Allestimento Archivi · Acquario.top https://acquario.top/allestimento-acquari/ La Scienza in Acquario. Sat, 19 Nov 2022 15:26:43 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.7.2 Petsfestival .top /2 https://acquario.top/petsfestival-top-2021/ Mon, 01 Nov 2021 15:00:09 +0000 https://acquario.top/?p=5206 Dopo una pausa a causa dell’epidemia, il Petsfestival è tornato, quest’anno nella nuova location di Cremona Fiere. Avevamo davvero tantissima voglia di ricominciare dopo questo periodo forzato di inattività e questo articolo vuole fare da piccolo diario per il futuro e da piccolo riassunto per chi non ha potuto incontrarci di persona. Nonostante le limitazioni […]

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Dopo una pausa a causa dell’epidemia, il Petsfestival è tornato, quest’anno nella nuova location di Cremona Fiere.

Acquario.top al Petsfestival

Avevamo davvero tantissima voglia di ricominciare dopo questo periodo forzato di inattività e questo articolo vuole fare da piccolo diario per il futuro e da piccolo riassunto per chi non ha potuto incontrarci di persona.
Nonostante le limitazioni presenti per garantire la sicurezza di tutti i partecipanti, la risposta e l’interesse del pubblico ci hanno dato grandi soddisfazioni, sia per il numero di visitatori che si sono fermati al nostro stand sia per la qualità delle domande e delle chiacchierate che si sono svolte in queste due giornate.

La nostra esposizione

Per questa edizione abbiamo proposto quattro allestimenti, ognuno proveniente da una parte diversa del mondo.

Siamo partiti dalla Papua Nuova Guinea, con specie regina Tateurdina ocellicauda, con una coppia che, proprio durante la fiera, cercava il luogo in cui deporre le uova nel groviglio di alga Chara. Il pancione giallo pieno di uova della femmina non mentiva!
Non mancavano in questo allestimento Pseudomugil luminatus, uno stupendo killifish indonesiano, dagli attraenti occhi azzurri e dal pinnaggio molto sviluppato.

Passiamo poi a una vasca sudamericana dedicata alle Nannacara adoketa, una specie piuttosto aggressiva ma che con il giusto allestimento si può affiancare ad altre specie. Una vasca molto grande (oltre 200 litri) e rassicurante grazie alle numerose barriere visive date foglie e legni e dagli ancora più numerosi “pesci rassicuranti” (dither fish).

Procediamo poi verso il Kalimantan, nell’Isola del Borneo, dal quale abbiamo preso ispirazione per l’allestimento adatto per Parosphromenus linkei.
Come la maggior parte delle specie del genere Paros, anche questa è in pericolo di estinzione a causa della distruzione progressiva dell’habitat di origine. È perciò importante il mantenimento in cattività per conservare la specie: in particolare segnaliamo il The Parosphromenus Project e il gruppo italiano AIB – Gruppo Anabantidi Wild Form che si occupano della loro conservazione.

Chiudiamo infine con un allestimento dedicato a Microctenopoma ansorgii, un anabantide dall’areale del fiume Congo (Africa). Di questa specie potete leggere una scheda approfondita che abbiamo preparato.

Ringraziamenti

La nostra presenza e i risultati ottenuti non sarebbero statia possibili senza il supporto di molte persone. In particolare:

  • Zoominimarket Online ci ha fornito pesci splendidi che hanno rubato gli occhi a moltissime persone;
  • Area Palustre ci ha fornito delle piante meravigliose, che hanno attratto molto interesse, anche da parte di alcuni pesci!
  • Aquaessence ci ha invece fornito le vasche, elemento fondamentale per ogni allestimento;
  • OnlineAquariumSpullen ci ha fornito una parte degli arredi naturali, presenti sia negli allestimenti, sia da far vedere ai visitatori;
  • La Mangrovia, in particolare nella figura di Mario, ci ha permesso fisicamente di avere uno stand alla manifestazione.

Un grande ringraziamento anche alle associazioni, AIB – Associazione Italiana Betta, AIC – Associazione Italiana Ciclidofili, AIK – Associazione Italiana Killifish e ai gruppi AIB – Gruppo Channa e Italian Livebearers Group, con cui abbiamo allestito una grande isola al centro della fiera.

Sempre in questo contesto, è stato organizzato l’Italian Wildform Festival, un’esposizione che dal 2012 favorisce, divulga e sostiene un’acquariofilia naturale incentrata sulle reali necessità delle specie allevate nel pieno rispetto delle loro esigenze.

 

Ultimo ringraziamento (ma non meno importante)

Infine un grazie a voi visitatori e lettori.
A chi si è fermato per una foto, a chi è tornato trenta volte per vedere solamente i caracidi nuotare, a chi ci ha fatto domande e a chi invece ci ha insegnato qualcosa di nuovo. A chi non è potuto esserci fisicamente ma ci è stato con il pensiero.
A tutti voi però chiediamo un piccolo sforzo: se avete apprezzato ciò che abbiamo realizzato fatecelo sapere e fatelo sapere ai vostri amici.
Perché se è vero che le recensioni negative servono per migliorarci, servono anche quelle positive per fare capire che investire per portare didattica alle fiere è fondamentale ed aiuta a mostrare cose che non sempre in negozio è possibile far vedere.

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Petsfestival… .top https://acquario.top/petsfestival-top/ https://acquario.top/petsfestival-top/#respond Sun, 01 Dec 2019 10:06:00 +0000 https://acquario.top/?p=4723 Che siate riusciti a passare o meno al Petsfestival di quest’anno, abbiamo pensato potesse essere utile fare un piccolo resoconto di quello che abbiamo fatto, così da tenere traccia dell’esposizione e consentire di rivedere gli allestimenti proposti. Petsfestival 2019 Prima di cominciare, facciamo una piccola riflessione riguardo l’edizione 2019 della manifestazione. Ci ha fatto molto […]

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Che siate riusciti a passare o meno al Petsfestival di quest’anno, abbiamo pensato potesse essere utile fare un piccolo resoconto di quello che abbiamo fatto, così da tenere traccia dell’esposizione e consentire di rivedere gli allestimenti proposti.

Petsfestival 2019

Prima di cominciare, facciamo una piccola riflessione riguardo l’edizione 2019 della manifestazione.

Acquario.top al Petsfestival 2019

Ci ha fatto molto piacere poter essere presenti ed esporre al pubblico la nostra idea di acquariofilia. Ancor più piacere e soddisfazione ci ha dato la curiosità delle molte persone, anche non addette ai lavori, che si sono fermate a chiedere informazioni o solo per soddisfare qualche piccola curiosità.

Nascendo come sito divulgativo, spiegare quello che facciamo, quello che vogliamo ottenere e quello che abbiamo ottenuto è davvero il fine ultimo dei nostri sforzi, che possiamo dire essere stati ben ripagati durante i due giorni di fiera.
Far vedere allestimenti ispirati agli ambienti naturali e studiati in base alle conoscenze sulle specie ha attirato più attenzione di quanta sinceramente ci aspettavamo.

Divulgazione Acquario.top

Crediamo, come gruppo, che dare occasioni di apprendimento e accrescimento culturale, in forma semplice ma scientificamente corretta, sia molto importante anche in fiere aperte a tutti. Così facendo si aumentano consapevolezza e conoscenza, riuscendo a elevare culturalmente l’hobby dell’acquariofilia che tanto apprezziamo.

È stata quindi una bellissima avventura e speriamo sia la prima di una lunga serie di esperienze simili!

Ringraziamenti

Senza il fondamentale supporto di queste persone non sarebbe stato possibile organizzare quello che abbiamo fatto:

  • Mario Bertocco, che ci ha permesso di avere lo spazio espositivo;
  • Lorenzo Tarocchi, che ci ha preparato gli acquari e l’illuminazione, con Auryfish che ci ha donato alcuni dei pesci esposti;
  • Roberto Pellegrini con Area Palustre – Vivaio & Collezione Piante Acquatiche, che ci ha fornito le piante emerse per l’allestimento dei Betta coccina;
  • i “vicini di stand” di Associazione Italiana Betta e di Associazione Italiana Killifish che, oltre ad aver fatto fronte comune con le tematiche affrontate, sono stati disponibilissimi ad aiutarci sia dal lato organizzativo sia dal lato umano in questa nostra prima esperienza.

Ringraziamo inoltre altri espositori che sono venuti a fare quattro chiacchiere, come Davide Landolfo il quale, dopo aver montato lo stand di Zoominimarket, si è messo ad aiutarci con i cambi d’acqua e i dosaggi o come i ragazzi dell’Associazione Italiana Ciclidofili che ci mandavano in continuazione appassionati!

Ci hanno dato moltissima soddisfazione e ci hanno rincuorato l’apprezzamento, i consigli e gli spunti per migliorare di Heiko Bleher (non occorrono presentazioni) e di Michael Salter, membro della giuria del Biotope Aquarium Design Contest.

Infine, ma non meno importante, un enorme ringraziamento a tutti quelli che sono passati e si sono anche solo fermati a guardare. Vedere l’interesse, dare un volto a certe persone viste solo online o nei social, confrontare le opinioni e condividere le conoscenze o i trucchi del mestiere sono tutti motivi che ci spingono a fare di più e a cercare di riproporre l’esposizione, più in grande e in meglio!

Stand al Petsfestival

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Stagionalità per i ciclidi nani https://acquario.top/stagionalita-ciclidi-nani/ https://acquario.top/stagionalita-ciclidi-nani/#respond Thu, 23 May 2019 19:44:05 +0000 https://acquario.top/?p=3856 Stagionalità: come può il ciclo delle stagioni influenzare i ritmi della vita dei nostri ciclidi sud americani, con particolare riguardo agli Apistogramma?In questo articolo cercheremo di dare, dopo una rapida introduzione ai cicli delle stagioni nelle zone tropicali sudamericane, alcune indicazioni pratiche per ricreare un minimo di stagionalità in acquario. I dati meteo utilizzati in […]

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Stagionalità: come può il ciclo delle stagioni influenzare i ritmi della vita dei nostri ciclidi sud americani, con particolare riguardo agli Apistogramma?
In questo articolo cercheremo di dare, dopo una rapida introduzione ai cicli delle stagioni nelle zone tropicali sudamericane, alcune indicazioni pratiche per ricreare un minimo di stagionalità in acquario.

I dati meteo utilizzati in questo articolo sono ricavati da medie delle misurazioni in periodi di tempo relativamente lunghi, pertanto può succedere che le misure di un singolo anno o di una singola stagione si discostino dalla media qui riportata.

I corsi d’acqua trattati nell’articolo sono stati appositamente scelti perché di maggior interesse acquariofilo.


Il ciclo delle stagioni in natura

Innanzitutto c’è da sapere che i pesci che siamo soliti allevare in acquario a valori pressoché costanti nel corso dell’anno, in natura vivono in realtà con parametri chimico-fisici dell’acqua tutt’altro che costanti. Sono, infatti, soggetti a continui cambiamenti annuali in relazione al clima e alla posizione geografica.

Vedremo, ad esempio, che mentre in alcune aree, come la zona equatoriale, vi sarà una certa costanza dei valori, in altre, come le zone tropicali, vi saranno picchi di umidità alternati a picchi di siccità.
Il cambiamento di questi parametri influenza il ciclo vitale dei pesci determinando periodi di riproduzione e periodi in cui i pinnuti mirano alla sola sopravvivenza.

Le piene e le secche dei bacini idrografici amazzonici, dovute all’alternarsi della stagione secca a quella delle piogge, alterano i valori e modificano la tipologia e la quantità di cibo disponibile, dettando così i ritmi di vita.
È per questo motivo che potrebbe essere opportuno seguire una simil-stagionalità anche nelle nostre vasche.

Ricreare una sorta di stagionalità in acquario gioverà molto alla salute dei nostri pinnuti. Infatti ricreemo dei periodi di riproduzione, di accrescimento e di pausa in cui i pesci, in particolare i ciclidi, avranno tempo per riprendersi dallo sforzo di una o più riproduzioni.

La conseguenze che ne deriva è che i nostri pinnuti avranno una vita più lunga e più sana.

Studio della stagionalità (equatoriale, intermedia, tropicale)

Di seguito vedremo in modo breve e sintetico come il clima varia allontanandoci man mano dall’equatore.

Fascia equatoriale (Rio Negro)

In prossimità dell’equatore è proprio il caso di dire che non esistano le mezze stagioni.

Infatti qui le precipitazioni e le temperature media sono pressoché costanti e, di conseguenza, lo sono anche i parametri chimico-fisici dei bacini idrografici.
Le precipitazioni sono abbondanti durante tutto il corso dell’anno.

In questa zona vi è un clima costantemente caldo e umido, umidità relativa prossima al 100% e rovesci temporaleschi che si manifestano verso sera per un totale di precipitazioni prossimo ai 3000 mm annui, con un picco di abbondanza tra marzo e giugno (sui 250 mm al mese).

Nella stagione secca le precipitazioni diminuiscono leggermente (superando comunque i 100 mm al mese), così come le temperature.

Andamento precipitazioni Rio Negro

Come evidenziato dal grafico appena visto, in fascia equatoriale la percentuale minima di giorni con piovosità supera la percentuale massima di giorni con piovosità in fascia tropicale, più specificatamente nella zona del Pantanal, come vedremo nel paragrafo successivo.

Un esempio di cosa succede durante la stagione delle piogge – i fiumi esondano e allagano le pianure circostanti sommergendo, in parte, la vegetazione:

Fiume Caño La Pica
Fiume Caño La Pica durante la stagione delle piogge (foto di Ivan Mikolji).

Fascia tropicale (Pantanal)

Analizziamo le varie stagioni che possiamo trovare in questa fascia.

Estate (Ottobre – Marzo)

Le abbondanti precipitazioni faranno aumentare le portate dei corsi d’acqua amazzonici facendoli esondare, in alcuni casi, nelle pianure circostanti, sommergendo così tutto il materiale vegetale organico presente nel terreno.

Un esempio è tutta la zona del Pantanal, che non è altro che una vastissima pianura alluvionale.

Autunno (Aprile – metà Maggio)

Andando avanti con i mesi le piogge andranno a calare, i fiumi diminuiranno la loro portata e rientreranno nei loro argini portando con sé ciò che il materiale vegetale precedentemente sommerso ha rilasciato nel corso della stagione umida.

Inverno (metà Maggio – metà Agosto)

Le precipitazioni in inverno si ridurranno fino a limitarsi a rari e leggeri temporali.
I bacini saranno in secca, con una grande quantità di substrato vegetale in decomposizione sul fondo, e la temperatura media si abbasserà leggermente (sempre nel contento di un clima tropicale!).

Primavera (metà Agosto – fine Settembre)

Le temperature cominciano nuovamente ad aumentare e, verso Settembre, iniziano i primi rovesci dovute alla crescente calura.

Di seguito un grafico che rappresenta la percentuale di giorni in cui si manifestano precipitazioni nel corso di un mese, da notare i massimi e i minimi tipici delle regioni tropicali.

Andamento annuale precipitazioni PantanalUn’immagine satellitare di come varia l’area sommersa nella pianura alluvionale del Pantanal:

Foto satellitare Pantanal
L’immagine A rappresenta il Pantanal nel pieno della stagione umida, l’immagine B lo rappresenta nel pieno della stagione secca. L’area racchiusa dalla linea gialla delimita quelle che vengono denominate ‘wetland’, ovvero le zone che effettivamente si allagano.

Fascia intermedia (Rio Tefé)

Ovviamente la divisione fra fasce climatiche non è così netta come potrebbero farci pensare i grafici sopra – stiamo infatti parlando di fasce climatiche larghe circa duemila kilometri!

La divisione tra fasce è molto più graduale: un esempio ce lo da il grafico seguente, che rappresenta la percentuale di giorni con piovosità in un mese nella zona del Rio Tefé (situata 500 km a sud di Sao Gabriel da Cachoeira, città presa come riferimento per il grafico del Rio Negro):

Precipitazioni annuali Rio Tefé

Come applicare la stagionalità in acquario

Ora che ci siamo annoiati con un po’ di grafici e numeri, come possiamo usare quanto visto in acquario?

Idea per ricreare la stagionalità in acquario

I fiumi in cui vivono i nostri beniamini si trovano, grosso modo, quasi tutti sotto l’equatore, quindi nell’emisfero australe.
Per questo motivo le stagioni sono invertite rispetto alle nostre: la nostra estate corrisponde al loro “inverno”, ovvero alla stagione secca, e viceversa.

Noi acquariofili dovremmo quindi adattarci, cercando un compromesso, facendo corrispondere alla nostra estate la loro estate – che ricordo va da ottobre ad aprile ed è il periodo più caldo e con maggiori precipitazioni.
Questo ci consentirà di evitare, in molti casi, di dover raffreddare le nostre vasche in estate.

La grande quantità d’acqua piovana (pressoché priva di sali disciolti) della stagione delle piogge andrà ad aumentare il volume d’acqua presente nei bacini idrografici. In questo modo si assisterà ad una diluizione dei sali disciolti – in termini acquariofili, “la conducibilità scende”.
Contemporaneamente, avremo un aumento di acidificanti naturali, dovuto al fatto che i fiumi andranno a sommergere elementi che rilasciano acidi naturali (in generale acidi umici e tannini dovuti alla lettiera di foglie e altro materiale vegetale spesso presente).
Entrambi questi fenomeni portano a un calo del pH.

L’esondazione dei fiumi, e quindi l’allagamento di zone normalmente asciutte, comporta anche una variazione della dieta. Infatti i pesci avranno a disposizione più proteine (insetti vari), che andranno ad integrare la dieta sostituendo in parte il detrito vegetale.

Tutti questi elementi – acqua acida con conducibilità bassissima, più spazio di nuoto e alta disponibilità di cibo proteico – favoriscono le riproduzioni.

Come mettere in pratica l’idea

A livello pratico, in primavera, dovremo far scendere gradualmente la conducibilità, facendo cambi parziali con osmosi e, in contemporanea, dovremo inserire acidificanti naturali (pignette di ontano, foglie di catappa, savu pod, estratti ecc) e tannini, i quali ci permetteranno di tenere un pH basso e stabile con pochi sali che fanno da tampone
Inoltre, dovremo fornire anche un mangime più proteico (vivo o congelato che sia).

Con l’arrivo dei primi caldi (in linea di massima primavera/estate) – e quindi con il naturale aumento delle temperature dovremmo essere prossimi ai valori idonei per stimolare la riproduzione della nostra specie.
Nel caso abitiate in regioni fredde un termoriscaldatore potrà aiutarvi, se le temperature non si alzano a sufficienza.

Avanzando verso l’autunno, con i nostri avannotti di ormai qualche centimetro, e con le temperature che torneranno ad abbassarsi dopo le calure estive, i genitori saranno pronti per una nuova deposizione.

Infine, con l’arrivo dei primi freddi, siamo pronti a far variare i valori chimico-fisici del nostro acquario verso la stagione secca sud americana.
Dovremo quindi ridurre gradualmente l’osmosi (tenendo comunque la conducibilità a valori consoni alla specie allevata) utilizzata e contemporaneamente ridurre temperatura e acidificanti naturali presenti.

In questo periodo (stagione secca sud americana, nostro inverno) gli adulti avranno una pausa per riprendersi dalle riproduzioni. Gli avannotti, invece, avranno tempo per crescere con una minore possibilità che gli adulti li vedano come intrusi nel loro territorio.
Inoltre, la temperatura più bassa rallenterà anche il metabolismo dei nostri pesci, cosa che, a lungo andare, ne allungherà la vita.

Nota importante sulla variazione dei parametri

Qualsiasi tipo di intervento riguardante i parametri chimico-fisici della vasca (inserimento di acidificanti, cambi con osmosi etc) dovrà essere fatto con molta gradualità: ne va della salute dei nostri beniamini.

Ora che sapete come stimolare (o sedare) una riproduzione vi aspettiamo sul forum o sul gruppo Facebook Ciclidi Nani Italia per raccontarci le vostre esperienze!


Bibliografia

https://gmao.gsfc.nasa.gov/reanalysis/MERRA-2/

http://www.fao.org/land-water/land/land-governance/land-resources-planning-toolbox/category/details/en/c/1036355/

https://www.ncdc.noaa.gov/isd

https://askgeo.com/

Crediti

Foto Pantanal: CC BY (an open-access article distributed under the terms of the Creative Commons Attribution License): http://www.scielo.br/scielo.php?script=sci_arttext&pid=S2317-48892015000300475

Foto Fiume Caño La Pica : © Ivan Mikolji

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Dai torrenti di montagna alle paludi di mangrovie https://acquario.top/biotopi-acquatici-ghati-occidentali/ https://acquario.top/biotopi-acquatici-ghati-occidentali/#respond Wed, 20 Mar 2019 10:34:54 +0000 https://acquario.top/?p=3874 In questo articolo, Chris Englezou ci mostra alcuni biotopi indiani, molto diversi fra loro; in particolare vedremo alcuni corsi d’acqua nella catena montuosa dei Ghati e la zona circostante il lago Vembanad, il più grande lago dell’India. Ringraziamo Chris Englezou per averci consentito di tradurre il suo articolo e, senza perdere ulteriore tempo, andiamo a […]

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In questo articolo, Chris Englezou ci mostra alcuni biotopi indiani, molto diversi fra loro; in particolare vedremo alcuni corsi d’acqua nella catena montuosa dei Ghati e la zona circostante il lago Vembanad, il più grande lago dell’India.

Ringraziamo Chris Englezou per averci consentito di tradurre il suo articolo e, senza perdere ulteriore tempo, andiamo a scoprire questi luoghi di cui non si parla molto nell’acquariofilia generale.

Ghati Occidentali
I Ghati Occidentali si estendono negli Stati indiani Maharashtra, Goa, Karnataka, Tamil Nadu e Kerala.


Esplorando i biotopi acquatici nei Ghati Occidentali | Dai torrenti di montagna alle paludi di mangrovie

Siamo nel pieno della stagione secca, nei Ghati Occidentali. Sono qui, nel mezzo delle montagne dell’India meridionale, a 900 metri di altitudine, al confine fra due Stati, Tamil Nadu e Kerala, circondato da una fitta giungla.

La temperatura durante il giorno non è ancora rovente ma raggiunge in alcuni punti i 34 °C; le fronde mi tengono abbastanza all’ombra. Di notte la temperatura scende di oltre 20 °C e c’è rischio di subire shock termici.

Le zone attorno a me sono secche ma mi ricordano abbastanza i viaggi in Amazzonia, a esclusione dei giaguari, puma, anaconda e dei bushmaster [NdT: Lachesis spp.], qui sostituiti da tigri, pantere, pitoni e cobra. Ma nulla può replicare l’enorme maestosità del re della giungla, Elephas maximus indicus, l’elefante asiatico.

Mentre cammino lungo una traccia larga non più di mezzo metro, una polvere rossastra che impregna i rami degli alberi a livello degli occhi e alcuni mucchi di letame mi suggeriscono che le buche in cui ogni tanto inciampo sono le impronte degli elefanti: sto camminando dove sono passati i giganti.

Giungla indiana
Camminare tra le impronte degli elefanti selvatici lungo questo stretto sentiero nella giungla ti fa apprezzare l’abilità di questi enormi mammiferi nel muoversi nella giungla così delicatamente.

Continuo a seguire la mia mappa che, se ho studiato correttamente, dovrebbe portarmi ad un piccolo corso d’acqua poco prima di alcune ripide cascate. Si tratta di un tributario del fiume Maruthapuzha, nel bacido nel fiume Chaliyar; voglio studiare la zona prima delle cascate.

La giungla è stranamente silenziosa, eccetto per alcuni cinguettii di alcuni uccelli. Sebbene possa essere un’esperienza molto rilassante, c’è sempre l’amara incertezza di non sapere mai cosa ci sia davanti (o dietro) di te.
L’idea è quella di procedere speditamente, controllando l’ambiente ed emettendo quel senso di sinonimia con la giungla da ogni cellula del tuo corpo. La giungla non comprende altre lingue se non quella del corpo e la paura quindi diventa o potenza positiva o fallimento.

Corso acqua India

Mentre mi faccio strada lungo una discesa franata e scivolosa, vedo lo scorrere poco profondo e indisturbato di questo rivolo che serpeggia attraverso la giungla. Man mano che lo seguo, le cascate diventano sempre più visibili.

Sotto l’ombra di un enorme Artocarpus [NdT: Albero del pane], il corso d’acqua si allarga e forma una specie di piscina piena di rocce, al cui centro c’è un grumo lungo e intrecciato di alghe filamentose.
Ci sono dei punti in cui l’acqua si muove molto più lentamente, in particolare nelle zone sotto agli alberi e ai cespugli della zona ripariale.

Con un denso letto di foglie, acqua ricca di ossigeno e numerose radici a formare rifugi, questo punto ha tutti i requisiti per ospitare pesci e un piccolo riflesso iridescente mi suggerisce che sono proprio nel posto giusto.

Cascata
La cascata, piuttosto ripida, probabilmente funge da barriera ecologica fra alcune specie.

Mi fermo un momento per preparare il mio equipaggiamento e stringere i lacci delle scarpe: non c’è niente di peggio che perdere una scarpa in un metro di fango.
Procedo quindi lentamente nel corso d’acqua poco profondo e, non inaspettatamente, sprofondo fino al ginocchio nel limo e nelle foglie.
La mia posizione è comunque buona e, dopo il polverone innalzato all’inizio, la mia presenza inizia ad attrarre alcuni pesci iridescenti.

A prima vista sembrano essere qualche specie di Danio ma mi rendo subito conto che in realtà sono dei giovani Devario cf. malabaricus. Più in profondità e fra le rocce, con un retino catturo un meraviglioso esemplare adulto, che fotografo e rilascio immediatamente.

Corso d'acqua nella giungla indiana.
Qui il Sole è riuscito a penetrare il fogliame, consentendo alle alghe filamentose di crescere nel corso d’acqua. Haludaria e Devario si nascondevano fra le alghe.

Fondo ricoperto di foglie
Il fondo del corso d’acqua, in questo punto, è ricoperto da strati su strati di foglie dell’albero del pane, molto importanti per la sicurezza dei pesci adulti e giovani.

A fianco dei Devario vedo nuotare dei giovani barbi a strisce, che sospetto essere in particolare dei barbi melone (Haludaria fasciata); tuttavia i segni non sono molto corrispondenti a quelli che avevo visto in precedenza, oltre a mancare la striscia nera sul peduncolo caudale. H. fasciata è una specie piuttosto variabile, con numerose forme in base alla posizione, quindi suppongo di aver indovinato la specie.

Devario cf. malabaricus
In questo corso d’acqua Devario cf. malabaricus era presente in grande numero e tutti gli esemplari erano in ottime condizioni.

Haludaria fasciata
Giovanile di Haludaria fasciata dai confini montani fra Tamil Nadu e Kerala. Esemplare con solo tre strisce nere sul corpo.

Raccolgo un piccolo esemplare a strisce da un gruppo di circa cinquanta pesci, ma subito vedo un piccolo flash rosso con una punta di verde poco sotto una roccia. È un gruppo di 8-10 giovani maschi che nuota assieme in piena livrea riproduttiva.
Riesco a catturarne uno e a fotografarlo prima di lasciarlo ritornare ai suoi importantissimi affari.
Si tratta di una forma anomala, per questo posto, di H. fasciata, ma è davvero eccezionale. Purtroppo il colore rosso sbiadisce moltissimo togliendoli dall’acqua, quindi la foto non rende giustizia a questa meravigliosa creatura.

Haludaria fasciata
Questa forma interessante e anomala di Haludaria fasciata si può trovare ogni tanto nell’hobby acquariofilo.

Continuo a osservare e dopo un po’, con gli ultimi movimenti del retino, riesco a trovare un predatore del luogo, un carinissimo Snakehead (Channa cf. striata) nascosto in mezzo alle foglie. Stranamente mi lascia il tempo di fargli qualche foto e quindi, non appena rilasciato, torna rapidamente nel suo substrato.

Channa

Raccolgo le mie cose e mi preparo per un viaggio verso sud di circa 200 km, per raggiungere il lago Vembanad, un ampio bacino d’acqua salmastra lungo quasi 100 km (è il più lungo lago dell’India), tra Azheekkode e Alappuzha.

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Acquario wild https://acquario.top/acquario-wild-da-campo/ https://acquario.top/acquario-wild-da-campo/#respond Mon, 28 Jan 2019 20:21:20 +0000 https://acquario.top/?p=3672 Cos’è un acquario wild? Seguiamo Ivan Mikolji, il quale ci spiega l’utilità ambientale ed educativa di questo tipo di allestimento. Ebbene sì, anche gli acquari possono insegnare e salvare qualcosa! Come sempre, ringraziamo Ivan Mikolji per la sua attività a tutela degli ambienti naturali e per consentirci di proporre i suoi materiali in lingua italiana. […]

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Cos’è un acquario wild? Seguiamo Ivan Mikolji, il quale ci spiega l’utilità ambientale ed educativa di questo tipo di allestimento. Ebbene sì, anche gli acquari possono insegnare e salvare qualcosa!

Come sempre, ringraziamo Ivan Mikolji per la sua attività a tutela degli ambienti naturali e per consentirci di proporre i suoi materiali in lingua italiana.

NdT: Nell’articolo si è scelta come traduzione di “wild” la locuzione “da campo”, perché sembra quella che meglio descrive il tipo di allestimento. Traduzioni quali “selvaggio” o “selvatico” non sono sembrate rendere bene l’idea, pur essendo l’acquario allestito con pesci e materiali provenienti dagli ambienti naturali.


Acquario wild o da campo

L’acquario wild o da campo, nell’hobby acquariofilo, è un tipo di allestimento che prevede la visita di un habitat naturale, come un lago, un fiume o un torrente. Quindi viene allestito in situ un acquario, temporaneamente, con lo scopo di ricreare l’ambiente naturale visto nei dintorni.
Per la creazione di un acquario wild si usano solo materiali e creature raccolte nell’habitat circostante; una volta completato l’allestimento, queste vengono riposizionate dove sono state prese.

Storia dell’acquario wild

Il primo acquario wild è stato creato nel 2011 nello stato di Amazonas, in Venezuela, dal venezuelano Ivan Mikolji, fotografo e artista audiovisivo.
L’allestimento dell’acquario è stato ripreso e quindi caricato su YouTube con il titolo “Wild Aquarium 1” e conta oltre cinque milioni di visualizzazioni a novembre 2017 [NdT: oltre sei milioni a gennaio 2019]. In questo video possiamo vedere esemplari selvatici di Apistogramma hongsloi e Nannostomus anduzei.

Ivan Mikolji ha, ad oggi (novembre 2017), caricato quattro video sugli acquari da campo nel suo canale YouTube e, di conseguenza, altri acquari da campo sono stati ricreati da altri appassionati.
Giorgi Khizanishvili (Georgia), ne ha allestito uno basato sul fiume Mejuda a Gori, in Georgia centrale; poi possiamo nominare, ad esempio, Enrico Guida in Italia, Paweł Vogelsinger in Polonia e Elena Mazurek in Russia.

Riflessioni sull’acquario wild

La chiave per discriminare un acquario di biotopo da un acquario wild può essere illustrata da questo esempio: un acquario “di biotopo” del fiume Cinaruco può essere allestito ovunque nel mondo; viceversa, un acquario “wild” può essere creato solo ed esclusivamente nei pressi del fiume Cinaruco.

Un acquario da campo ha un enorme potenziale come strumento educativo e la sua forza viene dal fatto che esso è allestito esattamente con quello che si può trovare nel corso d’acqua. Questo è utile per evidenziare cosa sia necessario fare per conservare l’habitat.
Allestire un acquario di questa tipologia permette alle popolazioni locali di conoscere quali specie vivano nei corsi d’acqua del luogo e la creazione di questi acquari aiuta anche tutte le persone del mondo, mostrando cosa ci sia in quel particolare ambiente e come tutti gli organismi coesistano.

Un esempio di tutto ciò: molte persone in tutto il mondo allevano i “ram” (Mikrogeophagus ramirezi) ma non tutte sanno che provengono dal bacino del fiume Orinoco. Ma molte di più ignorano come sia veramente il loro habitat, portando molti acquariofili a pensare che sia assolutamente necessario un acquario riccamente piantumato.
La realtà è piuttosto diversa: sebbene alcuni M. ramirezi in effetti provengano da zone ricche di vegetazione, altri vivono in aree sabbiose con foglie in decomposizione, prive del tutto di piante.

Allestire più di un acquario wild in un dato corso d’acqua non toglie nulla al secondo allestimento, poiché i sistemi acquatici sono complessi e sono solitamente presenti più di un biotopo, ognuno con differenti organismi.
In un fiume potremmo avere un’area rocciosa su una riva, mentre dall’altro lato potremmo avere fondo sabbioso. Alcune specie vivono bene in aree dove c’è molto movimento d’acqua, mentre altre preferiscono i punti dove c’è meno movimento, pur essendo lo stesso corso d’acqua.

Galleria fotografica e video


Articolo ed immagini: © Ivan Mikolji e rispettivi proprietari www.mikolji.com
Tutti i diritti sono riservati. L’articolo non può essere riprodotto, copiato, distribuito o usato senza l’esplicita autorizzazione scritta di Ivan Mikolji.

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Acquario di biotopo per beneficienza al The Fish Barn https://acquario.top/allestimento-acquario-biotopo-nhamunda/ https://acquario.top/allestimento-acquario-biotopo-nhamunda/#respond Sat, 26 Jan 2019 11:21:01 +0000 https://acquario.top/?p=3634 Il Nhamundá è un fiume tributario del Rio delle Amazzoni, molto particolare poiché è un corso d’acqua sia chiara, sia scura, a seconda della posizione in cui ci troviamo lungo il corso del fiume. In questo articolo, possiamo vedere l’allestimento di un acquario di biotopo per discus e altre specie, ambientato proprio in questo fiume. L’allestimento […]

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Il Nhamundá è un fiume tributario del Rio delle Amazzoni, molto particolare poiché è un corso d’acqua sia chiara, sia scura, a seconda della posizione in cui ci troviamo lungo il corso del fiume. In questo articolo, possiamo vedere l’allestimento di un acquario di biotopo per discus e altre specie, ambientato proprio in questo fiume.

Nhamunda
Posizione del Rio Nhamundá nel bacino del Rio delle Amazzoni

L’allestimento è a cura di Chris Englezou, tra le altre cose esperto di allestimenti di acquari di biotopo, e prevede uno studio attento degli ambienti naturali e delle specie animali e vegetali presenti.

Ringraziamo quindi Chris per la collaborazione che continua e andiamo a scoprire un esempio di allestimento di biotopo ben fatto e ben documentato.


Acquario di biotopo per beneficienza al The Fish Barn

La domenica appena trascorsa sono stato invitato dai ragazzi del famoso negozio The Fish Barn a Crawley (West Sussex) a partecipare alla loro “Giornata del Discus”.
L’evento è cominciato alle 10 del mattino ed è andato avanti fino a pomeriggio inoltrato e, oltre ad un enorme assortimento di prodotti pensati per i discus, c’era una grande varietà di discus selvatici e di allevamento.
La ragione del mio invito era quella di allestire un acquario di biotopo autentico per discus, come parte della Giornata e aiutare a raccogliere fondi per il Freshwater Life Project, l’organizzazione di beneficienza che ho co-fondato nel 2016, il cui obiettivo è quello di conservare gli ecosistemi d’acqua dolce con un’attenzione particolare (ma non esclusiva) ai pesci d’acqua dolce.

Sono arrivato al mattino attorno alle 10:30, non molto dopo l’inizio dell’evento, e, come al solito, Alan ed Elliott, il duo padre-figlio che gestisce il negozio, mi hanno dato un caloroso benvenuto.
C’era anche un buon numero di clienti in attesa dell’attrazione principale, quindi non ho perso ulteriore tempo e ho iniziato a darmi da fare.

Il giorno dell’invito io ed Elliott abbiamo discusso sul necessario per rendere questo allestimento biotopicamente-corretto; il tempo a disposizione era poco, con una sola settimana per procurare tutto il materiale, inclusi pesci e decorazioni. Nonostante questo, gli ho mandato una lista dettagliata e, sorprendentemente, in qualche giorno è riuscito a procurare la maggior parte di quanto richiesto, con solo alcuni piccoli rimpiazzi.

Freshwater Life Project
Il team padre-figlio composto da Alan ed Elliott ha fatto una donazione di 150 sterline al Freshwater Life Project come gesto di supporto. Ha inoltre aiutato a raccogliere ulteriori 115 £ di donazioni durante la giornata.

L’allestimento si sarebbe dovuto basare sul Lago Nhamundá, nella regione del basso fiume Nhamundá, che ospita popolazioni di discus blu e marroni (Symphysodon haraldi), oltre ad altre varie specie che elenco più avanti; quelle evidenziate sono state usate per questo allestimento e le altre formano biocenosi [NdT: comunità] nel biotopo, assieme ai discus.

Lago Nhamunda
La foresta a várzea lungo il lago Nhamundá mostra l’habitat in cui vivono i discus durante il periodo in cui è inondata.

Un aspetto molto interessante del fiume Nhamundá, un tributario di acque solitamente scure del Rio delle Amazzoni, è quello per cui salendo lungo il percorso del fiume, questo si restringe sempre di più, passando da una struttura simile a quella di un lago a quella più tipica di un corso d’acqua. Durante questo passaggio, diventa di acque sempre più scure e tinte dai tannini, poiché la portata d’acqua è più bassa e non c’è più inondazione della foresta a várzea da parte delle acque chiare del Rio delle Amazzoni.
Nelle parti più basse queste inondazioni con acque chiare hanno una notevole influenza nella composizione dell’acqua e questo contrasto nella composizione funge anche da barriera ecologica, controllando la distribuzione geografica dei discus che lì vivono.

Nella parte più larga e bassa, dove le acque scure si disperdono in quello che giustamente è chiamato lago Nhamundá e si mescolano (specialmente durante le inondazioni stagionali) con le acque chiare ma torbide del Rio delle Amazzoni, possiamo trovare i discus blu e marroni (Symphysodon haraldi).
Nella parte più alta, dove le acque del fiume Nhamundá sono più scure, possiamo trovare solo popolazioni di Symphysodon discus – il discus Heckel, una specie che finora è stata trovata solo in habitat d’acque scure.

C’è una sola eccezione a questa regola e la spiegazione è ancora motivo di dibattito. Si crede che sia il risultato di una cattiva pratica nella cattura e nel commercio dei pesci ornamentali, un commercio che costituisce un’importante fonte di reddito per le comunità locali e che incentiva la protezione degli habitat naturali, preservandoli dalla distruzione.
Ci sono state, infatti, introduzioni di discus Heckel nel lago Nhamundá, probabilmente da parte di pescatori, che hanno portato al miscuglio delle popolazioni e all’ibridizzazione delle due specie.
A onor del vero, devo aggiungere che, a causa del graduale cambiamento della composizione dei fiumi, questa ibridazione potrebbe essere naturale e devo ancora avere prove serie a conferma delle introduzioni da parte dell’uomo, nonostante si tratti di “cosa nota a tutti”.

Ad ogni modo, proprio per questa ragione, quando Elliott mi ha detto di avere un discus Heckel da solo e mi ha chiesto se si sarebbe potuto introdurre nell’acquario di biotopo, ho pensato che sarebbe potuta essere una buona idea, con lo scopo di evidenziare questo importante problema di conservazione delle specie. E così lo abbiamo messo!

Habitat discus
La distribuzione dei Symphysodon nel fiume Nhamundá non è troppo chiara tuttavia sembra che la variazione nella composizione delle acque costituisca una barriera ecologica tra S. discus e S. haraldi.

L’acquario era già ben maturo, con un sistema di filtraggio molto efficiente e dotato di un ingresso per acqua da osmosi inversa per i rabbocchi. I discus erano già presenti nell’acquario e sono stati spostati temporaneamente per il riallestimento. Da un punto di vista microbiologico, era perfetto.

Come impostazione generale, ho voluto ricreare un argine del fiume ai bordi della foresta a várzea; várzea è il termine brasiliano per descrivere la foresta che si allaga durante la stagione delle piogge.

Le sponde del fiume sono composte di un substrato di sabbia bianca e foglie in decomposizione provenienti dagli alberi soprastanti; ogni tanto sono presenti rocce lateritiche di colore rosso scuro/marrone/nero, dall’aspetto rozzo. Per simularle, ho chiesto ad Elliott di procurarsi delle rocce laviche e, con mia grande sorpresa, è riuscito a procurarsi delle rocce dei colori corretti (quelle laviche più comuni sono rosso chiaro) e questo ha reso l’hardscape molto più autentico.
In quest’area sono presenti anche tronchi caduti e radici, dovuti alla graduale erosione delle rive da parte dell’acqua, oltre alle radici della vegetazione ripariale [NdT: che vive sui bordi del corso d’acqua].

Sponda fiume

I parametri chimici dell’acqua sono piuttosto variabili a seconda del periodo dell’anno e altri fattori. Il pH può variare da 5.8 a 7.2, ma può abbassarsi fino a 3.9 durante la stagione secca. La conducibilità è attorno ai 30 µS/cm e la temperatura media è di 27.5 °C.
La torbidità si può considerare come bassa/moderata; la luce penetra in queste acque ma gli alberi, le foglie e le radici sommerse forniscono aree ombreggiate. La superficie dell’acqua è leggermente increspata.

Allestimento lago Nhamunda

Pesci compatibili con questo biotopo sono: Acarichthys heckelii, Agoniates halecinus, Ancistrus dolichopterus, Anostomoides laticeps, Astrodoras asterifrons, Auchenipterichthys longimanus, Auchenipterichthys nuchalis, Boulengerella maculata, Dekeyseria scaphirhyncha, Farlowella nattereri, Fluviphylax sp., Goeldiella eques, Hemigrammus coeruleus, Hemiodus immaculatus, Heros sp.*, Hypostomus carinatus, Hypoptopoma incognitum, Hypostomus macushi, Laemolyta sp., Lasiancistrus schomburgkii, Leporacanthicus galaxias, Leporinus fasciatus, Limatulichthys griseus, Loricaria cataphracta, Mesonauta guyanae, Metynnis hypsauchen, Peckoltia vittata, Pseudolithoxus sp., Pseudoloricaria laeviuscula, Pterophyllum scalare, Rineloricaria lanceolata, Scorpiodoras heckelii, Symphysodon haraldi, Tatia aff. musaica*, Tatia nigra, Triportheus albus, Uaru amphiacanthoides.
Le specie usate in questo allestimento sono evidenziate.
[NdT: le specie con * sono discusse più avanti]

Allestimento di biotopo

Un mio grande amico, Hudson Crizanto, nel 2009 ha registrato uno dei suoi viaggi per raccogliere discus blu e marroni nel lago Nhamundá (vedi sotto).
Filmato durante le loro spedizioni di raccolta notturne (quando i pesci sono addormentati e più facili da catturare), il video ci fa vedere molto bene come vivano e ci mostra molti habitat dove sono presenti rocce – una cosa non molto nota all’allevatore di discus medio.

Altre note interessanti riguardanti le specie per questo allestimento di biotopo sono:

  • ho incluso un discus Heckel come memento sulla conservazione delle specie (come abbiamo già visto in precedenza);
  • poiché non disponibile, ho sostituito l’Heros presente nel Nhamundá con Heros liberifer (quindi è corretto solo a livello di genere);
  • questa mattina Elliott mi ha informato che già dopo un solo giorno nel loro allestimento di biotopo una coppia si è formata;
  • la specie di Tatia usata è Tatia musaica mentre nel Nhamundá troviamo Tatia aff. musaica, che deve essere ancora formalmente identificata e assomiglia molto a T. musaica; vive anche assieme a dei Centromochlus sp. con un pattern molto simile – probabilmente ne beneficiano mutuamente;
  • anche Peckoltia vittata sfrutta gli spazi fra le rocce e le radici e i rami degli alberi.

Peckoltia vittata
Foto di Peckoltia vittata scattata nell’ambiente naturale. Foto proveniente dall’articolo https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4426332/ (CC BY 4.0).

Come substrato abbiamo usato della sabbia bianca fine e inerte e ho usato foglie di Magnolia per sostituire quelle di Licania sp., nativa della regione. Ho usato anche foglie di Psidium, un’altra specie nativa della regione e, sopra l’acquario, ho usato l’epifita terrestre Monstera deliciosa come sostituta della Monstera lechleriana. Ho lavato le radici della pianta, eliminando il terriccio, e le ho sommerse in acqua; il grosso della pianta è poggiato ai rami, sopra la superficie.

Dietro all’acquario e sopra la superficie dell’acqua ho usato delle palme (Dypsis sp.) in vasi, come sostitute per Euterpe oleracea, poiché le foglie sono praticamente uguali come morfologia. Questo ha creato il senso di “sicurezza” che volevo raggiungere, ma in maniera non invasiva.

Altri componenti botanici che ho usato sono gusci di semi di Lecythis elliptica (nativa dell’area), che ho lasciato galleggiare sulla superficie come fossero appena caduti dagli alberi; altre decorazioni sono state fornite da Tannin Aquatics appositamente per questo allestimento e devo ringraziarli per ciò.

Per quelli interessanti all’allestimento vero e proprio dell’acquario, c’è il video della diretta Facebook filmato da The Fish Barn nella loro pagina Facebook.

Dopo aver completato lo scape, sono riuscito a ritagliarmi un momento per sgranocchiare uno snack e osservare l’incredibile torta preparata dalla bravissima Anita, la moglie di uno degli spettatori; mi sono accertato di averne una fetta messa da parte per quando me ne sarei tornato a casa.

Allestimento

I pesci sono stati lasciati nei loro sacchetti una mezzora per l’acclimatazione. Mi accerto sempre che le temperature siano uguali prima di procedere al mescolamento delle acque; credo che questo metodo sia un po’ più rispettoso per i pesci e renda il loro adattamento un po’ più facile. Ho inserito i discus per ultimi così avrebbero visto altri pesci attorno a loro.

Tutte queste piccole cose concorrono ad un avvio di successo dell’acquario di biotopo – l’idea è quella di creare un senso di equanimità e poi dare credito alla natura per quanto fatto.

Per dire, i pesci si sono ambientati quasi subito e dopo i primi 4-5 minuti di ambientamento erano già fuori a ispezionare il loro nuovo biotopo in un modo così calmo e tranquillo che ho sentito un grande senso di emozione – specialmente dopo che Elliott aveva evidenziato che i loro colori erano diventati molto più intensi rispetto a prima.

Tannin Aquatics

Nel complesso, questo sforzo da parte di tutti con ottimi risultati e il caldo benvenuto hanno reso questa una delle migliori giornate che abbia passato ultimamente – quantomeno dal mio ultimo allestimento di biotopo.

P.S. Ragazzi, non dimenticate di fare una donazione! (cliccate sul banner qui sotto)

Freshwater Life Project


Articolo ed immagini: © Chris Englezou – cefishessentials.com
Tutti i diritti sono riservati. L’articolo non può essere riprodotto, copiato, distribuito o usato senza l’esplicita autorizzazione scritta di Chris Englezou.

Crediti

Mappa: Public Domain, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=112927

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Workshop su un biotopo del Rio Nanay https://acquario.top/workshop-biotopo-rio-nanay/ https://acquario.top/workshop-biotopo-rio-nanay/#respond Sat, 29 Dec 2018 13:32:40 +0000 https://acquario.top/?p=3355 Traduzione dell'articolo "Rio Nanay Biotope Workshop at Maidenhead Aquatics in Melksham" di Chris Englezou.

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Con l’intento di far conoscere al pubblico italiano un altro autore che ammiriamo molto, siamo lieti di presentare quella che speriamo essere solo la prima di una lunga serie di traduzioni!
Si tratta di un workshop di Chris Englezou volto a ricreare l’ambiente tipico che abitano i discus (S. aequifasciatus) lungo il Rio Nanay.

Chris non ha certo bisogno di presentazioni ma noi siamo precisini e gliela facciamo lo stesso: ricercatore e naturalista, ha innumerevoli spedizioni zoologiche all’attivo, soprattutto in Amazzonia.
È la persona che sta dietro al portale C.E. Fish Essentials, pieno di spunti interessantissimi per noi appassionati (poveri, che le spedizioni non le possiamo fare… per ora), ha creato una linea di mangime estremamente curata e, soprattutto, è tra i fondatori di Freshwater Life Project, una no-profit volta alla salvaguardia della biodiversità acquatica, che coinvolge ricercatori e appassionati in tutto il mondo (se vi piace l’idea ci sono vari modi per supportare il progetto 😘).

Sperando di fare cosa gradita, finiamola con le chiacchiere, non prima di aver ringraziato Chris Englezou, e diamo la parola a chi i pesci li ha osservati per davvero!

 


Workshop su un biotopo del Rio Nanay nel negozio Maidenhead Aquatics a Melksham

Chris Englezou, 20 marzo 2017

Questo weekend sono stato invitato ancora una volta a Melksham dal negozio Maidenhead Aquatics per un’altra dimostrazione su un nuovo, autentico, acquario biotopo.

Durante la mia ultima visita ho mostrato come ricreare il Rio Atabapo durante la stagione delle piogge, mentre questa volta, dopo aver consultato il team di Maidenhead sulle possibili opzioni, ho dato la mia opinione e, una volta confermata la lista dei pesci, ho deciso per acquario biotopo basato su di un lago lungo il Rio Nanay nella stagione secca.

Il team di Melksham ha fatto di tutto perché fossero disponibili per la dimostrazione dei pesci interessanti e ho deciso per delle specie che coesistono in natura, che avrebbero convissuto felicemente assieme e di cui sarei realisticamente riuscito a soddisfare le esigenze di spazio, viste le dimensioni dell’acquario che avrei utilizzato.

È cruciale, in qualsiasi acquario-biotopo, che si ricrei la nicchia di ciascuna specie, per creare una reale armonia in vasca; questo, per giunta, promuove i comportamenti naturali!

In qualsiasi acquario biotopo, c’è spesso una specie regina – che si intende essere, cioè, il centro dell’attenzione.
In questo caso, si trattava di un piccolo gruppo di Discus “verdi” selvatici: Symphysodon aequifasciatus.

La storia dei discus del Rio Nanay è abbastanza interessante, in quanto si suppone che la popolazione non sia nativa della zona, ma introdotta dall’uomo, più o meno accidentalmente, una trentina di anni fa – probabilmente da esportatori che non volevano percorrere distanze così lunghe per pescarli.

Rio Nanay
Il Rio Nanay è un tributario di acque scure del Rio delle Amazzoni. La maggior parte del suo substrato è formata da sabbia bianca.

Per ogni acquario biotopo che creo, tendo a seguire una serie specifica di protocolli, che mi aiuta ad essere organizzato e sicuro che la vasca sia davvero accurata.
Uno dei più importanti processi che intercorrono nella creazione della vasca è la ricerca che c’è alla base, e per questo particolare set up ho cercato di portare il pubblico attraverso un viaggio immaginario.

Ho deciso di includere una certa varietà all’interno del letto di foglie, nel quale ogni tipo di foglia racconta la storia di una diversa specie di albero, e la relazione che quest’ultimo ha con questo habitat. Credo che il mio scopo principale fosse cercare di racchiudere tutto ciò che ho visto e sentito in Amazzonia attraverso queste creazioni, nella speranza di ispirare ad altri gli stessi sentimenti.

Una risorsa estremamente importante nella creazione di questo biotopo è stata la guida scientifica del Field Museum intitolata “Plantas comunes de la Tahuampa del Rio Nanay”, traducibile come “Piante comuni della foresta inondata stagionale del Rio Nanay”. Usando questo documento e alcune delle mie osservazioni personali ho potuto mettere assieme una interessante lista di foglie decorative, sia autentiche che in sostituzione delle originali (si guardi l’elenco poco più avanti).

Una cosa molto importante da ricordare quando si sperimenta con differenti specie di foglie e decori è accertarsi che siano “acquario-compatibili”.
Uno dei modi migliori per appurare ciò è usare il motore di ricerca accademico Google Scholar, per vedere quali studi sono stati eseguiti sulla specie che si sta considerando.
Per esempio, se pensate di utilizzare foglie di Catappa potete digitare quattro parole come “Terminalia” (NdT: il genere a cui appartiene la Catappa), “catappa”, “leaf” (NdT: “foglia” in inglese) e “toxicity” (NdT: “tossicità”), per scoprire quali ricerche scientifiche sono state fatte e a quali è possibile accedere.

NdT: Per la maggior parte non è possibile accedere gratuitamente agli studi scientifici. Molti sono pubblicati su riviste scientifiche che richiedono abbonamenti per essere fruibili. Fortunatamente è sempre accessibile l’abstract, che riassume la maggior parte delle informazioni fornite nell’articolo. Inoltre, molte università rendono disponibili, gratuitamente, dei mezzi ai propri studenti per accedere ad un numero maggiore di articoli, a seconda delle convenzioni che l’università stessa stringe con le singole riviste.
Se ne avete la possibilità, sfruttate questo tipo di servizi!

Allestimento dell’acquario

Pesci

  • Symphysodon aequifasciatus (Discus verde) × 8
  • Biotodoma cupido (Ciclide C222) 3+
  • Trachelyichthys exilis 1-2 coppie
  • Hyphessobrycon erythrostigma × 20+
  • Petitella georgiae × 20+
  • Carnegiella strigata × 12+

Piante

  • Philodendron sp. (in sostituzione di P. rimachii).
  • Monstera deliciosa (in sostituzione di M. dilacerata).

Prendere le piante in vaso e lavare via tutta la terra, lasciando le radici a penzoloni nell’acqua, facendole appoggiare ai rami di Magnolia.

Decorazioni

  • Sabbia silicea bianca.
  • Estratto di tannini (le pignette di ontano si dimostrano una valida soluzione).
    Le pigne possono essere posizionate nel filtro dentro una retina – meglio non metterle in acquario, poiché non sono “biotopicamente corrette”.
  • Rami (ottimi quelli di quercia).
  • Magnolia grandiflora, rami e foglie.
    Le foglie e i rami di Magnolia glandiflora sostituiscono Licornia sp. e Triplaris sp., che si trovano lungo il Nanay, essendo di aspetto molto simile.
  • Ceiba pentandra, foglie.
  • Persea americana, foglie.
  • Le foglie di Persea americana sostituiscono quelle di Persea nudigemma, nativa del Nanay.
    Le foglie di Terminalia catappa potrebbero sostituire quelle di Pouteria sp., volendo.
  • Phoenix canariensis, fronde (in sostituzione di Euterpe oleracea).
  • Chamaerops, frutti (in sostituzione dei frutti di Mauritia carana).
  • Eriobotrya japonica, foglie (in sostituzione di Couepia sp.).

Parametri

  • pH: 5.2 – 5.3
  • Conducibilità: 6.0 μS/cm
  • Temperatura: 27 – 28 °C
  • Ossigeno: 2.8 mg/l
  • Tipologia d’acqua: acque scure (blackwater)
  • Temperatura di colore della luce: ~ 6500 K

Le foglie di Ceiba e Persea sono state raccolte da piante coltivate e propagate da me (la Ceiba da semi che ho raccolto io stesso durante il mio ultimo viaggio).
L’aggiunta di vere foglie amazzoniche è sempre una gran soddisfazione. C’è qualcosa di così soddisfacente insito in questa operazione che mi mette a mio agio tutte le volte: qualche tipo di antropomorfica empatia, suppongo.

Allestimento Rio Nanay
Le due specie di Caracidi, Petitella georgiae e Hyphessobrycon erythrostigma formano i loro banchi, mentre i pescigatto Trachelyichthys exilis trovano rifugio nel denso letto di foglie e i pesci accetta, Carnegiella strigata, si aggregano in un gruppo al si sotto delle fronde a pelo d’acqua. I Discus e i Biotidoma nuotano felicemente dentro e fuori la loro zona sicura, tra i rami caduti e le foglie di palma, all’ombra dell'”albero”.

Avendo ricevuto molte richieste da parte di amici e follower di altre nazionalità che non potevano partecipare, ho deciso di azzardare una registrazione, cosicché l’intero processo potesse essere fruibile anche a posteriori attraverso una diretta Facebook di due ore.
Poco più sotto è possibile vedere anche un altro video che mostra l’aspetto finale dell’acquario.

Biotodoma
Ma la cosa che più mi ha ripagato degli sforzi compiuti per ricreare questo biotopo è stato il breve momento durante il quale ho potutto osservare un Biotodoma spiluccare un seme/frutto di Chaemarops. Essere in grado di osservare questi comportamenti naturali è una soddisfazione impareggiabile, qualcosa che una vasca “classica” non riesce a trasmettere.

Allestimento biotopo Rio Nanay
L’acquario alla fine appare come la rappresentazione di una zona ripariale di un lago d’acque scure lungo il Rio Nanay. Al di sotto delle fronde di Licania, con qualche pianta epifita a crescere attraverso i rami e radicare nell’acqua sottostante, un letto composto da varie foglie e legnetti provvede a fornire ulteriori microhabitat per le specie presenti. L’inclusione di frutta vera come decorazione è probabilmente una novità assoluta.

Felipe Cantera

Questo articolo è dedicato alla memoria di Felipe Cantera dall’Uruguay che è tristemente scomparso stamattina (20/03/2017): grazie per il tuo indimenticabile contributo al mondo della biodiversità acquatica.


Articolo ed immagini: © Chris Englezou – cefishessentials.com
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Ciclo dell’azoto in acquario: l’ennesimo articolo https://acquario.top/ciclo-azoto-acquario-avvio-maturazione-filtro/ https://acquario.top/ciclo-azoto-acquario-avvio-maturazione-filtro/#respond Wed, 01 Aug 2018 15:30:45 +0000 https://acquario.top/?p=1740 Ciclo dell’azoto in acquario? Pure voi? Sì, pure noi di Acquario.top – ma garantiamo che troverai qualcosa in più del solito, leggendo quello che segue 😉 Cosa non troverai in questo articolo lo schemino “ammonio → nitriti → nitrati“ il mese di maturazione (quando capiremo cosa voglia dire, forse lo integreremo) battute con nitriti e […]

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Ciclo dell’azoto in acquario? Pure voi?

Sì, pure noi di Acquario.top – ma garantiamo che troverai qualcosa in più del solito, leggendo quello che segue 😉

Cosa non troverai in questo articolo

  • lo schemino “ammonio → nitriti → nitrati
  • il mese di maturazione (quando capiremo cosa voglia dire, forse lo integreremo)
  • battute con nitriti e cavalli come protagonisti
  • fonti delle informazioni discutibili

    Meme alieni
    (da memegenerator.com)

Iniziamo.

Alcune definizioni prima di cominciare

Seguono alcune brevi definizioni (senza pretesa di esaustività) per comprendere meglio di cosa si parla nell’articolo ed evitare di farvi aprire pagine di Wikipedia mentre leggete 😀

  • Composto organico: composto che contiene al suo interno atomi di carbonio legati ad altri elementi con legami covalenti (praticamente quasi tutti gli elementi con carbonio all’interno, non sono molte le eccezioni: cianuri, bicarbonati e carburi).
  • Organismo Autrotrofo: organismo che usa, come fonte di energia, composti non organici e, come fonte di carbonio, carbonati e CO2. Esempio: piante.
  • Organismo Eterotrofo: organismo che usa, come fonte di energia e di carbonio, composti organici. Esempi: animali, uomo.
  • Organismo Aerobico: organismo che usa l’ossigeno per la respirazione (come accettore di elettroni). Esempi: animali, uomo, alcuni batteri.
  • Organismo Anaerobico: organismo che usa elementi diversi dall’ossigeno per la respirazione (composti dell’azoto, manganese, ferro, solfati, composti organici). Esempio: alcuni batteri.

Ciclo dell’azoto in acquario

Quello dell’azoto è uno dei tanti cicli presenti in acquario, poiché più o meno ogni elemento ne ha uno: abbiamo il ciclo del carbonio, del fosforo e di altri elementi.

Tuttavia, soprattutto per le conseguenze, spesso nefaste, è il ciclo dell’azoto ad influenzare maggiormente gli acquariofili, anche quelli che lo ignorano (i pesci morti due-tre settimane dall’inserimento vorrebbero poter confermare…).

Poiché si tratta di un ciclo, potremmo cominciare da un punto qualsiasi di esso: per esempio, da quel che mettiamo in acquario.

L’azoto organico in acquario

Cos’è?

L’azoto organico è quello che troviamo legato ad atomi di carbonio. Lo possiamo trovare sostanzialmente in tre posti:

  1. nei mangimi e in generale in tutti gli alimenti (vivi, freschi, surgelati, liofilizzati etc) che diamo ai pesci;
  2. nei materiali in decomposizione (feci, legni, foglie, fibre vegetali in genere, pesci o invertebrati morti etc);
  3. nei fertilizzanti per piante d’acquario, solitamente come urea.

POC e DOC

Questa materia organica si decompone in componenti sempre più piccole, dette POC (Particulate Organic Carbon – Carbonio Organico in Particelle), fino a diventare così piccole da essere disciolte (DOC – Dissolved Organic Carbon – Carbonio Organico Dissolto).

Probabilmente abbiamo visto tutti del POC negli acquari: è quella sorta di melma o detrito che si deposita solitamente sul fondo, in cui passano, se presenti, lumache e altri invertebrati.
Il DOC, invece, non è visibile, a meno di un suo accumulo (non dannoso), che si manifesta con un ingiallimento dell’acqua.

Acqua ambrata
Materiale in decomposizione e acqua ambrata (foto di Riccardo T).

Dove va?

L’azoto organico viene subito attaccato da ceppi batterici eterotrofi (e altri organismi), che decompongono l’azoto organico in composti inorganici, ovvero privi del carbonio. Con questo processo – detto mineralizzazione – si ha usualmente la produzione di ammoniaca (NH3) e di anidride carbonica (CO2), come prodotti di scarto.
I batteri responsabili di questo processo sono eterotrofi ma possono essere sia aerobici, sia anaerobici.

Un primo passaggio del ciclo dell’azoto è quindi il seguente:

Azoto organico → Ammoniaca + CO2

Per quanto riguarda la sola urea, le piante possono riuscire ad assorbirne direttamente una parte, prima che inizi a venire decomposta.

Una parte dell’azoto organico, invece, viene usata dai batteri stessi per le loro strutture e metabolismo interni.

L’ammonio e l’ammoniaca in acquario

Cosa sono?

L’ammoniaca è uno dei principali e più pericolosi inquinanti negli acquari.
È prodotta direttamente dal metabolismo dei pesci o decomposta dai batteri a partire dai composti organici dell’azoto oppure, infine, inserita come fertilizzante (solitamente come ammonio: nitrato di ammonio, fosfato di ammonio etc).

Modello ad asta e sfera dell'ammoniaca.
Modello ad asta e sfera dell’ammoniaca.

La tossicità dell’ammoniaca è dipendente principalmente dal pH dell’acqua, poiché il pH può trasformare l’ammoniaca nel comunque tossico, ma in misura inferiore, ammonio.

Modello ad asta e sfera dell'ammonio.
Modello ad asta e sfera dello ione ammonio.

La reazione di equilibrio è la seguente:

NH4+ + OH ↔ NH4OH ↔ NH3 + H2O

che ci dice che in acqua sono sempre presenti sia ammoniaca (NH3) sia ione ammonio (NH4+). Tuttavia al variare del pH possiamo praticamente azzerare la concentrazione di ammoniaca, più tossica.

Come varia la percentuale di ammoniaca ed ammonio?

Nel dettaglio, la percentuale di ammoniaca scende allo scendere del pH.
A pH 6.3 circa, l’ammoniaca è lo 0.1% contro il 99.9% dell’ammonio.
All’aumentare del pH, la percentuale di ammoniaca aumenta rapidamente: già a pH 8, l’ammoniaca supera il 3% rispetto al 97% di ammonio.
A pH 9.25 si ha metà ammoniaca e metà ammonio.

Equilibro tra ammoniaca ed ammonio in base al pH.
Percentuali di ammoniaca ed ammonio in base al pH.

Indicativamente, c’è circa una variazione delle percentuali di ordine 10 per ogni punto di pH (e di ordine 100 ogni due punti e così via).
Ad esempio, se il pH scende da 8 a 7, la concentrazione di ammonio aumenta dallo 0.33% circa al 3.3% (e quella dell’ammoniaca scende dal 99.7% al 96.6% circa).

Per inciso, questo è uno dei motivi per cui le variazioni devono essere fatte lentamente. Un punto di pH può alterare le concentrazioni di ammoniaca di 10 volte!

Dove vanno?

L’ammonio e l’ammoniaca possono venire assorbiti facilmente da piante ed alghe, se presenti, e da batteri nitrificanti.

Le piante e le alghe possono, infatti, usare l’ammonio come fonte di azoto a rapida assimilazione, pronto da usare subito. Non possono infatti accumulare l’ammonio per usarlo in un secondo tempo.
Come spiegato da Diana Walstad e dagli studi da ella citati, l’ammonio è assorbito come forma di azoto preferenziale dalla maggior parte delle piante.

L’ammonio e l’ammoniaca non assorbiti da piante ed alghe vengono invece trasformati, da alcuni ceppi batterici aerobici autotrofi (Nitrosomonas e archeobatteri ossidatori dell’ammonio), in nitriti, secondo la reazione:

NH4+ + ½O2 → 2H+ + NO2 + H2O

I nitriti in acquario

Cosa sono?

I nitriti derivano dall’ossidazione (aggiunta di ossigeno) di ammonio e ammoniaca ed è il primo di due passi della nitrificazione.

Modello ad asta e sfera dei nitriti.
Modello ad asta e sfera dello ione nitrito.

I nitriti sono estremamente tossici (più dell’ammonio) per i pesci, poiché i nitriti hanno la capacità di legarsi all’emoglobina contenuta nel sangue impedendo a quest’ultima di portare l’ossigeno. L’effetto è simile a quello delle intossicazioni da monossido di carbonio nell’uomo.
Infatti, uno degli effetti principali di basse concentrazioni di nitriti è proprio quello della difficoltà respiratoria: pesci che hanno respiro accelerato o tentano di respirare sul pelo dell’acqua, boccheggiando.

Se la concentrazione di nitriti aumenta per un tempo sufficientemente lungo, la morte dei pesci non è da escludere, anzi. Non ho le statistiche sotto mano, ma a naso direi che i nitriti siano fra le prime cause di morte negli acquari, specialmente in quelli appena allestiti.

Dove vanno?

I nitriti possono venire assorbiti dalle piante (dalle alghe in misura minore se non nulla, purtroppo non ci sono molti studi a riguardo), ma la maggior parte è convertita in nitrati da altri ceppi batterici, sempre aerobici e autotrofi (Nitrospira), secondo la reazione:

NO2 + ½O2 → NO3

I nitrati in acquario

Cosa sono?

I nitrati derivano dall’ossidazione dei nitriti e sono il risultato del secondo dei due passi di cui è composta la nitrificazione.
Possono anche essere introdotti mediante vari fertilizzanti comunemente usati, quali nitrati di potassio, calcio, magnesio, ammonio etc.

Modello ad asta e sfera dei nitrati.
Modello ad asta e sfera dello ione nitrato.

I nitrati non sono tossici per i pesci a basse concentrazioni, tuttavia al crescere della concentrazione possono iniziare a dare problemi. Problemi non nel senso che il pesce muore (a differenza dell’accumulo di nitriti), quanto piuttosto a disturbi nel comportamento (riproduttività, attività) e nella crescita, anche a livello di sviluppo delle pinne e colorazione.

Per alcuni pesci, sono consigliabili livelli di nitrati il più bassi possibili (se non misurabili, anche meglio), mentre altri pesci sono un po’ più tolleranti – non significa però che abbiano piacere di nuotare nei nitrati… Torneremo su questo con più dettagli in seguito.
Continuiamo col ciclo dell’azoto!

Dove vanno?

I nitrati vengono assorbiti dalle piante, insieme o in sostituzione all’ammonio. Per le piante, infatti, è oneroso l’assorbimento dei nitrati poiché lo devono riconvertire in ammonio, per poterlo utilizzare direttamente. Tuttavia per le piante sono importanti anche i nitrati, poiché possono accumularli nei tessuti per utilizzarli in un secondo momento (cosa che non possono fare con l’ammonio).

Oltre a venire assorbiti dalle piante, i nitrati possono venire convertiti in azoto gassoso (N2) da parte di alcuni batteri anaerobici.
Se invece volessimo ascoltare una tanta parte di acquariofili, l’unico modo efficace di rimuovere i nitrati è quello di fare cambi d’acqua, anche se non sempre risolvono (e anche su questo torneremo).


 

Il ciclo dell’azoto in acquario “modello classico” si concluderebbe qui, ma non è finita!
Ci sono ancora varie pagine di informazioni e non abbiamo ancora nominato la maturazione…

Spongebob Patrick laugh.
(da tenor.com)

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L’acquario naturale secondo Diana Walstad https://acquario.top/acquario-naturale-diana-walstad/ https://acquario.top/acquario-naturale-diana-walstad/#respond Sat, 30 Jun 2018 11:00:15 +0000 https://acquario.top/?p=1049 L’acquario naturale è una tipologia di allestimento non ben definita, in quanto ne esistono svariate interpretazioni. Alcune di queste sono: acquario naturale nel senso di “privo di tecnica“, quindi senza filtro, aeratore, impianto CO2…; acquario naturale nel senso di “acquario con minimi interventi da parte dell’acquariofilo“, quindi lasciando che la natura e gli equilibri che […]

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L’acquario naturale è una tipologia di allestimento non ben definita, in quanto ne esistono svariate interpretazioni.
Alcune di queste sono:

  • acquario naturale nel senso di “privo di tecnica“, quindi senza filtro, aeratore, impianto CO2…;
  • acquario naturale nel senso di “acquario con minimi interventi da parte dell’acquariofilo“, quindi lasciando che la natura e gli equilibri che si instaurano nell’acquario facciano liberamente il loro corso;
  • acquario naturale nel senso di “piantumato“, quindi con tantissime piante e pochi pesci;
  • acquario naturale nel senso di “acquario che imita le forme o gli scorci naturali“, come i Nature Aquarium di Takashi Amano;
  • varie combinazioni delle precedenti e tante altre.

In questo articolo, ci concentreremo su uno specifico tipo di allestimento, ovvero l’acquario naturale secondo Diana Walstad. Questa tipologia di allestimento è nota anche come acquario low tech o, specialmente all’estero, come El-Natural o NPT (Natural Planted Tank – Acquario Naturale Piantumato).

Partiamo subito!

L’acquario naturale secondo Diana Walstad

Sull’acquario “alla Walstad” è stato detto di tutto e di più, con svariate (mis)interpretazioni: cercheremo quindi di fare innanzitutto un po’ di chiarezza su questa gestione, spiegando come funzioni e cosa la caratterizzi.
Dopo questa spiegazione, ci saranno alcune domande poste a qualcuno che di acquari “alla Walstad” se ne intende davvero, domande sia molto frequenti, sia mai poste 😉

L’acquario naturale

Quasi tutto quello che riguarda l’acquario naturale può essere trovato nel libro Ecology of the Planted Aquarium di Diana Walstad, autopubblicato per la prima volta nel 1999 e attualmente in commercio nella terza edizione del 2012.
Purtroppo non ne è attualmente disponibile una traduzione in italiano, dunque è necessario leggere il libro in inglese; tale versione si trova comunque facilmente, sia cartacea, sia come e-book Amazon Kindle (costo circa 15 euro).

Ecology of the Planted Aquarium, III edizione.
Ecology of the Planted Aquarium, III edizione.

Personalmente consiglio la lettura diretta del libro sia perché contiene il massimo numero di materiali (testi, tabelle, immagini) sia perché alla fine di ogni capitolo c’è una ricchissima bibliografia di articoli e libri scientifici sui vari aspetti trattati nel libro, che rappresentano una miniera di informazioni per l’acquariofilo più smaliziato.

Tutto ciò premesso, bando alle ciance e iniziamo davvero a parlare di questo acquario naturale.

Fattori chiave dell’acquario naturale

Citando Diana Walstad, in una sua intervista: “il mio metodo imita il ciclo dei nutrienti in natura. Usa le piante per mantenere i pesci in salute, assorbendo i loro rifiuti. In cambio, i pesci e il terriccio forniscono i nutrienti necessari alle piante“.

Già in questa frase abbiamo quattro fattori chiave dell’acquario naturale: i pesci, le piante, il terriccio e l’equilibrio.

Acquario Diana Walstad
Uno degli acquari naturali di Diana Walstad. (Foto: Diana Walstad)

Un acquario naturale “alla Walstad” è quindi un acquario piantumato, dove si ricerca un equilibrio tra pesci, piante e fondo.
Vediamo nel dettaglio tutti i fattori.

Acquari

Va bene qualsiasi tipo di acquario, da una piccola boccia per caridina fino ad acquari da centinaia di litri.
Ad esempio, Diana Walstad usa acquari da circa 8 litri per le caridina, mentre usa acquari da 150-220 litri per i guppy.

Fondo

Come fondo, Diana Walstad utilizza del comune terriccio da vasi, non fertilizzato (titoli NPK in etichetta il più bassi possibile), ben compostato e senza perlite, che galleggia. Questo terriccio è poi coperto da uno strato di ghiaino fine (granulometria di 2-4 mm) o sabbia, che ha la funzione di isolare parzialmente il terriccio dall’acqua, evitando che quanto contenuto nel terriccio finisca in colonna.

Terriccio per vasi Miracle Gro
Strato di terriccio per vasi in una boccia in allestimento. (Foto: Diana Walstad)

Indicativamente, servono circa 2.5 cm di terriccio con altrettanto spessore di ghiaino. Nel caso si usi la sabbia, è consigliabile uno spessore minore, per quest’ultima (circa 1.5-2 cm al massimo)
Bisogna evitare di fare un fondo troppo sottile, poiché le piante non attecchiscono, così come un fondo troppo spesso, perché questo può essere causa di zone anossiche, ovvero prive di ossigeno, in cui alcuni ceppi batterici possono produrre sostanze tossiche (come i batteri solforiduttori).

Acqua

In linea generale va bene l’acqua di rete, per un NPT. Tuttavia è bene verificare le analisi del fornitore per determinare se c’è qualche problema, come sodio o nitrati alti oppure durezze bassissime, giusto per citare i più comuni.
In particolare, Diana Walstad consiglia di usare acqua con durezza totale maggiore di 6 dGH, per garantire un minimo apporto di sali nutrienti (calcio, magnesio etc).

È bene lasciar riposare l’acqua per un tempo sufficiente (un giorno va bene) o trattarla con un biocondizionatore, affinché il cloro usato per la disinfezione venga eliminato.

Se l’acqua di rete non va bene o non è utilizzabile, si possono usare acqua da osmosi inversa addizionata con appositi sali per remineralizzazione.
Se l’acqua di rete è troppo tenera (GH minore di 5-6 dGH) o priva di qualche macroelemento, si può “indurirla” con sali singoli (cloruro di calcio, solfato di magnesio e cloruro di potassio).
Ad esempio, spesso accade che la durezza totale dell’acqua (GH) sia data quasi esclusivamente dal calcio, per cui può essere utile inserire del magnesio.

Tecnica

L’acquario naturale secondo Diana Walstad prevede l’uso di tecnica, contrariamente a quanto si potrebbe pensare.
In particolare, si fa uso di:

  • Luce artificiale, dato che l’equilibrio dell’acquario si basa sulla crescita vigorosa delle piante e la luce è l’unica fonte – per loro – di energia in ingresso nel sistema-acquario; la luce dovrebbe avere una buona intensità, indicativamente almeno 0.4-0.5 watt/litro (30-40 lumen/litro). La luce naturale indiretta, per quanto gradita in questo tipo di allestimento, è insufficiente.
  • Filtro, specialmente negli acquari più grandi, per mantenere una buona circolazione del calore e delle sostanze nutritive. Sebbene in un acquario di questo tipo la rimozione dei composti dell’azoto sia effettuata soprattutto dalle piante, il filtro è comunque di supporto e comunque utile per il filtraggio meccanico. È comunque possibile non mettere un filtro, basta valutare bene, anche considerando i pesci che si inseriranno.
  • Aeratore, da usare principalmente in caso di difficoltà di respirazione dei pesci (dovuti ad alte temperature, temporanee presenze di nitriti etc). Non è da usarsi continuamente, poiché disperde l’anidride carbonica disciolta nell’acqua.
  • Riscaldatore, per mantenere una temperatura adeguata.
  • Lampada UV-C, utile specialmente in caso di alghe unicellulari (volvox) e durante l’inserimento dei nuovi pesci nell’acquario.

Piante

Purtroppo non tutte le piante si possono tenere in un acquario di questo tipo, visto che la fertilizzazione è quasi nulla, non vi è immissione artificiale di CO2 e il pH rimane mediamente alto.
Giusto per dare un’indicazione di massima a tal riguardo, nei plantacquari con iniezione di CO2 si possono avere facilmente 20-30 mg/l di CO2 disciolta, mentre in un acquario naturale la concentrazione media è attorno ai 3-8 mg/l.

In questi allestimenti, Diana Walstad consiglia di provare con vari tipi di piante, meglio se coltivazione sommersa (così non devono adattarsi) e tenere quelle che sopravvivono e prosperano bene.

Piante galleggianti.
Le piante emerse/galleggianti sono molto utili in un NPT (nella foto: Hydrocotyle leucocephala e Salvinia minima nel mio setup).

Giusto per dare qualche orientamento, in generale le specie di Echinodorus, Sagittaria, Anubias, Bacopa e Cryptocoryne riescono a prosperare bene. Oltre a queste, le galleggianti, come Limnobium, Hydrocotyle o Pistia, avendo il “vantaggio aereo” (assorbono CO2 direttamente dall’aria), di solito vivono bene.

Pesci e lumache

Nessuna raccomandazione particolare, tuttavia è necessario scegliere specie adeguate per le dimensioni dell’acquario, allestimento e valori dell’acqua.
C’è da dire che Diana Walstad non si pone molto questo problema, allevando solamente guppy e caridina, tuttavia afferma che per pesci con esigenze particolari, questo tipo di allestimento può non essere appropriato. Penso, ad esempio, ad alcune specie che richiedono pH e durezze molto basse o acqua con conducibilità quasi nulla.

In generale, la popolazione deve essere bassa, in numero e carico organico, poiché tanto più è il carico organico da smaltire, tanto più alto è il rischio di avere problemi (questo, tra l’altro, vale con qualsiasi allestimento).

Le lumache sono apprezzate, poiché sminuzzano i resti di cibo in frammenti più piccoli, facilitandone la decomposizione.

Lumache in un acquario naturale
Lumache (e caridina, piante, cetriolo da mangiare) nel mio NPT.

Diana Walstad tiene lumache in tutti i suoi acquari.

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Intervista a Diana Walstad https://acquario.top/intervista-a-diana-walstad/ https://acquario.top/intervista-a-diana-walstad/#respond Thu, 18 Jan 2018 22:00:03 +0000 https://acquario.top/?p=408 Quella che segue è la traduzione dell’intervista rilasciata da Diana Walstad al sito croato Aquariss. Ringraziamo sia l’amministrazione di Aquariss sia la dottoressa Walstad per averci gentilmente accordato il permesso di tradurre e pubblicare l’intervista. È possibile trovare l’intervista originale nel sito aquariss.net Diana Walstad – Acquari naturali piantumati Gentile signora Diana, grazie per averci […]

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Quella che segue è la traduzione dell’intervista rilasciata da Diana Walstad al sito croato Aquariss.

Ringraziamo sia l’amministrazione di Aquariss sia la dottoressa Walstad per averci gentilmente accordato il permesso di tradurre e pubblicare l’intervista.

È possibile trovare l’intervista originale nel sito aquariss.net


Diana Walstad – Acquari naturali piantumati

Gentile signora Diana, grazie per averci offerto il suo tempo per questa intervista, così da poter condividere le sue conoscenze e la sua esperienza con noi.
Per cominciare, ci dica qualcosa riguardo della sua vita. Qual è il suo background nel mondo degli acquari? Da quanto tempo ha questo hobby?

Sono nata nel 1945 in una famiglia che ha sempre avuto acquari e laghetti. Da bambina ho tenuto rane e gambusie, successivamente sono passata ai gourami e ai guppy.
Tuttavia ho abbandonato l’hobby per diversi anni dopo un’invasione di Camallanus (un verme parassita) a scapito dei miei amati guppy. Non riuscivo a sbarazzarmi del parassita.

Nel frattempo ho ricevuto una laurea in Microbiologia e ho lavorato come tecnico di ricerca in vari campi legati alla medicina.
Nel 1988, ho deciso di riprovare con gli acquari. Questa volta avevo sufficiente esperienza di ricerca, determinazione e denaro per provare nuovi metodi e indagare i problemi.
Ad esempio, quando è tornato l’indesiderato Camallanus ad infettare i miei guppy, ho consultato un veterinario specializzato nella cura dei pesci. Questa volta ho ricevuto i farmaci e un trattamento che hanno funzionato con successo ed hanno eradicato il parassita.

Il tuo libro Ecology of the Planted Aquarium è stato il culmine di tanti anni di lavoro. Può dirci in breve cosa l’abbia ispirata inizialmente e quale fosse l’obiettivo originale del progetto?

Mi creda, non c’era alcun programma di scrivere questo libro.
Quando ho cominciato a tenere acquari nuovamente, nel 1988, ero determinata ad avere un acquario piantumato. Tutti i tentativi precedenti erano falliti, così quella volta tentai qualcosa di diverso – mettere del terriccio nell’acquario.
Ero stata ispirata da un’intervista a Dorothy Reimer [NdT: un’acquariofila che ha iniziato la sua attività negli anni Sessanta, con un approccio che oggi definiremmo low-tech, i cui allestimenti prevedevano l’uso di comune terriccio]. Descriveva la coltivazione di alcune piante meravigliose usando terriccio per vasi.

Dopo aver provato anch’io il terriccio per vasi, ottenendo risultati spettacolari, mi sono convertita.
Notavo anche che i pesci stavano piuttosto bene in questi acquari, nonostante gli interventi minimi di manutenzione.
Nel 1991, ho inviato un articolo sul mio metodo ad una rivista di acquariofilia. L’articolo è stato prontamente rifiutato.
Ho quindi deciso di scrivere articoli scientifici più sostanziali, usando le informazioni scientifiche che avevo iniziato a trovare nelle biblioteche universitarie. Non avevo difficoltà a recuperare articoli scientifici pubblicati nelle varie riviste.

Durante questo periodo, ho notato quante informazioni interessantissime fossero presenti nelle biblioteche ma ignorate dall’hobby acquariofilo!
Quando ho trovato Limnology di Robert Wetzel, capii di aver colpito la vena d’oro. Ho realizzato che molti dei concetti sui laghi e i fiumi, da lui descritti, avrebbero potuto essere applicati agli acquari. Ero estasiata da quel che leggevo nel suo libro e dagli articoli scientifici da lui citati.
Non appena avevo un momento libero, visitavo le biblioteche di biologia e botanica delle tre università che avevo vicino a me. Queste meravigliose biblioteche hanno come un forziere del tesoro pieno di riviste scientifiche sulla chimica dell’acqua, sulle piante acquatiche etc.

Avevo anche iniziato a compilare un Indice di Ecologia Acquatica degli articoli scientifici, cosa che mi ha consentito di rendere fattibile, in seguito, la stesura del libro.
Indicizzavo per argomento ogni articolo, prima che questo finisse nel mio archivio. Ad esempio, un articolo poteva discutere dei chelanti dei metalli e degli acidi umici dalla prospettiva dell’assimilazione del ferro, mentre un altro articolo avrebbe potuto parlarne in termini di pioggia acida o riduzione della tossicità dei metalli nei pesci.
Avrei quindi classificato entrambi gli articoli sotto “chelanti” e “acidi umici”.
Alla fine, potevo andare nel mio Indice e cercare vari articoli con informazioni sui chelanti e sugli acidi umici.
L’Indice ora è lungo oltre 100 pagine, grazie agli oltre 800 articoli che ho letto e indicizzato. Senza l’Indice, un libro con così tanti argomenti apparentemente scorrelati sarebbe stato estremamente difficile da scrivere.

Ad un certo punto, ho deciso che avrei potuto unire i vari articoli che avevo scritto su argomenti così disparati in un libro. È stato qualcosa che è valso la pena.

Acquario Walstad
Acquario di Diana Walstad da 190 litri.

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