide africano conosciuto anche come “Ctenopoma Ornato” per via della sua livrea particolarmente appariscente.

È stato descritto da George Albert Boulenger nel 1912, il quale dedicò la specie a William John Ansorge, un ricercatore naturalistico molto attivo nel vecchio continente.

Microctenopoma, invece, deriva dal greco “mikros” significa piccolo (in comparazione al genere Ctenopoma); “ktenos” significa pettine mentre “poma” significa opercolo; il nome si riferisce al loro opercolo branchiale che ha degli speroni ben visibili negli esemplari adulti.

Area di distribuzione di Microctenopoma ansorgii

Questa specie è nativa del bacino fluviale del fiume Congo in Africa e la si trova sia nella Repubblica del Congo sia nella Repubblica Democratica del Congo (ex Zaire); è stato trovata, infatti, nel Chiloango River nella parte centrale del fiume Congo.
È inoltre diffusa una popolazione locata “Malebo Pool” che è una zona paludosa nel tratto finale del fiume Congo.

Aree diffusione Microctenopoma ansorgii
Principali aree di diffusione di Microctenopoma ansorgii nel bacino del fiume Congo.

Questa specie predilige le zone paludose ad acqua ferma o le piane alluvionate rispetto ai corsi d’acqua principali. Grazie al loro labirinto possono, infatti, respirare agevolmente aria dall’atmosfera, riuscendo a vivere senza problemi in acqua stagnante e con bassa concentrazione d’ossigeno.

Vi sono report anche di altre popolazioni in Camerun ed in Madagascar ma probabilmente sono frutto di immissioni umane.

Questa specie è stata inserita nella Lista Rossa dell’IUCN al rischio minimo (LC – Least Concern) ma i pochi se non nulli dati a disposizione sul numero degli individui e del loro trend non consentono di stare tranquilli.

Aspetto e dimorfismo sessuale

Sebbene questa specie abbia numerose analogie con le specie di Ctenopoma, le quali hanno un aspetto simile alle foglie che sfruttano per mimetizzarsi, la loro morfologia è diversa e per certi versi più simile al genere Anabas in cui era stata originariamente inserita.

Microctenopoma ansorgii
In questa foto si vedono chiaramente le due dentellature presenti negli individui adulti sugli opercoli branchiali da cui prende il nome il genere.

L’aspetto è affusolato con una lunghezza media di 6/7 cm; hanno sia la pinna anale sia la dorsale molto sviluppate, soprattutto nel maschio, e di un colore a bande arancio-nere che in fase di parata viene esteso a tutto il corpo, che normalmente è di color marrone.

Microctenopoma ansorgii maschio
Un maschio in livrea piena: si notano molto bene il pinnaggio contornato di bianco tipico dei maschi e la livrea arancio-nera.

Le femmine hanno delle dimensioni minori con un colore più tenue, soprattutto nel nero, che è molto sbiadito e trasparente. I maschi hanno pinne più estese, con bordi crestati come nelle femmine ma ornati di bianco.

Microctenopoma ansorgii femmina
Femmina di Microctenopoma ansorgii, si riconosce dalle pinne poco sviluppate. Le femmine spesso hanno l’addome più pronunciato rispetto ai maschi in giovane età, caratteristica che crescendo poi viene un po’ più camuffata.

Sono dunque pesci che hanno una colorazione molto variabile e che assumono i colori solo in determinate situazioni. In questo video possiamo vedere lo stesso esemplare della foto (lì in livrea piena) nella livrea spenta.

Comportamenti tipici di Microctenopoma ansorgii

Microctenopoma ansorgii è un anabantide molto schivo in vasca e tende a farsi vedere poco, preferendo nuotare tra la vegetazione fitta e rimanere nascosto nelle tane; se la vasca è ben allestita e si sente al sicuro, tuttavia, non risulta impossibile osservare i suoi comportamenti.

Microctenopoma ansorgii stressato
Erroneamente si pensa che vedere un pesce molto colorato voglia dire che sta bene, in verità con questa specie non è sempre detto e la livrea piena viene assunta anche in condizioni di enorme stress proprio in risposta allo stesso. Qui ad esempio vediamo una livrea molto accesa in questo giovane esemplare in una condizione di ovvio stress. Se i nostri pesci stanno costantemente in questa livrea forse c’è un problema di stress da risolvere!

Tende ad essere molto territoriale e aggressivo e, finché la gerarchia non è stabile, è frequente vedere inseguimenti e combattimenti cruenti. Una volta stabilita la struttura gerarchica è invece molto facile che i litigi diventino quasi nulli.
Sono partito con un gruppo di cinque esemplari, messi in un 200 litri a loro dedicato: dopo una iniziale fase caratterizzata da litigi continui, l’aggressività è diventata nulla e mi è stato possibile continuare ad allevarli in gruppo anche durante le riproduzioni.

Nel seguente video, in alto a sinistra possiamo notare, prestando un po’ di attenzione, un tipico segnale di dominanza di un maschio. Si vede in maniera molto rapida come l’esemplare, vedendo il conspecifico, avvicinandosi si metta in obliquo e mostri le bande marcate. In questo caso l’intruso accetta la gerarchia e si limita a fermarsi e tornare indietro a pinne chiuse.
Gli scontri non sono molto frequenti e la vasca solitamente ha la sue gerarchia ben definita.

Sono pesci che abbinano alla grande curiosità una grande diffidenza e bisogna avere pazienza perché prendano confidenza con la vasca, con noi e con i nuovi arredi.
Durante i primi tempi sarà facile vederli scappare appena vi affaccerete al vetro della vasca ma col tempo saranno loro a guardarvi incuriositi dal vetro frontale, studiando immobili i vostri movimenti.

Microctenopoma ansorgii
Sono pesci molto curiosi che interagiscono tantissimo con l’ambiente circostante. Sono molto attenti ai movimenti in virtù soprattutto della loro natura da predatori.

In condizioni rilassate hanno uno stile di nuoto molto lento ed elegante e passano la giornata a cacciare sia gli insetti che si appoggiano sulla superficie della vasca sia la microfauna che si nasconde nel fondo.

Microctenopoma ansorgii
Qui ad esempio vediamo studiare un esemplare di gasteropode prima di farsi distrarre dal telefono vicino al vetro.

Riproduzione

Come molti anabantidi questa specie depone in nidi di bolle.
Il maschio quando è maturo e ha una femmina anch’essa pronta inizia a costruire il suo nido di bolle tra la vegetazione.
Rispetto ai nidi dei Betta li ho trovati più piccoli; la fase di costruzione dura anche qualche giorno e il maschio in questo periodo difende la zona assumendo la livrea riproduttiva.

Nido di bolle
Un nido di bolle. Spesso viene fissato a piante galleggianti.

Successivamente, con un abbraccio tipico di molti anabantidi, il maschio e la femmina si avvolgono per inseminare le uova che poi vengono raccolte dal maschio e messe nel nido dove rimangono anche nella prima fase di vita dopo la chiusa.

Corteggiamento
Una foto dall’alto del corteggiamento, in cui vediamo il maschio portare la femmina in superficie, dove poi abbracciarsi fino a scendere a mezz’acqua e raccogliere le uova fecondate da mettere, infine, nel nido di bolle.

Le cure parentali non sono molto lunghe e appena i pesci sono in grado di nuotare vengono lasciati girare per la vasca; i genitori comunque non effettuano cannibalismo della prole.
Nella mia esperienza, li ho sempre lasciati in vasca principalmente per una materiale difficoltà nello spostarli ma sarebbe preferibile farli crescere in vasca a parte per avere nidate più corpose.

Temperatura e valori

È una specie molto adattabile e la principale problematica è trovare pesci che godano già di buona salute perché spesso si trovano esemplari di cattura denutriti e stressati.

Per dare un idea dei valori, li allevo in queste condizioni:

  • pH 4.5-6
  • durezza temporanea 0-2 dKH e durezza totale 0-2 dGH
  • temperatura 20-29 °C
  • conducibilità minore di 80 μS/cm

Uso quasi esclusivamente acqua osmotica; tramite l’uso di acidificanti naturali stabili, come gli estratti di foglie di quercia, riesco a portare il pH a livelli acidi costanti e senza sbalzi, mantenendo durezze minime.

Per ovvi motivi li allevo in acqua totalmente ferma e quindi sto molto attento alla qualità dell’acqua che, se inadeguata, comprometterebbe lo sviluppo di uova e larve.

Stagionalità

Utilizzo la temperatura per regolare il metabolismo: preferisco far passare loro un inverno un pelo più freddo per rallentarlo perché trovo salutare, nel lungo periodo, dare un fase di stacco in cui il pesce possa recuperare energie.

Escluso questo periodo, tendo ad allevarli con una temperatura tra i 24 e i 27 °C e non sembrano regolare le riproduzioni in base al cambio di condizioni chimico-fisiche ottenute coi cambi d’acqua o di temperatura.
Credo che appena la femmina abbia maturato le uova, procedano alla riproduzione senza che vi sia un fattore di stimolo vero e proprio.

Microctenopoma ansorgii
Corteggiamento e abbraccio di Microctenopoma ansorgii (durante l’esposizione al Petsfestival).

Nella maggior parte dei pesci le riproduzioni avvengono ricreando avvenimenti che simulano l’arrivo della stagione riproduttiva come un cambio d’acqua per simulare la pioggia, un abbassamento della temperatura o il cambio dei paramentri chimico-fisici dell’acqua. Con questa specie, invece, non ho mai identificato un fattore che li stimoli: semplicemente quando sono pronti, a prescindere dalle condizioni ambientali, si riproducono.
Probabilmente, vista la maggiore longevità sono meno legati alle stagioni o forse nel mio acquario non si verificano condizioni così estreme da dargli una cadenza stagionale.

Allestimento per Microctenopoma ansorgii

Il substrato non ha molta importanza se sia sabbia o ghiaia, io ho usato una sabbia di natura silicea.

L’allestimento deve essere ricco di ripari per far sentire a loro agio i pesci; io utilizzo savu pod (dei portasemi di piante tropicali) e le classiche mezze noci di cocco.
Utilizzo inoltre foglie di quercia e legni per dare sostanza al layout; sono pesci che poco apprezzano ampi spazi vuoti.

Allestimento Microctenopoma ansorgii
Allestimento per Microctenopoma ansorgii: nella foto è appena allestito quindi con un po’ di torbidità e acqua ancora chiara ma si notano bene le caratteristiche che deve avere: fondo “sporco”, legni a mezz’acqua e molti nascondigli al suolo.

Come vegetazione si possono usare piante epifite che riescano a sopravvivere alla poca luce e ai valori molto acidi; inoltre uso molto le galleggianti come la Lemna o il photos in semi-emersione, che spesso viene usato come supporto per i nidi di bolle.

Li allevo in acqua molto ambrata e con poca luce ma non sembrano risentire di condizioni differenti.
Per abituarli al Petsfestival 2019, in cui li ho esposti, li ho ambientati per un paio di settimane in condizione di forte luce e acqua chiara e non hanno mostrato alcun disturbo; tuttavia mi sento di consigliare un allestimento più dark.

Allestimento fiume Congo
Il nostro allestimento per M. ansorgii al Petsfestival 2019.

In questo video si notano le capacità mimetiche e quanto l’allestimento sia fondamentale: la colorazione del corpo è identica al fondo e rende il pesce sicuro di uscire.
Un allestimento poco consono si tradurrebbe in pesci sempre nascosti, stressati e poco confidenti.

Alimentazione

Microctenopoma ansorgii è una specie micro-predatrice che si nutre prevalentemente di invertebrati sia terrestri sia acquatici. Non è inusuale vederli nutrirsi di insetti che si appoggiano allo specchio d’acqua o che volano nei pressi di esso: sono infatti abili saltatori.

Alimentazione Microctenopoma
Due maschi che mangiano insieme del cibo liofilizzato. Questi pesci hanno la fama di essere impossibili da alimentare, invece se vengono allevati nel modo giusto sono estremamente famelici e mangiano davvero di tutto. È comunque importante usare cibo vivo, surgelato ed un buon secco come integrazione.

Il vivo a mio avviso deve essere la parte fondamentale della loro dieta; oltre a dafnie, artemia e tubifex, somministro saltuariamente anche lombrichi.
Oltre al vivo anche il congelato e le scatolette in umido vanno bene per ampliare la gamma di cibo e sono tranquillamente accettate. Non hanno troppi problemi ad accettare anche il secco che galleggia, se ha un odore forte, tuttavia lo sconsiglio.
Sono pesci che mangiano tanto ma non serve alimentarle spesso; ricordano un po’ il genere Channa. Si abbuffano con foga mangiando fino a gonfiare in modo vistoso la pancia e poi ci mettono anche due giorni a riassorbirla. Bisogna quindi cercare di non sovralimentare i pesci, per evitare che diventino dei palloncini.

Bibliografia e Crediti

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Taeniacara candidi https://acquario.top/taeniacara-candidi/ https://acquario.top/taeniacara-candidi/#respond Sun, 02 Dec 2018 13:45:21 +0000 https://acquario.top/?p=3044 Taeniacara candidi è un piccolo ciclide del Sudamerica scoperto dal dottor George Sprague Myers nel 1935, il quale ha descritto per la prima volta anche Mikrogeophagus ramirezi e Paracheirodon innesi (Neon). Un tempo conosciuta come Apistogramma weisei, la specie è stata separata nel nuovo genere Taeniacara, dove attualmente è l’unica specie descritta. “Taeniacara” deriva dal […]

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Taeniacara candidi è un piccolo ciclide del Sudamerica scoperto dal dottor George Sprague Myers nel 1935, il quale ha descritto per la prima volta anche Mikrogeophagus ramirezi e Paracheirodon innesi (Neon).

Un tempo conosciuta come Apistogramma weisei, la specie è stata separata nel nuovo genere Taeniacara, dove attualmente è l’unica specie descritta.

“Taeniacara” deriva dal latino taenia, che significa “banda” e dal greco kara, ossia “faccia“; questo nome è dovuto alla linea laterale molto pronunciata che va dagli occhi alla coda.
“Candidi”, invece, è una dedica ad E. Candidus che donò gli esemplari tipo per la descrizione della specie.

Distribuzione in natura

La specie proviene dal Brasile, dove la si può trovare principalmente nella zona centrale del sistema fluviale del Rio delle Amazzoni, tra i fiumi Rio Tapajós e Rio Negro.

Bacino del Rio delle Amazzon
Bacino del Rio delle Amazzoni con evidenziato l’areale di Taeniacara candidi.

Taeniacara candidi non abita, tuttavia, nel corso principale ma si trova più facilmente in rivoli o piccoli corsi d’acqua con profondità basse.

Spesso si pensa erroneamente che sia una specie di acque scure invece, sebbene provenga da un areale famoso per l’acqua nera, i ritrovamenti sono quasi unicamente in acqua limpida.
Questo spiega anche la livrea, la quale manca di colori sgargianti come il rosso, l’arancione o il blu intenso, tipici dei pesci provenienti da acque scure (si pensi, ad esempio, ai Cardinale – Paracheirodon axelrodi). Al contrario, la livrea di Taeniacara candidi presenta delicate tonalità azzurro/verdastre, visibili in acqua limpida, ma che scomparirebbero in acqua scura.

Ciò tuttavia non vuol dire che Taeniacara candidi sia una specie di acqua dura e basica: non vi è infatti una relazione univoca tra colore dell’acqua e valori chimico-fisici, anzi, le misurazioni in natura parlano di pH tra il 4.5 e il 5.5 con durezze sotto un punto (dGH/dKH).

Taeniacara candidi femmina.
Taeniacara candidi femmina.

Poiché nuotano in zone poco profonde, dove le temperature sono molto variabili, dai 23 ai 30 °C e oltre, sono pesci relativamente resistenti ai cambiamenti di temperatura.
Tendono comunque a prediligere le acque calde, sebbene il loro metabolismo acceleri e, alla lunga, risulti nocivo – raramente, infatti, in natura vivono più di un anno.

Descrizione e dimorfismo

Le dimensioni sono molto contenute, andiamo dai tre centimetri circa della femmina ai quattro/cinque del maschio: la differenza di taglia tra i sessi in proporzione è piuttosto rilevante.

Il maschio ha una coda molto più sviluppata e generalmente biforcuta, i colori sono più vivaci e vanno dall’arancio al rosso unito a riflessi azzurri.

Taeniacara candidi maschio.
Taeniacara candidi maschio (foto di Steven Chester).

La femmina, invece, ha una colorazione che tende maggiormente al blu (salvo in riproduzione), con una coda corta che in alcuni casi può avere una forma lanceolata.

Taeniacara candidi
Taeniacara candidi femmina (foto di Steven Chester).

Il maschio, al contrario della femmina, ha anche le pinne ventrali molto allungate e fini mentre la femmina le ha tozze.

Comportamenti tipici

Malgrado la taglia modesta, Taeniacara candidi è uno dei nani più aggressivi.

Solitamente vive in harem, con più femmine per ogni maschio.
Per questo motivo, in acquario, se viene inserita una sola coppia, è probabile che il maschio stressi la femmina fino a ucciderla.

In riproduzione, tuttavia, i ruoli si capovolgono: in questa specie, infatti, le cure parentali vengono effettuate dalla sola femmina ed è frequente che in questo periodo arrivi ad uccidere i conspecifici, ritenendoli una minaccia.
Nel video seguente, possiamo vedere una femmina sorvegliare le uova.

Non è tuttavia raro che, in caso di morte della femmina, gli avannotti vengano cresciuti dal padre anche se in natura, dopo aver fecondato le uova, non resta a disposizione della femmina, poiché va dalle altre per riprodursi nuovamente.
Questo tipo di comportamento è visibile solo in cattività.

Riproduzione

La riproduzione non è difficile da ottenere.
La difficoltà maggiore è gestire l’aggressività, infatti perfino i rituali di corteggiamento sono molto rozzi.
Il maschio non fa altro che stressare la femmina inseguendola e mordendola finché non è pronta a deporre e, appena ha formato le uova, la costringe a riprodursi.
La femmina assume quindi la consueta colorazione gialla e le pinne diventano rosso/violacee.

La deposizione avviene in cavità, come noci di cocco, anche se ho notato preferiscano utilizzare le insenature dei legni.

Taeniacara candidi con uova.
Taeniacara candidi con uova.

Le uova come nelle specie di Apistogramma schiudono dopo 48/72 ore e dopo un altro paio di giorni inizia il nuoto libero.
La prole è piccola ma numerosa e viene seguita dalla femmina in maniera molto protettiva per un paio di mesi; poi man mano diventa autonoma e lasciata vagare per la vasca da sola.

Taeniacara candidi con avannotti
Taeniacara candidi con avannotti (foto di Steven Chester).

Ho alimentato i piccoli esclusivamente con cibo vivo, come Artemia salina e Microworms.
Si possono utilizzare anche integratori come cibi in polvere per avannotti e cisti di Artemia decapsulate, tuttavia il vivo assicura risultati migliori.

Taeniacara candidi di tre mesi circa
Taeniacara candidi di tre mesi circa (foto di Steven Chester).

Il sesso dei nascituri è influenzato dalla temperatura ma, per quanto ho notato, tendono a nascere più femmine che maschi.

Alimentazione

Tra le specie di ciclidi nani che ho allevato, Taeniacara candidi è quella che ha meno bisogno di integrare la dieta con prodotti di origine vegetale.
È infatti prevalentemente predatrice di larve di insetto e piccoli crostacei, abitando in canali tra vegetazione palustre dove le prede sono sempre abbondanti. Nel video sottostante, si può vedere mentre si nutre di larve di zanzara.

Apprezzatissime sono le larve di zanzara e Chironomus. Grazie al loro metabolismo molto veloce ed ottimizzato non sembrano avere difficoltà a metabolizzare le prede più grasse: non ho infatti mai notato gonfiori o pesci che dessero segno di malnutrizione.

Viceversa tendono a soffrire molto la fame, essendo pesci infatti che mangiano poco ma spesso e che non si ingozzano.
Ho trovato molto utile allevare insieme a loro le Neocaridina davidi perché gli adulti non vengono predati ma le giovani sì – sono una fonte costante di cibo.

Caridina adulta.
Caridina adulta.

L’acquario per Taeniacara candidi

Dimensioni dell’acquario

Per quanto riguarda le dimensioni della vasca, quelle minime per una coppia sono di 60×40 centimetri di base.
Mi sento tuttavia di consigliare un 80×40 cm di base come misure ideali vista l’aggressività.

Se ricordate, qualche paragrafo sopra parlavo delle difficoltà nel tenere una sola coppia: non è comunque detto che l’harem sia esente da rischi.
In caso di harem, con minimo tre femmine per distribuire meglio l’aggressività, non scenderei sotto i 100/120 centimetri di lato lungo.
In passato, viste le dimensioni contenute di Taeniacara candidi, credevo fossero sufficienti vasche più piccole ma, dopo aver accumulato più esperienza, mi sento di consigliare acquari più ampi.

Taeniacara candidi

Allestimento per Taeniacara candidi

L’ideale come fondo è uno strato di sabbia chiara: anche se non sono legati al fondo come altri Geophagini, la sabbia è molto utile per la cura degli avannotti.
Un allestimento ricco di anfratti e piante aiuta molto gli esemplari a sfuggire dai loro partner e limita i danni della loro aggressività.

Come piante meglio usare specie facili, visto che dovranno sopportare durezze nulle e fertilizzazione assente. A tale scopo consiglio specie come Najas guadalupensis, Heteranthera zosterifolia ed Egeria najas. 

Può essere utile l’utilizzo di dither fish (pesci rassicuranti) come i Nannostomus sp., i Paracheirodon simulans o piccoli Hyphessobrycon sp. come gli H. amandae.
Un altro metodo di allevamento interessante potrebbe essere in una vasca grande (come un 120 cm di lato lungo), in harem, abbinata a Dicrossus maculatus o Dicrossus filamentosus e dither fish, come si vede nel video seguente.

Condizioni di allevamento

Come valori di stabulazione consiglio:

  • pH tra il 6.5 e il 5, un pH più basso viene ripagato con colori accentuati e pinne più lunghe;
  • durezze tra 0 e 3 dGH/dKH, seppur i pesci non sembrano risentire di durezze più elevate, la schiusa ne risente;
  • conducibilità elettrica sotto i 120 μS/cm – essendo un pesce che sporca poco e mangia principalmente vivo non è difficile tenere l’acqua pulita.

Tassonomia

Dominio Eukaryota
Regno Animalia
Phylum Chordata
Classe Actinopterygii
Ordine Perciformes
Famiglia Cichlidae
Sottofamiglia Geophaginae
Genere Taeniacara
Specie candidi

 


Crediti

La foto di copertina e alcune immagini dell’articolo ci sono state gentilmente date da Steven Chester, che ringraziamo.
Queste foto non possono essere utilizzate senza il permesso dell’autore.

Cartina geografica [modificata]: By Kmusser – Own work using Digital Chart of the World and GTOPO data., CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=4745680

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Nannacara taenia https://acquario.top/nannacara-taenia/ https://acquario.top/nannacara-taenia/#respond Mon, 05 Nov 2018 16:50:10 +0000 https://acquario.top/?p=2254 Nannacara taenia è un ciclide nano sudamericano, proveniente dal bacino del Rio Tocantins, vicino a Belém, in Brasile. È stato ritrovato in diverse zone, sia in acqua chiara sia in acqua scura; in ogni caso, sempre in acque con durezze molto basse ed acidità elevata. Il nome deriva da Nana + kara, ovvero piccola + […]

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Nannacara taenia è un ciclide nano sudamericano, proveniente dal bacino del Rio Tocantins, vicino a Belém, in Brasile.
È stato ritrovato in diverse zone, sia in acqua chiara sia in acqua scura; in ogni caso, sempre in acque con durezze molto basse ed acidità elevata.

Posizione della città di Belém.
Posizione della città di Belém.

Il nome deriva da Nana + kara, ovvero piccola + faccia.
Taenia, invece, significa banda o striscia.

Aspetto e dimorfismo sessuale

Nannacara taenia è un ciclide lungo circa 4/5 centimetri, la specie più piccola del genere Nannacara attualmente descritto.

La specie è anche chiamata Stripped Dwarf Cichlid, ovvero Ciclide Nano a Strisce.

Infatti, la colorazione standard del maschio si presenta di un grigio molto chiaro con otto o nove linee orizzontali, fini e parallele, di colore più scuro.

Durante le parate, il dorso del pesce tende a diventare di un bianco perlaceo che sfuma verso il ventre in un viola scuro.

Maschio di Nannacara taenia
Maschio di Nannacara taenia. Notare le nove strisce orizzontali, da cui il nome Ciclide Nano a Strisce.

Ecco un video con un esemplare maschio:

La femmina ha lo stesso motivo ma presenta una banda centrale nera molto marcata.
In riproduzione, inoltre, appaiono delle linee verticali, spesse e nere (cinque solitamente), che creano una livrea molto più scura.
Può capitare che il colore di base da grigio chiaro tenda leggermente ad un giallognolo molto tenue.

Femmina di Nannacara taenia
Femmina di Nannacara taenia. Notare la banda centrale orizzontale e le cinque bande verticali.

Esemplare femmina in video:

Purtroppo non è raro notare che le caratteristiche generalmente propedeutiche di un sesso vengano riprese da esemplari del sesso opposto.
Mi è capitato, infatti, di vedere la banda nera centrale apparire nei maschi e, addirittura, di vedere il dominante, durante le parate di sfida, far comparire le linee verticali tipiche della femmina in riproduzione, per marcare ancora di più il suo colore scuro.

Come la maggior parte dei ciclidi, Nannacara taenia ha la capacità di cambiare livrea, anche velocemente, sia nei motivi sia nei colori.

Curiosamente, numerose specie di ciclidi nani del delta hanno livree molto simili come, ad esempio, Apistogramma piauiensis, Apistogramma sp. “Xingu” e Apistogramma sp. “Tucurui”.
Non è ancora sicuro quale sia il motivo di questa convergenza evolutiva, ma appare chiaro che ci debba essere, in quella zona, una forte spinta selettiva verso questo tipo di livree.

Comportamenti tipici

Come tutte le specie appartenenti al genere Nannacara, l’aggressività è elevata, soprattutto durante la riproduzione.

Coppia che scaccia in sincrono gli intrusi
Coppia che scaccia in sincrono gli intrusi (in questo caso, un maschio rivale).

Fortunatamente, al contrario di Nannacara anomala, la femmina con gli avannotti non si dimostra iper-aggressiva verso il maschio.

In questa specie non è raro vedere i maschi recitare un ruolo molto attivo nelle cure parentali e, talvolta, anche i maschi si fanno carico della crescita degli avannotti.

Ho notato, infatti, soprattutto in esemplari giovani, che era il maschio a farsi carico di ventilazione e difesa dei piccoli, mentre la femmina si occupava di difendere il territorio.
Una volta più maturi, i ruoli si sono stabilizzati al contrario, con la femmina che si occupa della prole e il maschio che difende la zona.

Nel video seguente possiamo vedere una femmina che accompagna gli avannotti:

Sebbene la letteratura parli di coppie formate solo per il momento riproduttivo, nella mia esperienza le coppie sono rimaste stabili, senza cambiamenti di partner.
Ciò è probabilmente dovuto più a una questione gerarchica che a una reale fedeltà, che in natura non si è mai notata.

Alimentazione

Nannacara taenia è una specie di ciclide principalmente predatrice di piccoli invertebrati come insetti, molluschi e crostacei.
Vanno perciò evitati i cibi a base di pesce o prodotti derivati; rispetto ad altri nani è, invece, meno importante l’integrazione vegetale.

È facile che inizialmente accettino solo cibo vivo o surgelato, ma col tempo accetteranno anche il secco, soprattutto se ci saranno altri pesci che daranno l’esempio.
Infatti i ciclidi imparano molto facilmente per emulazione: se vedono dei piccoli caracidi andare in frenesia alimentare, associano ciò al cibo e sono quindi portati almeno ad assaggiare il secco.

Nannacara taenia in frenesia alimentare.
Nannacara taenia in frenesia alimentare.

Riproduzione

I corteggiamenti possono essere molto diversi a seconda di chi prende l’iniziativa.

Il maschio, quando vuole riprodursi, apre le pinne e danza davanti alla femmina in livrea sgargiante; se la femmina accetta, questa risponde assumendo la livrea nera.

Viceversa, quando è la femmina a prendere l’iniziativa, vediamo essa in abiti riproduttivi invitare con movimenti lenti ma decisi il maschio nella tana prescelta, mostrando il fianco.

Questa specie depone in anfratti.
Come accennato sopra, le cure parentali hanno dinamiche complesse tra i due genitori e possono essere portate avanti da entrambi o da un solo di essi.

Le uova schiudono circa dopo due giorni dalla deposizione e gli avannotti restano inizialmente dentro la tana a riassorbire il sacco vitellino.

La prole a covata solitamente non è numerosissima; nelle mie riproduzioni ho raramente visto uscire dalla tana più di una dozzina di avannotti.
Al contrario di altre specie, che sotto un certo numero interrompono le cure parentali, con Nannacara taenia non ho mai notato questo atteggiamento.

I ritmi di crescita sono simili a quello delle altre specie di Nannacara e, ovviamente, alimentazione e temperatura giocano un ruolo chiave.

Il nuoto libero lo si ha intorno ai dieci giorni dalla deposizione e le cure parentali continuano dalle tre alle cinque settimane.

Anche dopo il termine delle cure parentali gli adulti si mostrano molto tolleranti verso i giovani esemplari che si allontanano spontaneamente dal territorio dei genitori.

Condizioni ideali di allevamento

Dopo aver accumulato una certa esperienza con questa specie ed averla riprodotta, mi sento di consigliare le seguenti condizioni di allevamento.

Acquario e allestimento

La vasca minima è di 80×30 centimetri di base, tuttavia mi sento comunque di consigliare vasche con un litraggio maggiore, in modo da poter osservare meglio i comportamenti e la cura dei piccoli. Io tengo i miei in un acquario con 120×50 cm di base.

Per quanto riguarda il fondo, lo consiglio di sabbia fine.  Pur essendo meno legati ad esso rispetto ai Geophaginae, si rivela fondamentale per un buon accrescimento degli avannotti. Ho usato in aggiunta Akadama, che aiuta ad abbassare le durezze, oltre a fornire maggiore supporto ai batteri.

Per quanto riguarda l’arredamento, sono molto importanti le barriere visive: le radici non devono mai mancare – sono preferibili legni di discrete dimensioni e non troppo fini.
Il fondo può essere tappezzato di foglie di quercia e/o pignette di ontano che, oltre a dare una mano ad acidificare, creano riparo per gli avannotti.
Consiglio anche le mezze noci di cocco come tane per le riproduzioni.

Esempio di allestimento per Nannacara taenia.
Esempio di allestimento per Nannacara taenia.

Parametri dell’acqua

Consiglio i seguenti parametri principali:

  • pH 6-6.5 – non hanno particolari problemi a pH superiori per tempi limitati, ma le uova faticano a schiudere e gli avannotti hanno una mortalità maggiore.
  • Durezze più basse possibili, cercando comunque di tenerle sotto i 4 dGH/dKH.
  • Temperatura ideale tra i 23 °C e i 25 °C – reggono bene i picchi estivi e in natura arrivano senza problemi a temperature anche superiori. In acquario lo sconsiglio perché le temperature elevate accorciano inutilmente l’aspettativa di vita, oltre a non apportare alcun beneficio.

Abbinamenti con flora e fauna

Come flora ho sfruttato molto le piante galleggianti di vario tipo, quali Pistia stratiotes, Ceratophyllum demersum e Najas guadalupensis, per il loro effetto fitodepurante.
A queste ho abbinato Anubias sp. e muschi per creare un layout più ricco.

Come compagni di vasca meglio evitare specie appartenenti a generi quali Corydoras ed Ancistrus o altri catfish che predano uova ed avannotti.

È consigliato invece l’utilizzo di dither fish, ossia pesci che aiutino i ciclidi a sentirsi al sicuro: vedendo un banco di piccoli caracidi nuotare tranquillo, i ciclidi percepiscono l’assenza di pericoli.
Inoltre, durante eventuali liti, la loro presenza ne limita l’aggressività, distribuendo l’attenzione su più pesci.
A questo scopo io utilizzo caracidi del genere HyphessobryconParacheirodon, tuttavia sconsiglio le specie più piccole perché mi è capitato di notare feroci aggressioni ai P. axelrodi durante le cure parentali, che hanno anche portato alla morte di qualche esemplare; al contrario, gli H. bentosi non sono stati feriti.

Tassonomia

Dominio Eukaryota
Regno Animalia
Sottoregno Eumetazoa
Superphylum Deuterostomia
Phylum Chordata
Subphylum Vertebrata
Infraphylum Gnathostomata
Superclasse Osteichthy
Classe Actinopterygii
Sottoclasse Neopterygii
Infraclasse Teleostei
Superordine Acanthopterygii
Ordine Perciformes
Sottordine Labroidei
Famiglia Cichlidae
Sottofamiglia Cichlinae
Genere Nannacara
Specie taenia

Bibliografia

Romer Uwe, Cichlid Atlas Vol. 1, Mergus Verlag, 2001.

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Apistogramma baenschi “Inka 50” https://acquario.top/apistogramma-baenschi-inka-50/ https://acquario.top/apistogramma-baenschi-inka-50/#respond Thu, 27 Sep 2018 08:40:52 +0000 https://acquario.top/?p=2127 Apistogramma baenschi è un piccolo ciclide sudamericano. È conosciuto anche col nome di “Inka 50“, appellativo che deve alla spedizione che portò alla sua scoperta. Esso infatti fu rinvenuto alla cinquantesima spedizione di un gruppo di scienziati tedeschi e hobbisti giapponesi, nel 2002, nella parte centro-settentrionale del Perù, zona famosa per essere stata la patria […]

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Apistogramma baenschi è un piccolo ciclide sudamericano. È conosciuto anche col nome di “Inka 50“, appellativo che deve alla spedizione che portò alla sua scoperta.
Esso infatti fu rinvenuto alla cinquantesima spedizione di un gruppo di scienziati tedeschi e hobbisti giapponesi, nel 2002, nella parte centro-settentrionale del Perù, zona famosa per essere stata la patria del popolo Inka.

Il nome è una composizione del greco Apisto + gramma, ovvero incerto + segnale grafico: si ricollega alla capacità di cambiare livrea.
Baenschi è, invece, in onore di Hans Albert Baensch, un autore ed editore tedesco, figlio di Ulrich Baensch (il fondatore della Tetra).

Area di distribuzione

L’area di distribuzione è piuttosto vasta e spezzettata.

Il luogo del ritrovamento originale è nella zona tra le città di Tarapoto e di Yurimaguas, in Perù, nel sistema fluviale del Rio Huallaga e del Rio Shanusi.

Area di ritrovamento degli Apistogramma baenschi, in Perù.
Area di ritrovamento di Apistogramma baenschi, in Perù.

Le numerose scoperte recenti di popolazioni endemiche, con differenze morfologiche rilevanti e specie affini, in tutto il Perù settentrionale e Colombia meridionale, fanno pensare a una possibile futura revisione.
Basti vedere, ad esempio, Apistogramma feconat e Apistogramma wolli.

Aspetto e dimorfismo sessuale

Il dimorfismo sessuale è molto evidente: il maschio ha una cresta molto lunga, che gli ha anche dato il soprannome di “High-fin nijsseni” – infatti assomiglia molto ad Apistogramma nijsseni.
Oltre alla cresta, spesso gialla, un altro segno tipico è la caudale tondeggiante, con doppio orlo di colore rosso e nero.

La testa è di colore giallo, mentre il resto del corpo tende all’azzurro e, spesso, sono presenti delle macchie nere che possono diventare bande o scomparire del tutto, a seconda dell’umore e delle situazioni.

È tipico di tutti gli Apistogramma, infatti, il continuo cambiamento di livrea: un vero e proprio linguaggio.

Dimorfismo sessuale Apistogramma baenschi
Maschio (a sinistra) e femmina (a destra) di Apistogramma baenschi.

La femmina, invece, oltre ad essere più piccola, ha una colorazione con un giallo più esteso e non ha la pinna dorsale sviluppata e la caudale orlata.

Possiamo vedere entrambi nel video sottostante:

Comportamenti tipici

Apistogramma baenschi è un pesce tendente al monogamo, ovvero forma una coppia maschio-femmina.

Sono stati effettuati degli esperimenti con harem (un maschio per più femmine), tuttavia sono risultati poco incoraggianti.
Infatti, le femmine tendono ad essere aggressive tanto quanto i maschi e, generalmente, si forma una coppia dominante.

In vasche molto grandi, non è raro vedere la formazione di una colonia, in cui coesistono più maschi e più femmine che formano una coppia, che poi si scioglie.
Il rischio di aggressioni è elevato, ma consente di vedere la complessità gerarchica con maschi dominanti o sottomessi e femmine scacciate o riproduttive.

In particolare, possiamo vedere la dominanza e la sottomissione dalla pinna dorsale: nei sottomessi, questa pinna è molto meno pronunciata (impropriamente, potremmo dire “corta”).

Nelle due foto sottostanti, mettiamo a confronto un esemplare dominante con uno sottomesso.

Riproduzione di Apistogramma baenschi

Questa specie di ciclide depone in anfratti e non all’aperto.
Per questo scopo possono essere preposti legni cavi o le classiche mezze noci di cocco.

Importante in questo caso è fare un’entrata di dimensioni piccole, tali da consentire giusto giusto il passaggio degli esemplari. È frequente, infatti, in caso di entrate troppo grandi, che la femmina cerchi di ridurle formando cumuli di sabbia all’ingresso.

La schiusa delle uova è fortemente influenzata dalla temperatura, che può accelerare lo sviluppo dell’embrione. Solitamente avviene dopo 48/72 ore dalla deposizione.

Gli avannotti inizialmente sono immobili e non si nutrono, se non grazie al sacco vitellino.

Appena li vedremo iniziare a nuotare fuori dal rifugio, sotto la guida della madre, si potrà procedere alla prima alimentazione.
Io uso naupli di Artemia salina appena schiusi, come alimentazione principale, poiché molto nutrienti. Eventuale integrazione può essere quella dei microworms che, affondando velocemente, si prestano molto bene allo scopo.
Anche la microfauna spontanea riveste un ruolo importante e, per questo, la maturazione deve essere fatta senza fretta.

Nel video seguente, possiamo vedere degli Inka 50 che mangiano Artemia.

Consiglio, comunque, di avere sempre in casa un barattolo di cisti decapsulate, nel caso vada storta la schiusa dell’Artemia.

Temperatura

La temperatura è molto importante poiché influenza il sesso e le dimensioni dei nascituri.

Come per molte altre specie di Apistogramma, si è notata una prevalenza maschile nelle riproduzioni portate avanti con temperature elevate, con una schiusa più veloce ed esemplari più piccoli alla nascita.
Viceversa, le riproduzioni portate avanti con temperature più basse hanno visto dare la luce a popolazioni con una quota rosa maggiore, una schiusa più lenta ed esemplari, alla nascita, più grandi.

Ovviamente non si deve cadere nell’errore di pensare che questo sia un sistema infallibile: ricordiamo, infatti, che le femmine producono decine e decine di uova ma solo una piccola parte arriva all’età adulta, tra uova non fecondate, ammuffite o avannotti che non ce la fanno.

È quindi facile ritrovarsi con una popolazione diversa da quella preventivata; tuttavia, sapendo ciò, viene spontaneo cercare di evitare riproduzioni nei mesi estivi, per evitare il rischio di avere troppi maschi da gestire.

Personalmente, come periodi preferiti per le riproduzioni ho le settimane di passaggio tra estate ed autunno e la primavera – periodi caratterizzati da naturali sbalzi di temperatura, anche repentini.

Cure parentali

Anche questi Apistogramma effettuano le cure parentali, che generalmente sono portate avanti dalla sola femmina. Vi è comunque una buona probabilità di partecipazione dei maschi: molto dipende anche da eventuali coinquilini.
Quando si sono riprodotti con Corydoras nella stessa vasca, il maschio ha partecipato alla protezione delle uova e delle larve.
Al contrario, senza predatori a minacciare la prole, la sua partecipazione è stata nulla.

Le cure parentali hanno una durata variabile; il minimo, per non avere problemi comportamentali, è solitamente di un mese, meglio due.
Se abbandonano i nascituri a questa età è per via dell’assenza di pericoli e perché si preparano ad una nuova deposizione.

In condizioni ideali, la coppia può portare avanti le cure più a lungo, anche per cinque mesi. Durante questo periodo, la femmina diventa il partner dominante e può succedere che attacchi il maschio. In questa fase, assistiamo anche ad una livrea più luminosa e variabile, che serve per attirare i piccoli a sé.

Uno dei segreti degli Apistogramma per la gestione dei piccoli è, infatti, il tenere la nuvola di avannotti il più compatta possibile, in quanto, a differenza di altri ciclidi, non hanno una bocca che permette loro l’incubazione orale (salvo alcune eccezioni).

Nel video sottostante, di Salvatore Gagliarde, possiamo vedere il nuoto libero degli avannotti attorno al genitore.

Gli avannotti, per questo motivo, sono portati a copiare e seguire i comportamenti del resto della covata.
In caso di una vasca con più femmine in riproduzione è molto frequente assistere al furto di avannotti più grandi da mettere insieme ai propri, per assicurare alla covata maggiori possibilità di successo.

Avannotti di Apistogramma baenschi
Piccoli di Apistogramma baenschi (foto di Massimo Antonutti)

Dopo le cure parentali

Finito il periodo delle cure parentali, i genitori tendono a scacciare i piccoli, che cercano rifugio solitamente in mezzo alla vegetazione o tra le foglie e i legni.
I miei si sono sempre limitati a scacciare senza predare o uccidere, tuttavia è possibile, se lo spazio è poco, che li attacchino seriamente, per difendere la nuova prole.

Io ho optato, una volta ottenuta una prima covata numerosa, di separare gli esemplari per assicurarmi nuove riproduzioni; avendo faticato per trovare questi esemplari, non ho voluto rischiare di ritrovarmi senza riproduttori.
Senza i genitori, i giovani, ormai subadulti, hanno fatto gruppo e ho continuato a nutrirli con cibo vivo.

Nel video seguente, si può osservare il comportamento in colonia:

In questa fase l’aggressività è quasi del tutto assente; intorno ai 6/8 mesi i giovani esemplari sono perfettamente formati e già riproducibili, anche se la taglia non è ancora quella degli adulti.
A questo punto, l’aggressività sia tra maschi, sia tra femmine, inizia ad aumentare e bisogna iniziare a separare, se la vasca non è abbastanza grande da gestire una colonia.

Alimentazione di Apistogramma baenschi

L’alimentazione è importantissima per la loro salute: sono animali onnivori, che si nutrono principalmente di piccoli invertebrati che cacciano nel substrato.
L’integrazione di fibre vegetali è tuttavia molto importante per il loro metabolismo.

Se in natura la componente vegetale è assimilata filtrando il detrito, ricco di alghe, foglie, frutta… in acquario la scelta migliore è dare spesso verdure bollite, come spinaci, broccoli, zucchine e simili.
È importante dare una consistenza morbida, per mezzo di una lunga bollitura, dato che per questi pesci sarebbe complicato staccare pezzi di vegetale duro.
Sono ottime anche le pastiglie per pesci da fondo a base di crostacei.

Vanno assolutamente evitati i pastoni ricchi di grassi o troppo proteici: ho notato che si tende troppo spesso a dare ai ciclidi nani in accrescimento pastoni per discus, causandone un gonfiore addominale esagerato, oltre a renderli cagionevoli di salute.

Sono, difatti, pesci che per la maggior parte dell’anno si nutrono di cibo con scarso valore nutritivo e solo con la stagione delle piogge aumentano qualità e quantità degli alimenti, con la conseguente riproduzione.
Non hanno, quindi, la capacità di assimilare correttamente i grandi quantitativi di grassi e proteine pensati per l’accrescimento dei discus.

Sebbene non vi siano studi mirati sulla fertilità nei ciclidi o negli Apistogramma, in alcune specie di pesci è stato osservato come essa sia influenzata negativamente da una dieta iper-proteica.

Allestimento per Apistogramma baenschi

L’allestimento della vasca è molto semplice da eseguire.

È sufficiente un acquario con area di base minima di 60×30 cm; la capacità in litri è di secondaria importanza, poiché sono pesci che vivono a stretto contatto con il fondo.
Consiglio, comunque, un lato lungo di 70/80 cm, per godere appieno di questa specie.

Per il substrato è necessaria sabbia fine inerte, a cui ho scelto di aggiungere delle zone di Akadama (un substrato “allofano“), che abbassa le durezze e assorbe i carbonati dell’acqua e la cui porosità è utile anche per la filtrazione.

Fondo per Apistogramma baenschi con sabbia e Akadama.
Fondo per Apistogramma baenschi con sabbia e Akadama.

Sul fondo sono molto consigliate delle foglie di quercia o catappa che, oltre ad acidificare in maniera naturale, creeeranno un substrato ottimale per questi pesci, dove può svilupparsi anche microfauna spontanea.

Un esempio di detrito nel fondo è visibile nel filmato qui sotto:

Il layout si può quindi completare con vari legni e con una mezza noce di cocco forata utile, come abbiamo visto, per la deposizione.

Meglio evitare piante esigenti, preferendo le epifite: dobbiamo infatti creare un acquario con acque scure, poco adatto per la coltivazione di piante sommerse.
Sono, invece, molto gradite ed utili le piante galleggianti.

Valori per Apistogramma baenschi

I valori chimico-fisici a cui li sto allevando sono:

  • pH 5.5-6.5
  • durezza temporanea 0-3 dKH
  • durezza totale 0-3 dGH
  • temperatura 23-27 °C
  • conducibilità minore di 200 μS/cm

Importante è anche un movimento d’acqua quasi assente: non amano infatti i filtri e le pompe con una portata elevata.

Li tengo a valori di durezze e pH bassi per stimolare le riproduzioni ed accrescerli al meglio.
Sono, tuttavia, pesci estremamente resistenti e, in condizioni di salute ottimali, allevabili anche in acque un po’ più dure.

L’acidità influenza la lunghezza delle pinne e i colori, quindi in acque dure e neutre le pinne restano molto più corte e con colori solitamente molto meno accesi.

Coinquilini di Apistogramma baenschi

I pesci rassicuranti (dither fish) sono molto utili per contenere l’iper-aggressività, frequente soprattutto nei maschi.
A tale scopo, si possono usare specie appartenenti ai generi Paracheirodon e Nannostomus o altri Caracidi come Hyphessobrycon.

Sebbene P. simulans e H. amandae abbiano il pregio di non predare le uova, per via delle piccole dimensioni, tendo a sconsigliarli in abbinamento agli Inka 50, vista l’aggressività di questi ultimi.

Vanno evitati, in generale, i vari Loricaridi e altri pesci da fondo come Botia e Corydoras, poiché rendono molto difficile la riproduzione e competono con i Ciclidi per il territorio e le tane.

Apistogramma baenschi e Ancistrus
Per quanto possa essere aggressivo, il piccolo A. baenschi non può difendere uova e prole da questo Ancistrus, molto più grande di lui.

Se anche voi volete provare a tenere questi pesci o siete interessati a conoscere altri ciclidi nani oppure volete mostrarci la vostra esperienza di allevamento, venite a trovarci nel forum.
Saremo felici di parlarne assieme!

Bibliografia e Crediti

Römer, Uwe & Hahn, Ingo & Römer, Erika & P. Soares, David & Wöhler, Martin. (2004). Apistogramma baenschi sp. n.: Description of another geophagine Dwarf-Cichlid (Teleostei: Perciformes) from Peru. Das Aquarium. 38. 15-30. [Link ResearchGate]

Mappa areale: ©OpenStreetMap contributors, Open Database License. Tavole sotto licenza CC BY-SA 2.0.

Ringraziamo Massimo Antonutti per alcune foto e Salvatore Gagliarde per il video degli avannotti.

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